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'Cercare lavoro? Ci rinuncio'
Un paese depresso, che non crede più nel futuro e che rinuncia addirittura a cercare lavoro. E’ quello che emerge dal Rapporto sul mercato del lavoro 2009 del Cnel, coordinato da Carlo Dell’Aringa, economista all’Università Cattolica di Milano e presidente Ref (Ricerche per l’economia e la finanza), presentato oggi a Roma. Le conclusioni alle quali sono arrivati i ricercatori dell’organo costituzionale sono disarmanti e dovrebbero impedire sonni tranquilli a chi governa ma anche a chi cerca di stare all’opposizione. Le persone sono scoraggiate, prive di qualsiasi iniziativa. «Si è osservata - sostiene il Cnel - una generale riduzione della propensione a partecipare al mercato del lavoro in concomitanza con una caduta dell’attività produttiva». Un calo della partecipazione che è stata «trasversale ai generi, ai titoli di studio e alle classi di età». C’è insomma un aumento dello scoraggiamento che porta inevitabilmente ad uscire drammaticamente dal mercato del lavoro, a mettersi ai margini insomma. In questo settore sono identificabili due gruppi: uno composto da persone disoccupate ma vicine al mercato del lavoro; altre invece che per svariate ragioni, dall’inabilità alla vicinanza alla pensione, sembrano definitivamente fuori. Il primo gruppo, circa il 20% del totale, viene considerato come una specie di area grigia a metà strada tra il secondo gruppo e i disoccupati veri e propri. Purtroppo il trend non è, come dicevamo, incoraggiante perché con più facilità di prima i primi entrano a far parte del gruppo dei secondi e questo avviene con maggiore propensione nel Centro-sud. Sono ancora una volta le aree più depresse del Paese ad essere dunque penalizzate: c’è stato infatti, denuncia il centro di ricerca, «un ulteriore ampliamento del gap esistente tra Nord e Sud; se fino all’inizio degli anni Duemila lo sviluppo dell’occupazione nel Mezzogiorno ha seguito tendenze simili a quelle osservate nel Centro-Nord, dal 2002 si è invece registrata una progressiva divergenza». Allarmante anche il dato nazionale secondo il quale gli occupati nel 2010 sono diminuiti dello 0,4% con un disoccupazione che toccherà’l’8,7% della popolazione attiva.
Questi dati che si prestano ad una interpretazione, prima ancora che economica, psicologica e sociale, si legano a quelli relativi ai sondaggi di questi giorni che vedono in caduta libera i consensi nei confronti del premier e del suo partito ma anche del Pd, all’operato dei quali le persone in cerca di lavoro non affidano il proprio destino. Facile l’approdo allo scoraggiamento e alla disperazione se la stragrande maggioranza dei politici sono ritenuti incapaci a risolvere uno dei problemi principali della vita di una persona, il lavoro appunto.
Vittorio Bonanni
20/07/2010
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