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Su 54 ore settimanali le badanti ricevono di 900 euro al mese al centro-nord, 540 euro al sud e diritti da elemosina

Post n°8912 pubblicato il 18 Giugno 2014 da cile54

Sfruttamento di famiglia in un interno.Il rapporto delle Acli sulle badanti in Italia

Lefamiglie, troppo indaffarate e spesso per vari motivi impossibilitate a seguirei propri anziani si affidano sempre più alle colf per assistere i genitorianziani. Succede così che in Italia le badanti, oltre a lavorare più delmassimo previsto dalla legge (64,6%) talvolta devono svolgere anche mansionipara-infermieristiche per persone non autosufficienti dal punto di vista fisicoe mentale (per il 42,4%). E come se non bastasse, lo stipendio medio mensile èdi circa 800 euro contro gli 850 euro percepiti nel 2007, e per ogni oralavorata il compenso è di 4 euro (erano 6 euro nel 2007), 2,70 euro al sud.

Questi i dati emersi dal rapporto: "Viaggionel Lavoro di Cura - Le trasformazioni del Lavoro domestico nella vitaquotidiana tra qualità del lavoro e riconoscimento delle competenze",promosso da Acli Colf e Patronato Acli e svolto dall'Istituto di RicercheEducative e Formative, presentato il 16 giugno a Roma in occasione dellaGiornata Internazionale delle Lavoratrici e dei Lavoratori Domestici.

Dal campione - 837 badanti residenti in 117diversi comuni italiani - si evince che il 94% sono donne, e il carico dilavoro che l'11,8% di queste lavoratrici (due su tre) deve sopportare impegnaaddirittura sette giorni su sette, nove ore al giorno e più di 54 ore asettimana. Per soli 4 euro l'ora.

Oltre all'assistenza, in un caso su due (il67,9% al sud) le badanti devono gestire da sole persone non autosufficienti econ gravi problemi psico-fisici senza il supporto di altri specialisti qualiassistenti domiciliari, infermieri e assistenti sociali. Nel 90,1% dei casisvolgono anche mansioni accessorie; il 49,8% ha la responsabilità di alcuneattività para-infermieristiche e il 36,4% di tutte. "La badante è unasorta di factotum alla quale si chiede di espletare compiti eterogenei e nonnecessariamente connessi con l'assistenza alla persona. Basti pensare che il43,2% delle intervistate afferma di svolgere anche lavori per la famiglia diappartenenza della persona che assiste e, in un caso su quattro, senza che perquesti compiti aggiuntivi venga corrisposta alcuna integrazioneeconomica", sottolinea lo studio. "L’assistente diventa un soggettoal quale viene chiesto di intervenire su tutto lo spettro dei bisogni di curadella persona. In pratica, in questi casi, la badante riceve una sorta didelega in bianco, sulla quale è scritto: qualunque cosa succeda, occupatenetu".

Nel caso di assistenza a un soggettocompletamente non autosufficiente, per il 50,8% dei casi la badante non ricevealcun aiuto esterno. Tra le lavoratrici che supportano persone con scarsa autonomiapsico-fisica solo il 25,6% condivide il carico lavorativo con qualche altracollega. Per quanto attiene ai contratti, nel 76,5% dei casi il rapporto dilavoro è regolato da un contratto scritto, ma il 51,1% dichiara irregolaritàcontributive, il 33,9% lavora in nero e il 15% afferma di non aver ricevutonessun versamento contributivo. Due assistenti familiari su cinque confermanole difficoltà a mettersi in regola. Guadagnano di più le badanti che vivono conil loro assistito (850 euro al mese per 3,75 euro l'ora, contro le 700 euro -4,32 l'ora - delle altre), ma solo perchè lavorano più ore. "Orari dilavoro lunghi, difficoltà a contrattualizzare il rapporto, mancatacontribuzione previdenziale sono le spie di una condizione lavorativa che, neicasi più estremi, può arrivare a connotarsi in termini di sfruttamento. Intermini di responsabilità personale e di rischio lavorativo, quest'ultimo è undato da considerare con attenzione poiché senza le tutele contrattuali si perdela possibilità di veder garantita la propria posizione in eventuali situazioniproblematiche", lamenta il dossier.

Su un orario di 54 ore settimanali, le badanti ricevono poco più di 900 euro al mese al centro-nord, 540 euro nel Mezzogiorno.In generale, i salari sono più alti in città che nei piccoli comuni. "Ilcalo dello stipendio sembrerebbe contenuto, ma se si considerano i datirelativi agli orari di lavoro si nota una dinamica di compensazione trastipendio e orario di lavoro. In pratica, per mantenere un livello retributivo minimamentesoddisfacente le badanti lavorano di più, abbassando il proprio costo orario.La formula è più lavoro, per lo stesso stipendio."

Il rapporto fa anche il quadro della situazionegeo-culturale delle colf: il 58% ha tra i 45 e i 64 anni e il 64,8% provienedall'Est Europa, e tra queste una su quattro è romena. Una su tre è andataall'università (il 21,2% si è laureata) e in generale il 54,4% ha studiato peralmeno nove anni. Il 22,4% ha avuto un'esperienza formativa in campomedico-infermieristico, e tre su quattro non hanno legami matrimoniali.

Il 44,3% delle lavoratrici dichiara che negliultimi anni il lavoro è aumentato senza che a questo corrispondesse unincremento dello stipendio. "La crisi economica ha impattato suglistandard minimi di lavoro, in alcuni casi provocando un peggioramento. Unatrasformazione che non riguarda solo orari e salari", enuncia lo studio.

A tutto questo di aggiungono gli effetticollaterali del troppo lavoro: il 68,6% soffre di mal di schiena, il 40,6% dialtri dolori fisici, il 39,4% di insonnia, il 33,9% di ansia o depressione. Unlavoro logorante, che influisce sulla salute della lavoratrice specialmente secondotto con ritmi di lavoro così serrati. Inoltre, nell’ultimo anno unabadante su tre non è mai andata da un medico a controllare il proprio stato disalute, il 44,2% tra le under 35.

Nonostante questi dati, l’autopercezione dellaprofessione è positiva: le badanti non considerano "squalificante" illoro mestiere, tanto che l'81,6% non ha problemi a dire agli altri ciò che fanella vita, e il 59,5% ritiene che "badante" sia il termine miglioreper descrivere il lavoro che fa. "Un'espressione per anni consideratasqualificante trova l'approvazione della stragrande maggioranza dellelavoratrici", afferma lo studio. Tuttavia, tra le intervistate la metàritiene che le persone comuni non abbiano consapevolezza della valenza socialedel lavoro di cura, ma l’altra metà ha un punto di vista più positivo: "Illavoro di cura non ha, nelle percezione di chi lo svolge, caratteristichesocialmente stigmatizzanti ma sconta un deficit di riconoscimento sociale:questa sfasatura può essere una fonte di disillusione per le lavoratrici einfluire negativamente sulle motivazioni personali, elemento quest'ultimo che,nello svolgimento di un lavoro stressante e logorante, conta molto. "

Le badanti che nel 2012 hanno prestato servizioin Italia secondo l'Inps sono oltre 456 mila. Una cifra considerevole, e unacategoria che risente anch'essa della crisi. "Occorrono politiche cheprevedano meccanismi di sostegno al reddito, come l'intera detraibilità delcosto del lavoro di cura. Così si contribuisce anche all'emersione dalnero", ha dichiarato il presidente nazionale delle Acli, Gianni Bottalico.

Claudia Galati 

17/06/2014 www.controlacrisi.org

 
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