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"Pillola del giorno dopo", il parere del Comitato di Bioetica apre la polemica, solo i cattolici applaudono

Post n°4410 pubblicato il 28 Febbraio 2011 da cile54

Farmacisti obiettori? E' rivolta. «Un nuovo atto integralista»

«Questa posizione? Non ha davvero nulla di etico». Maurizio Mori della Consulta nazionale di bioetica non potrebbe essere più chiaro nel commentare l'ultimo parere "non vincolante" espresso dal Comitato di bioetica, organo consultivo della presidenza del Consiglio. I farmacisti, secondo il Cnb, potranno «appellarsi all'obiezione di coscienza nel vendere la pillola del giorno dopo». Una decisione che ha fatto sussultare più di qualcuno anche all'interno dello stesso Comitato, tanto che il parere non è stato votato certo all'unanimità. Ad ammetterlo è lo stesso Lorenzo d'Avack, vicepresidente del Cnb: «Sì, è vero, non è stata raggiunta l'unanimità, tuttavia è emersa una maggioranza a favore dell'obiezione di coscienza per i farmacisti che intenderebbero venderla». Ed ora? E' rivolta con una serie inevitabili di polemiche ed allarmi. Del resto, oltre - come nota la Consulta e non solo - alla gigantesca questione della mancanza di laicità che traspare anche da queste «desolanti quanto assurde decisioni integraliste» il parere del Cnb pone ben altri problemi. A partire da quello sollevato dalla stessa Annarosa Sacca, presidente di Federfarma: «I farmacisti - sottolinea - hanno il dovere di dispensare, sotto prescrizione, ogni tipo di farmaco» e, aggiunge, «affinché venga erogato un servizio pubblico in presenza di un obiettore nella stessa farmacia dovrà esserci, per forza, un altro farmacista non obiettore». Senza contare - nota ancora Alberto Giubilini, della Consulta - «l'inconsistenza di argomentazioni con cui alcuni membri del Cnb si ostinano a difendere un presunto diritto astruso ed inconsistente. Come se non bastassero tutti i disagi e le violazioni dei diritti delle donne già causati dal massiccio ricorso all'obiezione da parte dei medici!». Da notare è anche il fatto che la pillola del giorno dopo è legale in Italia da undici anni ma, purtroppo, è praticamente irreperibile. Vale a dire: pure a cercarla, è difficile trovarla. Pietro Cannella, ginecologo, osserva che «in Italia non esiste una legge che regolamenti la contraccezione di emergenza così come avviene per l'interruzione volontaria di gravidanza». Anche perché il fatto che la pillola del giorno dopo venga considerata, da alcuni, abortiva invece che contraccettiva è una controversia che fa comodo solo alle gerarchie ecclesiali. Annalisa Chirico, esponente radicale membro di giunta dell'Associazione Luca Coscioni, stigmatizza: « «In primo luogo va precisato che si tratta di un parere non vincolante. Il rifiuto di vendere la pillola del giorno dopo dietro regolare esibizione della ricetta medica continua, dunque, a configurare un reato per interruzione di pubblico servizio. La vittima dell'imposizione di coscienza ha il diritto di sporgere denuncia. In secondo luogo, è sempre più chiaro che il "monopolio etico" del Cnb nei confronti del decisore pubblico si fonda su un'ideologia oscurantista e antiscientifica, tanto cara al sottosegretario Eugenia Roccella. Il Cnb si ostina ad attribuire ad un contraccettivo d'emergenza - perchè tale è ritenuto dalla comunità scientifica internazionale - un potere abortivo che non esiste». «Dopo quest'ennesimo tentativo di brandire la contraccezione come un'arma contro l'autodeterminazione, - conclude la giovane esponente radicale - noi proseguiremo nella campagna per salvaguardare il diritto alla salute riproduttiva. Informazione sessuale e accesso alla contraccezione, a partire dall'abolizione della ricetta medica per la pillola del giorno dopo. Abbiamo già raccolto migliaia di firme e andremo avanti perché l'Italia si metta al passo col resto d'Europa».

E i collettivi femministi, altresì, sono sul piede di guerra. Fabiola delle "Ribellule" e del coordinamento contro la proposta di legge Tarzia (che vuole privatizzare i consultori nella Regione Lazio) non usa mezzi termini: «Questo fatto è gravissimo, inaccettabile. Anche da un punto di vista formale: un farmacista non svolge alcun tipo di ruolo sulla salute delle donne. Ma cosa intendono fare? Bloccare un contraccettivo? Ma siamo all'assurdo! La battaglia che portiamo avanti contro la legge Tarzia - spiega - include di per sé l'idea di libertà ed autodeterminazione delle donne e, naturalmente, includerà anche questo nuovo fronte di lotta. Sul fatto poi che ci debbano essere degli obiettori di coscienza all'interno di una farmacia presuppone (come del resto sostiene anche la presidente di Federfarma, ndr) che ve ne debbano anche essere altri che non lo sono». Ma il punto - conclude la Consulta - è certamente un altro: «Se per "Scienza e vita" e la Binetti questo è un passo avanti, si va indietro di anni luce verso il cammino della laicità». E, come sempre, a scapito delle donne.

Castalda Musacchio

27/02/2011

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