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Problemi di coppia:penultimi capitoli

Post n°12 pubblicato il 17 Dicembre 2012 da orianaalekos
 

Aspetto i vostri commenti ragazzuoli

Problemi di coppia.

 

15°capitolo.

 

Marcus rientrò in casa che Faith si era appena risvegliata. Si sedette accanto a lei, la baciò dolcemente e le disse: "Amore, si é fatto tardi, io devo tornare a casa ma tu, se vuoi, puoi rimanere qui. Tornerò a trovarti presto e ti porterò tutto quello che ti serve." Faith sorrise e rispose: "Amore, devo tornare al lavoro ma se tu dici che posso stare qui accetto la tua proposta e, la notte, tornerò a dormire qui." Marcus la strinse, la baciò sui capelli e disse: "Puoi tornare a dormire qui quando vuoi ma, ti prego, stai lontana dall'autogrill di quel bastardo di Cleshi, ok?" Faith annuì. Marcus le accarezzò la schiena e le chiese: "Vuoi che ti accompagno al lavoro, tesoro mio?" Faith sorrise e disse: "Dovrei tornare a casa per affrontare mio marito, poi dovrei recuperare la macchina e portarla dal carrozziere e poi dovrei andare al lavoro te la senti davvero di accompagnarmi?" Marcus annuì e rispose: "La macchina te la recupero io tesoro, non ti preoccupare, tu é meglio che non torni da quelle parti. A casa ed al lavoro ti ci accompagno volentieri. "Faith sorrise e disse: "Ok allora fammi vestire ed andiamo va bene?" Marcus annuì, sorrise e la baciò appassionatamente sulle labbra.

 

Problemi di coppia.

 

16°capitolo.

 

Lasciarono quella casa che era pomeriggio inoltrato. Mentre guidavano Marcus notò che Faith era silenziosa e pensierosa. Le accarezzò una mano e le chiese: "Tutto bene, amore?" Faith sospirò e rispose: "Stavo pensando una cosa ma non so se posso chiedertelo perché, forse, ti da fastidio parlarne e non é mio diritto impicciarmi della tua vita." Marcus strinse la mano di Faith nella sua e chiese: "Vuoi chiedermi come mai conosco Tomash Cleshi vero amore?" Faith annuì e disse: "Si tesoro. Scusami se ti presso su questa storia." Marcus sorrise e disse: "E' tuo pieno diritto sapere dopo quello che ti é successo, tesoro mio e, se lo vuoi davvero, ti racconterò tutto." Marcus sospirò e, mentre guidava, cominciò a raccontare: "Risale tutto alla mia infanzia. Mio padre e mia madre si sono conosciuti in Italia, a Portofino, durante una vacanza con i rispettivi parenti. Mia madre aveva sedici anni e si trovava lì con la madre, una stilista croata di 42 anni e con le due sorelle più grandi, una studentessa di 18 anni ed una fotografa di 22 anni. Suo padre era morto a causa di un tumore al pancreas due anni prima. Mio padre era lì con i suoi zii, un fabbro di 50 anni ed una professoressa di lettere di 46 anni che lo avevano cresciuto. Mia madre mi ha sempre raccontato che, quell'anno, ci fu un'estate davvero meravigliosa. Lei indossava un costume intero nero con delle perline cucite sulle bretelline e lui portava un paio di boxer neri ed una maglietta bianca aderente. Erano entrambi bellissimi. Per tutto il giorno non fecero altro che guardarsi. A quel tempo, ovviamente, non era come oggi che è tutto più facile, prima era tutto un gioco di sguardi ed i corteggiamenti erano molto più lunghi. Dopo alcuni giorni, mio padre iniziò a corteggiare mia madre, a comprarle dei fiori (i preferiti di mia madre, le rose bianche) a scriverle bigliettini teneri e, piano piano, mia madre si lasciò conquistare. Un giorno, il postino, portò a mia madre un mazzo di sedici rose bianche ed una busta, Dentro c'era un pacchetto con una catenina d'oro bianco ed una fedina d'oro giallo ed una lettera d'amore meravigliosa. Quel giorno, era il 24 agosto del 1968, i miei si fidanzarono. Si sposarono dieci anni dopo, in comune perché mio padre era ateo. Andarono in viaggio di nozze a Venezia. Da quel giorno sono sempre stati uniti. Io sono nato il 12 settembre del 1980. La nostra vita scorreva felice fino a … a quel giorno." Marcus sospirò e Faith gli accarezzò la nuca per fargli capire che gli era vicino. Marcus deglutì e continuò: "Avevo diciotto anni e, con mio padre e mia madre, vivevo a New York. Un giorno, eravamo in viaggio e ci eravamo fermati nell'autogrill di Tomash Cleshi. Mio padre amava tanto il gioco delle carte e Tomash Cleshi l'ha sfidato ad una partita a ramino e, barando nel peggiore dei modi lo ha sconfitto. Mio padre, come un ingenuo, aveva messo in gioco tremila dollari e li perse tutti. Mio padre, però, aveva anche uno sguardo molto acuto e si era reso conto che Cleshi aveva barato. Iniziarono a litigare e Cleshi, vistosi smascherato, si infuriò, tirò fuori un coltello e lo piantò nel cuore di mio padre. Mia madre ed io riuscimmo a scappare. Dopo una settimana venimmo a conoscenza del fatto che Cleshi era stato arrestato perché, un passante, aveva visto e sentito tutto e lo aveva denunciato. Purtroppo, si è fatto solo due anni di carcere. Se fosse stato per me lo avrei condannato alla pena di morte. Ecco, questa é la mia storia." Marcus accostò, fermò la macchina e scoppiò in lacrime. Faith lo strinse a sé, lo baciò sul collo e, i due ragazzi, rimasero stretti per lunghi minuti.

 

Problemi di coppia.

 

17°capitolo.

 

Marcus fu il primo a scuotersi da quella tristezza che li aveva colti entrambi. "Scusa, tesoro" disse baciando le mani di Faith "non dovevo intristirti così." Faith gli accarezzò i capelli e rispose: "Non ti preoccupare, cucciolo mio, a me fa piacere ascoltarti. "Marcus sorrise e chiese: "Andiamo, tesoro?" Faith annuì, Marcus accese il motore e ripartirono.

Mentre Faith e Marcus erano in macchina, Shaila, a casa, era preoccupatissima. Provò a telefonare ma il telefonino di Marcus era staccato. "Dove si sarà cacciato!!" Pensò innervosita. "Dopo la telefonata di ieri notte non si é più fatto sentire. Sono preoccupata." In quel momento suonò il campanello. Shaila andò ad aprire. "Tutto bene, figlia mia?" La voce e la figura di suo padre che si stagliava di fronte a lei la scosse dalla sua preoccupazione. Shaila non voleva che suo padre si preoccupasse più di quanto lo era già lei perciò cercando di mascherare ciò che sentiva rispose: "Tutto bene papà." Il signor Russell Mitchell, però, non era nato ieri e capì subito che c'era qualcosa che non andava. "Figlia mia, non mentirmi" disse stringendo a sé la figlia "lo sento che c'é qualcosa che non va. Sai che con me puoi sfogarti." Shaila fece entrare in casa il padre e, senza dire nulla, andò in cucina ed iniziò a preparare un thé. Il padre le andò dietro e le chiese ancora: "Allora Shaila? Cosa é successo?" Shaila, indispettita dalla preoccupazione, spense il fuoco, si voltò verso il padre e sbottò: "Niente, papà, non é successo proprio niente, sono solo stanca. Una gravidanza é faticosa, papà. Non stressarmi, per favore!!" Il padre la prese per le spalle e disse: "Figlia mia, io ti conosco ed anche bene perciò non cercare di prendermi in giro!! Tu rispondi così aggressivamente solo quando sei seriamente preoccupata per qualcosa. Cosa é successo? Il bambino sta bene? Il medico ti ha detto qualcosa di brutto? Oppure la colpa é di quel … quel …" e il signor Mitchell strinse i pugni per non associare il nome di Marcus ad un insulto pesante. Faith sorrise debolmente e disse: "Papà, davvero, non ti preoccupare. Il bambino sta bene e, tra due mesi, finalmente lo stringerò tra le mie braccia e scoprirò se é maschio o femmina. Per quanto riguarda Marcus, l'ho sentito ieri sera e, tra poco, sarà a casa. Ieri sera é dovuto uscire per recuperare un suo amico che si era sentito male. L'ha portato a casa, si é fermato da lui per accudirlo nel caso si fosse sentito male e, tra poco, sarà qui." Il signor Mitchell si sedette sul divano e disse: "Bene, allora lo aspetteremo insieme. Voglio proprio vedere se, questa storia, é vera. "Faith si sedette accanto al padre e, stringendo le mani del proprio genitore tra le sue, mormorò: "Papà, te lo dico con il cuore, i problemi che ho con mio marito non sono affare tuo. Ti prego, papà. Hai già parlato con Marcus, di più non puoi fare. La tua irruenza ed il tuo disprezzo per mio marito porterebbero solo ulteriori guai e altra tensione. Io ti voglio bene, lo sai, ma non voglio che Marcus ti trovi qui quando torna. Vedrai che, io e mio marito, risolveremo i nostri problemi insieme così tutto tornerà come prima e saremo di nuovo felici." Il signor Mitchell abbracciò la figlia e disse: "Scusami, figlia mia, scusa davvero ma tu sai che, se io mi arrabbio con Marcus, lo faccio perché sei mia figlia e ti voglio un bene infinito." Poi, prendendo il viso della figlia tra le mani, il signor Mitchell, le disse: "Ti prego, figlia mia, ti supplico, almeno tu non darmi preoccupazioni. Io ho solo te e tua sorella Shiba a questo mondo. Lo sai bene che, da quando tua madre se ne é andata di casa, io ho cercato di tirarvi su meglio che ho potuto. Vi amo entrambe, siete tutta la mia vita e non voglio che soffriate. Tua sorella mi ha sempre dato tanti problemi mentre tu, Shaila, sei sempre stata il mio orgoglio. Ti prego, tu e Marcus cercate di risolvere i vostri problemi. E' vero, non mi piace quel ragazzo, non mi é mai piaciuto e lo disprezzo perché, per me, é un nullafacente fallito ma, per amore tuo, che lo ami e, per puro amore, lo hai sposato, ho provato ad accettarlo. Non datemi dispiaceri!! Fatemi vivere gli ultimi anni della mia vita tranquillo. Ho 58 anni ma me ne sento trenta di più. Mi sento vecchio, Shaila, sono vecchio e, per questi anni che mi rimangono, la sola cosa che desidero é che voi siate felici. Mi prometti che, tu e Marcus, cercherete di fare di tutto per salvare il vostro matrimonio? Me lo giuri, figlia mia adorata?" Shaila baciò il padre sulla fronte, si strinse a lui e mormorò: "Te lo giuro, papà!!" Il signor Mitchell baciò la figlia sui capelli e sorrise.

 

Problemi di coppia.

 

18°capitolo.

 

Marcus lasciò Faith a casa che era tardo pomeriggio. I due ragazzi si baciarono, Marcus risalì in macchina e partì. Mentre la strada scorreva si ritrovò a canticchiare un motivetto che non cantava da anni e che aveva canticchiato solo due volte, dieci anni prima, per un motivo che non ricordava. Una cosa però la sapeva: era nervoso. Aveva intenzione di andare da Tomash Cleshi e farla pagare a quel bastardo per tutto quello che aveva fatto ai suoi genitori ed alla sua amante ma ora che l'autogrill si stagliava in lontananza, non era più tanto sicuro di quello che voleva fare. "Non é possibile che io abbia paura di quell'infame!!" Si disse battendo una mano sul volante. Eppure era così: una paura fisica e mentale si era impadronita di lui senza che Marcus potesse controllarla. "Non voglio tornare indietro proprio ora che sono qui." Si disse. Entrò nell'area di parcheggio dell'autogrill e, da lontano, vide la macchina di Faith accartocciata a causa dell'incidente. Chiamò il carro attrezzi e mandò la macchina dal suo carrozziere di fiducia, poi fece un profondo respiro ed andò a bussare alla porta dell'autogrill. Tomash Ceshi venne ad aprire dopo pochi minuti e, i due uomini, si fissarono a lungo. "Chi sei? Cosa vuoi?" Chiese ad un tratto Cleshi interrompendo il pesante silenzio che si era creato. "Dovresti ricordarti di me, Cleshi!!" Rispose Marcus "hai ammazzato mio padre, anni fa." Cleshi sorrise, un sorriso maligno e rispose: "Sì, ora mi ricordo di te. Eri un moccioso a quell'epoca ma vedo che sei cresciuto e che sei diventato un uomo grande e grosso. Chissà quante ragazze ti moriranno dietro. Bhè, che sei venuto a fare? Vuoi regolare i conti con me con una partita a carte? Magari vinci e, così, non ci rimetti la pelle come ha fatto quell'idiota di tuo padre." Marcus cercò di trattenere la voglia di picchiarlo che gli montava dentro e rispose: "Sono venuto per chiederti se sai niente di quello che é successo ad una ragazza che si chiama Faith Lopez. Ho sentito dire che ha fatto un incidente proprio qui vicino ed ho visto la sua macchina che veniva portata via dal carro attrezzi. Ho sentito dire anche che gli hai offerto da bere e poi mi sono giunte all'orecchio notizie di maltrattamenti subiti da quella povera ragazza. Volevo chiederti se ne sapevi qualcosa." Cleshi rise e disse: "Sei amico di quella zoccola, per caso? Ragazzo mio, te le scegli proprio bene le amiche!! Comunque,non ne so niente." Marcus entrò nell'autogrill e si guardò in giro. "Hai tolto tutte le tracce della violenza, vero Cleshi?" Chiese Marcus con tono ironico. Cleshi rise e disse: "Ti ho detto che non ne so niente, ragazzo, esci dal mio autogrill." Marcus rise e rincarò la dose: "Ne hai fatta di strada da quando eri un fallito e facevi i combattimenti clandestini per guadagnare qualche spicciolo vero? Ne hai prese di botte eh? Hai centinaia di cicatrici sulla schiena ma, mi sa che, quel periodo, non ti ha insegnato niente perché sei rimasto un bastardo tale e quale a tanti anni fa. Peccato che non ci sia nessuno disposto ad insegnarti come si sta al mondo." Cleshi prese Marcus per la maglietta, lo spinse contro il muro e, a denti stretti, chiese: "Che cazzo vuoi? Cerchi guai bamboccio?" Marcus si divincolò facilmente e continuò ad incalzarlo: "Ah Cleshi Cleshi … tu solo con le mani sai ragionare. Cos'é? Tuo padre ti ha picchiato con i coperchi da piccolo? Sai bene che, con la tua capacità di barare, mi batteresti subito a carte e, siccome vuoi umiliare il tuo avversario, passi subito alle mani. Purtroppo sei e rimani un fallito, non ci puoi fare nulla. Vieni dalla fogna e non ti sei sollevato di un centimetro. Nonostante i tuoi affari vadano a gonfie vele, continui a sguazzare nel letame." Cleshi si sentiva sempre più a disagio: le parole di Marcus lo colpivano nel profondo proprio lì dove faceva più male. "E' furbo, questo ragazzo. Mi provoca con le parole, mi fa del male, mi demolisce ma non usa la violenza. Suo padre fu un idiota, lui é furbo e gioca sottilmente d’astuzia. Sono diversi, profondamente diversi. Non posso ucciderlo, sarebbe omicidio colposo. Con suo padre ho potuto invocare la legittima difesa perché lui mi ha aggredito alzando le mani, con questo bastardello non posso farlo. Devo agire d'astuzia anche io se voglio fregarlo." Marcus si sedette e, dopo un attimo di silenzio, riprese a parlare. "Ah Cleshi, lo so cosa stai pensando. Ti starai sicuramente chiedendo: come faccio a fregare questo ragazzino? Bhé le soluzioni sono tre: o mi metti della droga nelle bevande e mi sequestri, ma non ti conviene perché, per farmi bere qualcosa, dovresti prima uccidermi perché non accetterò mai niente da te. Oppure mi ammazzi, ma non é conveniente perché non potresti invocare la legittima difesa e ti faresti molto di più di due anni. Oppure fai a pugni ma, come vedi, sono più giovane di te ed ho una resistenza niente male. Potrei incassare per un po' ma, prima o poi, tu ti stancheresti ed io ti picchierei fino a lasciarti morto per terra. C'é una cosa, però, che puoi fare, una cosa molto più sensata: vieni con me ed andiamo alla polizia. Una volta arrivati lì ti costituisci e ti fai i tuoi vent'anni di galera ben sapendo che, quando esci, io potrei ucciderti in qualsiasi momento. Scegli, Tomash Cleshi, scegli ma fai in fretta perché mi sto scocciando." Cleshi si sedette accanto a lui e, con aria fintamente amichevole, disse: "Senti ragazzo, io ti capisco, davvero, credimi. Volevi bene a tuo padre e, molto probabilmente, ami quella ragazza. Tu sai bene, però, che tuo padre mi ha preso a pugni ed io mi sono difeso. In quanto a quella ragazza … bhé, non so cosa ti ha raccontato ma era totalmente ubriaca ed é stata lei ad approcciarsi a me ed io l'ho respinta. Non l'ho maltrattata, quando é uscita da qui era completamente illesa. Poi, una volta che ho chiuso l'autogrill, non so cosa le sia successo. Questa é la verità e, se non mi credi, non posso farci niente. Però perché dobbiamo litigare io e te? Siamo uomini di mondo, no? Possiamo metterci d'accordo. Io, in cassaforte, ho diecimila dollari. Io te li do e tu mi lasci stare, ok?" Marcus rimase un attimo in silenzio e, poi, scoppiò a ridere. "Povero Cleshi!!" Esclamò ridendo e guardando Tomash Cleshi con commiserazione e pietà. "Pur di salvarti la pelle venderesti tua madre!! Mi fai pena, Cleshi, proprio pena!!" Marcus si alzò, fece un giro per l'autogrill poi, piazzandosi davanti a Cleshi, tirò fuori il coltellino svizzero che aveva nel taschino della giacca, glielo puntò alla gola e gli disse: "Ascoltami bene, feccia umana. Tu mio padre non lo devi nominare perché non sei degno nemmeno di pulirgli le scarpe. I tuoi soldi non li voglio perché, sicuramente, non sono leciti e saranno, senza dubbio, sporchi di sangue. Una sola cosa puoi fare. Non ti avvicinare mai più a Faith Lopez e non ti azzardare a cercare me o la mia famiglia altrimenti ti taglio la gola. E' chiaro?" Cleshi, impaurito, annuì e poi disse: "Senti, ragazzo, non farmi del male ed io ti giuro che lascerò in pace la tua famiglia e la tua ragazza, ok?" Marcus si staccò da lui e si diresse verso l'uscita. Cleshi, appena vide che il ragazzo gli voltava le spalle, prese un coltello che aveva negli stivali e cercò di accoltellarlo. Marcus, però, si aspettava quella mossa. Si girò velocemente e gli tagliò la gola. Cleshi si accasciò a terra e, prima di spirare, mormorò: "Sei stato furbo, ragazzo, molto furbo. Complimenti." Marcus si diresse verso la cucina dell'autogrill, lavò il coltellino dal sangue, lo asciugò, lo richiuse e se lo rimise in tasca. Poi uscì dall'autogrill, montò in macchina, accese il motore e partì diretto verso casa.

 

Problemi di coppia.

 

19°capitolo.

 

Marcus arrivò a casa che era notte fonda. Shaila lo aspettava alzata e, appena sentì la porta aprirsi, gli corse incontro, gli gettò le braccia al collo e scoppiò in pianto. "Amore mio." Mormorò Shaila baciando Marcus sul collo." Mi sei mancato, amore mio. Dove sei stato, amore mio? Perché mi sei stato lontano per così tanto tempo?" Marcus accarezzò i capelli, la schiena ed il sedere di sua moglie e, con voce bassa, quasi sussurrata, mormorò: "Perdonami, Shaila, perdona la mia lontananza." Shaila si staccò da lui, gli prese le mani, gliele baciò, poi gliele mise sul suo pancione e gli disse: "Ti prego, amore mio bello, ti supplico, salviamo il nostro matrimonio. Facciamolo per nostro figlio. "Marcus la abbracciò, poi la prese per mano e, facendola sedere sul divano accanto a sé, le disse: "Senti, amore mio, dobbiamo parlare, ora. E' necessario che ci capiamo ed é obbligatorio che ci confrontiamo perché, in questo modo, non si può andare avanti." Shaila annuì e disse: "Hai ragione, tesoro mio. Hai qualcosa da confessarmi?" Marcus annuì e, stringendo le mani di Shaila tra le sue, le raccontò tutto: di ciò che provava, delle sue infedeltà, del suo terribile e profondo senso d'inadeguatezza nei confronti suoi e del bambino che stava per arrivare, di Faith, di Tomash Cleshi e, infine, della sua vendetta per quello che Cleshi aveva fatto a lui, ai suoi genitori ed a Faith. Quando finì di parlare sospirò e disse: "Amore mio, quella che ti ho raccontato é la pura verità. Tu, ora, puoi decidere cosa fare. Se deciderai di lasciarmi ti capirò e se deciderai di perdonarmi e di accettarmi così come sono lo accetterò. Ogni tua decisione, dalla più drastica alla più positiva, mi troverà pienamente d'accordo. Shaila si alzò dal divano e, per alcuni minuti, passeggiò per la stanza. Poi tornò a sedersi e, guardando Marcus negli occhi, chiese: "Mi hai raccontato tutto? Non mi hai nascosto nulla? Rispondi sinceramente. "Marcus annuì e rispose: "Non ti ho nascosto nulla, tutto quello che ti ho raccontato é la pura verità." Shaila sospirò e, con un filo di voce, disse: "Aspettiamo che nasca nostro figlio e poi vedremo cosa fare. Ho il cuore a pezzi ma sono anche molto confusa e, per ora, non me la sento di prendere una decisione. Devo pensare a portare a termine la gravidanza tranquillamente ed a mettere al mondo nostro figlio senza problemi. Non posso e non voglio decidere adesso. Te la senti di aspettare?" Marcus annuì e disse: "Sì, tesoro mio, me la sento. Aspetterò tutto il tempo che vorrai." Shaila sorrise, un sorriso forzato, poi si rifugiò tra le braccia di Marcus e mormorò: "Ti amo, amore mio, ti amo ed ho paura, tanta paura." Marcus la baciò sui capelli e non rispose.

 
 
 

Problemi di coppia:dodicesimo, tredicesimo e quattordicesimo capitolo.

Post n°11 pubblicato il 15 Dicembre 2012 da orianaalekos
 

Carissimi, in questi nuovi capitoli un personaggio minaccioso farà la sua comparsa nel romanzo. Attendo i vostri commenti. Vi abbraccio.

 

Problemi di coppia.

 

12°capitolo.

 

 

Per tutta la notte Marcus si rigirò nel letto senza riuscire a prendere sonno: le parole del signor Mitchell gli rimbombavano in testa facendolo tremare.

Il rapporto tra lui ed il padre di Shaila non era mai stato idilliaco anche se, da quando la sua donna era rimasta incinta, il signor Mitchell sembrava essersi rassegnato ma ora, quella minaccia, lo metteva di fronte ad un bivio e questo non gli piaceva perché si sentiva in trappola e lui odiava questa orribile sensazione di disagio e di prigionia. "Cosa devo fare dannazione?" Si chiese "questo matrimonio sta diventando una tortura, un'agonia di cui vorrei tanto liberarmi."

Mentre pensava squillò il telefono. Marcus andò a rispondere e, la dolcissima voce di Faith, lo fece sobbalzare. "Faith!!" Esclamò preoccupato" sono le tre di notte, é tardi. Come mai mi chiami a quest'ora? E' successo qualcosa?" Faith sospirò e disse: "Ho bisogno di te, subito!!" Marcus sospirò e chiese: "Ma dove sei, Faith? Ti sento lontana." Faith scoppiò in lacrime e rispose: "Sono in autostrada, nell'autogrill di Tomash Cleshi." Marcus tremò: Tomash Cleshi era un rumeno di 56 anni, alto 1.90, capelli rossi, occhi grigi, con la schiena piena di cicatrici causate dai combattimenti clandestini a cui aveva partecipato da ragazzo. Da dieci anni era proprietario di un autogrill ma gestiva anche un giro di prostituzione. Tutti lo conoscevano come uno strozzino violento e viscido e sapevano anche che si era fatto due anni di galera per aver ammazzato una persona in una rissa.

"Faith" disse Marcus "ma come si finita lì?" Faith sospirò e, singhiozzando, gli disse: "Vienimi a prendere Marcus, ti supplico!!" Marcus esitò. "Dovrei aspettare che ritorni mia moglie" si disse "se non mi trova e lo racconta a suo padre il signor Mitchell mi ammazza." L'esitazione durò soltanto un attimo. Lasciò un piccolo biglietto alla moglie in cui le diceva di non preoccuparsi perché era andato a recuperare un amico che aveva bevuto troppo e che era stato lasciato in mezzo alla strada da un gruppo di bastardi che, dopo averlo fatto ubriacare, lo avevano scaricato, prese la giacca ed uscì.

 

Problemi di coppia.

 

13°capitolo.

 

Marcus arrivò all'autogrill che era l'alba. Scese dalla macchina e, davanti alla porta dell'autogrill, vide Faith che tremava coperta solo da un plaid viola.

Marcus le si avvicinò, la prese tra le braccia e la strinse. "Cosa é successo, piccola?" Chiese. "Portami via, Marcus." Mormorò Faith "ti prego, portami via. "Marcus annuì, la fece salire in macchina e la portò nella casa al mare dove si erano amati per la prima volta. Faith era stanchissima e, mentre Marcus guidava, si addormentò.

Non appena furono arrivati, Marcus: la prese tra le braccia, entrò in casa, accese il fuoco, tolse il plaid dalle spalle della ragazza, la adagiò sul letto e la coprì. Faith si raggomitolò tra le coperte e continuò a dormire. Marcus le si sedette accanto e, accarezzandole il viso, mormorò: "Povera piccola, chissà cosa ti é successo, chissà cosa ti ha fatto quel bastardo di Tomash Cleshi!!" Le accarezzò i capelli e Faith, muovendosi, lo attirò a sé. Marcus sorrise, si stese accanto a lei e la strinse tra le sue braccia coccolandola. "Dormi, piccolina" le sussurrò baciandola sui capelli e sulla fronte "dormi tranquilla, sono qui con te, veglierò io su di te."

All'improvviso il cellulare emise un doppio bib: era il segnale che c'era un messaggio in arrivo. Marcus prese il telefonino, aprì la messaggeria e vide che sua moglie Shaila le aveva mandato un messaggio che diceva così: "Tutto bene, amore mio? Sei riuscito a recuperare il tuo amico? Torna presto a casa, ti prego, ho bisogno di stare con te e di parlarti per provare a salvare qualcosa di noi due." Marcus: si staccò da Faith, la baciò sul collo, si allontanò e chiamò la sua donna. "Amore mio!!" Esclamò Shaila appena rispose al telefono. "Tesoro mio, ti ho chiamato per dirti di non preoccuparti" disse Marcus con voce sussurrata "io sto bene e tornerò a casa appena possibile. Sono riuscito a recuperare il mio amico, l'ho portato a casa ed ora dorme ma, per questa notte, preferisco rimanere qui per vedere se posso essergli d'aiuto nel caso si sentisse male. Non é la prima volta che gli succede e, siccome ha una malattia al fegato che solo io conosco, soltanto io so cosa fare per aiutarlo quando é ubriaco." Shaila annuì e disse: "Tu sei sempre stato un uomo sensibile e disponibile, amore mio e ti sei sempre prodigato per tutti, per questo mi piaci da morire e per questo ti amo. Non ti preccupare, cucciolo mio, ti aspetterò a casa e, quando tornerai, parleremo." Marcus sospirò e, dopo aver ringraziato la sua donna, chiuse la comunicazione e tornò a sdraiarsi accanto a Faith stringendola tra le sue braccia.

 

Problemi di coppia.

 

14°capitolo.

 

Faith dormì per tutta la notte ma, il suo, fu un sonno molto agitato.

Verso le cinque della mattina aprì gli occhi e, lanciando un grido, balzò a sedere sul letto. Marcus, che si era appena alzato e stava preparando la colazione in cucina, lasciò tutto, corse da lei e la strinse forte a sé. "Cosa succede, dolce cucciola mia bella? Ti sei agitata per tutta la notte ed adesso ti sei svegliata urlando. Perché, tesoro mio?" Chiese baciandola sui capelli. Faith piangeva a dirotto e tremava come un passerotto intirizzito. "Tesoro parlami, ti prego!!" Disse Marcus "che ti succede? Perché hai gridato?" Faith abbassò gli occhi e, con un filo di voce, mormorò: "Ho vissuto una giornata orribile ieri, Marcus, una giornata che non auguro a nessuno, nemmeno al mio peggior nemico. "Marcus le asciugò le lacrime e le chiese: "Vuoi provare a raccontarmela, amore mio? Vuoi provare a spiegarmi per quale motivo ti trovavi in quell'autogrill, ieri sera? Spero che quel lurido bastardo di Tomash Cleshi non ti abbia fatto niente di male altrimenti, questo, sarà il suo ultimo giorno di vita." Faith si asciugò le lacrime e, stupita, guardò Marcus negli occhi e gli chiese: "Lo conosci, Marcus? Hai avuto a che fare con lui in passato?" Marcus annuì e rispose: "Sì, mio tesoro, lo conosco perfettamente e, più tardi, se lo vorrai, ti parlerò di questa parte del mio passato ma, ora, vorrei che tu mi raccontassi cosa ti é successo ieri sera." Faith annuì ed iniziò a raccontare: "Dopo la meravigliosa notte d'amore che abbiamo passato insieme in questa casa, ci siamo addormentati vicini e, la mattina dopo, tu mi hai accompagnato a casa ti ricordi?" Marcus annuì e Faith continuò: "Sono scesa dalla tua macchina e sono entrata in casa. Le luci erano spente come se non ci fosse nessuno. Mi sembrava molto strano perché, quel giorno, mio marito Thomas aveva la giornata libera e, di solito, quando non lavora perché non ha cause né penali né civili da seguire, lui resta a casa perché adora il modellismo e gli piace ricostruire le navi da guerra. Questa passione gliel'ha trasmessa suo padre da quando mio marito era un bambino di sei anni e, lui e suo padre, quando Thomas tornava da scuola, si divertivano a costruire imbarcazioni insieme. Mio marito ha anche fondato un club del modellismo molto frequentato dai personaggi più in vista della città. Quel giorno, quindi, mio marito sarebbe dovuto rimanere a casa ma, quando io sono entrata in casa, come ho già detto, sembrava che non ci fosse nessuno. Ero stupita ma, nonostante ciò, mi sono diretta verso la mia camera perché volevo cambiarmi. Stavo per entrare, avevo già la mano sulla maniglia quando, dal bagno, ho sentito provenire delle risate. Mi sono avvicinata alla porta del bagno, ho accostato l'orecchio per sentire meglio ed ho sentito due voci parlare tra loro. Una era la voce di mio marito, l'altra non la conoscevo. Ho aperto lentamente la porta ed ho visto mio marito e un'altra ragazza che non conosco abbracciati che si baciavano e ridevano. Sono rimasta impietrita, senza avere nemmeno la forza di scappare. Ad un tratto, mio marito Thomas, ha alzato gli occhi dalla scollatura della sua amica e mi ha visto. Ha cercato di parlarmi ma io sono scappata via sbattendo la porta. Sono salita in macchina, ho messo in moto ed ho iniziato a guidare senza meta finché, a causa del pianto che mi offuscava gli occhi e mi impediva di vedere bene la strada, sono andata fuori strada con la macchina sbattendo contro un albero. Per fortuna, nonostante il violento impatto, non mi sono fatta niente anche se la macchina é da buttare. Sono riuscita ad uscire dall'auto strisciando, ho camminato per qualche metro e, dopo un po', mi sono ritrovata davanti l'autogrill di Tomash Cleshi. Lui era sulla porta, mi ha visto, mi è venuto incontro e mi ha chiesto: "Signorina, tutto bene?" Io ho annuito e lui mi ha portato dentro offrendomi da bere. Ero talmente disperata che non sapevo quello che stavo facendo. Stanotte, mentre dormivo, mi é tornato in mente quel poco che non ricordavo e mi é venuta in mente la violenza che ho subito." Faith si alzò e mostrò i lividi e le ferite che aveva sul corpo. "Cosa … cosa sono questi lividi e queste ferite amore?" Chiese Marcus a denti stretti "Cosa ti ha fatto quel bastardo piccola?" Faith si sedette di nuovo sul letto e disse: "Tomash Cleshi mi ha fatto bere gin e vodka per due lunghe ore e poi, approfittando del fatto che ero completamente in preda dell'alcool, mi ha strappato i vestiti ed ha provato a violentarmi. Non so come ho fatto ma ho reagito e lui, sentendosi rifiutato, si é infuriato, mi ha preso a calci violentemente, poi mi ha legato al tavolo del bar e mi ha picchiato senza pietà con una frusta nera di cuoio per un'ora insultandomi ed infischiandosene delle mie urla di dolore e delle mie richieste di essere lasciata libera. Poi … poi … finalmente, si é deciso a sciogliermi, mi ha preso per un braccio, mi ha scaraventata fuori dalla porta e mi ha gettato un plaid addosso. Mi sono alzata barcollando e stringendomi in quella coperta. Ero completamente nuda, avevo soltanto quel vecchio plaid sulle spalle, tremavo dal freddo e dalla paura e volevo solamente tornare a casa. Mi sono seduta sul marciapiede e mi sono guardata intorno. Era buio, ma sono riuscita a scorgere una cabina telefonica e, appena l'ho vista, ho capito che, telefonare a qualcuno e chiedere aiuto, era la sola soluzione per andarmene da lì. Allora, a fatica, mi sono alzata e ti ho chiamato." Faith scoppiò di nuovo in lacrime e, piangendo disperata, si rifugiò tra le forti braccia di Marcus che la accarezzò sulla schiena e, baciandola dolcemente sulla fronte, le disse: "Non ti preoccupare, piccola mia, nessuno ti farà più del male, ora ci sono io a proteggerti." Faith non rispose e Marcus si accorse che la ragazza gli si era addormentata di nuovo tra le braccia. Sorrise, la coprì con il lenzuolo, poi si alzò, si vestì, si mise la giacca, uscì accostando la porta e si sedette sull'uscio di casa ripensando a tutto quello che Faith gli aveva raccontato. "Bastardo, infame!!" Mormorò tra sé e sé. "Tomash Cleshi, non ti basta quello che hai fatto a me ed ai miei genitori? Anche di questa donna: tenera, bellissima, indifesa ed innocente ti dovevi approfittare? Essere immondo!! Questa me la paghi, miserabile, quanto è vero che esisto!!" 

 
 
 

Problemi di coppia:nono,decimo ed undicesimo capitolo.

Post n°10 pubblicato il 14 Dicembre 2012 da orianaalekos
 

Scusate la mia assenza ma ho avuto problemi di ... coppia Ora sono di nuovo qui e, per farmi perdonare, vi metterò altri tre capitoli del mio romanzo. Commentate pure!!

Problemi di coppia.

9°capitolo.

 

Shaila Mitchell si svegliò che era pomeriggio inoltrato. Aprì gli occhi e trovò il biglietto che suo marito le aveva lasciato. "In questo periodo ha sempre impegni di lavoro" sospirò "mi lascia molto spesso sola e sembra che non gliene freghi nulla di suo figlio." Shaila andò in cucina ed iniziò a prepararsi un thé. "Io lo amo da morire ma ho paura che il nostro amore sia arrivato al capolinea." Mormorò mentre una lacrima le sfuggiva furtiva dalle ciglia.

Mentre beveva il thé squillò il telefono. "Pronto?" Disse con la voce rotta da pianto. "Figlia mia adorata che succede?" La voce di suo padre, Russel Mitchell, la riscosse dai suoi pensieri. Russel Mitchell era un uomo di 58 anni, occhi grigi, capelli neri, muscoli possenti ed una cicatrice sul petto che risaliva a quando, da giovane, aveva combattuto nel corpo dei marine con il grado di sergente. Quando Shaila aveva 18 anni e Shiba ne aveva 12, la loro madre aveva deciso di farsi suora e se ne era andata di casa rifugiandosi in un convento in Spagna. Da quel giorno non l'avevano più né vista né sentita ed il signor Mitchell, dopo aver ottenuto l'affidamento delle sue figlie, aveva fatto loro sia da padre che da madre, crescendole al meglio delle sue possibilità, amandole in maniera assoluta, vegliando su di loro, proteggendole e facendo enormi sacrifici per dare loro tutto quello che di cui avevano bisogno dalle cose più importanti a quelle più futili. Entrambe le figlie amavano il loro padre ma Shaila stravedeva per lui e lo vedeva come un punto di riferimento. "Shaila, stai bene?" Chiese ansiosamente il signor Mitchell molto preoccupato. Shaila sospirò e, piangendo, disse: "Papà, ti supplico, vieni qui da me, ne ho bisogno!!" Il signor Mitchell sospirò e disse: "Vengo subito, piccola mia, tra cinque minuti sarò lì." Shaila si asciugò le lacrime e mormorando: "Grazie papà!!" Abbassò il ricevitore e si buttò sul divano scoppiando in lacrime.

 

Problemi di coppia.

10°capitolo.

 

Russell Mitchell era davvero preoccupato: era la prima voglia che sentiva sua figlia così disperata. "Chissà cosa è successo" si chiese "sembrava così felice sabato scorso quando è venuta a lavorare al locale e cantava con la gioia nel cuore." Il signor Mitchell suonò al campanello della casa dove viveva sua figlia e la ragazza le aprì dopo pochi minuti. L’uomo sentì un colpo al cuore: il viso di sua figlia era bagnato di lacrime, i suoi bellissimi capelli erano spettinati e lei indossava un pigiamone di due taglie più grande che la faceva sembrare goffa e sgraziata. "Sei arrivato papà!!" Disse Shaila abbracciandolo forte e baciandolo su una guancia" finalmente!!" Il signor Mitchell la strinse a sé e, accarezzandole i capelli, le sussurrò: "Figlia mia, che ti succede? Dimmi cosa ti tormenta." Shaila si staccò da lui, chiuse la porta, lo fece accomodare accanto a se sul divano e, appoggiando la sua testolina sulle gambe del padre, disse: "Ho paura che il mio matrimonio con Marcus sia … sia finito." Russell Mitchell sospirò con amarezza: era dalla prima volta che sua figlia e Marcus si erano messi insieme che lui vedeva in malo modo quel ragazzo. "Cosa ne pensi papà?" Chiese Shaila interrompendo i pensieri di suoi padre. "Marcus non mi é mai piaciuto, Shaila" rispose il signor Mitchell" questo lo hai sempre saputo,ma mi dispiace che ci siamo problemi tra di voi. Vi vedevo così innamorati, pensavo che non ci sarebbero mai stati problemi." Shaila si asciugò le lacrime e disse: "Lo pensavo anche io papà ma, ultimamente, lo vedo sempre più distratto ed assente. Sta sempre fuori e non credo che sia sempre per impegni di lavoro come dice lui, in sette mesi di gravidanza mi ha accompagnato solo ad un’ecografia, le altre volte mi sono sempre dovuta far accompagnare da Shiba e tu sai bene quanto mi dia fastidio disturbare mia sorella soprattutto da quando si è fidanzata. Io Marcus non lo capisco più, sembra che non gliene importi più nulla né di me né del bambino che porto in grembo." Russell Mitchell sfiorò con due dita il viso di sua figlia e le asciugò le lacrime. "Posso fare qualcosa per te, figlia mia?" Chiese. Shaila alzò la testa dalle gambe del padre e, guardandolo negli occhi, disse: "Ti pregò, papà, ti supplico, se puoi parla tu con Marcus, scopri cosa gli passa per la testa perché io sono stufa di soffrire!!" Russell Mitchell annuì e, stringendo la figlia tra le sue braccia forti e muscolos,e mormorò: "Non ti preoccupare, figlia mia, ti aiuterò io. Sono tuo padre e, se tu hai bisogno, io ci sono sempre. Gli parlerò io, a tuo marito, gli farò un bel discorso, a cuore aperto e gli farò capire io come ci si comporta." Shaila abbracciò il padre e sussurrò dolcemente: "Grazie, papà, grazie di esistere!!" Russell Mitchell accarezzò la schiena della figlia e sorrise.

 

Problemi di coppia.

11°capitolo.

 

Marcus rientrò a casa che era notte fonda e si ritrovò Russell Mitchell davanti. "Signor Mitchell buona sera" disse chiudendo la porta "come mai qui? Shaila sta poco bene?" Russell Mitchell lo guardò fissamente negli occhi e rispose: "Shaila sta benissimo e si trova a casa mia. L’ho mandata lì perché volevo parlare a quattrocchi con te." Marcus andò in cucina, prese due birre, ne offrì una al suo ospite, si sedette su una poltrona in pelle nera che si trovava al centro del salone e disse: "Lei vuole parlare con me, signor Mitchell? Bene, la ascolto." Il signor Mitchell bevve un sorso di birra e poi, posando sul tavolo la lattina, con voce irata disse: "Tu non mi sei mai piaciuto, Marcus ma, con il tempo, ho imparato ad accettarti. Ieri sera ho chiamato mia figlia per sapere come stava e l’ho sentita disperata. Piangeva e singhiozzava e mi ha chiesto di venire qui da lei. Quando sono arrivato si é sfogata con me. Ti ama da morire ed ha paura di perderti. Teme che il vostro matrimonio sia finito e che tu possa tradirla. Adesso, che siamo io e te, pretendo che tu mi dica cosa ti passa per la testa perché io ci tengo a mia figlia e, se tu hai intenzione di farla soffrire, io ti spacco la faccia!!" Marcus tremò: sapeva che il signor Mitchell aveva combattuto nell’esercito, che se c’era da fare a botte non si tirava indietro e che, se doveva difendere la figlia, i suoi pugni erano pesanti e facevano molto male. Decise di dire la verità. "Ho paura, signor Mitchell, tanta paura." Disse. "Questa gravidanza di Shaila mi mette a disagio perché ho paura di non essere degno di diventare padre e di non essere pronto ad amare il figlio che Shaila porta in grembo." Russell Mitchell posò le sue mano forti sulle spalle di Marcus e gli chiese: "E’ solo questo il problema ragazzo? Se c’é qualcosa che ancora non mi hai detto fallo perché se vengo a sapere da mia figlia che c’è dell’altro e che, quindi, mi hai omesso delle cose, te ne faccio pentire." Marcus scosse la testa, abbassò gli occhi e disse: "Servirebbe a qualcosa dire la verità? Dire che ho tradito più volte Shaila per placare il mio senso di inadeguatezza ma che, nonostante questo, la amo da morire? Mi perdonerebbe signor Mitchell? E sua figlia? Lei mi vorrebbe ancora come marito?" Russell Mitchell si alzò e disse: "Tu sei stato sincero ragazzo mio e perciò lo sarò anche io. Non ti giudico e posso capire i tuoi problemi perché qualsiasi genitore ha paura di non essere in grado di amare degnamente il proprio figlio. Tu hai sbagliato a tradire mia figlia Shaila e non so lei cosa farà ma so che devi parlarle e confidarti sinceramente con lei perché, continuando così, il vostro matrimonio andrà a catafascio. Devi chiarirti con lei perché é tua moglie e glielo devi." Marcus annuì ed il signor Mitchell si alzò e si avviò verso la porta per andarsene. Aprì al porta poi si voltò, prese Marcus per un braccio e, con un tono duro, disse: "Rompi con le tue amanti. Non mi importa quante sono, non mi importa se é solo una o se sono tante, scacciale dalla tua vita oppure te la farò pagare!!" Il signor Mitchell se ne andò sbattendo la porta e Marcus rimase lì paralizzato e molto a disagio per quella minaccia. 

 
 
 

Problemi di coppia:settimo ed ottavo capitolo

Post n°9 pubblicato il 03 Dicembre 2012 da orianaalekos
 

Carissimi,per farmi perdonare della mia assenza oggi pubblicherò due capitoli.Gustateveli e,se volete e potete, ommentate.

 

Problemi di coppia.

 

7°capitolo.

 

La giornata passò velocemente. Faith si godeva il piacere che: le carezze, i baci e l'amore di Marcus le davano. Stava pensando a quanto fosse fortunata quando sentì un'orgasmo tremendo travolgerla. Si abbandonò al godimento che le spinte di Marcus le davano ed urlò con tutto il suo fiato. Marcus si staccò da lei."E'stato bellissimo piccola!!" Le disse Marcus stringendola a sé. "Ho ancora voglia Marcus, facciamolo ancora." Disse Faith. "Sei insaziabile bella!!" Esclamò Marcus" ok, va bene, facciamolo ancora una volta." Faith baciò le labbra di Marcus che rispose con foga enorme. Faith scese sul collo del ragazzo e glielo leccò dolcemente e poi, scendendo ancora, iniziò a succhiargli i capezzoli. "Dio, Faith, sei unica, adoro che mi succhino i capezzoli!! Continua!!" Faith non si fermò e, mentre gli succhiava i capezzoli, iniziò a fargli una sega e poi passò a succhiargli il pene mentre stuzzicava i capezzoli di Marcus tra le dita. Un orgasmo pazzesco travolse Marcus che venne urlando. Continuarono a fare l'amore fino a non avere più forze poi si accasciarono sfiniti l'uno tra le braccia dell'altro. "Sono stata meravigliosamente, spero che potremo rivederci presto." Mormorò Faith. Marcus la baciò sui capelli e le disse. "Anche io sono stato bene, piccola." Faith si alzò, si rivestì e, dopo averlo baciato, disse: "Dai, accompagnami a casa, oppure mio marito mi darà per dispersa." Marcus la strinse e disse. "Chiama tuo marito, digli che sei dovuta partire per un viaggio di lavoro e che dormi fuori. Ti prego, non mi lasciare!!" Faith rimase spiazzata: non si aspettava una proposta simile. "Ti prego!!" Ripeté Marcus guardandola con lo sguardo supplichevole. Faith sorrise e compose il numero del marito.

 

8°capitolo.

 

Thomas Bayles sussultò non appena sentì squillare il cellulare. Era al lavoro e sapeva che, la sua donna, lo chiamava direttamente all’ufficio solo se era successo qualcosa di grave. Alzò la cornetta e rispose al telefono con voce preoccupata: "Faith, amore mio, che è successo?" Faith sorrise e disse: "Niente di preoccupante, Thomas ma il mio capo mi ha mandato fuori città per un lavoro e, prima di domani, non tornerò a casa. Thomas sospirò e disse: "Non preoccuparti, amore mio. Avevo pensato di portarti a cena fuori stasera ma sarà per la prossima volta. Anzi, sai che faccio tesoro mio? Visto che domani sarà il nostro anniversario, prenoto lo stesso tavolo e ti ci porto domani. Va bene, piccola?" Faith annuì e disse: "Va bene, amore mio dolce, ci vediamo domani. Torno presto, non ti preoccupare." Thomas posò il ricevitore e Faith si accoccolò tra le braccia di Marcus. "E’ la prima volta che dico una bugia a mio marito." Mormorò. Marcus la strinse e la baciò in maniera così passionale che, tutti i dubbi che la attraversavano, evaporarono dalla sua mente. "Mi fido di te, Marcus." Disse Faith "spero di fare la cosa giusta." Marcus sorrise e disse: "Ne sono convinto piccola e sai perché?" Faith scosse la testa e Marcus continuò: "Ne sono convinto perché nessuno ti ha costretta a stare qui con me e sei tu che hai deciso di tua spontanea volontà. Io sento che tu sei felice qui con me così come lo sono io." Faith annuì: era vero quello che Marcus diceva, lei era felice tra le sue braccia, felice come non lo era mai stata. Mentre Marcus la accarezzava e la baciava, la sua mente era sgombra da ogni dubbio e da ogni preoccupazione e l’immagine di suo marito Thomas scompariva immediatamente dai suoi pensieri. "A cosa pensi piccola?" Chiese Marcus baciandola sui capelli. "Penso che sto bene con te baby." Rispose Faith. Marcus la strinse ed i loro corpi si unirono per tutta la notte con dolcezza e passione.

 
 
 

Problemi di coppia:sesto capitolo

Post n°8 pubblicato il 30 Novembre 2012 da orianaalekos
 

Dolci amici miei, scusate la mia assenza di ieri ma per causa di forza maggiore non ho potuto scrivere. Ricomincio oggi e posto il sesto capitolo della mia creatura. Aspetto i vostri commenti e, nel frattempo, vi bacio tutti sulla fronte.

Problemi di coppia.

6°capitolo.

 

La mattina dopo Faith si svegliò e chiamò al lavoro dicendo che si sarebbe presa un giorno di ferie. Non si sentiva affatto bene. La voglia di rivedere Marcus le bruciava il corpo come una febbre. Si alzò e, tremando, compose il numero di cellulare di Marcus. Dopo due squilli sentì la voce insonnolita di Marcus dall'altra parte del telefono: "Pronto?" Faith arrossì e poi, prendendo coraggio, disse: "Mi scusi, sono Faith, si ricorda di me?" Marcus sussurrando le disse: "Sì, piccola, ma ora vicino a me c'é mia moglie che dorme, non posso parlare." Faith annuì e disse: "Ok, ma io vorrei vederla." Marcus annuì. "Anche io" disse "vediamoci tra poco al solito bar, ok piccola?" Faith sospirò e disse: "Ok, a dopo." Marcus chiuse la comunicazione e, cercando di non fare rumore e di non svegliare Shaila: si alzò, si vestì, le scrisse un biglietto in cui diceva che sarebbe andato ad un incontro di lavoro e che sarebbe tornato tardi ed uscì. Quando arrivò al bar Faith era già lì, al solito tavolino, che lo aspettava. Marcus le dette un dolce bacio a fior di labbra e poi le disse: "Sei libera oggi piccola? Vorrei farti passare una giornata speciale." Faith gli accarezzò il viso e gli disse: "Sì, sono libera tutto il giorno. Dove vuoi portarmi?" Marcus gli prese le mani, gliele strinse e le disse: "Fidati di me, Faith,non te ne pentirai. Vieni con me." Faith lo seguì senza obiettare: si fidava ciecamente di lui. Salirono sulla macchina di Marcus e si diressero fuori città. La strada scorreva tranquilla ed entrambi erano sereni. Arrivarono in una cittadina di mare dove Marcus aveva una casa che nemmeno sua moglie conosceva e dove andava quando voleva stare da solo. "Siamo arrivati piccola." Disse Marcus. Scesero dalla macchina ed entrarono in casa. Era una casa molto semplice ma arredata con gusto. C'erano tanti libri e, ogni suppellettile, ogni oggetto era antico e bellissimo. "E' bellissima questa casa, amico mio!!"Esclamò Faith. "Chiamami Marcus, per favore piccola." Disse Marcus. Faith annuì e gli disse: "Sono felice di essere qui insieme a te, Marcus." Marcus la strinse a sé, le baciò il collo e le disse: "Sei bella Faith. E' dalla prima volta che ti ho visto, quando sei entrata in quel bar, che mi hai colpito. "Faith si sedette su di lui e lo strinse a sé. Si baciarono dolcemente. "Vuoi fare l'amore con me piccola?" Chiese Marcus. Faith annuì e rispose: "Sì ma … prima voglio rimanere un po' stretta a te. Me lo permetti?" Marcus annuì e, sdraiandosi sul letto, la attirò a sé. Faith appoggiò la sua testa sul petto muscoloso di Marcus e gli disse: "Siamo stanchi entrambi, riposiamoci e poi facciamo l'amore ok?" Marcus la baciò sulla fronte dolcemente e la strinse a sé. Faith gli accarezzò il viso e poi, cullata dalle sue coccole, si addormentò seguita a ruota da Marcus che era stanco del viaggio. Entrambi erano bellissimi ed i loro visi, mentre dormivano, esprimevano grande pace e serenità. Faith fu la prima a svegliarsi. Guardò Marcus che dormiva e pensò: "Non mi sembra vero di essere con lui." Faith accarezzò il torace di Marcus e lo baciò. Marcus aprì gli occhi, rispose al suo bacio e le disse: "Ti voglio!!" Faith annuì e gli disse: "Anche io ti voglio tesoro!!" Marcus le baciò con voglia le labbra e Faith si lasciò andare.

 
 
 
 
 

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Data di creazione: 24/11/2012
 

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