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Messaggi del 05/09/2012

 
 

Ogni italiano perde, causa dell’inquinamento dell’aria, 9 mesi di vita. Uno studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità

Post n°6893 pubblicato il 05 Settembre 2012 da cile54

Dio Mercato, dacci oggi i nostri morti quotidiani

200.000 morti potrebbero essere evitate in Italia, perchè si verificano a causa di comportamenti e stili di vita errati, vedi fumo, alcol, cattiva alimentazione, sedentarietà e scarsa prevenzione dell'ipertensione e del tumori. Inoltre, ogni italiano perde, a causa dell’inquinamento dell’aria, 9 mesi di vita e ogni giorno muoiono, in media, 106 persone. ( L’inquinamento atmosferico legato alla mobilità causa ogni anno la morte di decine di migliaia di persone in Europa. Il “particolato fine”, il materiale minutissimo sospeso nell’aria che respiriamo, prodotto dalle emissioni dei veicoli a motore e dagli impianti di riscaldamento, accorcia in media la vita di ogni persona nell’Unione di 8,6 mesi - e i valori salgono per l’Italia: 9 mesi di vita -. Questo è quanto emerge da uno studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha analizzato i livelli delle polveri sottili, le cosiddette Pm 10, abbastanza piccole da infiltrarsi nelle alte vie respiratorie e polmoni trascinando metalli pesanti e altre sostanze tossiche e cancerogene facendo aumentare il tasso di mortalità legato ai disturbi cardiovascolari e respiratori.)

Cause di mortalità e disabilità che rientrano quasi nella normalità quotidiana del nostro sistema sociale. Lo stesso non si può affermare delle morti sul lavoro. Questa strage di qualche migliaio di lavoratori all’anno, diminuiti di poco in questi ultimi due anni “per merito” dei licenziamenti, ha assunto caratteri strutturali nel nostro sistema socio-economico ed una predestinata inevitabilità assunta dalla politica come atto dovuto, quindi insindacabile.

Quando parliamo di infortuni e morti sul lavoro non dobbiamo mai dimenticare quelle che possiamo definire come “morti postecipate” e ci riferiamo alle malattie professionali, nel privato e nel pubblico (compresa la sanità), che ammontano ad altre migliaia di vittime che difficilmente vengono individuate nel tempo come “causa di lavoro” e per questo anche poco riconosciute in termini di risarcimento; ad esempio, il caso dell’Eternit è un’eccezione!

franco cilenti

04/09/2012

 
 
 

Il governo si è "scordato" di trasformare in decreto il pagamento dell'Imu da parte della Chiesa sui beni commerciali

Post n°6892 pubblicato il 05 Settembre 2012 da cile54

Sparita la nuova Imu per la Chiesa

 Va in scena la grande beffa dell’Imu dovuta dalla Chiesa. Mentre milioni di italiani si preparano a versare la seconda e la terza rata della nuova Ici che porterà quest’anno nelle casse dello stato una ventina di miliardi, è letteralmente sparito dai radar parlamentari il regolamento con cui il governo avrebbe dovuto finalmente mettere nero su bianco le nuove modalità di pagamento dell’imposta sugli immobili per enti religiosi, fondazioni, partiti e in alcuni casi anche sindacati.

Eppure a fine febbraio scorso, dopo molte polemiche nella maggioranza dell’esecutivo Monti, sembrava risolta l’annosa questione dell’esenzione Ici per mense, parrocchie e affini. «La Chiesa pagherà finalmente l’Imu», dichiaravano trionfanti i giornali. In effetti, la Commissione Industria del Senato aveva approvato un emendamento al decreto Cresci-Italia che eliminava l’esenzione dell’Imposta municipale unica alla Chiesa Cattolica e a tutti gli enti commerciali, tra i quali associazioni, fondazioni e partiti, prospettando nuovi introiti annuali per le casse erariali tra 100 milioni e 2 miliardi.

Fonte: Milano Finanza

 
 
 

Tre delegati del sindacato Usb hanno denunciato il capo del personale per aver ottenuto un prestito fuori quota

Post n°6891 pubblicato il 05 Settembre 2012 da cile54

Inps, denunciano un prestito sospetto: licenziati

E pensare che non erano neanche andati a cercare la ribalta dei media. Che su una storia così "succulenta" non si sarebbero fatta attendere. Invece la "delicatezza" dell'Unione dei sindacati di base non è stata apprezzata dall'Istituto nazionale di previdenza (Inps) e ora tre delegati - Luigi Romagnoli, Vincenzo Campolo e Libero Ponticelli - rischiano addirittura il licenziamento in tronco. Tutto per aver denunciato all'amministrazione quello che ha l'aspetto di essere un abuso.

Il 12 giugno i tre sindacalisti inviano una lettera ai vertici dell'amministrazione dell'Inps e agli organi di controllo, in cui denunciano di aver raccolto voci secondo cui il capo del personale, Ciro Toma, aveva ottenuto un prestito dall'Istituto pari a circa 155 mila euro, "fuori quota" rispetto a quanto previsto per i dirigenti che possono ottenere prestiti non superiori ai 91 mila euro. Ora, non era soltanto il "fuori quota" a stridere nella vicenda. C'era, per così dire, anche un "conflitto di interessi": infatti chi firma le determine per i prestiti è proprio Ciro Toma. Quindi quel prestito portava la sua firma. Ma non solo: era stato concesso, denunciava l'Usb, fuori dalla contingenza trimestrale prevista, adducendo motivazioni di grave urgenza. Insomma, una storia scabrosa. Qualcuno ha controllato? Chiedevano i sindacalisti nella loro lettera. Nessuna risposta.

Quella dei prestiti è un'agevolazione prevista dall'Istituto di previdenza per tutto il personale. I prestiti sono concessi a un tasso di interesse del 2%, quindi ultracompetitivi anche in questo periodo di altissimi spread. Per i dipendenti sono in media di 35 mila euro, e i motivi di "grave urgenza" vengono valutati con molta attenzione. Ovvio che il sindacato volesse fare luce sul mega prestito auto-autorizzato da Toma.

Tanto più che Ciro Toma, visto il ruolo che ricopre, "naturalmente" non è il personaggio più amato dal sindacato. Anzi, la contrapposizone tra Usb e Toma è incandescente. Il sindacato lo accusa, per esempio, di aver sollecitato i dirigenti delle varie aree a inviare lettere di richiamo a quei lavoratori che - qualche tempo fa - avevano inviato mail di solidarietà all'Usb, quando occupò la stanza del direttore generale nell'ambito della vertenza sul cosiddetto "mansionismo", cioè il fatto che i dipendenti dei più bassi livelli vengono mandati a svolgere funzioni di livelli più alti. Si tratta di una vertenza piuttosto "pesante" all'interno dell'Inps, e quelle lettere di richiamo sono state prese come un vero e proprio insulto dai sindacalisti. Toma, poi, è lo stesso che da qualche tempo ha cominciato a negare le sale della direzione generale alle riunioni nazionali dell'Usb adducendo "motivi di sicurezza". Insomma, tra i due "contendenti" non corre buon sangue.

Ma se questo è il contesto, nulla toglie al fatto: Toma ha firmato per sé una determina superiore di 60 mila euro rispeto al regolamento, e oltretutto fuori dalla normale contingenza. E' vero o no?

A luglio l'Usb esce con un comunicato sindacale abbastanza "forte" nei toni: "Sei un bulletto da quattro soldi, capace di fare il gradasso soltanto perché lavori in una pubblica amministrazione che commette angherie e soprusi verso i livelli bassi e protegge in modo omertoso i livelli apicali della burocrazia. In una pubblica amministrazione trasparente e realmente efficiente ti avrebbero preso a calci in culo e buttato fuori, dopo che è emerso che hai firmato una determina per liquidarti un prestito di 150 mila euro, modificando appositamente il Regolamento interno. Dovresti vergognarti e sparire. Invece dobbiamo ancora sopportare la tua supponenza mentre ci parli di meritocrazia e di legittimità".

Di certo, l'Usb non lo manda a dire. Come si vede, i toni sono durissimi. Tanto quanto le vertenze dentro l'Istituto, su cui il sindacato di base ha cominciato a tirare fuori storie molto interessanti ormai da più di un anno, a partire dalla vicenda del presidente Antonio Mastrapasqua, detto l'uomo dalle 25 poltrone, e diventato l'emblema del cumulo degli incarichi nelle pubbliche amministrazioni. Dopo il comunicato "di fuoco" arriva una lettera del direttore generale Nori, in cui invita il sindacato a usare toni meno aggressivi. Il sindacato, nella sua rappresentanza nazionale, risponde dicendo che chi difende l'istituzione è proprio il sindacato che non la vuole "svendere" - insomma, normale "botta e risposta".

Ma ecco che l'Inps non lascia perdere e alza la posta: contro i tre sindacalisti arriva un procedimento disciplinare con proposta di licenziamento senza preavviso. Per la prima volta - notano al sindacato - controfirmato proprio da Ciro Toma, che così pare voler sottolineare il suo diretto interessamento al caso.

"In realtà non ci vogliono licenziare per i toni del comunicato, che sono inseriti in una battaglia sindacale molto dura che si sta svolgendo all'interno dell'Istituto. Ci vogliono licenziare perché la nostra è una battaglia politica per non svendere l'Inps, cosa che invece sta accadendo", dice uno dei "passibili di licenziamento", Luigi Romagnoli.

Il provvedimento viene discusso il 12 settembre. Per quel giorno l'Usb nazionale ha indetto una manifestazione davanti alla sede nazionale dell'Inps.

Cinzia Gubbini

4/8/2012 www.globalist.it

 
 
 

Lettera di Alberto, compagno arrestato per il G8 di Genova, in carcere a Perugia dopo la sentenza del 13 luglio 2012

Post n°6890 pubblicato il 05 Settembre 2012 da cile54

Lettera dal carcere

Ciao,

Malgrado gli 11 anni trascorsi è ancora ben chiaro nella mia mente il ricordo che ci portò in quelle giornate a Genova, eravamo felici e pieni di speranze, eravamo più di 300.000 mila, tutte e tutti con la voglia di contestare i potenti, tutti e tutte con la voglia di costruire un mondo diverso (nel nome di un così detto movimento dei movimenti). Poi purtroppo qualcosa è andato storto, se così vogliamo dire, ed è successo quello che è successo: le violenze, i massacri e la morte (omicidio di Stato) di uno di noi, il nostro caro Carlo. Mi ricordo anche molto bene l’ipocrisia di chi giù in quei giorni cominciava a cavalcare l’onda dividenti i buoni da cattivi.

Il dopo Genova fu poi caratterizzato da quell’accanimento, da quella caccia alle streghe da parte della magistratura nei confronti di 25 tra compagni e compagne con l’accusa assurda del reato di devastazione e saccheggio.

A seguire poi il buio più completo, fino a quel 2008 quando la Corte d’Appello portò da 25 a 10 i compagni e le compagne accusate per quell’abominevole reato e, ricordo ancora bene quello che si percepiva dalla dichiarazione (in rete) rilasciata da Casarini dopo la sentenza, i “suoi 15″, i manifestanti modello e per questo giustamente assolti (alla faccia della solidarietà militante!).

Gli altri 10 invece cani sciolti, brutti, zozzi e cattivi e, così giustizia fu fatta. 10 per lo più anarchici, i subbugliatori du 300.000 persone e, non lo dico per vittimismo, forse sarà una coincidenza o forse un dato di fatto, chissà…?

Poi di nuovo calarono le tenebre e tutto andò al dimenticatoio sino alla sentenza finale del 13 luglio del 2012 quando la Cassazione confermò per noi 10 la condanna per il reato di devastazione e saccheggio (con pene dai 7 ai 15 anni di reclusione).

Ed ora, momentaneamente dietro alle sbarre siamo in 2 io e Marina, quella sorella che ho sempre desiderato avere e che non ho mai avuto la possibilità di conoscere.

Ma che sia ben chiaro, io no vivo di rancore perché ho ben chiaro chi è il mio nemico e, colgo l’occasione per ringraziare dal profondo del mio cuore chi comunque in questi anni c’è stato sempre vicino, come chi si è prodigato in questo ultimo periodo con le poche forze rimaste ad aprire e portare avanti la campagna 10×100.

Ma, adesso la cosa più raccapricciante è che con questa sentenza si è venuto a creare un precedente confermato dalla Corte di Cassazione e da ora in poi (e mi auguro che non sarà così) chi oserà ribellarsi, chi oserà difendere la propria dignità e chi scenderà nelle piazze per lottare dovrà convivere con l’idea di questo alone repressivo nascosto dietro l’angolo e pronto a colpire in qualsiasi momento.

Malgrado la prigionia, io cerco di resistere e tenere duro grazie anche alla vostra solidarietà che mi state dimostrando in questi giorni e che non mi fa sentire solo. Non sarà sicuramente questo sequestro legalizzato a frenare la mia voglia di far “saltare” questo ingranaggio del potere e costruire insieme un mondo diverso.

Un forte abbraccio a tutti e tutte e, con Renato sempre nel cuore.

In ogni caso, nessun rimorso.

Alberto

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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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