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Gli orrori e gli errori di Nicolai Lilin
Ebbene sì, lo confesso. Talvolta, alle buone letture, aggiungo qualche editoriale di Sallusti! Se non altro, per essere aggiornato circa le “infami colpe” e gli odiosi “misfatti” dell’ultimo dei condannati per “lesa maestà”.
Dalle (sbugiardate) “particolari” abitudini sessuali di Boffo - direttore del quotidiano “Avvenire” - agli “scandalosi” calzini turchesi del giudice Mesiano!
Anticipo, quindi, che era con tutt’altro spirito che mi accingevo a leggere l’articolo di Nicolai Lilin: “Quando la guerra fredda diede alle compagne orgasmi nucleari” (pubblicato sull’ultimo numero (ottobre) del mensile “XL”).
Infatti, memore delle belle pagine della sua prima opera: “Educazione siberiana”, mi disponevo a leggere qualche interessante considerazione del giovane scrittore naturalizzato italiano.
Quale delusione!
A un esordio che lasciava intravedere una singolare valutazione dei (diversi) simboli del potere; da quelli dell’ex Unione Sovietica a quelli degli “yankee”, seguivano, purtroppo, solo considerazioni che - per benevolenza - mi limito a definire: “Sciocche e irreali”!
Non può definirsi altrimenti - a mio parere - l’affermazione secondo la quale: ” Gli uomini russi di quel periodo, in quanto concentrati su questioni di guerra e di politica, si abbandonavano all’alcol e alla depressione”.
Di conseguenza, le donne - contrariamente a quanto indicato dalla propaganda di regime - trascuravano i ruoli di donna/cittadina, donna/madre e donna/soldato e si riducevano a utilizzare i modellini dei missili intercontinentali (composti di materiale di scarto di produzione militare, residui di gomma riciclata e pressata) per “soddisfare le loro esigenze sessuali”!
Testimonianze che - probabilmente, nelle intenzioni dell’autore - meriterebbero di essere inserite in quel lungo e contestato elenco di “errori e orrori” dell’ex USSR.
Il punto, però, è che l‘articolo di Nicolai Lilin non rappresenta, in sostanza, né una particolare posizione politica, né una nuova tesi “antisovietica”. In quanto tale avrebbe meritato l’attenzione dovuta a un’espressione politica diversa; eventualmente criticabile ma, comunque, legittima e degna di rispetto.
Le sue finiscono per rappresentare, infatti, semplicistiche e gratuite affermazioni delle quali s’ignora il livello scientifico e sono altrettanto ignote le fonti.
In conclusione, al solo scopo di colmare il deficit di disinformazione di Nicolai Lilin, è appena il caso di evidenziare che, in particolare durante il periodo cui si riferisce lo scrittore - quello della c.d. “guerra fredda” - il tasso di crescita (annuo) della popolazione dell’USSR era stabilizzato intorno allo 0,68%.
Negli stessi anni - al confronto - il Regno Unito, la Francia e la Germania, presentavano tassi che variavano dallo 0,46 allo 0,41 per cento (fonti: Wikipedia/Angus Maddison, nel suo “Economicgrowth in Japan and in the USSR”).
Renato Fioretti
Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute
02/10/2013
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