RACCONTI & OPINIONIPagine di Lavoro, Salute, Politica, Cultura, Relazioni sociali - a cura di franco cilenti |
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Dov’è la “società civile”?
Era il 2007 quando Gaetano Cascino si chiedeva: ” Che cos’è la società civile”?
Da un primo e veloce ragionamento, ai suoi (presunti) componenti/rappresentanti erano riconosciuti due pre/requisiti: appartenere a una società ed essere forniti di civiltà (genericamente vivere all’interno della società rispettandone i codici di comportamento).
La conseguenza logica era rappresentata dal fatto che la stessa sarebbe dovuto essere costituita da almeno il 95 per cento delle donne e degli uomini!
Però - si chiedeva Cascino - “Perché la classe politica non è compresa nella c.d. “società civile”, anzi spesso è in piena contrapposizione (vota Tizio che viene dalla società civile…….)?
“Perché questa differenziazione”? L’autore, continuando con la sua logica “spicciola”, individuava tre possibili spiegazioni alla sua domanda.
1. La classe politica ha qualcosa in più dei comuni cittadini, quindi non può essere compresa per il suo carattere di straordinarietà. Però, se così fosse, avremmo già risolto tutti i nostri problemi………; quindi questa si può scartare!
2. La classe politica è carente di appartenenza alla società. Se è vero che chiunque - almeno una volta - ha avvertito questa sensazione di estraneità, si tratta di una spiegazione che va lasciata nel dubbio!
3. La classe politica manca di civiltà, il che potrebbe suonare offensivo, ma esistono liste chilometriche di episodi di cattiva educazione, di offese, di violenze, di errori, di brutte figure, etc, etc; quindi, anche qua vale come sopra, se non è tutto vero, sicuramente c’è qualche dubbio!
La conclusione era che la società civile finiva con il rappresentare un’associazione informale di cittadini in contrapposizione con la classe politica per via delle mancanze gravi che contraddistinguevano quest’ultima.
Naturalmente, Cascino era attento a evidenziare che la sua conclusione non valeva per tutti ma, considerato che eccezione non fa regola, di norma si accomunano tutti i politici alla maggioranza!
In definitiva, il problema non era nel mancato impegno della “società civile”, ma nella sua stessa esistenza che testimoniava una necessità dei cittadini, cercare di arrivare dove non sono più in grado di arrivare i politici: a risolvere i problemi e migliorare la vita delle persone!
Beata gioventù!
Oggi Cascino non ha più vent’anni e immagino che, se volesse riproporre la stessa domanda, non potrebbe esimersi dal chiedersi (anche) se realmente esista una differenziazione tra la c.d. “società civile” e - al confronto, la tanto vituperata - classe politica. Anche utilizzando lo stesso metodo di ricerca; allora come oggi: la logica “spicciola”!
Seguendo più o meno lo stesso schema, ritengo che Cascino commise (all’epoca) un grave errore; certo dettato da una giovanile - comprensibilissima - dose di buona fede, ma da altrettanta straordinaria ingenuità!
Era credibile - nel 2007 come nel 2013 - che (addirittura) al 95 per cento degli italiani potessero essere riconosciuti i due requisiti indicati dall’autore?
Ferma restando l’appartenenza a una società - persino i c.d. “rifiuti della società” ne fanno, comunque parte - è quello relativo all’essere “forniti di civiltà” che sarebbe dovuto essere valutato con maggiore cautela.
Infatti, se - a giusta ragione - attraverso quel secondo requisito s’individuavano i soggetti rispettosi dei fondamentali codici di comportamento, trattandosi di valutazioni relative “all’italiano medio”, il dato percentuale indicato rappresentava, a mio avviso, un’esagerazione assoluta!
Dico questo perché rifuggo dal “buonismo”, mi sono sempre sforzato di non confondere la tolleranza con il lassismo e da sempre allergico al “nazionalismo”!
In questo senso, potrebbe essere mai possibile riconoscere ai nostri connazionali la benché minima disponibilità al rispetto delle regole e dei più elementari codici di comportamento?
Ma dove viveva Cascino nel 2007, a Palermo o su Marte?
Peraltro, è vero, c’è stato un tempo nel nostro Paese in cui era di moda fare riferimento alla diversità - dalla politica - della “società civile”. Chi non ricorda l’epoca/epopea dei sindaci delle grandi città, espressioni (appunto) della “società civile”? Sarebbe sufficiente chiedere - in particolare - ai milanesi, ai napoletani, ai catanesi e ai palermitani di rilasciare loro le referenze!
Personalmente, invece, sono sempre stato convinto che, per dirla brutalmente: ”Ciascun popolo ha la classe politica che si merita”!
Quindi, se è con il cuore affranto che occorre rilevare che il nostro Paese è - oggi come nel 2007 - la patria delle stragi (irrisolte) di Stato, degli evasori fiscali (di ogni livello sociale), delle società (di qualsiasi settore e natura giuridica) che al 98 per cento dichiarano di subire solo perdite, dei condoni indiscriminati, degli abusi edilizi, dell’occultamento dei rifiuti tossici, delle “mazzette” e delle “raccomandazioni” e di chissà quant’altro; è con lucida consapevolezza che andrebbe evitato di continuare a immaginare che i nostri rappresentanti politici siano qualcosa di diverso rispetto a quello che è il riflesso della società in cui sono in tanti a svolgere un ruolo tutt’altro che “civile”!
Tra l’altro, da allora sono trascorsi altri tragici anni durante i quali la (già) insoddisfacente condizione della società italiana (dal punto di vista etico/morale) è stata sottoposta ad ulteriori “infiltrazioni” di germi “leghisti” e “berlusconiani”!
Non viene mai meno, però - nelle mie conclusioni - lo stesso auspicio espresso all’epoca da Cascino.
Resta sempre a carico di tutti - in particolare di quelle che io amo ancora definire “forze sane del Paese” - la necessità di cambiare in meglio nella ricerca delle soluzioni per risolvere i problemi e migliorare la vita delle persone.
Renato Fioretti
collaboratore redazione di Lavoro e Salute
6 ottobre 2013
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