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Un satrapo dallo stile orientale dell’harem travestito da capo di governo di un Paese marcio, ad iniziare da chi lo vota

Post n°3968 pubblicato il 31 Ottobre 2010 da cile54

I baccanali moderni del premier e la miseria del Paese

Miserevole. E’ questo l’aggettivo che viene meglio alla mente se si pensa alla vicenda che in queste ore interessa nuovamente il presidente del Consiglio in fatto di incontri, festini e quanto d’altro a base di donne più o meno giovani. Tutto questo assomigliava, e assomiglia sempre più, a quei “baccanali” che il Senato romano aveva preso in considerazione nella repressione penale dura, intransigente per riportare l’ordine nella res publica, per ristabilire la sicurezza nelle strade, nelle piazze e nel contado della capitale di uno Stato che non era moralisticamente bacchettone, ma che si spingeva agli arresti delle baccanti e dei partecipanti maschi ai festini nei boschi.

Tito Livio la racconta molto dettagliatamente la vicenda: all’inizio fu il contrasto tra la tradizionale religione romana e il nuovo “Culto di Bacco” a fare sì che i padri coscritti emanassero un “senatus consultum” contro sacerdoti, adepti e anche templi eretti in onore al dio del vino. Poi le cose si diversificarono, un po’ come nella politica italiana di oggi, e dal culto si passò all’esercizio laico del festino in onore di Bacco: si passò in sostanza alle orge e a un caos tale che ancora una volta il Senato intervenne per impedire congiunzioni carnali tra patrizi e plebei, tra uomini e uomini, tra donne e uomini, tra donne e donne. Di tutto, di più. Forse era solo “amore libero” in un sistema politico fondato sulla tradizione e, pertanto, sullo sguardo severo in merito alle novità: di qualunque tipo si trattasse, di qualunque genere si parlasse.

Ora, noi siamo abituati alla tradizionale condotta moralistica, purtroppo del tutto umana, che fa sì che i vizi siano privati e le virtù siano pubbliche. Per cui nei secoli dei secoli si può assistere ad una ricchissima letteratura che gioca e ironizza sulle passioni dei potenti, sulle loro cadute, sugli scivoloni presi per amore di una donna: partiamo da Paride ed Elena, passiamo per Enrico VIII e la povera Anna Bolena per arrivare sino ai giorni nostri con i contrastati amori piegati alla “ragion di Stato”, i regali matrimoni imposti dalle casate europee e la sopportazione di amanti e controamanti più o meno noti (o note…) su cui la stampa “rosa” ha investito gran parte dei suoi profitti.

Può investirli anche oggi, in mezzo ad una desolante e miserevole (e ritorno all’aggettivo iniziale) politica governativa che fa parlare di sé tutta la nazione per via delle propensioni amorose del presidente del Consiglio. Non ci sarebbe nulla di strano se non fosse che questi appare, da quanto si evince dai giornali (che sono notoriamente tutti bolscevichi e di sinistra estrema…), e dalle indagini svolte, più che altro un satrapo dallo stile orientale dell’harem piuttosto che un capo di governo. Famiglia Cristiana arriva a parlare di “malattia”, quasi di un vizio, quindi di un irrefrenabile comportamento volontario che eccede e trascende norme etiche e anche legali. Queste ultime sarà la Magistratura ad appurare se sono state infrante o meno, ma quello che è certo è che qualunque presidente del Consiglio invischiato in questi fatti, messo al sole del più alto garantismo possibile, è comunque screditato agli occhi del Paese.

Lo è perché il Paese si trova in una fase economica disastrosa, con generazioni che non conosceranno un futuro stabile e il Cavaliere nero di Arcore cosa ha di meglio da dire: “Nessuno mi farà cambiare la mia vita privata.”. Con la solita sequela di descrizione della defaticante giornata del capo dell’esecutivo che dorme cinque ore per notte e che già alle due del mattino legge i giornali e resta con l’amaro in bocca e non si fa una ragione di questi “attacchi della sinistra”.

Avremmo cose un po’ più serie a cui pensare. Qualuncuno del PDL, per favore, lo dica al presidente del Consiglio, svegliandolo dal sogno che la sua era sia eterna, che lui stesso sia imperituro, che non si possa mai mettere la parola “fine” ad una politica che distrugge i diritti sociali e civili mentre attorno cantano le baccanti e nelle ville si fa il “bunga bunga”… Ma ancora più in basso si può andare?

Marco Sferini

30/10/2010

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