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Messaggi del 29/11/2010

Il Comune affitta a un partito che si richiama esplicitamente al fascismo, Moratti viola la Costituzione e la storia

Post n°4073 pubblicato il 29 Novembre 2010 da cile54

A MILANO I FASCISTI TROVANO FACILE RIFUGIO CON L'IMMOBILIARE PDL-LEGA

 

L'annuncio è stato dato sul web, ma nel giro di poche ore si è diffuso in tutta la città: a Milano Forza nuova raddoppia grazie alla Giunta Moratti. Il 18 dicembre prossimo, al numero 19/20 di Corso Buenos Aires, il movimento neofascista inaugurerà la sua seconda sede meneghina in un immobile assegnato dal Comune. Mentre in tutta la città continuano gli sgomberi di alloggi popolari per far spazio alle speculazioni targate Expo, ai "fascisti del terzo millennio" è bastato definirsi "associazione culturale e sociale senza scopo di lucro" per partecipare e vincere l'asta promossa dalla Giunta. Per soli 19.250 euro, il movimento xenofobo e omofobo di estrema destra, nato nel '97 tra gli scissionisti della Fiamma Tricolore, si è aggiudicato una vetrina in pieno centro città. «Quella del Comune è stata una scelta consapevole», ha fatto notare Vladimiro Merlin, capogruppo per Rifondazione Comunista a Palazzo Marino, sottolineando «non è che si siano presentati sotto false denominazioni, il nome del partito è sempre stato in chiaro su tutti i documenti presentati per partecipare all'asta».

A dare l'annuncio sono gli stessi "camerati"- come senza pudore alcuno si definiscono sul loro sito - che il 24 novembre hanno pubblicato tutta la documentazione sul forum di area, Vivamafarka. In home page, a far bella mostra di sé c'è la scansione del documento del settore "Demanio e patrimonio del Comune", protocollato e con tanto di marca da bollo, con cui la Giunta Moratti ufficializza la «concessione di favore di Forza nuova dell'unità immobiliare di proprietà del Comune sita in Corso Buenos Aires 19/20 da destinare a ufficio (anche aperto al pubblico)». Un evento da festeggiare per i neofascisti milanesi, che dal web hanno già fatto partire una campagna a sostegno della nuova sede, che culminerà nell'inaugurazione, prevista per il 18 dicembre prossimo «dalle 15 fino a notte fonda». Si indigna l'Anpi locale, che con il proprio presidente Antonio Pizzinato ha sottolineato «se il Comune affitta a un partito che si richiama esplicitamente al fascismo, viola la Costituzione». Incredula Liliana Segre, sopravvissuta ai campi di concentramento di Auschwitz, che in una telefonata a Radio Popolare ha dichiarato che «i neonazisti avrebbero dovuto sparire dalla storia e invece si riciclano, tornando fuori puliti e lavati come quando la mafia lava i soldi e apre un'attività commerciale». Amaro anche il commento di Alessio Marconi, attivista del Dimitrov, uno degli storici circoli di Rifondazione nel capoluogo lombardo, da oltre un anno in lotta contro lo sfratto. «Siamo di fronte all'ennesima vergogna della Giunta Moratti. E' uno scandalo che il Comune continui a finanziare iniziative di estrema destra, fornendo loro anche le sedi, mentre abbandona l'edilizia pubblica e attacca gli spazi sociali come in via Solari 40», ha commentato. Situato nel primo quartiere operaio milanese, "l'Umanitaria", un grande caseggiato popolare abitato dagli operai che di giorno lavoravano nella vicina acciaieria, oggi dismessa per far sorgere il grande colosso dell'Art Design "Associazione Rosso Pomodoro", il Dimitrov era il punto di riferimento per oltre 500 lavoratori. La chiusura della fabbrica ha svuotato il circolo e il quartiere, che oggi è al centro degli appetiti degli speculatori. «Siamo nel cuore di Zona 6, a due passi dal quartiere Tortona. Qui gli appartamenti vengono venduti a 6mila euro al metro quadro, il Comune sta facendo di tutto per mandar via gli inquilini. Nel quartiere Umanitaria, da decenni non vengono più assegnati appartamenti, quelli rimasti vuoti vengono murati e ci si rifiuta di portare avanti i lavori basilari di riqualificazione. Abbiamo cercato di aprire la trattativa con il Comune, ma a quanto pare non godiamo dello stesso grado di attenzione che la Giunta concede ai neofascisti di Forza Nuova».

www.osservatoriorepressione.org

 
 
 

Il governo avvelena la dignità delle persone malate terminali, fedele agli ordini dei crociati contro una vita serena

Post n°4072 pubblicato il 29 Novembre 2010 da cile54

L’ultimo oltraggio a Eluana

Il governo torna a offendere la memoria di Eluana Englaro. Venerdì infatti il Consiglio dei ministri ha approvato l’istituzione per il 9 febbraio, data della morte di Eluana, della «giornata nazionale degli stati vegetativi». Due anni dopo la scomparsa della giovane, il prossimo 9 febbraio si terrà dunque la prima giornata dedicata ai malati e alla famiglie che, legittimamente, scelgono il percorso opposto rispetto a quello della famiglia Englaro. Ed è proprio nella scelta di quella data che si coglie lo spirito ideologico, e offensivo, del governo. Che già era entrato a gamba tesa nella vicenda con il decreto con cui palazzo Chigi cercò di fermare la decisione della magistratura, fermato solo dalla saggezza del Quirinale che negò la propria firma.

 

«Ora il ricordo di Eluana non sarà più una memoria che divide ma un momento di condivisione per un obiettivo che ci unisce tutti», ha spiegato il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, che ha definito Eluana «una ragazza affetta da disabilità grave la cui vita è stata interrotta per decisione della magistratura». «La giornata sarà un’occasione preziosa in più per ricordare a tutti noi quanto è degna l’esistenza di tutti coloro che vivono in stato vegetativo e non hanno voce per raccontare il loro attaccamento alla vita». Nel ragionamento della Roccella, che proprio ieri ha incontrato il Papa durante una veglia per la vita a San Pietro (e ha fatto sapere che il Pontefice l’ha «incoraggiata» ad «andare avanti nell’azione politica di difesa della vita sui temi della bioetica») spicca dunque il senso di ritorsione contro la scelta della famiglia Englaro. E persino di rivincita contro la decisione di Fazio e Saviano di non ospitare le associazioni pro-life. «La giornata potrà rappresentare una finestra di visibilità per queste persone e le famiglie che le accudiscono - dice Roccella- troppo spesso coscientemente accantonate dai media, come ha dimostrato la vicenda della trasmissione “Vieni via con me”».

 

La decisione del governo ha provocato l’indignazione della Consulta di bioetica. «È l’ultima offesa del governo alla memoria di Eluana, nel tentativo di acquisire il sostegno della Chiesa cattolica», dice il presidente Maurizio Mori. «Si usa l’anniversario per espropriare il messaggio lasciato da Eluana, affermando che il 9 febbraio deve essere una giornata capace di unire tutti sull’unico obiettivo di difesa a oltranza della vita, diametralmente opposto a quello voluto da Eluana». Ancora più netto il senatore Pd Ignazio Marino: «Il sottosegretario Roccella non ha la delicatezza neppure di rispettare il dolore di una famiglia in un’anniversario così importante. La strumentalizzazione che viene fatta dimostra la mancanza di sensibilità e rigore istituzionale da parte di persone che, ci auguriamo, dal 15 dicembre torneranno a fare altri mestieri».

 

In Rai intanto è partita la gara a invitare esponenti pro-life, vinta naturalmente da Porta a Porta, che questa settimana dedicherà una puntata speciale alle famiglie di malati in stato vegetativo. Stamattina sarà sul tema anche «A sua immagine» su Raiuno, ospite il direttore di Avvenire, e nel pomeriggio pure Domenica In parlerà dell’argomento. Intanto l’Anci replica ai ministri Maroni, Sacconi e Fazio, che in una circolare avevano definito illegittimi i registri con i biotestamenti realizzati da circa 70 Comuni: «Quei registri sono legittimi e rispondono a una diffusa domanda sociale».

28/11/2010

fonte: l'unità

 

 

 
 
 

Si continua con la favola del lupo cattivo (le mafie) e di Cappuccetto Rosso (il nord prospero e onesto). I due stanno assieme!

Post n°4071 pubblicato il 29 Novembre 2010 da cile54
Foto di cile54

Federalismo mafioso

Perché è così difficile ammettere l’organicità strutturale del fenomeno mafioso nel sistema Italia? Perché nel Nord si parla di infiltrazioni criminali e non di presenze stabili, come anche l’ultima relazione della Dia rileva?

Perché  è così difficile ammettere l’organicità strutturale del fenomeno mafioso nel sistema Italia? Perché nel Nord si parla di infiltrazioni criminali e non di presenze stabili, come anche l’ultima relazione della Dia rileva? La lettura delle 466 pagine è un colpo da ko anche per chi è di stomaco forte: si documenta il furto di vite e di risorse che le mafie realizzano nel meridione, ma se ne certifica l’inarrestabile ascesa al nord. Così è fatta piazza pulita delle dichiarazioni rituali di quanti, oscillando tra complotto e negazione, leggono il fenomeno mafioso come frutto dell’arretratezza economica, figlio di un sud del Paese che ormai non c’è più.

 

Le mafie sono presenti da almeno quattro decenni al nord, dove si costruisce l’eccellenza d’impresa, dove si manovrano le finanze e i capitali, dove si produce la maggior parte del PIL. Gli ingenti proventi dei sequestri di persona (la Lombardia è stata la prima regione con 159 casi su 672 ma tutto il nord è stato colpito) e dal traffico di stupefacenti hanno fatto da volano alla crescita criminale. L’attivazione del meccanismo di riciclaggio dei capitali sporchi non è stata realizzata da un manipolo agguerrito di criminali in trasferta, portatori di una cultura dell’illegalità che ha ammorbato territori sani e immuni.

 

No, al contrario, il lento contagio delle mafie si è avvalso del contributo fattivo di lombardi, piemontesi, veneti, liguri, toscani, emiliani che hanno visto nel denaro e nel potere delle cosche il mezzo per arrivare prima, per sedere nei luoghi del comando, fossero scranni di un ente locale o poltrone di una banca o di un consiglio d’amministrazione. Un nome per tutti, Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano che finì “suicidato” a Londra. Chi occupa oggi il posto di Calvi sulla piazza milanese?

 

Per rispondere alle domande iniziali, va detto che si continua a preferire la favola del lupo cattivo (le mafie) e di Cappuccetto Rosso (il nord prospero e onesto), perché, in caso contrario, si dovrebbe ammettere la propria responsabilità in questa quotidiana opera di rimozione del problema. Il mondo dell’associazionismo antimafia in questa nuova fase non deve chiamarsi fuori. Un conto è sostenere le cooperative del sud che lavorano sui terreni confiscati, con le cene della legalità e la vendita dei prodotti realizzati in Sicilia, Campania, Calabria, Puglia.

 

Un conto è, invece, monitorare il proprio territorio, scoprire i focolai d’infezione, denunciare e informare su quello che le mafie fanno a Milano, Pavia, Monza, Torino, Genova, Bologna, Parma, Modena, solo per citare le ultime grane del rosario mafioso. Con questo non vogliamo dire che le cooperative di Libera Terra e le altre esperienze di lavoro e legalità grazie all’utilizzo sociale dei beni sottratti alle cosche non debbano essere più sostenute, anzi al contrario vanno incoraggiate e supportate allo stremo. Solo è tempo che al nord, il fronte antimafia si configuri come vera e propria trincea nel contrasto alle cosche e si organizzi per reggere la sfida prima di essere spazzata via.

 

È tempo cioè che, nelle attività impostate sul doveroso binomio “memoria - impegno”, gli sforzi maggiori si concentrino sul secondo termine, sapendo che il miglior modo di ricordare le vittime e aiutare chi lavora al sud è combattere le mafie al nord, attrezzandosi in termini di analisi e di risposte. Le 150.000 presenze di Milano lo scorso 20 marzo per la giornata nazionale di Libera sono un segnale importante in questa direzione. Ormai la linea della palma ci ha superato, è tempo di prenderne atto.

 

Lorenzo Frigerio

(libera informazione)

27/11/2010

www.terranews.it

 
 
 
 

L'informazione dipendente, dai fatti

Nel Paese della bugia la verità è una malattia

(Gianni Rodari)

 

SI IUS SOLI

 

 

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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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