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Don Andrea Gallo fondatore della comunità di San Benedetto al Porto di Genova a sostegno di Liberazione

Post n°3779 pubblicato il 08 Settembre 2010 da cile54

«Vi battete contro l'ingiustizia abbiamo bisogno di voi»

 

Storia lunga, quella di don Andrea Gallo, iniziata da missionario salesiano e con gli studi teologici in Brasile, poi di nuovo in Italia, a Ivrea. Una storia di conflitti con l'autorità dei superiori, come quando è costretto a lasciare la congregazione salesiana per i metodi troppo aperti con cui ricopre l'incarico di cappellano in un riformatorio per minori. O come quando, entrato nella diocesi genovese, è allontanato nel 1970 dalla Chiesa del Carmine. Per la Curia quel sacerdote è un pericoloso comunista. Dopo qualche tempo dà vita con un piccolo gruppo a una comunità di base, la Comunità di San Benedetto al porto di Genova, a tutt'oggi impegnata sul fronte del disagio sociale e della tossicodipendenza. C'è, sotto, l'idea che i sacerdoti non debbano limitarsi a predicare e che la Chiesa non debba trasformarsi in un'istituzione. Liberazione ha "incontrato" don Gallo tante volte, compagno e interlocutore delle lotte di questi anni, dal movimento noglobal del 2011 a quello No dal Molin. E p oprio riguardo al futuro della nostra testata e dell'informazione l'abbiamo intervistato.

 

Nell'opinione pubblica è passata l'idea che i giornali siano solo uno sperpero di denaro pubblico. Come si fa a spiegare che in una democrazia senza il pluralismo nell'informazione ne va anche dei diritti e della qualità di vita degli individui?

Il pluralismo è fondamentale. Qualcuno pensa che il web e internet sostituiranno i giornali o che siano meglio attrezzati per fornire un'informazione dal basso, quindi più libera. Altri sostengono che ormai c'è solo la televisione. Io penso che la carta stampata resterà centrale. Sarebbe come andare a scuola senza testi o senza libri di grammatica. I giornali sono la grammatica della democrazia. La democrazia deve lasciar spazio a tutte le istanze, a tutte le ideologie, a tutte le culture. Il pluralismo è l'alfabeto della democrazia.

 

"Liberazione" non ha alle spalle grandi gruppi editoriali né poteri economici. La sua esistenza dipende dai contributi pubblici...

Liberazione è un bene comune con tutta la sua storia, il suo patrimonio di lotte che hanno coinvolto tante compagne e compagni, l'aspirazione alla giustizia sociale, l'impegno per la pace. In questo paese abbiamo bisogno di una stampa che racconti la verità senza menzogne, che vada a fondo nella ricerca delle cause dell'ingiustizia. È importante che una testata come Liberazione abbia la possibilità di sopravvivere e di raccontare il mondo con il suo punto di vista, la sua cultura, nel momento in cui, peraltro, le opere di Marx risultano negli altri paesi i libri più letti. Sono convinto che un umanesimo marxista sia fondamentale per il nostro tempo, per costruire una nuova democrazia fondata sulla partecipazione, sui diritti e sul lavoro. Ben vengano giornali di denuncia in questi tempi di democrazia malata, di corruzione, di cricche, di P3 e P4. Un foglio, un messaggio quotidiano come quello di Liberazione non può mancare.

 

Il rischio maggiore è quello di una stampa omologata, di una comunicazione drogata che anziché raccontare la realtà, rincorre meccanismi di spettacolarizzazione. Bisogna salire sui tetti perché giornali e televisioni si accorgano che in questo paese ci sono la crisi, la disoccupazione, le disuguaglianze, la scuola pubblica ridotta a uno straccio e tanto altro ancora. Se ci fosse una stampa migliore non occorrerebbe spingersi a tanto per attirare la sua attenzione, no?

Mai come in questo momento, all'insegna dell'indifferenza, di mancanza di punti di riferimento, di disaffezione ai partiti e crisi della politica, i giornali si allontano dal loro ruolo di servizio pubblico. Quel che conta oggi è la ricerca del consenso, la caccia al potere e alle poltrone, la rincorsa al profitto. La questione morale è fondamentale. Liberazione è un giornale che si è sempre richiamato ai valori della Costituzione, quella Costituzione - non dimentichiamocelo - nata dalla Resistenza. E di rimando aggiungo che Rifondazione, anche in un momento come questo in cui non ha deputati ed è fuori dal Parlamento, non deve stancarsi di portare nella politica il tema del rispetto della Costituzione repubblicana. Se si ha a cuore la democrazia è necessario che lo Stato sostenga la stampa come Liberazione, che non ha scopo di lucro. C'è bisogno che le nuove generazioni riscoprano la partecipazione e si sentano solidali. Questo può avvenire anche attraverso la lettura di giornali come Liberazione, attenta non solo alle lotte locali, ma anche ai problemi globali. Non possiamo permettere che scompaia un giornale, uno tra i pochi, che non ha mai smesso di informare sulla guerra, sull'Iraq, sull'Afghanistan, sulle tante guerre in corso sul nostro pianeta.

 

Ogni giornale che non sia fittizio ha un modello culturale specifico a cui fare riferimento. Nel caso di "Liberazione" qual è o quale potrebbe essere?

Ne vedo uno in particolare. Liberazione è tra i pochissimi giornali, se non l'unico, a poter promuovere un dibattito su una nuova idea di produzione da contrapporre al modello esistente. Ad esempio, è possibile lanciare il messaggio di una decrescita serena? È mai possibile che tutti siano d'accordo nel dire che questa produzione all'infinito non può funzionare, che non si può andare avanti così a distruggere le risorse naturali che sono finite e poi non se ne faccia mai nulla? Come si può produrre e consumare meno, ma meglio? Molti sociologi la chiamano, appunto, decrescita serena. Io penso sia l'unica inversione di rotta possibile per impedire quella che - statistiche alla mano - si preannuncia ormai come una catastrofe ecologica e umanitaria. Magari si potrebbe investire di più nella qualità della vita e nei servizi sociali. C'è molto lavoro da fare. Vi faccio i miei migliori auguri.

 

Tonino Bucci 

05/09/2010

 
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