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Svende tutto al privato. L’ultimo bastione è caduto: gli asili statali verranno parzialmente ceduti ai privati

Post n°6136 pubblicato il 22 Marzo 2012 da cile54

Fassino, il sindaco più odiato dai bambini, che vuole privatizzare gli asili

Se esiste un laboratorio di cosa sarà l’Italia futura questo non può che essere Torino. Divorata dal debito della “ubriacatura olimpica”, sono parole dell’ex sindaco Chiamparino, desertifica dalla dismissione del settore auto, orfana di una speculazione edilizia che quello che doveva dare l’ha dato, sbavante per una grande opera che non serve a nessuno, se non a chi la costruisce.

Alla giunta del terzo sindaco più amato d’Italia, i dati sono di oggi, non rimane che vendere tutto ciò che è vendibile. A sorreggere Piero Fassino e la sua ideologia, che ricorda quella del faraone Cheope, è un’alleanza che di fatto anticipa la futura grande marmellata nazionale del 2013: va dai liberisti fanatici alla sinistra moderata di Sel.

In poco meno di un anno di lavoro la giunta di Fassino si è inoltrata in percorsi ideologici che nemmeno il prossimo banchiere Sergio Chiamparino aveva osato percorrere. Tutto è in vendita: inceneritore, metropolitana, rifiuti, trasporti, energia. Privato è bello, pubblico è out.

Perfino le piazze, il suolo pubblico, sta per finire sul mercato. L’ultimo bastione è caduto ieri: gli asili statali verranno parzialmente ceduti ai privati. Lo sforamento del patto di stabilità del sindaco Fassino impedisce di assumere le oltre duecento maestre precarie che da tempo coprono il servizio. Alta professionalità che probabilmente finirà nella pancia delle potenti cooperative torinesi che da almeno quindici anni hanno costruito un grumo di potere in grado di indirizzare le politiche della città. La storia delle maestre precarie è esemplare. I nidi e gli asili dove operano dovrebbero essere finanziati dallo Stato. Questi da tempo se ne infischia ed ha passato la palla al Comune, il quale stremato dai debiti non ha più un centesimo ed intende esternalizzare il servizio. Le maestre si organizzano e diventano l’avanguardia del conflitto torinese. La loro lotta non è apprezzata: è temuta. Raccolgono firme e coinvolgono genitori, sfilano a lutto per le vie del centro e salgono sulla Mole Antonelliana. In un contesto addormentato il loro operare rischia di diventare un esempio pericoloso. La loro vertenza viene “fagocitata” dal gruppo di Sinistra Ecologia a Libertà torinese, capitanato da un giovane rampante, Michele Curto. Lo schema, soprattutto per chi conosce Rifondazione, è un classicone: partito di lotta e di governo. L’assessore Pellerino prepara la esternalizzazione, il consigliere comunale fa le barricate. Il piano per salvare le maestre, concordato con Ugo Mattei, appare strampalato sin dal principio. Un’associazione composta dalle maestre dovrebbe prendere il servizio mantenendo una qualche forma di dipendenza dal Comune. Assicurazioni vengono date che non ci sarà gara, non ci saranno cooperative di mezzo, non ci saranno fondazioni. Viene presentato il Comitato Zero-Sei.Com, Comitato Infanzia Bene Comune. Presenti il Coordinamento Precarie Nidi e Materne, Ugo Mattei, docente di Diritto Pubblico all'Universita' di Torino, Monica Cerutti consigliera regionale SEL, Mariagrazia Pellerino Assessore ai Servizi Educativi Citta' di Torino, Mariagiuseppina Puglisi Assessore alle Politiche Sociali Provincia di Torino, Maria Chiara Acciarini gia’ Sottosegretaria alle Politiche per la Famiglia, Michele Curto Segretario Provinciale Sel Torino. Ieri l’epilogo. Giunge la conclusione della vicenda: il piano Mattei-Curto viene asfaltato dal Comune di Torino ed in particolare dall’assessore Pellerino. Il servizio verrà esternalizzato, ci sarà una gara alla quale parteciperanno le cooperative. Punto. Nei parametri d’assegnazione valore verrà riconosciuto alle cooperative il cui personale avrà già maturato esperienza nel settore. In poche parole le maestre che verranno buttate fuori potranno farsi la loro cooperativa ed andare a gara insieme ai mostri torinesi prendi tutto. Immancabile la carità della Fondazione san Paolo, colei che detiene buona parte il debito della città attraverso Intesa san Paolo. L’assessore Pellerino riesce nel miracolo di far unire i sindacati confederali che hanno partecipato alla trattativa, i quali stroncano il piano del Comune e diramano una nota nella quale denunciano come l’esponente di Sel abbia “tentato di renderci corresponsabili nella definizione delle scelte.”

La soluzione della vicenda, la più prevedibile, ricalca un modello Torino ormai chiaro. A fronte di un Partito democratico ferocemente liberista viene schierata una forza come Sel che ha il compito di anestetizzare il conflitto sociale. Gli esempi sono numerosi: la candidatura di una operaia storica della Fiom dentro le carrozzerie Fiat subito dopo il referendum di Marchionne, dalla parte del quale si schierò prontamente l’ultimo segretario del Ds poi eletto sindaco trionfalmente. La ciambella di salvataggio ideologica secondo cui alla privatizzazione selvaggia delle ex municipalizzate potrebbero concorrere i cittadini torinesi, e se questi non ne avessero voglia le fondazioni bancarie che sono buone (san Paolo e Crt in primis). Ciambella affondata e ridicolizzata dal Comitato per l’acqua pubblica di Torino. L’intenso lavorio per rendere innocua la protesta dei dipendenti della Wagon Lits. Oggi i vagoni notte marciscono a Porta Nuova e i lavoratori, a spasso, raccolgono firme che tutti apprezzano a parole ma ignorano nei fatti. La vicenda Alta velocità che vede schierato Antonio Ferrentino ricalcare le posizioni di Mario Virano ed una seconda che manifesta in valle al grido di à sarà dura.

Chi vuole vedere il futuro butti via la palla di cristallo: basta dare un’occhiata alle cronache torinesi.

 

Maurizio Pagliassotti

21 marzo 2012

 
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