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Cristiano Armati direttore Castelvecchi editrice, autore di "Cuori Rossi" a sostegno del quotidiano Liberazione

Post n°4009 pubblicato il 12 Novembre 2010 da cile54

«Nel paese la sinistra c'è. Spetta a noi darle voce»

Cristiano Armati è direttore della casa editrice Castelvecchi. Ma per tutti è l'autore di Cuori Rossi (ed. Newton Compton, 2008), un libro che in due anni lo ha portato in giro per tutto il paese. Un tour, ancora in corso, che gli ha permesso di osservare, da un punto di vista privilegiato, il variegato mondo della sinistra italiana. Non solo perché molta gente ha "fame" di ricordare le storie, le lotte e i sogni di quei ragazzi, da Valerio Verbano a Carlo Giuliani, «che hanno pagato con la vita il prezzo delle proprie idee» ma perché «ovunque, nel paese, c'è sinistra. Per quanto disunita, per quanto divisa tra tante, troppe sigle, non c'è paese, in qualsiasi parte d'Italia, in cui non ci sia un gruppo organizzato di sinistra. Vuoi che sia un partito, un centro sociale, un collettivo, un'associazione. Da Bolzano fino all'isola di Ponza. Così ho capito che ciò di cui continuavamo a parlare, cioè di una sinistra derelitta, distrutta, "vintage", altro non era che frutto di propaganda. L'esperienza mi ha dimostrato che ovunque c'è, invece, gente che porta avanti idee "alternative" a quelle presenti nel dibattito politico. Quello che manca è una organizzazione a livello superiore, perché l'idea di sinistra, nel nostro paese, non solo c'è ancora, ma è molto forte e radicata».

La prima domanda è "d'obbligo": perché hai scelto di prendere parola per "Liberazione"?

Non solo perché stando zitti la situazione non cambierebbe, ma perché è non prendendo parola sulle questioni importanti che siamo arrivati a questo punto. E ora le cose rischiano di peggiorare ulteriormente: anche se può sembrare che la nostra società abbia toccato il fondo, possiamo invece scendere ancora più in basso. E allora, sostenere una realtà come Liberazione che offre la possibilità di un discorso diverso da quello normalmente veicolato dagli altri mezzi di informazione non sarà fare la rivoluzione, ma è un impegno al quale nessuna persona di sinistra deve sottrarsi. Sostenere Liberazione è qualcosa che può incidere nella realtà quotidiana.

Ampliando il raggio del nostro discorso, si può dire che la decisione del governo di tagliare i fondi all'editoria nasconda altri intenti? Ovviamente, mi riferisco alla distruzione del pluralismo dell'informazione…

Beh, che Tremonti e il suo governo stiano tentando di mettere a tacere ogni voce fuori dal coro non mi sorprende. Diciamo pure che era il minimo che ci si poteva aspettare da questa maggioranza. Da destra a sinistra possiamo discutere tranquillamente se sia giusto o meno finanziare le cooperative di giornalisti o la stampa di partito, ma utilizzare questo "dibattito", che dibattito non è, per gettare fumo negli occhi all'opinione pubblica, parlare di "economicità" dietro un provvedimento così liberticida, condannare a morte nel silenzio più totale una fetta importante del nostro panorama informativo, non può essere accettato in silenzio. Senza dimenticare, poi, che quella parte politica che oggi sta tentando di distruggere quotidiani come Liberazione o il manifesto o settimanali come Carta, e che lo stesso sta facendo con la stampa indipendente non periodica, e mi riferisco al settore dell'editoria "da libreria", per anni ha usato l'escamotage dei contributi pubblici per drenare soldi dalle casse statali a favore della stampa "di destra". Mi riferisco, ad esempio, al quotidiano Libero che, pur di accedere ai finanziamenti pubblici, si è addirittura trasformato in supplemento di Opinioni nuove, organo ufficiale del Movimento monarchico italiano (in questo modo nel 2003 ha potuto beneficiare di 5,3 milioni di euro come finanziamento pubblico agli organi di partito; dal 2003 al 2009 ha potuto così contare, dopo la trasformazione nel 2004 da giornale di partito in cooperativa di giornalisti in contributi per 40 milioni di euro, ndr). Ma allora Tremonti e il centrodestra si sono ben guardati dal denunciare questo escamotage ai danni dei contribuenti.

Venendo ora alla situazione politica attuale, il 16 ottobre ha dimostrato che unire le varie lotte sul nostro territorio è possibile. E ora?

Ora è necessario, non solo possibile. Fra pochi mesi, continuando di questo passo, diventerà l'ultima spiaggia. Perché stiamo andando a passo spedito, merito della crisi, verso un futuro in cui a governare sarà una stretta cerchia di imprenditori-faraoni circondati da cittadini-schiavi. Pomigliano ci insegna questo. E allora è necessario che questi cittadini, prima di diventare definitivamente schiavi, si uniscano e facciano fronte comune. Ma perché questo accada è necessario gettare benzina sul fuoco delle mobilitazioni. Far si che il contagio sia totale. Ed è qui che Liberazione e gli organi di stampa indipendenti, periodici e non, quotidiani, settimanali, riviste, libri, devono entrare in gioco.

Queste realtà, però, attualmente stanno attraversando un grave momento di crisi. Come affrontarlo?

I motivi di questa crisi sono chiari: seguono la crisi della politica. Ma l'eccezione di questa crisi è il suo essere, parlando dal punto di vista editoriale, a 360 gradi. Solitamente i momenti di crisi, che siano di carattere economico o di altro tipo, come momenti di guerre, determinano sempre una crescita per l'editoria non periodica, cioè per i libri. Perché è in momenti come questi che cresce nella gente la fame di informazione indipendente. Ma oggi, con l'avvento di strumenti tecnologici come l'ipad e l'ebook, il mondo dell'editoria sta cambiando. Una delle cause della crisi dell'editoria è dovuta proprio al ritardo, causato da evidenti motivi economici, con cui i "piccoli" si muovono su questo terreno. E allora bisogna fare di necessità virtù e iniziare, noi, a proporre qualcosa di nuovo, incuriosire i lettori, dimostrare che il nostro modo di fare informazione si può innovare a prescindere dalla tecnologia.

Daniele Nalbone

11/11/2010

 
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