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« C'è una lunga lista dei...Il sindaco vorrebbe sgom... »

Ai lavoratori la morte, ai familiari dolore e sofferenza, ai parassiti capitalisti i profitti. In questo macabro paese

Post n°3693 pubblicato il 14 Agosto 2010 da cile54

BOLOGNA, MUORE OPERAIO SULLA FERROVIA

 

Ci sono due indagati per omicidio colposo e violazione delle norme di sicurezza per la morte sul lavoro di Michele Mormile, l'operaio di 49 anni investito la mattina del 4 agosto da un treno regionale 6332 della Fer che da Bologna andava a Poggio Rusco (Mantova), mentre - secondo le indagini - stava lavorando all'esterno del cantiere di via Borgatti, perchè la ditta voleva consegnare più velocemente un lavoro. Il Pm Luca Tampieri ha iscritto sul registro degli indagati i nomi del legale rappresentante della ditta per cui lavorava, la A&B Impianti, che ha in subappalto alcuni lavori di potenziamento della Bologna-Porrettana (l'appalto è della associazione temporanea di imprese Codebo), e il capo cantiere, appartenente alla stessa azienda. All'accusa di omicidio colposo con cui si era aperta l'inchiesta (inizialmente contro ignoti) si è aggiunta la violazione delle norme di sicurezza sul lavoro, perchè, appunto, è stato scoperto che l'operaio era stato mandato a lavorare dove non doveva, cioè all'esterno del cantiere. Questo, secondo le indagini, per la fretta. Mormile, originario di Napoli, mentre stava lavorando, al passaggio del treno regionale, era stato colpito alla testa da un predellino sporgente del convoglio. Per disposizione dei suoi dirigenti sarebbe stato mandato lì, cioè in un'area senza misure di sicurezza. Doveva finire un lavoro, cominciato la sera prima, entro il fine settimana successivo (il giorno dell' incidente era un mercoledì) per rispettare i tempi di consegna previsti. In teoria per eseguire il lavoro all'esterno del cantiere sarebbe stato necessario mettersi d'accordo con le ferrovie per piazzare sentinelle lungo la linea, oppure delimitare con recinzioni anche quel tratto e sospendere il traffico ferroviario. Entrambe le soluzioni avrebbero allungato i tempi in vista della scadenza. Insieme a Mormile c'era anche un collega che ha cercato di avvisarlo dell'arrivo del treno. Ora le indagini proseguono cercando di capire la catena dei subappalti e meglio precisare la posizione delle ferrovie.

 

AL PORTO DI GENOVA OGGI E' MORTO UN EROE DI 68 ANNI

 

Due ore di astensione dal lavoro lunedì alla ripresa dei turni collettivi alla Fincantieri ed in tutti i cantieri navali italiani. È quanto potrebbe decidere la Fiom Cigil come forma di protesta per la tragedia di oggi pomeriggio a Genova. Il sindacato si riunirà solo nelle prossime ore per concordare lo sciopero. Bruno Manganaro, segretario della Fiom Cgil e Giulio Troccoli, delegato Rsu, si sono recati subito sul luogo dell'ennesimo incidente sul lavoro per capire cosa realmente sia successo. Anche perchè, hanno spiegato, secondo gli accordi sindacali sulla Fleet Tanker non si sarebbe dovuto lavorare. «Avevamo preso accordi vista la chiusura del cantiere solo per lavori straordinari sulla nave Oceania - attacca duramente Manganaro - e non sulla imbarcazione indiana. Ancora una volta assistiamo alla totale immunità di Fincantieri sull'utilizzo delle ditte di appalto in tutti i cantieri». Una situazione condivisa anche da Troccoli che ha attaccato duramente la gestione dell'azienda. «Ci sembra assurdo - ha spiegato - che un uomo di 69 anni si trovasse a lavorare in un cantiere pericoloso come questo. D'altronde avevamo fatto anche un documento-denuncia in cui lamentavamo assenze di sicurezza sul lavoro, ma non siamo stati presi neppure in considerazione dall'azienda». Da parte sua la Fincantieri ha diffuso in serata una nota nella quale si esprime «il più sentito cordoglio per il lavoratore che oggi ha perso la vita nello stabilimento di Sestri Ponente, dove sono in corso tutti gli accertamenti del caso. L'azienda sarà vicina con ogni mezzo e in ogni forma alla famiglia del lavoratore deceduto, provvedendo a tutta l'assistenza necessaria». Sulla vicenda è intervenuto anche il vice segretario nazionale dell'Ugl Metalmeccanici, Laura De Rosa, esprimendo «cordoglio nei confronti della famiglia del lavoratore» e aggiungendo come «a 68 anni non dovrebbe essere consentito lo svolgimento di simili attività». Per la sindacalista «servono in generale controlli più capillari e stringenti, così come pene molto più severe».

(ANSA) 13 agosto 2010

 
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