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Messaggi del 27/11/2010

Addio al magistrato Zanchetta, il primo a Torino a occuparsi di violenze contro donne e bambini

Post n°4067 pubblicato il 27 Novembre 2010 da cile54
Foto di cile54

Ciao Pierluigi

E’ morto a Torino Pierluigi Zanchetta, caro amico e compagno d’impegno politico. E’ stato il primo magistrato a Torino che si occupò  attivamente di reati contro le donne e i bambini. Aveva 57 anni e da quasi venticinque era stato colpito da sclerosi multipla. Al lavoro, per l’ennesimo processo di violenza e abusi, anche il giorno prima del suo ricovero al’ospedale San Luigi per una gravissima crisi. Pierluigi ha resistito un mese, riprendendo coscienza per dare un’altro dolce sguardo ai suoi cari. La triste notizia mi ha raggiunto durante la chiusura in redazione dell'ultimo numero del 2010 di “LavoroeSalute” di cui lui è stato uno dei primi sottoscrittori.

Oggi al funerale, nel salone dell’Associazione Libera-Gruppo Abele, tanta gente della Torino democratica, tante compagne e compagni di lotta della sinistra degli anni 70 e 80, uomini e donne della magistratura democratica che con Pierluigi hanno condiviso anni d’impegno per una giustizia giusta.

Ciao Pierluigi

Franco Cilenti

 
 
 

Si voterà in primavera per il nuovo Sindaco e la borghesia reazionaria suona l'adunata per tutta la famiglia di destra

Post n°4066 pubblicato il 27 Novembre 2010 da cile54
Foto di cile54

A Milano Pdl e Lega finanziano gruppi di estrema destra

Nel maggio scorso, a seguito delle continue manifestazioni promosse dell'estrema destra a Milano, il quotidiano israeliano Haaretz pubblicò un lungo e preoccupato dossier sottolineando come nel Nord d'Italia «il fascismo» tornasse «di moda». Nell'indagine di Haaretz il fenomeno venne messo in relazione alla forte crescita della Lega nord. «Nel clima politico attuale - scrissero le due giornaliste autrici dell'inchiesta - i sostenitori della destra non si vergognano più di esprimere posizioni razziste», rilevando come il successo della Lega consentiva anche al neofascismo di tornare alla ribalta. In quegli stessi giorni anche il Corriere della Sera titolò Milano "capitale" dei naziskin.

In effetti, Milano, tra aprile e maggio, era stata teatro di diversi avvenimenti. Si era iniziato con una fiaccolata, il 29 aprile, per le vie di Città studi «in ricordo di Sergio Ramelli, Enrico Pedenovi e Carlo Borsani, caduti per mano dell'odio comunista». Più che un corteo, da Forza nuova a Azione giovani, sfilò una vera e propria parata stile Germania anni Trenta: file da cinque, tamburi a scandire il passo, decine di fiaccole e molte bandiere con la croce celtica. Circa ottocento i presenti. Il tutto tra saluti romani ritmati e camicie nere. Mai prima a Milano si era visto qualcosa di simile. La domenica successiva, il 2 maggio, si tennero, invece, prima un concerto nazirock in zona Porta Venezia con l'esibizione di Skoll, nome di battesimo Federico Goglio, un cantautore il cui nome d'arte, per sua stessa ammissione, si ispirerebbe a un «lupo feroce» della mitologia germanica, dedito «alla violenta cancellazione della vita sulla terra azzannando il pianeta e riempiendo l'universo di spruzzi di sangue» (il tutto con il patrocinio e il sostegno economico del consiglio di zona 3), quindi un torneo di calcetto al Lido, in memoria di Sergio Ramelli, con la partecipazione di squadre tipo Forza nuova, Azione giovani, Hammerskins, patrocinato dal Comune e sponsorizzato dalla Provincia.

Ma non era finita. Sabato 22 un corteo nazionale di Forza nuova «contro banche e finanza», con la presenza di una delegazione del partito di estrema destra ungherese Jobbik (estimatore delle Croci frecciate, collaborazioniste dei nazisti durante l'occupazione tedesca), fu vietato e trasformato in un comizio in piazza Aspromonte, mentre il 29 maggio successivo, circa 400 teste rasate, provenienti da Spagna, Francia, Germania, Svezia e Svizzera, si erano ritrovate a Cinisello Balsamo, sotto un tendone, per celebrare il ventesimo anniversario del circuito europeo degli Hammer. Da allora la situazione è andata ulteriormente peggiorando. In settembre ha aperto in viale Brianza, a poche centinaia di metri dalla stazione Centrale, una nuova sede degli Hammer, una sorta di "avamposto", così è stato definito, per «contrastare l'invasione di immigrati e zingari». Nei locali messi a disposizione dall'Aler, con tanto di vetrina sulla strada, la prima iniziativa, tenutasi il 3 novembre, ha riguardato una conferenza in onore di Lèon Degrelle, un tempo generale delle Waffen-SS, poi condannato come criminale di guerra. Tra i partecipanti anche Roberta Capotosti, consigliera provinciale del Pdl. Il 25 ottobre è invece emerso che per la mostra fotografica in ricordo della battaglia di El Alamein, allestita allo Spazio Oberdan, promossa dall'assessorato alla Cultura della Provincia in collaborazione con le associazioni d'Arma e con il patrocinio del Ministro della Difesa e dell'Esercito, gli spazi espositivi erano stati appaltati alla Ritter, una delle principali case editrici di riferimento della destra neonazista.

Per il 3 dicembre, sempre l'assessorato alla Cultura della provincia, guidato da Umberto Maerna (sorpreso da alcuni giornalisti nel 2007 mentre salutava romanamente davanti alle tombe dei repubblichini al Campo X del cimitero Maggiore), ha pensato bene di sostenere, con il proprio patrocinio, un convegno in ricordo dei 174 bambini del quartiere Gorla, periti il 20 ottobre 1944 in un bombardamento, sotto le macerie di una scuola. Nel convegno: nessuna menzione delle responsabilità del fascismo per l'entrata in guerra dell'Italia, un esplicito omaggio alla "grande tradizione" dell'Asso di bastoni e dei suoi "intrepidi aviatori", un reparto dell'aeronautica della Rsi (loro sì che potevano mitragliare e bombardare i bambini degli altri paesi), nel logo, infine, la riproduzione del manifesto della Rsi stampato dopo la tragedia, disegnato da Gino Boccasile, tenente delle SS italiane.

Ciò che sta accadendo è il prodotto di più fatti. Da un lato, dopo le elezioni politiche del 2008, con la sconfitta del cartello de La Destra con la Fiamma tricolore, si è assistito al rifluire nel partito di Berlusconi di molte realtà del neofascismo milanese: Area identitaria, proveniente da Cuore nero, Comunità in movimento di Lino Guaglianone, Destra per Milano di Jonghi Lavarini. Dall'altro, al radicalizzarsi stesso di Pdl e Lega.

A Milano il Popolo della libertà è in mano alla famiglia La Russa: Romano ne è il coordinatore provinciale, mentre il cognato, Marco Osnato (guarda caso dirigente Aler, a proposito di sedi date all'estrema destra), svolge le funzioni di vice coordinatore cittadino. Dietro di loro Fare occidente e Destrafuturo, le due correnti entro cui sono confluiti i militanti provenienti dall'estrema destra.

Attorno al Pdl, sponda Comunione e liberazione, ormai ruota anche gran parte della destra cattolica oscurantista, in primis Alleanza cattolica. La Lega, a sua volta, tramite la componente di Borghezio, svolge un ruolo di copertura e sostegno dei gruppi neofascisti. Casa Pound Milano, in attesa di una sistemazione migliore (sembrerebbe ci stia pensando l'assessore regionale alle politiche giovanili Massimo Buscemi), è ospitata nella sede dei Volontari verdi di via Bassano del Grappa, a tutti gli effetti ormai una sede fascista. Sarà proprio lì, infatti, che l'11 dicembre, si terrà il prossimo "raduno" dell'Associazione degli ex combattenti della X Flottiglia Mas, presente Mario Bordogna, uno dei più stretti collaboratori di Junio Valerio Borghese.

Nel capoluogo lombardo si voterà in primavera per il nuovo Sindaco. Intanto Letizia Moratti, il 21 novembre, ha fatto visita a un convegno de La Destra, suo prossimo alleato nella corsa alla riconferma, presenti Adriano Tilgher, condannato per ricostituzione del partito fascista, e Francesco Cappuccio, l'ex capo di Cuore nero, mentre Forza nuova in un suo comunicato nazionale ha annunciato che il 18 dicembre «si impossesserà per un giorno intero del centro cittadino» con l'apertura di una nuova sede in Corso Buenos Aires, messa loro a disposizione dal Comune. A Milano, è vero, il fascismo sta tornando di moda.

Saverio Ferrari

Osservatorio per la Democrazia

27/11/2010

leggi www.liberazione.it

 
 
 

Lettera di 112 pazienti del Dipartimento di salute mentale di Niguarda

Post n°4065 pubblicato il 27 Novembre 2010 da cile54
Foto di cile54

Siamo un gruppo di cittadini affetti da disturbi o disagi psichici e/o psicologici o coinvolti direttamente come familiari di persone con tali disturbi e/o sofferenze.

 

Molti di noi sono stati in cura anche per molti anni soprattutto con psicofarmaci aventi effetti collaterali assai sgradevoli, effetti che per qualcuno possono risultare addirittura insopportabili. Tale disagio in certi casi può condurre a rifiutare ostinatamente le cure farmacologiche o ad assumere la terapia irregolarmente.

Sappiamo inoltre che la sospensione o la scorretta somministrazione delle medicine può essere uno dei molti fattori responsabili della ricomparsa dei sintomi e dello sviluppo di un episodio acuto. In effetti nessuno di noi aveva ottenuto risultati positivi e pienamente soddisfacenti come esito dei trattamenti farmacologici isolati di cui sopra.

Tuttavia, ciascuno di noi era finalmente venuto a contatto, chi per essere stato ricoverato all’Ospedale di Niguarda Cà Granda di Milano magari un regime di TSO chi per altre motivazioni, con una dottoressa psichiatra che utilizza un metodo di cura un po’ diverso dal comune.

Si tratta della Dott.ssa Nicoletta Calchi, dirigente medico psichiatra presso il dipartimento di salute mentale dell’Ospedale di Niguarda Cà Granda di Milano, che si occupa della sofferenza psichica in piena ottemperanza alla Legge 180/1978 ed ai suoi principi ispiratori, con particolare ma non esclusivo riferimento alla responsabile riduzione delle terapie farmacologiche e del contenimento fisico ed all’instaurazione di rapporti umani con i malati, le persone sofferenti e i rispettivi familiari, nonché alla prevalente somministrazione di terapie psicoterapiche ai pazienti, nel pieno rispetto dei loro diritti umani e civili.

Lei stessa ha definito un programma terapeutico individuale per ogni paziente, basato sulla forte relazione di fiducia stabilitasi tra lei e i suoi pazienti, presupposto indispensabile per il buon esito della terapia, parlando con loro in modo da renderli consapevoli delle circostanze che portano alla scelta – se necessaria - di un determinato farmaco o trattamento farmacologico. Questo approccio ha portato in genere ad un uso più corretto del farmaco stesso e ad un minor numero di rifiuti da parte dei suoi pazienti. Oltre a questo, la dottoressa Calchi sostiene regolarmente dei colloqui con i pazienti e con i parenti essendo farmaci – sempre se necessari - solo una parte del progetto terapeutico.

Evidenziamo, a completamento di quanto sopra, come la Dott.ssa Calchi abbia sempre cercato di fare salvi gli interessi ed i legittimi diritti e le tutele dovute al paziente anche per quanto costituzionalmente garantito dagli articoli 2 (relativo ai diritti inviolabili degli uomini), 3 (relativo alla parità sociale di tutti i cittadini), 32 (relativo al diritto alla salute e alla cura sia garantito a tutti i cittadini e 37 (relativo alla parità dei diritti delle donne e degli uomini sul lavoro).

Dopo questa importante premessa, segnaliamo come dall’arrivo del nuovo Primario del Dipartimento di Salute Mentale Psichiatria 2 dell’Ospedale di Niguarda Cà Granda di Milano nel Giugno 2008, si siano iniziate a manifestare una serie di dinamiche conflittuali tra il Direttore del Dipartimento stesso e la dottoressa Nicoletta Calchi sino al punto da rendere tali dinamiche palesi, direttamente o indirettamente, ai pazienti ed ai famil iari, giunte sino al sovvertimento degli equilibri interpersonali terapeuta-paziente e degli ottimi risultati terapeutici ottenuti dalla dottoressa stessa sino a quel momento, con dirette conseguenze negative sui pazienti e sul loro stato di salute.

Dall’inizio del Luglio 2010, richiedendo o presentandoci ai consueti appuntamenti presso l’Ospedale abbiamo constatato l’improvvisa assenza della dottoressa Calchi ed abbiamo allora iniziato a chiedere informazioni alla Segreteria del Dipartimento di Salute Mentale venendo a conoscenza che la Dottoressa Calchi era in malattia.

In Agosto 2010 abbiamo altresì notato che la targhetta sulla porta dello studio della dottoressa Calchi indicante il suo nominativo era stata rimossa, e che, navigando sul sito Internet dell’Ospedale di Niguarda, il nome della dottoressa era stato cancellato tra quelli che compongono l’equipe di Psichiatria 2 ed inserito tra quelli che compongono l’equipe di Psichiatria 4.

Precisiamo come da informazioni pubblicamente disponibili sul sito internet dell’Ospedale Cà Granda di Milano Niguarda, che il Reparto di Psichiatria 4 svolge attività ambulatoriali prediligendo la psicoterapia breve e comunque a tempo limitato, e che tale Reparto, dunque, per finalità e per strutture, non consentirebbe nella realtà alla dottoressa Calchi di poter continuare a seguire la gran parte dei pazienti precedentemente in cura presso il Reparto di Psichiatria 2 (che prevede invece, tra le altre cose, un Polo Ospedaliero e prestazioni di servizi di psicoterapia di medio e lungo termine).

Prendendo allora direttamente contatto con la dottoressa Calchi per avere maggiori informazioni siamo stati informati che il primario aveva sistematicamente posto in essere nei mesi precedenti contro la dottoressa atti sistematici di mobbing, straining e bullying e di gravi episodi di molestie di ogni sorte a danno della sua persona quale professionista e quale donna.

La dottoressa Calchi, rifiutatasi di realizzare atti e procedure terapeutiche disposti dal primario e lesivi e demolitivi dei risultati ottenuti, ci ha informati di essere diventata oggetto di inaccettabili molestie a danno dell’integrità della persona connotanti ulteriori atti di violenza privata che esulano ictus oculi da qualsiasi contesto di servizio, fino ad arrivare ad un’azione disciplinare volta, di fatto, all’allontanamento della dottoressa Calchi dal Reparto di Psichiatria 2.

A seguito di ulteriori approfondimenti, abbiamo scoperto inoltre come alcuni pazienti abbiano segnalato il modus operandi applicato nel Reparto di Psichiatria 2 dove si è ricorso persino a brutali e inaccettabili atti di costrizione e di contenzione fisica in violazione dei diritti fondamentali dell’uomo e delle loro applicazioni nel contesto dell’unione europea, nonché in violazione dei diritti internazionali i cui principi sono stati recepiti anche dal governo italiano.

Tali pazienti, naturalmente, hanno già denunciato tali fatti presso le opportune sedi.

Segnaliamo infine come ad alcuni dei pazienti siano state somministrate unilateralmente e contro la loro volontà, e comunque senza la preventiva autorizzazione dei familiari, una serie di farmaci comportanti una variazione delle terapie sino a quel momento portate avanti con successo dalla dottoressa Calchi, che, come abbiamo già evidenziato, ha sempre posto a fondamento della propria professione il principio della condivisione delle sue scelte terapeutiche sia con i pazienti che con i familiari nei confronti dei quali ha sempre avuto comportamenti di assoluto rispetto e di continua dedizione.

A seguito di quanto sopra e riepilogando la situazione, segnaliamo quindi come dal Luglio 2010 si è verificata un’improvvisa interruzione delle terapie e delle visite ambulatoriali, anche verso pazienti privati, che ha comportato, in qualche caso, l’interruzione della somministrazione di farmaci ad alcuni pazienti che si sono visti negare le precedenti prescrizioni farmacologiche non volendo assumere i nuovi farmaci proposti.

Ancora oggi alle nostre richieste di chiarimento viene risposto che la dottoressa Calchi non è presente presso l’Ospedale di Niguarda per ragioni strettamente personali.

Alcuni di noi hanno anche scritto alla Direzione Generale dell’Ospedale Cà Granda di Niguarda ed alla Direzione del Dipartimento di Salute Mentale ricevendo nel Settembre 2010 risposte scritte evasive con cui ci è stato confermato che la dottoressa Calchi non è presente per ragioni personali e che appena rientrerà potrà riprendere in cura i suoi pazienti nella struttura a cui è stata assegnata (per cui, deduciamo da quanto sopra, presso il reparto di Psichiatria 4, non idoneo come già rilevato per gran parte dei pazienti), che a ciascuno dei pazienti è già stato proposto un medico “sostitutivo” ed in attesa che la dottoressa Calchi rientri in servizio (ipotesi, questa, che per quanto sopra illustrato non è nella sostanza percorribile in considerazione del rapporto di fiducia instauratosi tra i pazienti e la dottoressa Calchi e alle possibili ripercussioni anche fisiche sui pazienti a causa dei probabili cambi o rifiuti di terapia), e che è facoltà della Direzione dell’Ospedale assegnare i propri Dirigenti alle funzioni più indicate nel rispetto dell’efficacia del servizio offerto all’utenza.

Ci siamo rivolti per avere chiarimenti anche al Tribunale del Malato dell’Ospedale Niguarda Cà Granda, senza aver ricevuto ad oggi alcuna risposta.

Nel Frattempo la Dott.ssa Nicoletta Bellotti Calchi Novati è stata sospesa 20 giorni e continua a ricevere diffamazioni da parte dei colleghi che la definiscono delirante solo per avere tentato di portare alla luce la problematica della violenza psicologica e fisica in psichiatria II dell’A.O.Niguarda Cà Granda.

Contestualmente 112 pazienti si stanno costituendo parte civile contro l’Azienda Ospedaliera, una paziente della Dr. Calchi, oppressa da minacce da parte del Direttore del DSM e da parte del Primario dell’UOP in questione, ha tentato un suicidio e tutt’ora versa in condizioni gravi.

Quanto noi esprimiamo è sostenuto da prove concrete audio, video, cartaceo.. In particolare si ha prova certa che, soprattutto pazienti della Dr. Calchi, in degenza ospedaliera, sono sottoposti a trattamenti fisici (contenzioni oltre i 7 gg continuaivi), psicologici e farmacologici violenti con riduzione delle risorse esistenziali.

 

Alla luce di quanto sopra,

COMUNICHIAMO

Che sono in corso iniziative a sostegno della legge 180/78 (Basaglia) dato che, riteniamo, che essa non sia né rispettata né conosciuta dagli operatori psichiatrici, né applicata.

Siamo a conoscenza che la Dr. Calchi per prima ha applicato tale legge e per questa colpa è stata allontanata e mobbizzata.

Anche altri operatori sanitari, un medico ed un infermiere sono in attuale mobbing, altri operatori forzatamente sono stati costretti ad andarsene dall’Azienda per opera del Direttore del DSM.

Riteniamo utile che venga verificata l’applicazione della legge 180/78 in Niguarda.

 

Seguono le firme in fase di raccolta. (circa 500).

Per avere maggiori Informazioni:

Avv.to Federico DABIZZI

Via della Robbia, 23

50132 FIRENZE

Tel. 055.23.40.685

Fax 055. 22.69.195

e-mail: dabizzilex@ti.it

 
 
 
 

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Roma, 12 maggio 1977

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