RACCONTI & OPINIONIPagine di Lavoro, Salute, Politica, Cultura, Relazioni sociali - a cura di franco cilenti |
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« Quando gli altri ci cono... | Un branco compatto al go... » |
Il quotidiano "Liberazione" promuove una campagna contro la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, per chiedere che i fondi destinati a quest'opera faraonica e pericolosa siano reinvestiti nella messa in sicurezza di quell'area ad altissimo rischio sismico. E' una sfida che - se vinta - può contribuire a una svolta generale nella politica e nella cultura sociale ed urbanistica dell'Italia.
Mentre il Paese è mobilitato per portare soccorso alle popolazioni terremotate e ricostruire le case, i servizi e l'economia dell'Aquilano, dobbiamo fare tesoro della tragica lezione dando priorità agli investimenti per l'adeguamento antisismico degli edifici delle aree geologicamente più a rischio. E' questa la vera emergenza sicurezza.
Vi proponiamo di aderire via email all'indirizzo: strettonecessario@liberazione.it
L'appello
Fermiamo il Ponte sullo Stretto
l terremoto che ha devastato la terra d'Abruzzo ha messo di fronte agli occhi di tutti la drammatica condizione del patrimonio abitativo italiano, in gran parte edificato senza alcuna osservanza delle più elementari norme antisismiche. A questo si somma la constatazione che la speculazione edilizia, il risparmio sui materiali da costruzione, spinto sino a delinquenziali omissioni di ogni regola protocollare attinente alla sicurezza, hanno trasformato un evento naturale da governarsi con efficaci misure di prevenzione in una catastrofe umana e sociale di enormi proporzioni. E' uno scenario che si ripete sistematicamente, nel nostro Paese, senza che - calato il sipario sull'emergenza - si ponga mente e mano a una radicale revisione del modus operandi. Diventa così fatale l'appuntamento con la prossima catastrofe, sin d'ora annunciata. Si tratta invece di mettere a frutto la lezione che viene da questa ennesima sciagura. E rivendicare che si abbandoni il più inutile e dispendioso fra i progetti di grandi opere, il ponte sullo Stretto di Messina, per investire su un grande progetto di bonifica e di messa in sicurezza di tutte le abitazioni che si trovano in uno stato di palese inadeguatezza, cominciando dagli edifici pubblici, nelle aree al di qua e al di là dello Stretto medesimo, notoriamente ad altissimo rischio sismico. Una simile scelta, improntata ad un'ancora inedita lungimiranza, contribuirebbe a scongiurare altri lutti, altre distruzioni e - contemporaneamente - a formare una diversa cultura ecologica, fondata sulla prevenzione, sul risparmio del territorio, sullo sviluppo della bioedilizia, sull'impiego di fonti di energia rinnovabili, sulla messa al bando della speculazione affaristica fra imprese e potere politico, sull'attivazione di severi ed efficaci controlli amministrativi. Insomma, l'attenzione generale che il dramma abruzzese ha calamitato su di sé, può essere ora trasformata in un'occasione di cambiamento, in un'altra idea di società e di Paese.
I primi firmatari: Vincenzo Accattatis, Mario Alcaro, Bruno Amoroso, Alberto Asor Rosa, Gaetano Azzariti, Imma Barbarossa, Piero Bevilacqua, Rita Borsellino, Sergio Brenna, Alberto Burgio, Francesco Cavalli Sforza, Luigi Ciotti, Alessandro Dal Lago, Elena De Filippo, Vezio De Lucia, Giovanni De Luna, Angelo D’Orsi, Raniero La Valle, Paolo Leon, Luigi Manconi, Gianni Mattioli, Maria Grazia Meriggi, Lidia Menapace, Andrea Morniroli, Giorgio Nebbia, Tonino Perna, Carla Ravaioli, Lidia Ravera, Annamaria Rivera, Stefano Rodotà, Edoardo Salzano, Enzo Scandurra, Massimo Serafini, Mario Tozzi, Nicola Tranfaglia, Alberto Ziparo
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Diaz. La vignetta è nel mio libro “Chi semina racconta, sussidiario di resistenza sociale“.
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Giorgiana Masi
Roma, 12 maggio 1977
omicidio di Stato
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