Blog
Un blog creato da cile54 il 09/01/2007

RACCONTI & OPINIONI

Pagine di Lavoro, Salute, Politica, Cultura, Relazioni sociali - a cura di franco cilenti

 
 

www.lavoroesalute.org

Chi è interessato a scrivere e distribuire la rivìsta nel suo posto di lavoro, o pubblicare una propria edizione territoriale di Lavoro e Salute, sriva a info@lavoroesalute.org

Distribuito gratuitamente da 37 anni. A cura di operatori e operatrici della sanità. Finanziato dai promotori con il contributo dei lettori.

Tutti i numeri in pdf

www.lavoroesalute.org

 

LA RIVISTA NAZIONALE

www.medicinademocratica.org

MEDICINA DEMOCRATICA

movimento di lotta per la salute

 TUTTO IL CONGRESSO SU

www.medicinademocratica.org

 

AREA PERSONALE

 
Citazioni nei Blog Amici: 180
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Ottobre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
  1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30 31      
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

MAPPA LETTORI

 

ULTIME VISITE AL BLOG

bisou_fatalcile54Afroditemagicacielostellepianetinomadi50industriametallisbaglisignoramonellaccio19cardiavincenzocassetta2m12ps12maremontyAlfe0Sassar0liiltuocognatino2
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

Messaggi del 17/06/2012

 
 

Sicurezza lavoro. Un meritato riconoscimento, il più grande perché viene dai lavoratori, al nostro amico e compagno Marco

Post n°6527 pubblicato il 17 Giugno 2012 da cile54

Lotta contro gli omici sul lavoro. Un riconoscimento a Marco Bazzoni dai macchinisti delle FS

 

Non se l'aspettava proprio Marco Bazzoni, Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza , quando si è visto arrivare una pergamena che porta la firma dei macchinisti delle ferrovie dello Stato. Un gesto simbolico di riconoscimento per il lavoro che Marco ha sempre fatto e continua a fare denunciando le ingiustizie sul posto di lavoro. 

 

Ecco il testo integrale

 

"Un semplice operaio e un grande uomo, con il suo infaticabile lavoro di informazione, segnalazione e denuncia ha contribuito più di moltissimi professionisti al miglioramento delle condizioni di sicurezza del lavoro in Italia. Da solo, ha messo sotto accusa l'inadeguatezza delle leggi italiane sulla sicurezza del lavoro di fronte all'Europa. Considerato il terrore di tutte le redazioni giornalistiche è però l'angelo protettore di vedove ed orfani del lavoro ai quali dedica gran parte della sua esistenza."

I macchinisti FS

 

16/6/2012

www.dazebaonews.it

 
 
 

Repressione e torture a Genova 2001. Dieci, nessuno, trecentomila. Appello alla società civille e al mondo della cultura

Post n°6526 pubblicato il 17 Giugno 2012 da cile54

GENOVA NON È FINITA

 

DIECI, NESSUNO, TRECENTOMILA... APPELLO ALLA SOCIETÀ CIVILE E AL MONDO DELLA CULTURA.

La gestione dell'ordine pubblico nei giorni del G8 genovese del luglio del 2001, rappresenta una ferita ancora oggi aperta nella storia recente della repubblica italiana.

  

Dieci anni dopo l'omicidio di Carlo Giuliani, la "macelleria messicana" avvenuta nella scuola Diaz, le torture nella caserma di Bolzaneto e dalle violenze e dai pestaggi nelle strade genovesi, non solo non sono stati individuati i responsabili, ma chi gestì l'ordine pubblico a Genova ha condotto una brillante carriera, come Gianni De Gennaro, da poco nominato Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.

 

Mentre lo Stato assolve se stesso da quella che Amnesty International ha definito "la più grande sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale",  il prossimo 13 luglio dieci persone rischiano di diventare i capri espiatori e vedersi confermare, in Cassazione, una condanna a cento anni di carcere complessivi, in nome di un reato, "devastazione e saccheggio", che rappresenta uno dei tanti detriti giuridici, figli del codice penale fascista, il cosiddetto Codice Rocco.

 

Un reato concepito nel chiaro intento, tutto politico, di perseguire chi si opponeva al regime fascista. Oggi viene utilizzato ipotizzando una "compartecipazione psichica", anche quando non sussiste associazione vera e propria tra le persone imputate. In  questo modo si lascia alla completa discrezionalità politica degli inquirenti e dei giudici il compito di decidere se applicarlo o meno.

 

E' inaccettabile che, a ottant'anni di distanza, questa aberrazione giuridica rimanga nel nostro ordinamento e venga usata per condannare eventi di piazza così importanti, che hanno coinvolto centinaia di migliaia di persone, come le mobilitazioni contro il G8 a Genova nel 2001.

 

Non possiamo permettere che dopo dieci anni Genova finisca così, per questo facciamo appello al mondo della cultura, dello spettacolo, ai cittadini e alla società civile a far sentire la propria voce firmando questo appello che chiede l'annullamento della condanna per devastazione e saccheggio per tutti gli imputati e le imputate.

Per una battaglia che riguarda la libertà di tutte e tutti.

 

                 Assemblea di supporto ai e alle 10 di Genova 2001

 

                 Per firmare l’appello inviare a INFO@10X100.IT

 

PER FIRMARE L'APPELLO CLICCA QUA

Tutte le firme saranno pubblicate sul sito www.10x100.it

 
 
 

Ogni anno, solo in Italia, quasi 1 milione di animali sono sottoposti a esperimenti crudeli, per la scienza? no, è tortura

Post n°6525 pubblicato il 17 Giugno 2012 da cile54

Green Hill, in diecimila al corteo di Roma contro la vivisezione

 

'Stop olocausto animale' e 'Noi non ci stiamo: basta vivisezione' sono alcuni degli slogan scanditi oggi pomeriggio a Roma da almeno diecimila persone che hanno sfilato in corteo. L’iniziativa è stata organizzata da 'Occupy greenhill' e dal 'Coordinamento antispecista

del Lazio' per chiedere la chiusura dell'allevamento di Greenhill e della fine dell'utilizzo dei cani a scopo di vivisezione.

 

"Green Hill è un lager in cui sono rinchiusi 2.700 cani, animali, identificabili solo da un numero, che nascono per morire e sono condannati a soffrire - spiegano gli animalisti - Ogni anno inoltre, solo in Italia, quasi 1 milione di animali sono sottoposti a esperimenti crudeli, che non forniscono neppure dati utili alla salute umana. Le alternative già esistono e in molti casi hanno completamente sostituito l'utilizzo degli animali. Il diritto alla vita non è solo un privilegio di alcuni, bensì di tutti gli esseri viventi", concludono gli animalisti. Quasi trenta i pullman in arrivo nella capitale da diverse città italiane. Tra queste Brescia, Milano, Bologna, Firenze, Venezia, Genova, Viterbo, Pisa, Torino, Napoli e Bari.

 

 “La voce che si leva da questa piazza è unanime – dice Alex Caporale della Aio -: chiudere l’azienda Green Hill, la quale produce animali da per la vendita ai laboratori che praticano la vivisezione, siano essi centri di ricerca, centri farmacologici, ecc. Su di loro vengono provati ogni sorta di prodotto, vengono letteralmente trucidati e massacrati. Da noi non può che levarsi un no alla sperimentazione animale, invitando a riflettere sulla promozione di metodiche che non facciano uso di esseri viventi, anche perché la stessa ‘scienza ufficiale’ si sta sempre più indirizzando verso pratiche non violente. Non vogliamo entrare nei moralismi, ma la vivisezione è assolutamente un qualcosa di immorale, incivile. Qualsiasi paese democratico non dovrebbe tollerare questi fatti. Bisognerebbe destinare i fondi a forme di sperimentazione non lesive; applicare la legge 413 del ’93, ad esempio, che garantisce agli studenti universitari  un percorso formativo per una ricerca che non faccia uso di animali”.

 

In questi giorni nella XIV Commissione al Senato si stanno decidendo le sorti di questo allevamento, tramite l`inserimento del divieto di allevamento di cani, gatti e primati su tutto il territorio nazionale per vivisezione. Tale legge è osteggiata dalla lobby farmaceutica che sta cercando in ogni modo di bloccarla, e permettere a Green Hill di continuare ad esistere.

 

Fabrizio Salvatori

16/06/2012 www.controlacrisi.org

 
 
 

Le scoperte scientifiche non sono affatto neutrali, c’è sempre un pre-uso ideologico e economico ad uso e consumo dei poteri

Post n°6524 pubblicato il 17 Giugno 2012 da cile54

La scienza che verrà

 

In un articolo pubblicato su un quotidiano Umberto Veronesi annuncia ai lettori che l’uomo che verrà sarà più buono grazie alla nanoscienza. Il giornale parla cautamente di «ottimismo tipico dello scienziato». L’articolo è per diversi aspetti equilibrato. Nondimeno ci sono punti importanti che restano in ombra. Veronesi definisce la nanoscienza, «che ci permette di ricostruire il nostro mondo nella dimensione del nanometro, un milionesimo di millimetro», come nuova frontiera del progresso scientifico. Alcuni esempi che fa sono interessanti: «Circuiti nanometrici fotovoltaici mischiati alle vernici delle case»; «microspie diffuse negli ambienti con uno spray» (questo sembra un po’ inquietante); «respirociti, microorganuli iniettabili nel sangue, che assorbono enormi quantità di ossigeno, tanto che con un’iniezione di respirociti potremo correre per tre ore senza respirare».

Per Veronesi «l’impatto sociale della nanoscienza sarà enorme: intellettuale, educativo, artistico, sentimentale, passionale, politico». Pur riconoscendo in parte la problematicità della questione alla fine conclude che «la società nanoscientifica sarà una società migliore». Nel suo intervento Veronesi risolve in modo piuttosto sbrigativo un’importante questione etica. È discutibile la sua affermazione che quando c’è una possibilità di ricerca o di sperimentazione che pone problemi etici è meglio inseguirla, tanto qualcuno prima o poi la realizzerà. Al suo uso etico ci si pensa dopo. La posizione di Veronesi è questa: spostiamo la questione sull’uso della scoperta compiuta evitando di censurare un passo dell’evoluzione scientifica. Sembra ragionevole e, tuttavia, non è così semplice. Le scoperte scientifiche se sono neutrali nel discorso che le realizza non sono affatto neutrali nelle motivazioni che spostano la ricerca da un campo a un altro, che decidono i finanziamenti, che privilegiano un tema piuttosto che un altro.

C’è un pre-uso ideologico e economico del discorso scientifico che orienta il suo sviluppo. L’orgoglio e la passione conoscitiva che motivano il lavoro degli scienziati spesso impedisce a molti di loro di riconoscere il reale condizionamento, esterno al loro metodo, che spesso subiscono. Inoltre, per quanto gli scienziati amino essere intellettualmente indipendenti, un eccesso nel narcisismo indispensabile per la loro ricerca può produrre in loro sentimenti onnipotenti e condurli alla sovrapposizione tra il loro lavoro e la loro idea del mondo e quindi all’uso ideologico di questo lavoro.

La lacerazione interiore di alcuni dei padri della bomba atomica (una possibilità che qualcuno ha realizzato) mostra come non sia automatico che le realizzazioni scientifiche rendano la società migliore neppure per i realizzatori stessi. Il progresso scientifico deve essere al servizio dell’uomo non può pretendere di guidarlo, deve migliorare le sue condizioni di vita non predeterminarle. Secoli o millenni di scoperte straordinarie non hanno cambiato la natura delle nostre passioni o dei nostri sentimenti, basterebbe leggere i tragici greci, Dante e Shakespeare. Il nostro mondo interno non è tecnologico. La tecnologia deve facilitare l’espressione dei nostri desideri non può imporre loro i suoi modelli. Il mondo che verrà sarà più bello se la ricerca scientifica sarà meno condizionata dagli interessi particolari e dalle ideologie a cui a volte gli scienziati cedono.

Sarantis Thanopulos

16/06/2012 www.ilmanifesto.it

 
 
 

L'inchiesta. In Calabria l'esempio lampante di cosa significa affidare i beni comuni, come l'acqua, ai privati.

Post n°6523 pubblicato il 17 Giugno 2012 da cile54

La Calabria in cattive acque

 

 

Ancora una volta la Calabria è teatro di esasperazioni e conflitti. Perché profitto e bene comune sono due concetti che fanno a pugni. Ecco un esempio lampante di cosa succede se il privato gestisce i servizi pubblici.

La gestione privata dei servizi idrici. Quattro imprenditori calabresi accedono a una cassaforte, prendono le buste contenenti le offerte per le gare d’appalto, le controllano e le sostituiscono con una migliore, la loro. Poi richiudono la busta e la rimettono in cassaforte. Il tutto con l’“aiutino” di qualche funzionario pubblico. Dove è successo? In Calabria. Come? Semplicemente rimuovendo dalle buste la ceralacca. “Ceralacca”, appunto, è il nome dell’inchiesta condotta dalla Guardia di finanza di Reggio Calabria che, il 9 marzo scorso, ha eseguito nove ordinanze di custodia cautelare in carcere e sequestrato beni per 8 milioni di euro. Gli arrestati sono: quattro imprenditori, un funzionario della Provincia di Reggio, un usciere e tre funzionari della Sorical, la società a capitale misto - 53,50 per cento delle azioni alla Regione Calabria e 46,50 a Acque di Calabria spa (del Gruppo Siba-Veolia environment) - che con mandato trentennale gestisce le risorse idriche calabresi. Ecco uno spaccato di “mala gestione” dei servizi pubblici. E non sono solo le gare ad essere sporche, ma anche le acque. Un’altra operazione giunge in quel di Calabria: “Acqua sporca”. L’indagine della procura di Vibo Valentia inizia tre anni fa dopo numerose segnalazioni dei cittadini su colore, sapore e odore dell’acqua potabile che dall’invaso artificiale dell’Alaco (territorio comunale di Brognaturo), finisce nella rete idrica pubblica. E il 15 maggio scorso la procura di Vibo dispone il sequestro preventivo dell’impianto dell’Alaco e di 57 apparati idrici. Sequestro convalidato dal Gip (giudice per le indagini preliminari) il 29 maggio. La diga in questione serviva decine di paesi dal vibonese al catanzarese, entrando nelle case e nei rubinetti di circa 400mila persone. Pesanti le ipotesi di reato: avvelenamento colposo di acqua e frode in pubbliche forniture in concorso con alcuni dirigenti della Sorical, per un totale di 26 avvisi di garanzia.

 

I conti non tornano. Da tempo il Coordinamento calabrese Acqua pubblica “Bruno Arcuri” solleva la questione delle partecipate. Già da quando, lo scorso dicembre, la Corte dei Conti aveva rilevato alcune anomalie sulle tariffe applicate dal gestore ai Comuni calabresi: un unicum nazionale, con conseguente menomazione dei diritti e degli interessi dei cittadini. La normativa nazionale, per situazioni come quella calabrese dove non è ancora entrato in vigore il cosiddetto metodo “normalizzato” (la formula che gli enti locali usano per determinare la tariffa tenendo conto anche degli investimenti effettuati), prevede che la tariffa idrica sia fissata «dal legislatore statale». Il compito spetta in particolare al Cipe (il comitato interministeriale per la Programmazione economica della presidenza del Consiglio dei ministri). Concetto ribadito anche dalla Corte Costituzionale: le Regioni non possono decidere sugli adeguamenti tariffari del settore idrico. In Calabria invece gli adeguamenti sono stati decisi proprio con delibere regionali, perciò in maniera illegittima. La partecipata vende acqua a 385 comuni, di cui ben 300 morosi. Secondo i conti del Coordinamento le amministrazioni comunali calabresi hanno sborsato in più, al 31 dicembre 2008, circa 30 milioni di euro. A Sorical spettava anche l’attuazione di un piano di investimenti: progettazione e realizzazione di opere necessarie sul territorio. Cento milioni di euro da investire, nei primi cinque anni. Ma le opere sono rimaste tutte sulla carta. Da parte sua, Veolia dichiara la chiusura in rosso del bilancio 2011: chiude qualche rubinetto e fa sapere che intende lasciare la regione per rifocalizzarsi sui “mercati forti”, tra cui di certo non viene contemplata la Calabria. Veolia lascia, dunque, ma prima chiede i danni.

 

La reazione. La parte calabrese del Forum nazionale dei movimenti per l’acqua pubblica, intanto, prosegue. Presentando una diffida alla Regione in cui chiede di «adottare in tempi brevi un testo unico regionale sull’acqua che recepisca l’esito referendario». Non solo, come da principio costituzionale, si chiede che vengano riattribuite le competenze indebitamente sottratte ai Comuni. In Calabria lo scorso anno oltre 800mila calabresi hanno votato il referendum chiedendo la gestione pubblica, partecipata e democratica dell’acqua bene comune. E 800mila calabresi sono la maggioranza assoluta della regione, consensi che superano anche quelli del super presidente Scopelliti.

 

E gli enti pubblici? In un mare di guai, è proprio il caso di dire. Tra gli avvisi di garanzia relativi alla vicenda dell’Alaco, spicca quello a Sergio Abramo: neosindaco di Catanzaro (nonostante il marasma elettorale del capoluogo calabrese), nonché presidente di Sorical. Abramo ha dichiarato la sua assoluta e totale estraneità ai fatti oggetto dell’indagine: «Il presidente della Sorical non ha alcuna responsabilità gestionale e tale circostanza sarà presto chiarita al magistrato, al quale ho già chiesto, tramite il mio legale, di essere al più presto sentito», si difende il sindaco. Contemporaneamente il governatore Giuseppe Scopelliti, nel corso di una conferenza stampa, conferma il prossimo abbandono di Veolia e difende la scelta della Sorical di tagliare l’acqua ai Comuni morosi. E, soprattutto, riconferma la ferma volontà di mantenere una gestione privata, annunciando un bando per la scelta di un nuovo socio privato, a cui addirittura adesso si potrà anche affidare la maggioranza assoluta delle quote societarie. La gestione privata, del resto, funziona talmente bene.

Tiziana Barillà

15/06/2012 www.controlacrisi.org/ombrerosse/

 
 
 
 
 
 

L'informazione dipendente, dai fatti

Nel Paese della bugia la verità è una malattia

(Gianni Rodari)

 

SI IUS SOLI

 

 

www.controlacrisi.org

notizie, conflitti, lotte......in tempo reale

--------------------------

www.osservatoriorepressione.info

 

 

G8 GENOVA 2011/ UN LIBRO ILLUSTRATO, MAURO BIANI

Diaz. La vignetta è nel mio libro “Chi semina racconta, sussidiario di resistenza sociale“.

Più di 240 pagine e 250 vignette e illustrazioni/storie per raccontare (dal 2005 al 2012) com’è che siamo finiti così.

> andate in fondo alla pagina linkata e acquistatelo on line.

 

Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

omicidio di Stato

DARE CORPO ALLE ICONE

 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963