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Tremonti e la sicurezza sul lavoro
" 'Dobbiamo rinunciare ad una quantita' di regole inutili: siamo in un mondo dove tutto e' vietato tranne quello che e' concesso dallo Stato'. Lo ha detto il ministro dell'Economia Tremonti, ieri al Berghem fest, sottolineando che 'robe come la 626 sono un lusso che non possiamo permetterci. L'Ue e l'Italia si devono adeguare al mondo'. 'Tremonti si riferiva alla giurisdizione europea e alla sua estensione eccessiva, la sicurezza del lavoro resta essenziale', ha poi precisato la sua portavoce" fonte ANSA
Il lapsus del Ministro Tremonti sul fatto che la 626 (sic!) sarebbe un lusso rivela il vero sentire e la cultura rispetto alla sicurezza sul lavoro del personaggio. Tanto più maldestra la "precisazione" della sua portavoce che invece di temperare la gaffe del ministro rende esplicite le ragioni di queste dichiarazioni.
Diario prevenzione da tempo ha seguito e pubblicato notizie in relazione all'iniziativa della Commissione Europea per "semplificare" le norme in materia di valutazione e gestione dei rischi in ambito lavorativo. Il pensiero del Ministro è allineato agli orientamenti neoliberisti della Commissione UE. Per dimostrare ciò riportiamo una serie di stralci e relativi link ad articoli precedentemente pubblicati
" Nel 2009 la Direzione generale impresa della Commissione Europea ha speso 17 milioni di euro in una consulenza affidata da un gruppo di esperti ( il Consorzio ) per redigere un progetto devastante.
Il risultato di questo straordinario lavoro è il seguente: fare risparmiare le imprese che, qualora il progetto andasse in porto non dovranno più redigere il documento di valutazione dei rischi ( neppure quello semplificato) e in sostanza non dovranno più svolgere azioni di risk assessment, un ritorno alla gestione dei rischi random e senza un metodo d lavoro come negli anni '60." [ vedi articolo completo 03/11/09-UE 17 milioni di euro per una ricerca per smantellare le norme per la sicurezza sul lavoro ]
"La Commissione europea ha adottato il 22 ottobre il Piano d'azione per ridurre gli obblighi di comunicazione delle aziende. Il piano, parte della campagna "legiferare meglio", comprende tredici campi diversi. Promette una riduzione dei costi per le imprese di circa 40 miliardi di euro all'anno. Orientamenti comunitari per la salute e la sicurezza (SSL) sono interessati dal piano. Per la direttiva quadro del 1989, la Commissione prevede una serie di proposte: esentare alcune piccole imprese dall'obbligo di redigere una valutazione del rischio, di ridurre il numero delle ispezioni dei luoghi di lavoro, incoraggiare gli Stati membri a limitare il recepimento delle direttive in materia di SSL requisiti minimi ivi stabiliti. I risparmi sui costi promessa da parte della Commissione sarebbe di circa 650 milioni di euro all'anno in materia di salute e sicurezza.
I sindacati sono fortemente contrari a questo piano. Con il pretesto di ridurre la burocrazia, la Commissione mette in discussione molti obblighi dei datori di lavoro per raccogliere, elaborare e trasmettere informazioni. In questo modo, violando i diritti dei lavoratori, dei consumatori e la possibilità per gli Stati membri a far rispettare le leggi.
Rimuovere la valutazione del rischio nelle piccole imprese equivarrebbe a creare un sistema a due velocità nel quale i lavoratori delle piccole imprese cesserebbero di ricevere un approccio preventivo. Questa proposta è del tutto irrazionale. Verosimilmente sono le piccole imprese che hanno la maggiore necessità della valutazione del rischio in quanto sono poco abituate ad un approccio sistematico al rischio e la prevenzione." [ vedi articolo completo La Commissione europea mette in discussione la valutazione del rischio nelle aziende ]
Per questi motivi l'esternazione del Ministro non va presa come una boutade tardo estiva ma come l'accenno ad un progetto politico di decrescita infelice del ruolo dello Stato nella tutela del diritto alla salute delle persone che vivono del loro lavoro.
In questo quadro rientra la strategia di deresponsabilizzazione dello stato e delle regioni tramite la "creazione" del Polo della sicurezza del lavoro incentrato sull'Inail. [ vedi articolo [LA NEO-AGGREGAZIONE DEL FUTURO POLO DELLA SICUREZZA INAIL. A CHI E A COSA SERVE ? ]
L'esternazione del Ministro quindi rientra nel progetto più complessivo di " adattamento " delle condizioni di lavoro e di sicurezza sul lavoro agli standard "cinesi" proposti da Marchionne e approvati dalla Marcegaglia e non ultimo da Sacconi.
La subcultura dell'adattamento passivo alle regole della competizione globale è il segno vero della crisi della occasionale classe dirigente di questo sfortunato paese. Si possono chiedere lacrime sudore e sangue ad un paese intero in cambio di un progetto che mantenga relazioni civili e lo stato di diritto e il rispetto delle persone che vivono del loro lavoro. Questo progetto non c'è e non c'è una leadership onesta e trasparente legittimata a richiedere altri sacrifici.
Gino Rubini
editor Diario della Prevenzione
26/08/2010
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