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Messaggi del 04/11/2010

Spett.le Redazione Lavoro e Salute, ecco la mappatura dell'emergenza. Osservatorio Sicurezza sul lavoro Vega Engineering

Post n°3982 pubblicato il 04 Novembre 2010 da cile54
Foto di cile54

Morti bianche in agricoltura fino a settembre 2010

Gentilissimo Collega,

sono state 146 le morti bianche registrate da gennaio a settembre nel settore dell’agricoltura. Il trattore continua ad uccidere quasi quotidianamente nelle campagne italiane eppure non si fa nulla per evitarlo. L’Osservatorio Sicurezza sul lavoro di Vega Engineering ha realizzato uno studio focalizzato sulle morti bianche in agricoltura, cause, luoghi e fasce d’età. Un monitoraggio dettagliato ed unico aggiornato ai primi nove mesi del 2010 come spunto per diffondere la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Augurandomi che il materiale possa trovare pubblicazione, Vi ringrazio e Vi auguro buon lavoro.

Annamaria Bacchin

Web site: www.vegaengineering.com

monitoraggio_morti_bianch... (433 Kb)

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Osservatorio_sicurezza_ve... (441 Kb)

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Il capo della parte marcia di questo Paese ha sempre cercato di copiare i dittatori. Sui gay il modello è l'Iran

Post n°3981 pubblicato il 04 Novembre 2010 da cile54

Parla come Zuma e Mugabe campioni della caccia al gay

 

Cos'avranno mai in comune Silvio Berlusconi e il presidente ugandese Yoweri Museveni? No, non la calvizie. Per quella il Berlusca ha rimediato a suo tempo col ritocco estetico (malcelato dalla famosa bandana). Museveni si accontenta, all'occorrenza, del cappello da cow-boy. Nemmeno il bunga bunga. Gheddafi non lo avrebbe mai spiegato al leader ugandese. Sarà per le frequentazioni col mondo anglosassone, ma dal punto di vista del gossip a sfondo rosa Museveni è, al confronto col Premier italiano, un dilettante. Basti pensare che quando fu rieletto Presidente nel 2006, il massimo che la stampa di casa sua potè rispolverare contro di lui (tendendo fuori dal discorso abusi di altro tipo) fu una presunta relazione amorosa, risalente a decine d'anni prima, con la donna che sarebbe poi diventata la moglie del leader dell'opposizione Kizza Besigye. Quello che Berlusconi condivide, oltre che col Presidente ugandese, l'amico Gheddafi e altri leader africani, tipo Robert Mugabe, Presidente perpetuo dello Zimbabwe, o il sudafricano Jacob Zuma, è sentimento. Si chiama omofobia. Le parole pronunciate ieri dal Presidente del Consiglio italiano, hanno fatto il giro del mondo: «Meglio guardare una ragazza che essere gay... ». In paesi europei come la Gran Bretagna, una frase del genere scappata a un esponente delle istituzioni, porterebbe a dimissioni immediate. In questo caso, non tutto il mondo è paese. Facendo girare il mappamondo, viene fuori che, ancora oggi, sono molti i paesi africani, in cui l'omosessualità è illegale. Se si escludono gli Stati in cui è in vigore la legge islamica, sull'illegalità dei gay in Africa è a lungo prevalsa la regola non scritta del "don't ask, don't tell". Ora la situazione è cambiata. Secondo diverse organizzazioni per la difesa dei diritti umani, oggi, l'endorsement del sentimento omofobico da parte di esponenti delle istituzioni sta alimentando una cultura dell'odio. Pur discriminati, in paesi come l'Uganda, gli omosessuali, non erano oggetto di campagne che li mettevano alla gogna.

A dicembre del 2009, in questo paese è stato presentato un disegno di legge che prevede la pena di morte per il reato di "omosessualità aggravata". La legge in questione è stata proposta da un parlamentare del partito di Museveni. Sebbene, davanti a indignate reazioni internazionali, il Presidente ugandese sia stato costretto a prendere le distanze dal provvedimento, è storia nota che precedentemente abbia definito l'omosessualità «un atteggiamento anti-africano». A meno di un anno dalla presentazione della proposta di legge, non convertita in norma vigente, ma nemmeno ritirata, il clima verso i gay in Uganda è da caccia alle streghe. Rolling Stone, una rivista pubblicata alla Makerere University di Kampala (che non ha nulla a che vedere con l'omonimo magazine americano), ha pubblicato a ottobre foto, nome, cognome e indirizzo di oltre cento gay ugandesi, col titolo: «Uomini della vergogna - Impiccateli». Tra le idiozie date in pasto all'opinione pubblica ugandese, c'è la storia che i gay facciano «proseliti tra i bambini». Dopo diverse aggressioni ai danni di omossessuali (una donna ci ha quasi rimesso la pelle), verificatesi nel paese in seguito alla pubblicazione dei dati da parte di Rolling Stone, l'Alta corte ugandese, su richiesta del gruppo "Sexual minorities Uganda, ha ordinato alla rivista sospendere la pubblicazione di dati personali sui gay, per non violarne il diritto alla privacy. Si tratta di una vittoria. Che si infrange però contro una cultura di Stato. Il Presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, ha dichiarato che le persone omosessuali «sono peggio dei maiali e dei cani».

In confronto, che dice di male Berlusconi? Le sue parole confermano piuttosto, come dice un vecchio film, che gli italiani sono "brava gente".

Francesca Marretta

Londra 03/11/2010

leggi www.liberazione.it

 
 
 

Sabato 6 novembre, manifestazione contro la sanatoria truffa. Il ritratto dei cinque migranti in lotta

Post n°3980 pubblicato il 04 Novembre 2010 da cile54

Brescia. Ancora sulla gru

 

Lanciato un appello per una mobilitazione nazionale: «Non lasciamo soli i nostri fratelli sulla gru». .Stanotte i cinque hanno respinto l’ultimatum delle autorità, resteranno in cima alla gru fino all’ottenimento dei permessi di soggiorno. 

L’associazione Diritti per tutti fa un ritratto dei cinque migranti che occupano da cinque giorni una gru del cantiere della metropolitana di Brescia. «Arun, pachistano di 24 anni, proveniente da Gujarat, il distretto del Punjab dal quale arriva la maggior parte della grande comunità pachistana di Brescia, la più numerosa: in Italia da 4 anni, a casa ha lasciato i genitori e 4 sorelle e fratelli; ha l’equivalente del titolo di studio di terza media. Si è mantenuto distribuendo in nero volantini pubblicitari, stipendio circa 500 euro al mese; orario di lavoro non definito, a volte anche più di 10 ore al giorno. È volontario alla moschea pachistana della città». Poi c’è «Jimi, egiziano, 25 anni. Da 5 anni in Italia, per 3 ha lavorato in nero come operaio metalmeccanico generico in una piccola ditta della provincia. In agosto ha perso il lavoro. Lavorava 6 ore al giorno per 650 euro. In Egitto ha lasciato i genitori un fratello e una sorella. Ha un diploma tecnico-informatico». Il più «anziano è Rachid, ha 35 anni ed è marocchino. «La sua famiglia, in nordafrica, è composta dai genitori e da 6 sorelle e 2 fratelli – si legge ancora sul sito di Diritti per tutti – Ha fatto solo il primo anno di scuola media, è in Italia da 4 anni , ha svolto lavori saltuari e distribuiva volantini pubblicitari, stipendio 450 euro al mese». Dal canto suo «Sajad, 27 anni, pachistano della zona di Gujarat. È in Italia da tre anni e da tre anni non vede la moglie, i genitori e 4 fratelli e sorelle. È laureato con un master in lingue. Ha fatto lavori saltuari». Infine sulla gru c’è «Singh, 26 anni, arrivato nel nostro paese nel 2005, partito dall’India l’anno prima. Ha 4 fratelli e sorelle oltre i genitori. Scuole medie e lavori saltuari, sopratutto distribuzione di volantini».

Intanto questa mattina alle nove è arrivato puntuale il comunicato dei cinque della gru. «Alle 8 di stamattina, allo scadere dell’ultimatum posto dal Comitato per l’ordine e la sicurezza, dall’alto della gru si sono affacciati Arun, Jimi e Singh; finalmente dopo tre giorni di pioggia facevano breccia i primi raggi di sole. ‘Non scenderemo fino a quando non avremo i permessi di soggiorno, non abbiamo nulla da perdere’ hanno detto Arun e Jimi ‘vogliamo un incontro con il ministro e un presidio ; qui sopra la lotta è dura ma non abbiamo paura di nessuno’ , poi hanno salutato agitando le mani e augurando il buongiorno a tutte le persone presenti sotto la gru per manifestare solidarietà ed appoggio alla loro protesta – si legge nella nota – Ieri verso la mezzanotte, il responsabile della Pastorale migranti della Diocesi di Brescia, padre Mario Toffari, con un caschetto bianco e imbragato dai pompieri, era salito in cima alla gru accompagnato dal rappresentante della comunità egiziana: toccava a lui comunicare la proposta emersa dopo ore di riunione del Comitato composto da Prefetto, Questore, Comandante dei carabinieri, della polizia locale e della guardia di finanza, da Sindaco e vicesindaco e, per l’occasione, allargato a Cgil, Cisl e rappresentante della Curia. Un presidio temporaneo per 15 giorni in un luogo da definire, gestito dal centro migranti della Diocesi e da Cgil e Cisl; istituzione di un Tavolo presso la Prefettura di Brescia per discutere sulle problematiche poste dalla sanatoria. Questa proposta era addirittura accompagnata da un ultimatum: accettare e scendere dalla gru entro le ore 8 di stamattina altrimenti l’offerta sarebbe stata ritirata e la questione sarebbe poi diventata un problema di ordine pubblico, minacciando ritorsioni contro gli occupanti della gru e contro l’associazione Diritti per tutti anche per le penali di centinaia di migliaia di euro che il Comune dovrebbe pagare all’azienda che sta realizzando la metropolitana per il blocco dei lavori. La risposta, già comunicata ieri notte a Padre Toffari è poi stata ribadita simbolicamente alle ore 8: ultimatum rigettato, la lotta prosegue!»

E dal presidio permanente improvvisato sotto la gru torna l’invito a partecipare il 6 novembre alla manifestazione indetta a Brescia per i permessi di soggiorno. L’appuntamento «per non lasciare soli i nostri fratelli sulla gru» è alle 15 in piazza della Loggia.

3 Novembre 2010

 
 
 
 

L'informazione dipendente, dai fatti

Nel Paese della bugia la verità è una malattia

(Gianni Rodari)

 

SI IUS SOLI

 

 

www.controlacrisi.org

notizie, conflitti, lotte......in tempo reale

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www.osservatoriorepressione.info

 

 

G8 GENOVA 2011/ UN LIBRO ILLUSTRATO, MAURO BIANI

Diaz. La vignetta è nel mio libro “Chi semina racconta, sussidiario di resistenza sociale“.

Più di 240 pagine e 250 vignette e illustrazioni/storie per raccontare (dal 2005 al 2012) com’è che siamo finiti così.

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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

omicidio di Stato

DARE CORPO ALLE ICONE

 
 
 
 

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