Blog
Un blog creato da cile54 il 09/01/2007

RACCONTI & OPINIONI

Pagine di Lavoro, Salute, Politica, Cultura, Relazioni sociali - a cura di franco cilenti

 
 

www.lavoroesalute.org

Chi è interessato a scrivere e distribuire la rivìsta nel suo posto di lavoro, o pubblicare una propria edizione territoriale di Lavoro e Salute, sriva a info@lavoroesalute.org

Distribuito gratuitamente da 37 anni. A cura di operatori e operatrici della sanità. Finanziato dai promotori con il contributo dei lettori.

Tutti i numeri in pdf

www.lavoroesalute.org

 

LA RIVISTA NAZIONALE

www.medicinademocratica.org

MEDICINA DEMOCRATICA

movimento di lotta per la salute

 TUTTO IL CONGRESSO SU

www.medicinademocratica.org

 

AREA PERSONALE

 
Citazioni nei Blog Amici: 180
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

MAPPA LETTORI

 

ULTIME VISITE AL BLOG

cile54cielostellepianetiindustriametallisbaglisignoramonellaccio19cardiavincenzocassetta2nomadi50m12ps12maremontyAlfe0Sassar0liiltuocognatino2BiSa62NonnoRenzo0
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

 

« Neppure la Regione Pugli...Un satrapo dallo stile o... »

"1994", un libro-inchiesta di Grimaldi e Scalettari su vicende cruciali nella nascita di un regime politico

Post n°3967 pubblicato il 31 Ottobre 2010 da cile54

No, la Seconda Repubblica non è un fantasy, purtroppo

Se ci fosse la legge bavaglio un libro come questo potremmo scordarcelo. 1994 è un mosaico di storie, di inchieste (mai portate a termine), di omissioni e depistaggi, di vicende che a prima vista non hanno nulla a che fare l'una con l'altra, di luoghi lontani tra loro (la Sicilia, Roma, la Somalia, Livorno), di personaggi noti e meno noti, di omicidi rimasti a lungo irrisolti (alcuni lo sono ancora), da Mauro Rostagno a Ilaria Alpi fino alle 140 persone morte nell'incidente del traghetto Moby Prince.

Però 1994 non è solo un libro di tante storie. Lo scrivono chiaramente i suoi autori, Luigi Grimaldi e Luciano Scalettari, giornalista freelance il primo, già autore di Traffico d'armi. Il crocevia jugoslavo, oltre che collaboratore di Liberazione, inviato di Famiglia cristiana il secondo, da lungo tempo alle prese col caso Ilaria Alpi. Il volume che porta la loro firma (chiarelettere, pp. 482, euro 16,60) è un libro su una storia, anzi su «una storia che non è mai stata raccontata», che si dipana, per la precisione, lungo l'arco di sei anni, dal 1988 al 1994. Detta in altro modo: il loro è un libro sulla Seconda Repubblica. «Che relazione c'è tra l'omicidio Rostagno e le bombe della mafia, tra gli accordi firmati a Nairobi e un ufficiale di Gladio, tra ciò che avviene a Roma e le faccende italo-somale che si svolgono nel paese africano? Partiremo da lontano, almeno dal punto di vista geografico, dalla Somalia, per arrivare a Trapani, Livorno, Milano. E infine a Roma. In questo libro viene ricostruita la faccia nascosta della Seconda Repubblica. Non con tutti i pezzi, naturalmente. Ma ce n'è abbastanza per cogliere il disegno finale».

Quando si parla di storie nascoste c'è chi storce il naso, chi sente puzza di dietrologia, chi pensa che sia tutto frutto di una perversione, quella di volere a tutti costi rintracciare trame invisibili. Per carità, non è che non esista la paccottiglia complottistica, le librerie abbondano di libri usa-e-getta che riscrivono la storia come fosse lo scenario di complotti orditi nell'oscurità, da esseri infidi, solitamente raffigurati secondo lo stereotipo razzista dell'ebreo massone banchiere. Paranoie che inducono a vedere dietro le vicende storiche lo svolgimento di un unico piano, all'interno del quale tutti i fatti s'incastrano come le tessere di un puzzle. La potenza del genere complottistico è d'essere un dispositivo totalizzante, in grado di contenere ogni dettaglio, ogni fatto, ogni particolare, quale esso sia, senza che possa mai essere falsificata l'ipotesi di fondo.

Nulla a che vedere col volume di Grimaldi e Scalettari. Prendere a pretesto la letteratura complottistica per bollare come dietrologica ogni "revisione" critica della storia ufficiale di questo paese è operazione metodologicamente sbagliata, oltre che niente affatto "innocente". Molto più utile, invece, chiedersi come mai il filone delle storie nascoste riscuota un discreto successo editoriale. Più che prendersela con gli autori di inchieste - soprattutto in televisione, basta pensare ai casi di Report e Presa diretta - vale la pena interrogarsi sulle cause oggettive che hanno lanciato il genere in vetta ai gradimenti di lettori e spettatori. La risposta, non ci vuol molto a intuirla. La letteratura d'inchiesta compensa un vuoto di verità, arriva lì dove non può arrivare la magistratura, supplisce alla difficoltà di stabilire in sede storiografica una verità sulle tante vicende irrisolte di questo paese, le stragi, gli omicidi, gli intrecci tra politica e mafia. In un paese governato a botte di depistaggi, omissioni e segreti di Stato continueremo ad aver bisogno di libri come 1994.

C'è una giornalista, non a caso, tra gli attori principali della scena ricostruita da Grimaldi e Scalettari. E' Ilaria Alpi, inviata Rai, uccisa assieme al collega Miran Hrovatin il 20 marzo 1994 in Somalia, dove si trovavano per raccontare la conclusione della missione militare italiana. «Sulle ragioni del duplice omicidio si è sempre guardato indietro, alla ricerca di ciò che i due giornalisti potevano aver scoperto. Non si è invece guardato abbastanza al dopo: alle conseguenze dello loro scoperte. L'esecuzione è avvenuta il 20 marzo 1994. Il 27 e 28 marzo in Italia si è votato. E' cambiata la storia del nostro paese. Berlusconi ha vinto le elezioni. Ilaria Alpi indagava su qualcosa che avrebbe potuto turbare il voto?». Ilaria e Miran raccoglievano informazioni «su alcuni progetti della nostra peggiore cooperazione», nella fattispecie sullo smaltimento di rifiuti lungo la strada Garowe-Bosaso e su una compagnia di pescherecci, la Shifco. La stessa cui appartiene la nave che tre anni prima è presente - per «operzioni mai chiarite» - sul luogo della più grave tragedia della marineria civile italiana, quando al largo di Livorno il traghetto Moby Prince si scontra con una petroliera. Dei 141 passeggeri a bordo solo uno si salva. Torniamo a Ilaria Alpi. «La giornalista italiana stava seguendo indizi che conducevano a una pista di traffici d'armi e rifiuti tossico-radioattivi a cui quegli pseudoprogetti di cooperazione avrebbero fatto da copertura». "Roba che scotta", dice Ilaria nell'ultima telefonata al suo caporedattore. «Un servizio che non vedremo mai». Che cosa avrebbe potuto provocare quel servizio al Tg3? «Probabilmente un terremoto elettorale». Armi e rifiuti tossici, «Ilaria e Miran finiscono inavvertitamente per toccare un nervo scoperto, un segreto. E per "ficcare il naso" in uno degli ingranaggi che avrebbe potuto far risalire al motore principale. Abbiamo cercato di ricostruire questo percorso. A ritroso, ovviamente», scrivono gli autori.

Lungo questa strada incontriamo il progetto Urano, un gigantesco programma di smaltimento di rifiuti tossico-nocivi e radioattivi con destinazione Africa. Alle spalle, una grande organizzazione per lucrare e riciclare denaro. In sostanza, rifiuti tossici in cambio di armi e soldi. «Tra gli ideatori e gli organizzatori di Urano troviamo personaggi legati ai servizi segreti, italiani e americani, piduisti e massoni. E collegamenti con la destra eversiva italiana». Quadretti edificanti. Nei mesi di agosto e settembre 1992, il responsabile dell'Agenzia dell'Onu per la protezione dell'ambiente a Nairobi, Mustafa Kamal Tolba, getta l'allarme su un imminente operazione gestita in grande stile da imprese italiane e svizzere per smaltire in Somalia ingenti quantità di rifiuti tossici. Partono le indagini dei magistrati, c'è anche un'inchiesta discreta del ministero degli Esteri. «Emerge così il nome di una società romana, la Fin Chart, con sede in via Fauro 43 - proprio di fronte al luogo dove nel maggio 1993 esploderà una delle bombe della strategia mafiosa di attacco allo Stato (l'esplosione aprirà un cratere tra il civico 41 e il 43) - che, attraverso la società Interservice, avrebbe infatti anticipato al ministro somalo della Sanità, Nur Elmi Osman, 13 miliardi di lire, scontando titoli di credito di proprietà somala». Si forma un «comitato d'affari» composto da politici e signori della guerra somali, da un lato, e imprenditori che si gettano nell'affare armi-rifiuti, dall'altro. I nomi che fanno parte dell'entourage sono quelli di Ali Abdi Amalow, un politico somalo con le mani in pasta dappertutto, che controlla il commercio estero e la banca centrale; Roberto Ruppen, l'uomo chiave per lo sviluppo del progetto Urano in Somalia, collettore dei fondi provenienti dall'Italia; Marcello Giannoni, imprenditore livornese; Giancarlo Marocchino, «l'italiano che firma la lettera di intenti riservatissima del progetto Urano», una delle ultime persone ad aver incontrato Ilaria Alpi a Mogadiscio.

«C'è però un altro versante, non meno importante, che lega alcuni dei protagonisti di Urano all'estrema destra italiana e a figure di Ordine Nuovo. E, ancora, taluni esponenti di area neofascista con le mafie del Sud». In quel periodo si diffondono formazioni leghiste al Centro e nel Sud dell'Italia, in concomitanza con la fase d'espansione della Lega Nord. Le aspirazioni separatiste «non nascono dal nulla». Un progetto, noto come Eurotopia, finanziato dall'industriale olandese Heineken (quello della birra), simula un piano di smembramento degli stati nazionali europei in 75 mini-stati, di cui otto nella penisola italiana. Bush definì l'idea «innovativa e intrigante». «Per quanto riguarda l'Italia si può parlare di un progetto forse delirante, ma che in molti hanno preso sul serio. Nel 1994 anche la Lega Nord ha avanzato proposte federalistiche del tutto simili». Dal Somaliagate alla Sicilia, il salto non è indebito. Le dichiarazioni di due personaggi, Massimo Pizza e Antonio D'Andrea, aprono collegamenti tra i traffici italo-somali e la mafia. «Dal 1992 e dal 1993, gli anni delle stragi, e dall'anno del cambiamento della scena politica italiana, il 1994, è passato tanto tempo», scrive nella postfazione Salvatore Borsellino, «eppure una verità completa, esauriente sulle stragi e sulla morte di Paolo e dei ragazzi della sua scorta non c'è ancora». Erano gli anni della famosa trattativa tra Stato e mafia. Era il laboratorio della Seconda Repubblica.

Tonino Bucci

30/10/2010

leggi www.liberazione.it

 
Commenta il Post:
* Tuo nome
Utente Libero? Effettua il Login
* Tua e-mail
La tua mail non verrà pubblicata
Tuo sito
Es. http://www.tuosito.it
 
* Testo
 
Sono consentiti i tag html: <a href="">, <b>, <i>, <p>, <br>
Il testo del messaggio non può superare i 30000 caratteri.
Ricorda che puoi inviare i commenti ai messaggi anche via SMS.
Invia al numero 3202023203 scrivendo prima del messaggio:
#numero_messaggio#nome_moblog

*campo obbligatorio

Copia qui:
 
 

L'informazione dipendente, dai fatti

Nel Paese della bugia la verità è una malattia

(Gianni Rodari)

 

SI IUS SOLI

 

 

www.controlacrisi.org

notizie, conflitti, lotte......in tempo reale

--------------------------

www.osservatoriorepressione.info

 

 

G8 GENOVA 2011/ UN LIBRO ILLUSTRATO, MAURO BIANI

Diaz. La vignetta è nel mio libro “Chi semina racconta, sussidiario di resistenza sociale“.

Più di 240 pagine e 250 vignette e illustrazioni/storie per raccontare (dal 2005 al 2012) com’è che siamo finiti così.

> andate in fondo alla pagina linkata e acquistatelo on line.

 

Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

omicidio di Stato

DARE CORPO ALLE ICONE

 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963