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La violenza è la prima causa di morte e di invalidità. Nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate

Post n°3629 pubblicato il 26 Luglio 2010 da cile54

Se le donne muoiono per il caldo ... non è colpa degli uomini 

“Il caldo di questi giorni può influire sull’umore e provocare questi danni”: così, pochi giorni fa, il tg4 ha commentato gli ultimi casi di violenza contro le donne. Che dire dei casi di femminicidio che avvengono in inverno?

In effetti, solo nei primi 15 giorni del mese di Luglio, sono state uccise 14 donne di cui ben 7 per mano di ex che non volevano essere lasciati. A queste 14 se ne aggiungano altre 4, barbaramente aggredite, ma miracolosamente sopravvissute.

Ad una prima occhiata, tali dati sembrerebbero confermare la tesi del caldo, complice di 14 omicidi e 4 tentati omicidi. Un’attenuante non di poco conto, non c’è che dire. Eppure basta una sbirciatina veloce tra le ricerche Istat in merito alla violenza contro le donne per contestare e abbandonare definitivamente suddetta teoria.

L’indagine cui ci riferiamo riporta i risultati di un’indagine svolta nel [1], pubblicato grazie alla convenzione tra l’Istat, che ha condotto la ricerca, e il Ministero per i Diritti e le Pari Opportunità, che l’ha finanziata con i fondi del Programma Operativo Nazionale “Sicurezza” e “Azioni di sistema” del Fondo Sociale Europeo.

 Principali risultati

Sono stimate in 6 milioni 743 mila le donne da 16 a 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita (il 31,9% della classe di età considerata).

5 milioni di donne hanno subito violenze sessuali (23,7%), 3 milioni 961 mila violenze fisiche (18,8%).

Circa 1 milione di donne ha subito stupri o tentati stupri (4,8%).

Il 14,3% delle donne con un rapporto di coppia attuale o precedente ha subito almeno una violenza fisica o sessuale dal partner, se si considerano solo le donne con un ex partner la percentuale arriva al 17,3%. Il 24,7% delle donne ha subito violenze da un altro uomo.

Mentre la violenza fisica è più di frequente opera dei partner (12% contro 9,8%), l’inverso accade per la violenza sessuale (6,1% contro 20,4%) soprattutto per il peso delle molestie sessuali. La differenza, infatti, è quasi nulla per gli stupri e i tentati stupri.

Nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate. Il sommerso è elevatissimo e raggiunge circa il 96% delle violenze da un non partner e il 93% di quelle da partner.

Anche nel caso degli stupri la quasi totalità non è denunciata (91,6%). È consistente la quota di donne che non parla con nessuno delle violenze subite (33,9% per quelle subite dal partner e 24% per quelle da non partner).

Le donne subiscono più forme di violenza. Un terzo delle vittime subisce atti di violenza sia fisica che sessuale. La maggioranza delle vittime ha subito più episodi di violenza. _ La violenza ripetuta avviene più frequentemente da parte del partner che dal non partner (67,1% contro 52,9%): 2 milioni 77 mila donne hanno subito comportamenti persecutori (stalking), 7 milioni 134 mila donne hanno subito o subiscono violenza psicologica, 1, 1 milione 400 mila donne hanno subito violenza sessuale prima dei 16 anni, 690 mila donne hanno subito violenze ripetute da partner e avevano figli al momento della violenza.

Come si evince dal testo, non si fa riferimento alcuno al clima o alle stagioni. Né ad alcun’altra variabile in grado di influenzare l’andamento dei dati. Il fenomeno della violenza dunque è un fenomeno assolutamente trasversale che non conosce età, né nazionalità - l’87% degli uomini che hanno usato violenza su una donna è di nazionalità italiana; anche quando la vittima è una donna straniera il partner è quasi sempre un uomo italiano- , né ceto sociale - il 53% degli uomini che ha usato violenza nei confronti di una donna, lavora ed ha un grado di professionalità medio-alto; lo stesso vale per le donne, il 63% di queste donne lavora e il 42% ha un grado di professionalità medio-alto.

Un’emergenza sociale – per usare un eufemismo- che di recente ha meritato l’appellativo quasi inquietante di femminicidio.

A confermare la drammaticità della situazione, valga un’altra ricerca condotta nel 1998 dall’Università di Harvard riguardante la violenza contro le donne nel mondo. Secondo il rapporto diffuso dal Panos Institute, “per le donne tra i 15 e i 44 anni la violenza è la prima causa di morte e di invalidità: ancor più del cancro, della malaria, degli incidenti stradali e persino della guerra.”

 Un’emergenza mondiale, più che sociale, che quotidianamente attenta alle vite delle nostre madri, mogli, sorelle, figlie. Una calamità che fa di ogni donna una potenziale vittima.

Marzia Cangiano

www.womenews.net

 
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