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Messaggi del 15/06/2012

 
 

La politica e il sindacato fanno gli spettatori di fronte alla fine del Servizio sanitario nazionale. Complici o inutili?

Post n°6516 pubblicato il 15 Giugno 2012 da cile54

Sanità: per 6 italiani su 10 costa il 18% in più in un anno

 

 

Per il 58% degli italiani la spesa per la sanità (visite mediche, dentista, analisi e accertamenti diagnostici) è aumentata del 18% in un anno. Un aumento dovuto soprattutto ai ticket: per i farmaci (per il 65% dei cittadini),

le visite mediche specialistiche (64%), analisi e radiografie (63%). È quanto emerge dalla ricerca del Censis contenuta nel Rapporto 2012 'Il Sistema Sanitario in controluce' della Fondazione Farmafactoring.

La ricerca rivela che nelle regioni con piano di rientro sono di più i cittadini che pensano che la sanità regionale peggiorerà nei prossimi cinque anni (il 37,6% rispetto al 29,5% nelle altre regioni), che hanno fatto ricorso alla sanità privata (il 39% contro il 37%), che hanno sostenuto aumenti della spesa di tasca propria per la sanità (il 61,8% contro il 54,9%) e che hanno subito un incremento medio maggiore della spesa privata per famiglia (+20% contro il +16%). In queste regioni i cittadini che non si farebbero curare in nessun caso fuori dalla propria regione sono 'appena' il 29%, rispetto al 46% rilevato altrove.

 

E ancora, le manovre di finanza pubblica in sanità sono giudicate inefficaci e ingiuste: concepite per rendere sostenibile la spesa sanitaria pubblica, hanno prodotto diseguaglianze. Per il 77% degli italiani si poteva tagliare altrove. Il 71% pensa che le manovre accentueranno le differenze di copertura sanitaria tra le diverse regioni e tra i ceti sociali, aumentando le disparità nella tutela della salute. Il 66% ritiene che non riporteranno la spesa sotto controllo. Per il 62% in questo modo si tagliano i servizi e si riduce la qualità. Il 51% è convinto che negli ultimi due anni la copertura pubblica si sia già ridotta, perché sono aumentate le prestazioni che vanno pagate, il 44% ritiene che la copertura sia rimasta inalterata e solo il 5% che si è ampliata.

 

Infine, è concreto il rischio di fuga dalla sanità delle regioni con piano di riento. Tanto che 10 milioni di italiani residenti in queste regioni sono pronti a rivolgersi altrove nella Penisola o addirittura ad andare all'estero per curarsi. Un pericolo reale per le aree del Paese più tartassate dalle manovre: il 18% dei cittadini di queste regioni si è già rivolto a un medico, a una struttura o a un servizio sanitario di un'altra regione, o si è recato all’estero per curarsi, rispetto al 10,3% rilevato nelle altre regioni.

 

Sull'aumento dei ticket è intervenuta ieri anche Carla Cantone, segretario generale dello Spi-Cgil: “I ticket impoveriscono ulteriormente gli anziani e i pensionati di questo paese e rappresentano a tutti gli effetti una vera e propria tassa sulla salute. Così – ha continuato Cantone – non si salva la sanità pubblica ma si finisce solo per favorire lo sviluppo di quella privata, alimentando le già forti disuguaglianze sociali perché vi accede solo chi è ricco e chi può permetterselo".

 

“L’aumento della spesa sanitaria – ha concluso il Segretario generale dello Spi-Cgil – porta ad un costante peggioramento delle condizioni di vita ed economiche delle famiglie e degli anziani, ritardando di conseguenza la ripresa dalla crisi e frenando ulteriormente i consumi, anche dei beni di primi necessità”.

 

14/06/2012

Fonte: rassegna.it

 
 
 

Viene il sospetto che questa sia una società fantasma, in cui esiste solo un Call Center e null’altro. Che fare?

Post n°6515 pubblicato il 15 Giugno 2012 da cile54

L’Italia si è rotta....ma è stata mai sana?

 

Un caso emblematico. Nel mese di gennaio mia moglie stipula un contratto contro gl infortuni presso la BNP con la consociata Cardif. Tornata a casa ci accorgiamo di aver fatto una stupidata e prontamente la funzionaria, allertata, ci rassicura dicendoci che "basta fare una raccomandata di recesso". Cosa che facciamo prontamente e altrettanto prontamente ci risponde la Cardif a noi per conoscenza e all’Agenzia di BNP di provvedere ad inserire il recesso tramite procedura via telematica. Tutto tranquillo, tutto ok , ci dice la funzionaria. Questo nel mese di Gennaio. A Marzo ci vengono addebitate le prime tre rate dell’assicurazione. E qui inizia il calvario, anzi la messa in scena di un romanzo kafkiano. La funzionaria di banca e la direttrice di Agenzia ci dicono che loro ormai non possono fare altro tutto quello loro consentito lo hanno fatto, anche perché la procedura dal computer non gli permette di fare null’altro. E le settimanali telefonate alla Cardif da parte della funzionaria si risolvono tutte con un " Sarete contattati da un nostro funzionario" Altrettanto il numero verde , e le operatrici del Call Center della Cardif mi rispondono che saremo contattati da un funzionario. Intanto passano i mesi e puntuali arrivano gli addebiti in Banca. Provvediamo ad inviare via fax una richiesta di contestazione con richiesta di recesso/revoca e una raccomandata direttamente al servizio Customer Satisfaction di BNP, e a continuare un giorno si ed uno no a telefonare al Call Center e a chiedere appuntamenti con la funzionaria della Banca. Alle raccomandate e al fax non riceviamo riscontro, alle telefonate e ai colloqui riceviamo sempre le stesse risposte "Non possiamo fare nulla, sarete contattati da un funzionario" Intanto gli addebiti continuano a arrivare.

 

Mi viene il sospetto che questa sia una società fantasma. Una di quelle società di cui esiste solo un Call Center e null’altro. Non sapendo che altro fare, vado al più vicino comando dei Carabinieri per un esposto/denuncia. L’appuntato mi dice , con aria paterna. Si possiamo fare, ma non avrete nessun risultato. Non abbiamo carta per le fotocopie, non abbiamo benzina per le pattuglie e questo esposto finirà tra gli altri atti. Non abbiamo personale. Allora mi rivolgo ad una mia amica, avvocato affermato. "Sai quanto durano le cause civili? Se non ti fossi amica ti direi procediamo, ma dovrai poi pagare il mio onorario, le spese legali, carta da bollo, ecc ecc. Alla Cardif causa in più causa in meno non fa differenza ed intanto passa l’anno di durata del contratto. Tu avrai pagato il tutto e in più le spese legali. Ti conviene? No, non mi conviene. Ma non mi rassegno e continuo con le telefonate settimanali, gli incontri con la funzionaria ( siamo diventati amici e ci scambiamo anche le informazioni famigliari, - lei ha due bambini piccoli). Gli addebiti continuano ad arrivare. Oggi una altra chicca. Al Call Center la mia pratica risulta chiusa , non si sa con quale esito. Ma non è finita. La Cardif ha il numero del mio telefono fisso, due numeri di cellulari, due indirizzi di posta elettronica, uno di posta certificata, l’indirizzo del mio blog, quello di Facebook e di Twitter. E come mi hanno comunicato la chiusura della contestazione? Via posta ordinaria. Posta che naturalmente , risulta dispersa , in quanto dopo 20 giorni non ho ricevuto nulla. E non posso più nemmeno più rivolgermi al Call Center in quanto non risulta più la mia pratica! Con la funzionaria parliamo dei prodigi dei suoi bambini. Ed io sono sempre più incazzato.....e impotente.

 

Zag(c)

14/6/2012 www.bellaciao.org

 
 
 

Una delle centinaia di migliaia di storie drammatiche sulle quali pesa il complice menefreghismo del sindacato e del Parlamento

Post n°6514 pubblicato il 15 Giugno 2012 da cile54

Esodati, storia di Damiano: 2 anni senza reddito

 

Damiano ha cominciato a lavorare nel giugno del 1977. Aveva 19 anni quando è entrato nello stabilimento Fiat di Termini Imerese e ora, a 54 anni e con quasi 35 di contributi versati, rischia di finire nel limbo degli esodati e circa due anni senza reddito in attesa di raggiungere i nuovi requisiti per la pensione. Operaio fin da giovanissimo, oggi Daminao è padre di due figlie e moglie casalinga.

''Fino a che lo stabilimento lavorava (la Fiat ha chiuso i cancelli definitivamente lo scorso dicembre) - spiega - riuscivo ad arrivare con turni e straordinari anche a 1.500 euro al mese. Ho lavorato quasi 35 anni e sono a un quinto livello. Adesso che sono in cassa integrazione straordinaria arrivo a 1.200 euro e già ora stiamo tagliando tutto il superfluo. Non abbiamo più il motorino, così non pago l'assicurazione. Mia moglie non lavora, ma qui quasi tutte le famiglie sono monoreddito, le mie figlie vanno a scuola''.

La casa in  cui vive è di proprietà, acquistata in tempo: ''E' una fortuna non pagare l'affitto perché sono riuscito a comprare casa tempo fa. Adesso non potrei piu' farlo''.

Ma qual è la sua situazione  attuale?  ''Avrei dovuto andare in pensione a inizio 2018 (a 60 anni di etaà e quasi 41 di contributi) dopo i due anni di cassa integrazione e i 4 di mobilità. Invece dovrò aspettare il 2020 (dal 2017 sono previsti 42 anni e 10 mesi di contributi

per accedere alla pensione indipendentemente dal requisito anagrafico). E per due anni - sottolinea - mi dovro' pagare i contributi da solo, senza reddito. Come dovrei fare? E' chiaro che non staremo con le mani in mano, non ci possiamo stare. Dobbiamo avere risposte al più presto''.

 

Isabella Borghese

14/6/2012 www.controlacrisi.org

 
 
 
 

L'informazione dipendente, dai fatti

Nel Paese della bugia la verità è una malattia

(Gianni Rodari)

 

SI IUS SOLI

 

 

www.controlacrisi.org

notizie, conflitti, lotte......in tempo reale

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www.osservatoriorepressione.info

 

 

G8 GENOVA 2011/ UN LIBRO ILLUSTRATO, MAURO BIANI

Diaz. La vignetta è nel mio libro “Chi semina racconta, sussidiario di resistenza sociale“.

Più di 240 pagine e 250 vignette e illustrazioni/storie per raccontare (dal 2005 al 2012) com’è che siamo finiti così.

> andate in fondo alla pagina linkata e acquistatelo on line.

 

Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

omicidio di Stato

DARE CORPO ALLE ICONE

 
 
 
 

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