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Gli accordi italo-libici del 2009 legittimano la violenza di Gheddafi contro i migranti, sottoposti a torture

Post n°3595 pubblicato il 16 Luglio 2010 da cile54

 

Chiediamo a gran voce la liberazione di quelle persone che sono prigioniere nei lager libici, a causa della complicità tra il dittatore Gheddafi e il governo italiano.

Uguali diritti e rispetto per tutti gli esseri umani!!!

Invito tutti i blogger a mettere ognuno nel proprio blog un post per la liberazione di questi innocenti.

sicily_pride

 

La tragedia in corso va inserita in un progressivo giro di vite del regime libico nei confronti degli immigrati e in particolare contro i somali e gli eritrei, in gran parte richiedenti asilo. All’inizio di giugno Gheddafi ha deciso di chiudere - con l’accusa di svolgere attività illegale- la piccola delegazione di Tripoli dell’Alto Commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati che, malgrado la Libia non aderisse alla Convenzione di Ginevra, almeno riusciva ad incontrare alcuni richiedenti asilo, proprio come gli eritrei internati a Misurata.

Il Parlamento Europeo lo scorso 17 giugno protestava per le esecuzioni capitali che la giustizia libica aveva sancito dopo processi senza alcuna garanzia effettiva di difesa, in alcuni dei quali erano coinvolti anche degli immigrati nigeriani. Nella sua risoluzione, in diversi passaggi, il Parlamento europeo esprimeva anche forte preoccupazione per la sorte dei migranti bloccati in Libia, ricordando il divieto di trattamenti inumani o degradanti, oltre che della tortura e della pena di morte. Nessuna reazione, naturalmente, da parte del governo italiano.

Vorremmo anche, oltre al blocco - già avvenuto- dei negoziati tra l’Unione Europea e la Libia in materia di immigrazione, che la Corte Europea dei diritti dell’uomo si pronunci al più presto sul ricorso presentato contro l’Italia dopo i respingimenti collettivi in mare effettuati da nostre unità militari (nave Bovienzo) il 6 e 7 maggio dello scorso anno, quando i militari italiani abbandonavano i naufraghi, donne e minori compresi, in Libia, sulla banchina del porto di Tripoli. Da quella decisione della Corte di Strasburgo e dalla sua portata potrebbe dipendere il destino di molte vite, non solo quello dei ricorrenti, In modo diverso, sono tutti fatti che si legano alla terribile sorte dei profughi eritrei rinchiusi oggi in Libia nel carcere di Brak.

 
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