Blog
Un blog creato da cile54 il 09/01/2007

RACCONTI & OPINIONI

Pagine di Lavoro, Salute, Politica, Cultura, Relazioni sociali - a cura di franco cilenti

 
 

www.lavoroesalute.org

Chi è interessato a scrivere e distribuire la rivìsta nel suo posto di lavoro, o pubblicare una propria edizione territoriale di Lavoro e Salute, sriva a info@lavoroesalute.org

Distribuito gratuitamente da 37 anni. A cura di operatori e operatrici della sanità. Finanziato dai promotori con il contributo dei lettori.

Tutti i numeri in pdf

www.lavoroesalute.org

 

LA RIVISTA NAZIONALE

www.medicinademocratica.org

MEDICINA DEMOCRATICA

movimento di lotta per la salute

 TUTTO IL CONGRESSO SU

www.medicinademocratica.org

 

AREA PERSONALE

 
Citazioni nei Blog Amici: 180
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Ottobre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
  1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30 31      
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

MAPPA LETTORI

 

ULTIME VISITE AL BLOG

cielostellepianetinomadi50cile54industriametallisbaglisignoramonellaccio19cardiavincenzocassetta2m12ps12maremontyAlfe0Sassar0liiltuocognatino2BiSa62NonnoRenzo0
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

 

« Disabili dimenticati da ...L’Ilva soffoca Taranto. ... »

La lotta è contro lo strapotere del mercato ma anche contro la devastazione pubblica

Post n°3550 pubblicato il 05 Luglio 2010 da cile54

Non solo acqua: perché è strategica la battaglia per i beni comuni

 

I processi di privatizzazione imposti dal progressivo smantellamento dello stato sociale e dalle politiche neoliberiste hanno accresciuto enormemente l'interesse per i beni comuni e la loro difesa.

La battaglia che oggi si combatte in Italia contro la privatizzazione dell'acqua solo in parte riassume e riflette la tensione politica che anima movimenti e soggettività varie attorno all'emblema dei beni comuni. Ma l'acqua è il simbolo forte di un legame stretto e imprescindibile fra risorse e comunità, che non ammette l'interferenza di terzi beneficiari, né di natura pubblica, né di natura privata. La vicenda italiana della gestione delle risorse idriche, d'altra parte, simboleggia pure il fallimento di quelle politiche che contrapponendo il privato al pubblico (così come in passato il pubblico al privato) hanno di fatto trascurato l'interesse ultimo della collettività, vera e unica destinataria della risorsa e della sua gestione.

Questo è dunque il punto. La lotta per i beni comuni non è semplicemente una reazione al cosiddetto mercatismo in favore della restaurazione della potestà dello stato sulle risorse comuni. Essa al contrario dà voce all'insoddisfazione e all'insofferenza per quelle politiche pubbliche che hanno generato l'attuale crisi di fiducia nelle istituzioni e nella rappresentanza politica.

Quando si afferma il carattere di bene comune delle aree urbane, ad esempio, non ci si schiera contro alcuna privatizzazione, semmai contro lo scempio delle nostre città ad opera delle amministrazioni pubbliche che hanno pianificato cementificazione, gentrification, creazione di quartieri-ghetto, e con esse isolamento, rottura dei legami sociali, devastazione culturale, certo a vantaggio di pochi imprenditori privati, ma usando pienamente della loro potestà pubblica.

Sono ugualmente pubbliche - cioè gestite dalla mano pubblica - le politiche che segnano l'arretratezza dell'Italia nella produzione e nell'impiego di energie rinnovabili; ed esprime la volontà dello Stato e degli enti pubblici territoriali l'incredibile tolleranza italiana verso l'abusivismo edilizio, per citare soltanto due snodi cruciali della compromissione del bene ambiente ai danni della collettività.

I movimenti studenteschi sono mobilitati in tutta Europa contro la strisciante privatizzazione dell'università pubblica, ma sono consapevoli del fatto che un'università che non garantisce il diritto allo studio e l'accesso e la condivisione ai saperi, che non privilegia la ricerca e dissipa risorse per alimentare l'autoreferenzialità del ceto accademico, "segrega" la conoscenza, non crea mobilità sociale e fallisce la sua missione anche se è un'università pubblica.

L'enfasi sul comune non è dunque l'auspicio di un ritorno al pubblico ai danni del privato, ma piuttosto la tensione verso un altro modello di società e di economia oltre la contrapposizione pubblico/privato.

La politica del comune è in primo luogo solidarietà sociale e garanzia di partecipazione delle comunità alla gestione delle risorse materiali e alla fruizione della conoscenza, esattamente il contrario del sistema messo in piedi dal capitalismo globalizzato. Ma lavorare per la costruzione di una politica, di un'economia, di un diritto del comune è possibile, come dimostra la straordinaria mobilitazione intorno all'acqua.

Ai tagli al welfare, unica risposta che l'Europa sa dare alla crisi capitalistica in atto, rispondiamo che i presupposti di un altro modello di società sono radicati nella tradizione europea, che non ha conosciuto solo Locke e le enclosures, né un unico paradigma, quello della proprietà privata individuale. La tensione fra individualismo e solidarietà pervade l'intero sistema fin dentro alle strutture del mercato. Le costituzioni europee del dopoguerra conoscono una proprietà privata funzionalizzata al perseguimento dell'interesse generale, come prevede l'art. 42 della nostra legge fondamentale, e in tutta Europa sono presenti esperienze importanti di proprietà collettive, in cui immediato è il legame fra il bene e la comunità di riferimento. La battaglia per ridare all'acqua lo statuto giuridico di bene comune porta alla ribalta un'altra norma costituzionale, l'art. 43, per il quale imprese di preminente interesse generale che si riferiscono a servizi pubblici essenziali, a fonti di energia o a situazioni di monopolio possono trasferirsi a comunità di lavoratori o utenti. La partecipazione al comune è dunque l'obiettivo di una politica possibile e concreta su cui costruire l'azione della Federazione della Sinistra.

In questo non si trascuri che la tendenza all'appropriazione esclusiva è oggi fortissima soprattutto riguardo ai beni immateriali, motore dell'attuale fase di sviluppo capitalistico. Ma forme di resistenza alle "recinzioni" sono possibili e già efficacemente sperimentate. Proprio qui, del resto, il capitalismo mostra una delle sue più acute contraddizioni, poiché escludendo dalla fruizione della conoscenza, ne determina la sottoutilizzazione. Prioritario è allora difendere l'università pubblica e la conoscenza che essa collettivamente produce, contro ogni tentativo di ridurla ad una fabbrica di prodotti di ricerca "a richiesta". Contro la dismissione della università, come a favore della ripubblicizzazione dell'acqua e delle energie rinnovabili contro il nucleare, si gioca oggi la battaglia per i beni comuni.

 

Maria Rosaria Marella 

04/07/2010

www.liberazione.it

 
Commenta il Post:
* Tuo nome
Utente Libero? Effettua il Login
* Tua e-mail
La tua mail non verrà pubblicata
Tuo sito
Es. http://www.tuosito.it
 
* Testo
 
Sono consentiti i tag html: <a href="">, <b>, <i>, <p>, <br>
Il testo del messaggio non può superare i 30000 caratteri.
Ricorda che puoi inviare i commenti ai messaggi anche via SMS.
Invia al numero 3202023203 scrivendo prima del messaggio:
#numero_messaggio#nome_moblog

*campo obbligatorio

Copia qui:
 
 

L'informazione dipendente, dai fatti

Nel Paese della bugia la verità è una malattia

(Gianni Rodari)

 

SI IUS SOLI

 

 

www.controlacrisi.org

notizie, conflitti, lotte......in tempo reale

--------------------------

www.osservatoriorepressione.info

 

 

G8 GENOVA 2011/ UN LIBRO ILLUSTRATO, MAURO BIANI

Diaz. La vignetta è nel mio libro “Chi semina racconta, sussidiario di resistenza sociale“.

Più di 240 pagine e 250 vignette e illustrazioni/storie per raccontare (dal 2005 al 2012) com’è che siamo finiti così.

> andate in fondo alla pagina linkata e acquistatelo on line.

 

Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

omicidio di Stato

DARE CORPO ALLE ICONE

 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963