RACCONTI & OPINIONIPagine di Lavoro, Salute, Politica, Cultura, Relazioni sociali - a cura di franco cilenti |
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È un anno che vado da quelle parti. Penso di aver parlato con tutti i protagonisti di quella giornata maledetta: i vigili del fuoco che estrassero i cadaveri, i medici del 118, gli infermieri, gli operai sopravissuti, i famigliari delle vittime, e poi sindacalisti, imprenditori, quel cardinale Ersilio Tonini che nell'omelia paragonò i picchettini che strisciavano nel ventre delle navi, e che rimasero intrappolati nelle stive, ai ratti; e naturalmente ho intervistaito anche molti cronisti locali, la memoria di ieri e di oggi, preziosissimi per le mie ricerche, come Carmelo Domini. Di lui non sapevo nulla, a parte gli articoli scritti sul porto che erano finiti tra le tante carte che affollavano allora il mio studio da quando avevo cominciato a scrivere il mio libro. Poi lo incontrai un pomeriggio nella piccola redazione del Corriere di Romagna, che sta in Viale De Gasperi. D'acchito aveva l'aria del ragazzo buono, viso pulito e occhi chiari, limpidi e intensi. Timido e serio mi parlò del suo lavoro, che non è facile in una cittadina di provincia governata dai poteri fermi, che sono le banche, le fondazioni, le aziende importanti, o le associazioni massoniche, che a Ravenna imperversano.
Oggi forse non potrebbe più scrivere gli articoli che ha scritto in quei terribili giorni, ma allora c'era un direttore giovane come lui che lo aveva protetto. Per quello era riuscito a trattare la situazione del porto molto liberamente. Ricordo il titolo di uno di quei pezzi, pubblicato il 13 marzo del 2007, vent'anni esatti dopo la tragedia della Elisabetta Montanari: «Ma al porto si muore ancora. Non in nero, ma in affitto» e il sottotitolo a mio avviso impeccabile, «Come la legge Biagi ha "legalizzato" il caporalato».
Poi Carmelo scopre che il cda di Intempo, l'agenzia interinale delle Compagnie portuali, è composto principalmente di politici della sinistra più moderata e migliorista e di ex sindacalisti, come Mario Sommariva, ex segretario nazionale della Filt-Cgil, e consiglieri comunali, collaboratori di politici o presidenti di regione ulivisti, piccoli burocrati. «Una agenzia interinale, capisci? Poi quelli della Compagnia portuale hanno fatto pure un comunicato che dopo un percorso di formazione sono stati assunti 50 nuovi soci. Mi chiedo: perché uno diventa socio, e cioè portuale di serie A dopo tre anni, però il primo giorno lo mandi nella stiva di una nave? Non quaglia. Ma se queste cose non tornano a me che sono un inviato, come fanno a tornare a un ex sindacalista?»
Il 13 marzo 1987 Carmelo Domini era a scuola, frequentava le elementari, e quel venerdì era seduto sul suo banco quando a un certo punto la porta si aprì, ed entrò un portuale che era arrivato in classe per riprendersi suo figlio. «Disse alla maestra che erano morte tredici persone, o comunque che al porto era successa una disgrazia, e le raccontò che era corso a scuola e interrotto la lezione perché aveva sentito il bisogno di stringere il figlio». Bello, mi scappa da dire. «Sì, un bel ricordo, fu una cosa molto emozionante per tutti, ma la storia non è finita. Quel bambino vent'anni dopo era tra i dodici indagati per la morte di mio cugino».
L'ultimo a morire in quel porto cinque giorni fa è stato Daniele Morichini, 44 anni, schiacciato da un tubo metallico. Intanto Ravenna ricorda quella storia lontana. Il processo di primo grado condannò gli Arienti a 7 anni e mezzo, che nel '94 si videro ridotta la pena a soli 5 anni di reclusione, e ancora a 4 dalla Suprema Corte più tardi; una farsa, e i miseri risarcimenti arrivarono ai parenti delle vittime dopo vent'anni. Oggi vedremo ancora i gonfaloni in piazza, ascolteremo i discorsi molto solenni dei politici locali, i convegni pieni di buonismo istituzionale, assisteremo al monito indignato dei sindacati confederali, forse si terrà anche la messa in suffragio. «Tutto cambia affinché nulla cambi» diceva nel suo discorso Don Fabrizio, il principe di Salina del Gattopardo.
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Giorgiana Masi
Roma, 12 maggio 1977
omicidio di Stato
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