RACCONTI & OPINIONIPagine di Lavoro, Salute, Politica, Cultura, Relazioni sociali - a cura di franco cilenti |
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Una giornata a un picchetto antisfratto di Action
Romeo è un pensionato che dal 1962 abita in un piccolo appartamento a Pontelungo, un quartiere di Roma tra San Giovanni e la Tuscolana. Con i suoi 839 euro di pensione e i 650 euro da pagare ogni mese per l'affitto i conti non tornano. Non possono tornare. Trentadue anni di contribuiti raccolti (esclusi naturalmente gli anni che ha lavorato in nero come barista) non gli danno diritto a quella che è la semplice sopravvivenza. E così diventa uno dei tanti inquilini “morosi" della capitale. Comincia l'incubo dell'ufficiale giudiziario, impietoso esecutore del primo tentativo di sfratto, di quella macchina impersonale che si mette in moto dove ognuno ha il suo ruolo ed esegue ordini che contrastano con il diritto fondamentale alla casa mentre tutelano gli interessi di costruttori e ricchi proprietari. Così vanno le cose e Romeo che lo sa perde il sonno, le prova tutte ma non trova pace. Poi fa la cosa giusta. La sua strada si incrocia con quella di Action, il movimento romano di lotta per la casa. E così questa mattina, quando era previsto il terzo arrivo dell'ufficiale giudiziario, Romeo è sceso in strada con un piccolo sorriso. Ad attenderlo c'erano una trentina di persone venute apposta per lui. E per loro stesse. Visto che la forza di un movimento del genere consiste proprio nella partecipazione. Nel sapere che nessuno va lasciato solo e che non si sarà lasciati soli. Alcuni vengono dall'Egitto, Dalla Romania, dal Perù, altri sono italiani, alcuni sono in attesa di potere entrare in un'occupazione (un percorso di partecipazione e coscienza che si costruisce anche con queste azioni), altri hanno trovato una sistemazione in questi anni e continuano a essere presenti dove c'è bisogno. Non sono santi o eroi e non aspirano a esserlo. Presi singolarmente sono tutte persone diverse, con passati diversi, che l'emergenza abitativa ha messo insieme. E insieme formano un picchetto antisfratto, un gesto di solidarietà certo, ma anche un passo di più nella coscienza che soli non si va da nessuna parte. Insieme invece sono una forza che oggi ferma uno sfratto, domani tenta un'occupazione di uno dei tanti stabili lasciati vuoti in una città dove la speculazione sulla casa ha raggiunto dei livelli inquietanti. La padrona dell'appartamento di Romeo (e dell'intero stabile) visto l'assembramento lo invita a prendere un caffé al bar all'angolo. Lì gli spiega che lei non sapeva niente di questa sua situazione e che se avesse saputo... Se avesse saputo chissà, visto che dopo mezz'ora arriva invece di soppiatto l'avvocato con l'ufficiale giudiziario. Paolo, quello con più esperienza del gruppo tratta, cerca di ottenere il più possiblile («cerchiamo di fargli togliere anche la morosità, altrimenti per qualsiasi pensione che superi i 500 euro della minima sono capaci di toglierti un quinto»). Sulla morosità si tratterà, l'idea di ricorrere alla forza pubblica è messa subito da parte. Il rinvio è ottenuto. Tra un mese, dicono, torneranno. Forse per allora si sarà trovata una soluzione per Romeo. Forse no e in questo caso ritroveranno un picchetto. Per ora ci si può salutare con un applauso liberatorio. C'è chi deve correre a lavoro o a dormire perché viene da una notte di lavoro. Un signore anziano si avvicina a Paolo. «Ho visto quello che avete fatto. Io abito in quel palazzo all'angolo, il proprietario ha deciso di chiudere i contratti di affitto, chi poteva doveva comprare e gli altri via...»
Sandro Podda
22/09/2010
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(Gianni Rodari)
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Giorgiana Masi
Roma, 12 maggio 1977
omicidio di Stato
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