RACCONTI & OPINIONIPagine di Lavoro, Salute, Politica, Cultura, Relazioni sociali - a cura di franco cilenti |
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Per fare fronte alla crisi occorre porre sotto governo la paura ....
In quest'epoca di grandi incertezze sono le azioni della vita quotidiana che radicano le persone al principio di realtà. Le azioni della vita quotidiana di chi ha un lavoro più o meno "garantito" ( anche questa è divenuta una parola obsoleta ) sono radicalmente diverse da quelle di chi non ha un lavoro, un reddito, nei fatti non è in grado di realizzare un proprio progetto di vita.
La lotta che questo portale conduce da anni per la socializzazione delle conoscenze utili per incrementare le capacità di autotutela di chi lavora e vive del proprio lavoro in quest'ultima fase registra un pesante limite: abbiamo scoperto la nostra afasia rispetto al grande numero di persone che hanno perso o stanno perdendo il lavoro.
Come si articolano le azioni della vita quotidiana di un giovane senza lavoro o di un anziano o meno anziano ex lavoratore che si trova nello spaesamento rispetto alla routine dei tempi della fabbrica o del luogo di lavoro cui era stato abituato per anni ?
Come evitare poi che l'assenza di un compito, il lavoro, nel tempo, oltre a impoverire economicamente la persona generi un processo di decostruzione dell'identità e dell'autostima fino a divenire generatore di gravi patologie psicosociali, depressioni e suicidi ? (1)
Sono abbastanza singolari e poco credibili in tal senso le recenti previsioni per gli anni '50 di questo secolo della Banca mondiale rispetto all'incremento della durata della vita delle persone. Il patrimonio di salute della popolazione in questi anni di crisi ha cominciato a subire dei colpi : dipendenti, piccoli imprenditori, piccoli commercianti stanno già pagando la crisi e un peggioramento delle proprie condizioni di vita.
L'austerity declinata con misure squilibrate avrà dei danni rilevanti nel patrimonio di salute di un segmento ampio della popolazione che vive di salario diretto o differito (le pensioni ) che si potranno vedere nel tempo.
L'incremento del numero dei poveri, dei poor worker diviene un effetto collaterale delle politiche di radicale austerity imposte dalle èlites dell'eurocrazia ... che pretendono pure che questo fenomeno sia accettato socialmente come inevitabile... e in silenzio.
Le politiche distruttive dei diritti e del welfare portate avanti dall'eurocrazia saranno pagate tra qualche anno dal degrado umano: i processi di plebeizzazione delle masse metteranno molti paesi europei fuori gioco rispetto alla competizione globale. (2)
Quale via e quali strumenti per resistere a questo progetto insipiente e amorale derivante dall'ideologia neoliberista ? (3)
Sarebbe presuntuoso e inutile per chi scrive inventarsi ricette che ancora non esistono, non le hanno i sindacati, non le hanno i partiti di "centrosinistra".
Un punto di partenza però può essere individuato nella resistenza quotidiana a cominciare dalle azioni della vita quotidiana per costruire e ricostruire giorno dopo giorno, con tenacia, la propria identità e autostima senza "mollare" sui principi della dignità personale di essere un cittadino, una cittadina portatrice di diritti e di doveri.(4) (5)
La cultura della prevenzione deve e dovrà misurarsi nella quotidianità per dare indicazioni pratiche e strumenti di sostegno perchè chi si trova nella condizione di aver perso il lavoro, la propria attività, non si faccia attrarre dall'entropia, dalla disorganizzazione del governo del proprio tempo, dalla disperazione.
Ancora una volta è fondamentale evitare a questi uomini e donne la solitudine e l'isolamento. Vi è una tendenza da parte di coloro che si ritengono per il momento "fortunati" perchè un lavoro ce l'hanno ancora a rifuggire dal rapporto con coloro che il lavoro non ce l'hanno più.
Come dimostrano diverse ricerche la relazione solidale tra lavoratori ancora occupati e quelli che invece non lo sono più, è parte di un percorso molto difficile che va costruito. Vi è una difficoltà a sviluppare una relazione positiva e solidale tra lavoratori occupati e quelli ormai senza lavoro che ha origini profonde: i lavoratori occupati vedono nei loro colleghi più sfortunati l'immagine di quello che potrebbe capitare tra breve a loro stessi e questo fatto alimenta dinamiche di negazione della relazione con l'altro, il lavoratore che ha perso il suo status sociale... E' sempre la paura che va posta sotto governo perchè divide, frammenta e toglie l'energia necessaria per essere soggetti attivi in grado di sviluppare strategie di autotutela .
La rielaborazione di antichi strumenti e pratiche di solidarietà sono il campo di ricerca e azione per quanti si occupano di prevenzione, di salute e di sicurezza sociale: anche questo lavoro di manutenzione delle relazioni sociali per governare le paure di questi tempi è alla base dell'agire per costruire un futuro libero dal ricatto della miseria materiale e sociale.
Gino Rubini
editor di www.diario-prevenzione.it
19 aprile 2012
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(Gianni Rodari)
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Giorgiana Masi
Roma, 12 maggio 1977
omicidio di Stato
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