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Messaggi del 21/11/2010

Due depositi nucleari per ospitare l'arsenale europeo. In Italia e Turchia le atomiche statunitensi

Post n°4046 pubblicato il 21 Novembre 2010 da cile54

Italia magazzino nucleare degli USa

 

Al vertice di Lisbona i capi di stato Nato, stanno discutendo un piano segreto per stoccare tutte le bombe nucleari americane in Europa, in Turchia e in Italia. La notizia è stata lanciata da Avaaz, un'organizzazione no profit. Germania, Olanda e Belgio e altri Paesi hanno chiesto lo smantellamento degli armamenti nucleari Usa mentre Roma è disponibile ad ospitare altri ordigni nella base di Aviano. Nell'Ue ci sono ancora 200 atomiche americane. Secondo le stime degli esperti l'Italia ne ospita tra 70 e 90, alcune 10 volte più potenti di quella di Hiroshima.

 

Italia e Turchia sarebbero in procinto in queste ore a dare il loro via libera per ospitare sui loro territori tutte le bombe nucleari targate Usa sparse per l'Europa.

Il segretario generale della Nato Rasmussen era stato chiaro: «Finchè vi sarano armi nucleari, la Nato rimarrà un'alleanza nuclearizzata». E' evidente quindi che nonostante le belle parole pronunciate dal presidente Obama a Praga nell'aprile del 2009, dove dichiarava che Washington era pronta a fare passi concreti per un mondo denuclarizzato, per ora la strategia non cambia: le bombe atomiche restano in Europa pronte ad eventuali utilizzi.

Il caso vuole poi che Germania, Belgio, Lussemburgo, Norvegia e Olanda hanno fatto intendere che intendevano discutere a Lisbona proprio della questione delle bombe nucleari presenti sul loro territorio e che erano pronte a chiedere lo smantellamente dei depositi che attualmente ospitano. Diversa la posizione italiana, che insieme alla Turchia, si sarebbero dette disposte ad ospitare gli arsenali nucleari.

A scatenare questa emergenza è stato un rapporto della US Air Force che ordina di "raggruppare le armi nucleari in meno località geografiche", rispetto alle cinque nazioni Europee in cui sono adesso collocate, ossia Germania, Belgio, Olanda, Italia e Turchia. Secondo la maggior parte degli esperti, "le località più probabili per tale ridislocazione sono le basi sotto controllo Usa di Aviano, in Italia, e Incirlik, in Turchia". E, come hanno ben spiegato Tommaso Di Francesco e Manlio Dinucci in un articolo pubblicato il 28 ottobre scorso sul Manifesto: "Significativo è che alla riunione dei ministri degli esteri della Nato nell'aprile 2010, la questione delle armi nucleari Usa in Europa sia stata sollevata solo da Germania, Belgio e Olanda, mentre Italia e Turchia sono rimaste in silenzio. Ciò lascia presupporre che il governo italiano abbia già dato segretamente il suo consenso al piano di rimuovere le armi nucleari Usa da Germania, Belgio e Olanda per raggrupparle ad Aviano, dove verrebbero trasferite anche quelle di Ghedi-Torre".

Ad Aviano è già presente il 31st Fighter Wing, "composto di due squadriglie di cacciabombardieri F-16 - 510th Fighter Squadron e 555th Fighter Squadron". Lo scopo? "Fornire potenza di combattimento da un capo all'altro del globo per conseguire gli obiettivi degli Usa e della Nato". E a rivelare che si tratta di un arma anche nucleare arriva l'emblema: accanto all'aquila imperiale, campeggia il simbolo dell'atomo con tre fulmini che colpiscono la terra.

Ma quante armi nucleari Usa non-strategiche, ossia con gittata inferiore ai 5500 km, dunque rischiamo di andare a spartirci con la Turchia? Non è dato saperlo con precisione. Il rapporto "U.S. non-strategic nuclear weapons in Europe: a fundamental Nato debate" parla comunque di 150-200 armi nucleari presenti in tutta Europa. Ma altre stime ufficiose ne quantificano almeno il doppio. "Sono bombe B-61 in diverse versioni, la cui potenza va da 45 a 170 kiloton (13 volte maggiore della bomba di Hiroshima) - spiegano Dinucci e Di Francesco - Tra queste, probabilmente, la B61-11 che può penetrare nel terreno così da creare, con l'esplosione nucleare, un'onda d'urto capace di distruggere obiettivi sotterranei. Tutte queste bombe sono tenute in speciali hangar insieme ai cacciabombardieri F-15, F-16 e Tornado, pronti per l'attacco nucleare".

Contro il pericolo di vedere l'Italia trasformata in un grande magazzino nucleare è stata lanciata una petizione urgente da inviare al governo italiano ideata da Avaaz.org.

Sim. Co.

21/11/2010

leggi www.liberazione.it

 
 
 

Il governo ha detto che in Campania non esistono evidenze scientifiche che la “puzza” faccia male. L'UE ha detto che mente

Post n°4045 pubblicato il 21 Novembre 2010 da cile54
Foto di cile54

Valore e dignità del tanfo di monnezza

Il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, poche settimane fa ha dichiarato: «Ho fra le mani uno studio dell’Istituto superiore della sanità condotto nel 2008-2009, durante il picco dell’ultima emergenza, quando di spazzatura per strada ce n’era molta di più. Sono state fatte numerose rilevazioni dell’aria, sia in inverno che in estate. E il risultato è che la flora microbica non presentava pericoli di infezione per l’uomo. Insomma, l’aria che respiriamo non è dannosa per la salute. L’immondizia per strada non comporta, automaticamente, la trasmissione di infezioni per vie aeree».

Dal punto di vista ontogenetico l’odorato è il più primordiale e precoce dei sensi, sia sotto il profilo strutturale anatomico, sia sotto quello funzionale. Olfatto, gusto, tatto, udito e vista si sono filogeneticamente sviluppati in lenta e progressiva evoluzione partendo dall’olfatto e giungendo alla vista, il quinto senso più recente e preciso nel porci in rapporto diretto con il mondo esterno. L’olfatto è il primo senso sviluppatosi nel corso dell’evoluzione degli organismi multicellulari e il primo attivo nel bambino appena nato. L’odorato porta il neonato al seno della madre e fa scattare l’istinto di succhiare. Se la madre non ha l’odore giusto, il seno può essere rifiutato con conseguenti difficoltà nell’allattamento e nella creazione del legame tra i due.

Le persone possono odorare il pericolo, gli animali lo sentono e diventano nervosi. Il rilascio di adrenalina negli uomini che hanno paura degli animali fa sì che in questi l’odorato faccia scattare il meccanismo del “combatti e fuggi”, l’odore del pericolo scatena automaticamente l’emissione di maggiori quantità di adrenalina nella circolazione del sangue e fornisce un sovrappiù di forza se dobbiamo combattere, di velocità se dobbiamo scappare, abbreviando i nostri tempi di reazione. Nella scala evolutiva, quindi, l’apparato olfattivo rappresenta l’organo sensoriale più antico. In molte specie animali riveste ancora un’importanza fondamentale nelle funzioni della ricerca del cibo e dell’accoppiamento.

Nell’uomo esiste ancora un rapporto stretto tra la stimolazione olfattiva e la sfera sessuale: un profumo o l’odore emesso da un corpo possono indurre attrazione o repulsione e gli odori sono in grado di modulare la risposta ormonale. L’attrazione istintiva che si percepisce verso una determinata persona è verosimilmente provocata anche da messaggi che percorrono il canale olfattivo, in particolare dai ferormoni (sostanze secrete dalle specifiche ghiandole sudorali, presenti in modo consistente nelle specie animali per il richiamo sessuale). Nell’uomo rappresentano soltanto delle vestigia del suo passato, ma la produzione di questi ferormoni continua a trasmettere messaggi decodificabili dalla nostra mente in modo inconscio, che influenzano in modo significativo i rapporti umani.

Se l’udito e la vista possono essere paragonate a scritture alfabetiche, l’olfatto e il gusto corrispondono a quelle pittografiche, ancora più antiche e in cui ogni concetto corrisponde a un simbolo. L’olfatto è, perciò, un senso che consente di percepire la realtà in modo più diretto e primitivo: penetra, infatti, non solo nel corpo, ma anche e soprattutto nella mente. La capacità di sentire gli odori corrisponde al grado di intensità delle nostre esperienze psicologiche. A differenza degli altri sensi, le stimolazioni olfattive sono le sole a passare direttamente nella corteccia cerebrale, senza subire il filtro di un centro recettore chiamato talamo, per un’analisi preliminare.

Questo spiega come mai un odore o un profumo possa evocare istantaneamente ricordi estremamente vividi di esperienze anche molto lontane. Il ricordo scatenato da un odore, quindi, è molto più intenso di quello evocato da un’immagine o da un suono: la percezione di un odore contiene in sé tutta l’energia di una realtà esistenziale. Agli inizi della storia umana, l’olfatto raggiungeva il livello dell’intuizione e ancora oggi esistono persone in grado di fiutare il pericolo: le situazioni che sanno di bruciato. Per noi moderni, metaforicamente parlando, tutto puzza, ma dobbiamo ricordare che il naso svolge un ruolo maggiore di quanto vogliamo ammettere.

Quanto sia importante l’odore del partner, lo rivela l’enorme volume di affari dell’industria dei profumi. Quanto sia allucinante convivere con una puzza, lo si può notare dalla irriducibile opposizione del popolo vesuviano, costretto a convivere con la puzza di discariche fuori norma e rimpinzate di rifiuti urbani indifferenziati, umidi putrescenti, industriali e tossici di ogni tipo come dimostrato anche dalle analisi delle falde. Noi cerchiamo di nascondere all’altro sesso il nostro odore primitivo: l’odore tipico del corpo umano. Ci appare gradevole solo in rare occasioni: perché troppo sincero. Abbiamo ghiandole odorifere sotto le ascelle e attorno i genitali che ci spingono a non dare più importanza al nostro odore che costituisce una caratteristica autentica e personale. In primo luogo è perché abbiamo smesso di trovare piacere nell’annusare. A questo proposito, noi abbiamo perso la nostra innocenza “Edenica”. Ricorriamo alla chirurgia estetica per mentire alla vista la nostra vera età, ma l’odore della vecchiaia resta inconfondibile e indelebile.

Come stiamo apprendendo in questi giorni, non si possono trasmettere odori con la Tv, altrimenti credo proprio che il quadro politico del nostro Paese sarebbe diverso. Il popolo italiano ha più “naso” che giudizio razionale nel riconoscere gli indegni. Il nostro modo di vita e, soprattutto, la nostra alimentazione hanno influenzato negativamente da tempo la nostra sudorazione. Abbiamo, quindi, reagito alla maniera funzionale che ci caratterizza. Con deodoranti di diverso tipo. E così pensano di fare anche con le discariche tossiche e puzzolenti che hanno scatenato la rivolta di Terzigno. I medici di un tempo davano grande importanza agli odori al momento di formulare la diagnosi: annusavano l’intera persona. In tal modo il naso poteva individuare delle tracce e spesso indicare la strada diagnostica più corretta. Il fatto che oggi ci affidiamo soprattutto al senso della vista, di fatto ancorato alla superficie, dimostra quanto siamo diventati superficiali.

E, peggio ancora, abbiamo deciso di affidarci alla statistica, persino con le puzze. Hanno affermato che «la puzza non fa male», «nell’aria puzzolente non appare sviluppo di flora microbica», preferendo dosare la diossina nei cassonetti che bruciavano e non nei pompieri di Napoli che da decenni spengono circa 5.000 roghi tossici all’anno. E questo in assoluto e completo dispregio persino delle precise disposizioni di legge previste nel Dl 81/08 che impone nel caso di esposizione professionale prolungato (diossina nei roghi) l’obbligatorio dosaggio su matrici umane dei tossici oggetto della esposizione lavorativa. Hanno affermato, per non fare allarmismo, che non esistono evidenze scientifiche che la “puzza” faccia male. Hanno dosato la diossina ai cassonetti in fiamme e non nel sangue dei pompieri. Hanno osato pensare di prendere in giro una intera regione facendo gli esami di diossina a pool di dieci sieri messi insieme come neanche nelle pecore di Acerra è stato fatto.

Hanno osato affermare che quelle stesse pecore rimpinzate di diossina lo erano perché esposte alla combustione di motori a benzina. Hanno osato affermare che i policlorobifenili (Pcb) diossino simili riscontrati nelle falde della Cava Sari di Terzigno possono essere di origine vulcanica. Hanno osato asserire di tutto nascondendosi dietro il falso mito della evidenza scientifica della statistica, immemori che i computer hanno qualche decennio di vita, mentre i nostri sensi, a partire dall’olfatto, hanno milioni di anni di meravigliosa e sofisticata evoluzione. E hanno pure la faccia tosta di indignarsi perché il popolo non si fida delle loro parole, dei loro giuramenti, delle loro rassicurazioni. A “naso”, persino lontani mille miglia, a Bruxelles, l’Ue ha capito che puzzavano di imbroglio. E grazie a questi studi presentati all’Ue e citati dal ministro Fazio, lo scorso marzo 2010 siamo stati condannati dall’Europa per evidente danno alla salute del popolo italiano. Mamma mia, che puzza di marcio e di bruciato.

Antonio Marfella

Tossicologo, oncologo e membro dei Medici per l’ambiente (Isde)

20/11/2010

www.terranews.it

 
 
 

Un altro dei feriti era deceduto nei giorni scorsi. Un'altro assassinio nel mondo del lavoro sotto attacco padronale

Post n°4044 pubblicato il 21 Novembre 2010 da cile54

Morto l'operaio ustionato nell'azienda Eureco

E' deceduto ieri notte al Cto di Torino Arun Zeqiri, l'operaio di 44 anni rimasto ustionato sul 70% del corpo il 4 novembre scorso nell'incendio scoppiato nella azienda Eureco Srl di Paderno Dugnano, nella zona a nord di Milano, al confine con la provincia di Monza. L'azienda si occupa di servizi ambientali e smaltimento di rifiuti industriali e speciali: nell'esplosione sette persone sono rimaste ferite, di cui alcune in modo grave. L'operaio morto ieri notte era stato trasferito al centro ustionati del Cto di Torino a causa delle gravissime ustioni riportate. Un altro dei feriti, Sergio Scapolan, era deceduto nei giorni scorsi

 
 
 

La teologa Zarri ricordata dall'amica Lidia Menapace che con lei viaggiò nell'ex Urss

Post n°4043 pubblicato il 21 Novembre 2010 da cile54

Adriana, donna libera, emancipata, innamorata

Appena ci siamo conosciute abbiamo litigato, con acre dolcezza, perchè lei che era convinta di essere femminista, di sè diceva: «io sono un monaco!», «allora sei una donna emancipata, per la quale il modello è maschile, scommetto che se tu fossi laureata in medicina diresti che sei medico, se in legge avvocato», «nemmeno per sogno, sarei medica, avvocata, poeta ecc.: ma nel caso del monaco, è proprio la monaca ad essere una imitazione emancipatoria di vita imposta dal patriarcato religioso». Insomma aveva ragione lei, come convenni senza invidia, dato che non sono invidiosa; ma non per virtù, bensì per vizio: sono cioè troppo superba per essere invidiosa.

Sull'essere virtuosa non per virtù ma per vizio, si cementò una amicizia profonda, e cara, ammiccante, che si trovava ad avere reazioni molto simili davanti a diversi eventi. Ci siamo perse e ritrovate nella vita, io per vagabondaggio, lei per scelta di una solitudine da rispettare. Uno dei punti sui quali ci siamo sempre ritrovate è che la solitudine è una bellissima cosa, brutto e ingiusto è l'isolamento. Ammiravo moltissimo la sua libertà di comportamenti e di parola, senza nessuna unzione pia, niente occhi al cielo, niente superstizioni. Lei celava la sua intimità di fede con gelosia, con lo stesso amore geloso col quale ognuno difende la sua intimità, la sua privatezza. Perché assoluto e senza limiti era certo l'amore che aveva per il suo signore. Una volta, mentre si discuteva molto negli anni settanta di religione fede politica ecc., una persona dei cattolici critici mi chiese per una intervista se pregavo e come: risposi che mi sembrava una domanda molto indiscreta, come se mi avesse chiesto se mi piaceva far l'amore e come quando e con chi. Adriana disse che lo stesso era per lei.

Poiché niente le faceva schifo come il melenso modo di fare di beghine o preti e frati, ci trovavamo benissimo insieme anche dopo contese che facevano scintille, perché lei era donna capace di infuocate contese e di grandi e definitive riconciliazioni.

L'avventura più rara che passammo insieme fu quando facemmo parte - durante il Concilio - di una delegazione di donne cattoliche, la prima e per molto tempo l'unica, che fu invitata nell'Urss dal Pcus. Era stato tutto combinato da una compagna del Pci di Milano, che aveva concordato tutto, al punto che nel viaggio finimmo per incontrare solo e unicamente donne che dovevano dimostrarci il livello di emancipazione femminile appunto in Urss, livello che era in effetti notevolissimo. La delegazione era fatta da Adriana, da una sindacalista della Cisl di Piacenza e da me. Incontriamo la Vicesindaca di Mosca, poi una donna che dirige una facoltà di Chimica, agronome, pedagogiste ecc., persino i cattolici delle chiesa di san Luigi. Infine ci organizzano un incontro con le professoresse della Lomonossova, la grande Università di Mosca. Bene: all'università le professoresse sono tante, dicono mirabilia della loro libertà di ricerca, ecc. Un po' stupita chiedo se non abbiano almeno limiti di denaro nel proporre una ricerca e alla fine vien fuori che i limiti di denaro li impone il capo dipartimento che conosce il bilancio dell'università. Tutto chiaro. Adriana domanda se abbiano limiti ideologici, ad esempio verso le varie scuole di filosofia ecc. La sorprendente risposta è che loro nascono marxiste. Mi sembrava di essere in Italia dove tutti nascevano cattolici. Adriana e io ci sorridiamo complici. Sicché si cambia programma del viaggio e ci viene detto che l'indomani saremo ricevute dall'Accademia Sovietica, la massima autorità dottrinale in Urss. Adriana e io assolutamente non disposte ad essere torturate presso l'Inquisizione sovietica, cerchiamo quale argomento poco pericoloso proporre e poiché la vicenda Zdanov è chiusa e di biologia non ci intendiamo, diciamo che vogliamo parlare di estetica. Ma gli accademici non sono interessati e dichiarano che vogliono parlare di religione: ahimè ci tocca il martirio! Ci prepariamo a seguire il non eroico esempio di San Pietro. Ma non è affatto necessario: gli Accademici dichiarano di essere interessatissimi alla Summa di San Tommaso, che hanno appena letta nella traduzione in polacco. Perché sono stupitissimi di quanto sia razionale la posizione di Tommaso. Che infatti avendo studiato Aristotele attraverso le traduzioni arabe, porta la ragione fin dove secondo lui può arrivare, mentre la tradizione ortodossa, che i sovietici conoscono è molto più vaga, misticheggiante e supertiziosa. Sicché ci tocca dire che anche Tommaso si ferma davanti al mistero, come Dante, per non tornare in Italia avendo convertito al cattolicesimo gli Accademici di Mosca. Ci incuriosiva quanto sottofondo di cristianesimo sociologico ci fosse ancora sotto il Pcus.

Adriana si divertì molto e quando le comunicai tempo dopo che ero intenzionata a fare una dichiarazione di "scelta marxista" non ci trovò niente di scandaloso, mentre il Senato accademico della Cattolica di Milano dove avevo la cattedra, trovò l'appiglio per non rinnovarmi l'incarico, più sovietica dell'Accademia di Mosca.

Adriana resta una donna di straordinario respiro e di ricchissima sensualità, come si legge anche dalla sua commovente epigrafe qui accanto.

Lidia Menapace

20/11/2010

in memoria di me

«Non mi vestite di nero: è triste e funebre.

Non mi vestite di bianco: è superbo e retorico.

Vestitemi a fiori gialli e rossi e con ali di uccelli.

E tu, Signore, guarda le mie mani.

Forse c'è una corona.

Forse ci fanno messo una croce.

Hanno sbagliato.

In mano ho foglie verdi e sulla croce, la tua resurrezione.

E, sulla tomba, non mi mettete marmo freddo con sopra le solite bugie che consolano i vivi.

Lasciate solo terra che scriva, a primavera, un'epigrafe d'erba.

E dirà che ho vissuto, che attendo. E scriverà il mio nome e il tuo

uniti come due bocche di papaveri»

 
 
 
 

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Nel Paese della bugia la verità è una malattia

(Gianni Rodari)

 

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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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