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L'allarme di "Save the Children"
Neonati italiani "ipotecati" con una quota di debito pubblico pari a 3,5 milioni a testa (il più alto ‘Europa), 18 giovani su 100 "dispersi" e fermi alla terza media, con punte di 25 su 100 in Sicilia e Sardegna, 5 minori su 100 a cultura zero. E ancora, 15 minori su 100 vivono in territori altamente inquinati e 7 su 100 in territori con contaminazioni mafiose. E saranno appena 15 su 100 gli under 18 nel 2030, mentre nel 2050 gli ultraottantenni saranno quanti i bambini da 0 a 2 anni.
Un quadro sintetico di cifre e trend utile a fotografare lo stato del Bel Paese rispetto a uno dei temi più cruciali per il futuro, i giovani. Un quadro desolante che non lascia speranze, e punta il dito contro chi continua a pensare che l’austerità sia l’unica via d’uscita dalla cosiddetta crisi. Una smentita secca e senza appello dello slogan da avanspettacolo “Cresci Italia”.
Save the Children ha presentato oggi il terzo "Atlante dell'infanzia (a rischio)" in un incontro-dibattito alla presenza, tra gli altri, di Vincenzo Spadafora, Garante Nazionale per l'infanzia e adolescenza e del presidente Istat Enrico Giovannini. Quella che emerge dai dati è la storia di bambini sempre più fragili e poveri di futuro, esposti a sfide sempre più difficili.
A questi numeri si somma la povertà che cresce anziché arretrare fra la popolazione under 18: 7 minori ogni 100 in Italia, pari a 720.000, vivono in povertà assoluta, cioè privi di beni e servizi che assicurino loro un livello di vita accettabile. 417.000 nel solo Sud, con un aumento rispetto al 2010 di 75.000 piccoli grandi poveri, l'equivalente dell'intera popolazione infantile di Taranto e Messina. Del resto 25 euro è la spesa pro-capite all'anno in servizi per l'infanzia e famiglie da parte dei comuni per famiglie e minori in regioni come la Calabria, oltre 8 volte in meno rispetto all' Emilia Romagna (282 euro annui). Con uno sbilanciamento nell'offerta di servizi cruciali come gli asili-nido: in Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Molise è compreso fra 2 e 5,5 il numero di bambini (ogni 100 da 0 a 2 anni) in carico agli asili nido pubblici o ad altri servizi integrativi, a fronte dei 27-29 in Valle d'Aosta, Umbria, Emilia Romagna.
E' in crescita anche l'area della disaffezione allo studio, anche fra ragazzi senza particolari carenze affettive, relazionali o economiche: sono quasi 800 mila i giovani tra 18-24 anni dispersi, che cioè hanno interrotto gli studi fermandosi alla terza media e non iscrivendosi neanche a corsi di formazione. In Sicilia e in Sardegna la dispersione scolastica è 15 punti rispetto all'obiettivo europeo (pari al 10% ), con 25 giovani fra 18 e 24 anni fermi alla terza media.Disoccupati oppure scoraggiati: l'Italia detiene anche il triste record della cosiddetta 'Potentialadditionallabour force' fatta da quei giovani di 15-24 anni che, pur dichiarandosi intenzionati, rinunciano a cercare un lavoro. Gli scoraggiati italiani sono 562mila, il 34% della popolazione attiva in quella fascia d'età, quattro volte la media europea (7,8%). E nel Mezzogiorno si concentra la gran parte dei 314.000 "disconnessi culturali", bambini e adolescenti da 6 a 17 anni che negli ultimi 12 mesi non sono mai andati a cinema, non hanno aperto un libro, né un pc né Internet, né fatto uno sport.
5/12/2012
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(Gianni Rodari)
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Giorgiana Masi
Roma, 12 maggio 1977
omicidio di Stato
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