RACCONTI & OPINIONIPagine di Lavoro, Salute, Politica, Cultura, Relazioni sociali - a cura di franco cilenti |
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Affermare e non lasciar alternative
La strategia mediatica e comunicativa è un insieme di vecchie tecniche e di linguaggio diretto. Berlusconi una volta ebbe a dire( e lui di tecniche comunicative se ne intende) che quando si invita una donna ad uscire con te , non si chiede se vuole uscire, ma solo a che ora ti vengo a prendere? Si da per scontato che l’unica alternativa è l’orario e si esclude la possibilità di un rifiuto. Non la formula dubitativa, ma quella affermativa.
E prendiamo il nuovo guru oggi alla ribalta che a Berlusconi deve dare molto. E’ stato il suo maestro e lui stesso è un avanzo del berlusconismo. Lo spunto è dato dalla polemica sull’abolizione del Senato. A seguito del flebile sussurro contrario lanciato dall’attuale presidente Grasso.
Renzi gli ha risposto che chi è contrario alle riforme è per lo status quo, è un vecchiume del passato che fa resistenza al cambiamento. Che detto così fa molta presa soprattutto in chi vede il rinnovamento, lo svecchiamento come unico percorso per uscire dall’impasse. Da un lato i progressisti, gli innovatori, cioè lui; dall’altro chi si oppone , il vecchio, il passato. Ma Grasso non aveva detto che non voleva il cambiamento. Ma che era contrario a quel tipo di cambiamento Il problema non era se cambiare , ma come cambiare!
Ma Renzi , glielo hanno insegnato bene, sa bene che se fosse entrato nel merito della discussione si sarebbe impelagato e si sarebbe smontato l’antitesi fra il cambiamento e lo status quo. Non si può entrare nel merito perché è come discutere per come e se la signora deve accettare l’invito, questo lo si da per scontato per inevitabile, per sicuro.
E così si può dire della sua “riforma” del lavoro. Il suo Job Act. Di nuovo, di rivoluzionario in quel che propone non vi è nulla. Ichino insegna, ma ancor prima l’eliminazione dell’articolo 18 di berlusconiana memoria. Ancora lui , ancora qua le radici. I suoi opinion maker fanno in modo che la tecnica comunicativa dia per scontato “ la novità” e la “rivoluzione culturale” che è insita nel Job Act. Ma soprattutto che questo darà lavoro ai giovani, che produrrà crescita e sviluppo e farà diminuire la disoccupazione e che con questo usciremo dalla crisi. Si guarda bene dall’entrare nel merito tecnico, nei numeri empirici, nelle teorie economiche che all’unisono dicono che così non è , che tecnicamente è una balla. Ma soprattutto ammesso , per assurdo che con questa precarizzazione espansiva e totalizzante si possa produrre effetti benefici, ( la cazzata che sia l’offerta a far crescere la domanda) questa potrà incidere di qualche punto decimale sulla disoccupazione! Noi oggi viaggiamo invece su numeri a due cifre e la disoccupazione giovanile viaggia velocemente sull’ordine del 50%! Ma la tecnica non è entrare nel merito, ma solo dare per scontato l’annuncio sottinteso, senza che si sia verificata la vericidità dell’ipotesi sottointesa. Che sia messa in discussione la tesi.
La realtà è che gli obbiettivi sia a livello istituzionale sia a livello del mondo del lavoro sono entrambi diversi da quello che viene venduto. Il mercato del lavoro deve poter avere sempre più numeroso l’esercito di riserva , abbassare i diritti e il salario mette in concorrenza i lavoratori , ne riduce la resistenza e la capacità di reagire, ne fiacca la volontà e diventa più facile l’accettazione dell’ideologia del dominante Una sorta di sindrome di Stoccolma.
E per terminare l’opera si deve mettere a tacere per sempre la rappresentanza prima sociale e poi politica. Per i sindacati confederali,” concertativi” si diceva una volta prima sono stati ammaliati , addolciti, rendendoli partecipe e succubi della ideologia dominante ( si aveva bisogno solo di una spinta, perché la caduta ce l’avevano di proprio) Ora li hanno definitivamente cacciati dal proprio desco come cani rognosi. Finito il loro compito di rappresentanza sociale ( fanno ormai da soli) tocca loro solo il compito di disbrigo di pratiche amministrative, sindacati di servizio, funzioni di padronato. Peri sindacati conflittuali e per il dissenso sociale, poi, è partita la campagna , la nuova caccia alla streghe che vede il dissenso associato al terrorismo. Che fa tanta scena e presa sul consenso sociale! Sul lato della rappresentanza politica, questa scomparirà per far posto solo all’elite , al governo dei saggi, a pochi eletti ( non nel senso di stati eletti, ma eletti per censo e “competenze”). Scomparendo le assisi di rappresentanza, Senato, Province, aggregazioni di mega comuni , le città metropolitane, rimarrebbe solo la Camera dei deputati. Qui si potrà entrare solo per cooptazione , non eletti, ma nominati dai segretari di partito, e solo quelli, naturalmente, che non rompono le scatole, e che sono “competenti”. D’altra parte non è stato Squinzi che ha detto che anche le prossime elezioni europee dovrà essere modificate per poter accogliere solo i “competenti” e non i rappresentanti. Vi ricordate Hobbes ? Il pactum subiectionis Un patto tra gli uomini, un contratto sociale che stabilisca che si trasferiscano tutti i diritti naturali, tranne quello della vita, ad una persona o a un’assemblea che gestiranno per tutti gli uomini, con leggi che faranno rispettare con la forza, i diritti di natura. Solo che in quello vi era una base, per quanto discutibile filosofica. Qui invece c’è una necessità, una difesa di interessi personali, e di classe.
3/4/2014 www.bellaciao.org
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Roma, 12 maggio 1977
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