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« Segnalazione Il Cuore della Legge »

NOI  E  LA  CHIESA

Post n°87 pubblicato il 28 Maggio 2008 da Giles2004
 

UN CONTRIBUTO CRITICO


AL POST PUBBLICATO NEL BLOG "SPLENDORE DI DIO" http://blog.libero.it/amorediCristo/4777283.html

L'occultismo non appartiene all'amore di Dio
Inganni e presenze malefiche

Premesso che la Chiesa non intende mai condannare le persone, specialmente quelle afflitte da sofferenze gravissime per un lutto recente, è tuttavia necessario, anche e soprattutto per questi nostri fratelli, chiarificare che essa ha sempre condannato le pratiche spiritistiche. Già l’Antico Testamento è chiaro a questo proposito (Dt 18,12), così come il Nuovo Testamento (At 13,6-12; 16,16-24; 19,18-20). La condanna dello spiritismo è stata trasmessa ininterrottamente attraverso l'insegnamento dei Padri e dei Dottori della Chiesa.

Conferenza Episcopale della Toscana ha pubblicato la Nota pastorale :

 
"A proposito di magia e demonologia


I QUADERNI
DELLA SPERANZA


a cura di Filippo Liverziani
Il Convivio, centro di studi e comunità di ricerca

Quaderno n. 17


NOI  E  LA  CHIESA

1.  La manifestazione dei “figli di luce” e la Chiesa cattolica

2.  Obbedire alla Chiesa, obbedire alla coscienza  
                   

3.  Quando l’Aldilà chiama e quando e perché non risponde

1. LA  MANIFESTAZIONE  DEI  “FIGLI  DI  LUCE”
E  LA  CHIESA  CATTOLICA

Chi pratica la medianità in maniera non volgare e spicciola, ma spirituale, religiosa, è persona di sensibilità etica abbastanza viva. Nella mente e nel cuore di questo soggetto sensibile viene a porsi abbastanza presto il problema se le comunicazioni siano lecite o meno.
Decenni di studio e vari anni di esperienze dirette, metodiche, portate avanti con tutto il possibile rigore, mi hanno convinto che noi possiamo veramente comunicare con delle anime disincarnate.
Questo per quel che riguarda la possibilità materiale. Per quel che, poi, riguarda la liceità, le repliche ottenute via via dalle entità stesse mi inducono a una risposta un po’ articolata: non si può, invero, concludere che le comunicazioni siano tutte lecite indiscriminatamente in qualsiasi circostanza, o che siano tutte illecite e sconsigliabili in blocco. Ci sono momenti in cui le anime non vanno “disturbate”: soprattutto quando sono impegnate in un cammino di elevazione spirituale che richiede una totale applicazione e concentrazione di energie e, a tal fine, anche un certo oblio temporaneo della vita passata sulla terra. L’anima si deve distaccare dalle antiche passioni, deve lasciar cadere da sé le scorie dei risentimenti. Giova, allora, in quegli stadi di purificazione, che tanti ricordi rimangano sospesi: “Avevo nemici. Ma chi erano? E chi se lo ricorda! Ero attaccato a tante cose. Ma, precisamente, a che?” Questo temporaneo oblio (sottolineo: temporaneo) rappresenta una tale scorciatoia, costituisce un tale aiuto all’ascesi dell’anima che, se non fosse così largamente praticato (come risulta alle nostre ricerche medianiche), bisognerebbe davvero inventarlo!
Ci sono altri momenti in cui un’anima viene a comunicare col pieno “permesso di Dio”, com’ella stessa lo chiama. La nascita del Movimento della Speranza è legata alle manifestazioni di quelli che vengono chiamati i “figli di luce” o “ragazzi di luce” o “giovani di luce”, trattandosi il più spesso di anime trapassate in età assai giovane. Le loro manifestazioni medianiche rappresentano un fenomeno esteso e profondamente significativo di questi ultimi quindici anni.
In un altro mio saggio ho chiamato questi ragazzi i “nuovi angeli”. “Angelo” deriva dal greco ánghelos che vuol dire “messaggero”. I figli di luce vengono ad annunziare ai genitori, e per tramite loro a tutti gli uomini e donne viventi nella condizione incarnata su questa terra, che esiste un aldilà, dove la vita continua dopo la morte fisica.
Un tale annuncio è di grande conforto per chi ha perduto, in apparenza almeno, persone che gli erano carissime, la cui privazione gli ha reso l’esistenza quotidiana vuota e triste.
In luogo di “consolazione” preferisco dire “conforto”. Poiché non si tratta più di un mero fatto consolatorio di natura intima, personale e privata. Qui ci sono esperienze reali, constatabili anche in maniera più oggettiva, e sono esperienze che indubbiamente danno “forza” alla tesi della sopravvivenza.
I fatti non si limitano a suggerire con forza la sopravvivenza. La manifestazione dei figli di luce ha per noi un valore ancora più alto: attraverso di essa si fa strada un messaggio religioso. Questi “nuovi angeli” ci portano divine “parole di vita eterna”. E, poiché Dio si esprime, più che con parole, con potenza, la manifestazione dei nuovi angeli è ricca e potente di segni.
Qual è la sostanza di questo messaggio? Esso ci dice che il vero aldilà è Dio stesso: l’altra dimensione è lo stesso Dio trascendente e creatore, che si incarna nella sua creazione per redimerla e compierla, per renderla perfetta.
Il divino messaggio, di cui sono potenti latori i nuovi angeli, ci ribadisce che noi, creature di Dio, non siamo creati a metà e poi abbandonati. È un messaggio che conferma la prospettiva cristiana: Dio ci ama senza limiti e ci destina alla sopravvivenza, non solo, ma alla vita eterna.
L’aldilà è la dimensione religiosa per eccellenza, dove ciascuno è destinato a purificarsi da ogni scoria di male e di imperfezione per non appartenere più a se stesso, ma a Dio. E Dio, dal canto suo, se è vero che si prende tutto l’uomo, è anche vero che gli rende tutto al cento per uno.
Una volta che ha purificato l’uomo, Dio lo restituisce ai suoi affetti e a tutto quel che gli è caro. Gli restituisce le persone care, da cui non ci saranno più separazioni. Gli rende care tutte le persone, quelle sconosciute come quelle mal conosciute, odiate, o anche solo fraintese, che un diaframma di imperfezioni umane gli impediva di apprezzare nel valore infinito che hanno presso Dio e di amarle come Dio le ama.
Tutto questo è reso possibile dal fatto che Dio, creando ogni cosa con infinito amore, donandosi ad ogni realtà, incarnandosi in ogni realtà, consacra questo stesso mondo.
Le anime dimenticano la terra per un certo periodo, al fine di poter decollare nel cielo dello spirito. All’ultimo, però, la loro istanza di perfezione vuole che esse siano reintegrate nella loro umanità piena, in tutta la loro creatività, in tutto quel che hanno appreso e realizzato.
Dopo la morte fisica le anime sono morte a loro stesse in tutto, anche spiritualmente, nel distacco da ogni cosa realizzato anche attraverso l’oblio. Ma ora alla morte segue la resurrezione, cioè la reintegrazione piena di tutti quei fattori che ormai non possono più rappresentare alcun pericolo per l’attuazione spirituale, ma possono solo completarla.
Resurrezione vuole anche dire che le anime dei defunti verranno, alla fine, a ricongiungersi agli uomini che ancora vivranno su questa terra. Resurrezione vuol dire la discesa finale della Gerusalemme celeste, che agli uomini della terra apporterà i frutti di santità accumulati nel cielo mentre ne assumerà i progressi, le conquiste, le attuazioni della civiltà, delle scienze, delle arti, dell’umanesimo, perché tutte concorrano a completare il regno di Dio.
Alla fine ci incontreremo di nuovo tutti. Corre, al presente, il tempo di grazia della riscoperta dell’altra dimensione. È il tempo, questo, in cui lo stesso aldilà invita e motiva tanti di noi a portare avanti una serie di comunicazioni medianiche. È una necessità di studio. Ed è, prima ancora, la necessità di prendere coscienza che “esiste l’aldilà”, come suona il titolo di un libro di testimonianza: volume che ha ottenuto singolare fortuna, e non a caso.
In una tale prospettiva non c’è alcun dubbio sulla liceità di un certo tipo di comunicazioni medianiche, purché attuate in un certo spirito, con una metodologia corretta e, s’intende, nella giusta misura.
Tanti uomini chiusi in un’angusta visione materialistica scopriranno che, nei fenomeni paranormali, la stessa materia obbedisce allo spirito. Scopriranno la realtà dello spirito, la sua sussistenza autonoma. Il formarsi, nella loro mente, di una concezione diversa del mondo dei fenomeni potrà agevolare a tanti la scoperta di quel che ci può essere oltre.
I credenti trarranno conferma della loro visione spiritualistica. Gli stessi cristiani sì sentiranno confermati nella loro fede. Scopriranno che, sostanzialmente, il vero aldilà è quello che il loro credo già adombrava.
Noi cristiani ci troviamo in una posizione molto favorita. La nostra fede ci predispone a comprendere le nuove esperienze nel modo giusto; e le esperienze medianiche ottenute dalla manifestazione dei figli di luce, di cui siamo beneficiari, ci avviano e coinvolgono, a poco a poco, sempre più nell’impegno di una forte esperienza di fede.
Noi sodali della Speranza perloppiù aderiamo alla Chiesa cattolica. Ed è normale che ci chiediamo quale sia, non solo in astratto, ma veramente in concreto, la posizione della Chiesa nel merito delle comunicazioni medianiche.
Dovrei dire meglio: quale sia la posizione dell’autorità ecclesiastica, poiché la Chiesa siamo noi tutti. E anche perché l’autorità ecclesiastica è indotta ai suoi pronunciamenti da quello che la gran massa dei fedeli crede e sente in comune. Anche un dogma non è che la formulazione ufficiale di una credenza che il popolo cristiano professava già da lungo tempo, se non da sempre.
Sappiamo bene che lo spiritismo è stato fatto segno a condanne e divieti sia nella Legge degli antichi ebrei che nella Chiesa cristiana. È stato soprattutto visto in connessione alla pratica, evidentemente scorretta, di evocare i morti per farsi predire il futuro e per farsi dare consigli nella gestione dei propri affari; e i fedeli sono anche stati messi in guardia dal pericolo di entrare in contatto con entità negative.
Se pur ci sono delle vecchie proibizioni (l’ultima delle quali risale al 1917) oggi, di fatto, noi del Movimento della Speranza siamo seguiti da alcuni sacerdoti, i quali ci assistono con amore e comprensione. In una con i saggi consigli che ci danno, da che cosa ci mettono in guardia? Naturalmente ci ammoniscono di non abusare delle comunicazioni medianiche. Ma davvero non mi risulta che alcuno di essi sconsigli, per esempio, una madre di comunicare col proprio figliolo perduto e poi ritrovato.
È ben vero che ci sono tanti sacerdoti — e magari la grande maggioranza o la quasi totalità — che per difetto di informazione vedono tali comunicazioni medianiche in una luce negativa. Ma è anche vero che ce ne sono altri, i quali, meglio edotti, ne vedono gli aspetti positivi e le consentono, per quanto in una impostazione corretta e nella giusta misura.
Si obietterà che un tale atteggiamento positivo è condiviso da pochi sacerdoti cattolici, mentre la gran massa è negativa. Ma si deve anche tener conto che tutte le innovazioni valide muovono dai pochi.
Non so in quali condizioni vivremmo ancor oggi, se tutte le invenzioni fossero state messe ai voti! Non solo lo spiritismo è stato demonizzato, ma l’anatomia (così importante per il progresso della stessa medicina), le banche, le macchine a vapore!
Se avessimo dovuto ottenere il permesso dai preti prima di far compiere il minimo passo avanti alle nostre istituzioni civili, non ci sarebbe né la libertà, né la democrazia, e nemmeno avremmo unificato l’Italia con Roma capitale! Muovo dall’assunto che si tratti di valori, poiché la libertà è anche quella di parlar male della libertà stessa, come fanno certi amici miei, che per il momento lascio perdere.
Da un bel pezzo il sentimento generale diffuso nella stessa massa dei fedeli cattolici ha determinato l’autorità ecclesiastica ad accettare, via via, le nuove situazioni e le nuove idee che le informano.
E l’autorità ecclesiastica finisce per accettare le nuove idee valide assai di buon grado e le fa proprie e le riscopre anche proprio come idee cristiane.
Certo, ha l’abitudine di fargli fare un po’ di quarantena. E non è il caso, qui, di discutere le ragioni che inducono la gerarchia della Chiesa ad applicare a tante cose nuove un filtro ad effetto così ritardato: che prima pare escludere e respingere tutto in blocco, per passare a discernere il buono solo in un secondo momento.
Possiamo limitarci a osservare che in genere, se l’esame appare un po’ lungo, e magari anche un po’ troppo, alla fine i valori autentici vengono promossi, le proposte valide vengono recepite.
La spinta a questo cambiamento di posizione è venuta dal basso: da quell’opinione pubblica dove trova la sua espressione anche il sentimento della gran massa dei laici della Chiesa cattolica.
E la prima iniziativa da chi mai è venuta, se non dai pochi? Se l’ispirazione che muoveva quei pochi era buona, certamente veniva da Dio. E ben pochi sono stati anche i pastori di anime che hanno riconosciuto l’ispirazione divina di quei nuovi germi di futuro che andavano maturando, di quelle idee nuove che andavano prendendo forma, di quei nuovi movimenti storici che stentavano i loro primi passi.
Sono convinto che, analogamente, noi della Speranza siamo dei pionieri, degli anticipatori. Lo siamo quali membri del genere umano e parimenti lo siamo quali membri della Chiesa. Dobbiamo accettare la nostra solitudine, facendo leva solo sul conforto che ci viene da Dio e dai suoi angeli, oltre che dalla solidarietà che ci lega l’uno all’altro. Ci dobbiamo assumere Le nostre responsabilità di laici anche di fronte al clero.
Dobbiamo ricordare, a questo punto, che, in virtù del battesimo, tutti i cristiani sono sacerdoti. Quello dei diaconi, dei preti, dei vescovi è solo un sacerdozio in un senso più stretto e pieno. Un sacerdozio “ministeriale” specializzato è, certo, assai funzionale alla vita della Chiesa. Questa, nel suo insieme, ha certamente bisogno di uomini investiti della missione di guidarla, di insegnarne la dottrina, di amministrarne i sacramenti. Questi sacerdoti per eccellenza costituiscono un punto di riferimento particolare, che però non è mal esclusivo, poiché, ripeto, la Chiesa stessa ci insegna che sacerdoti siamo tutti in quanto cristiani.
Come laico investito del sacerdozio universale dei cristiani, ciascuno di noi è abilitato a rappresentare la Chiesa e ad agire nel nome di essa. Così, almeno in qualche misura, è abilitato a surrogare il sacerdote in senso stretto ove questi sia assente o mal funzionante.
In varie circostanze i laici hanno non solo battezzato, ma raccolto le confessioni (soprattutto dei morenti in battaglia). Oggi di frequente distribuiscono l’ostia consacrata agli altri fedeli, dove il sacerdote non arrivi.
Tutti sanno, poi, che nel matrimonio i ministri del sacramento sono gli sposi, non il prete. Pur sempre in nome della comunità ecclesiale, il sacerdote si limita a prendere atto che il sacramento, nella sua parte ufficiale e pubblica, ha avuto luogo.
I laici sono molto importanti nella Chiesa. Láos vuol dire, in greco, “popolo”. Ora, la Rivelazione è verità donata da Dio al suo popolo. È il popolo stesso che ha recepito e maturato quell’ispirazione divina, non il clero come casta a sé. Kléros, in greco, significa “la parte”. Il popolo, láos, include il clero nel suo seno, e il clero recepisce e matura le divine ispirazioni in una col popolo. I vescovi passeranno, poi, a definire meglio, a meglio interpretare quel che Dio ha rivelato a tutti. Vescovi e preti non rappresentano affatto una élite aristocratica, né sono per nulla il canale privilegiato di una verità esoterica data ai pochi e trasmessa segretamente tra quei pochi a loro uso e consumo.
Con ogni reverenza e con tutto l’apprezzamento possibile per il clero e per la sua missione altissima, bisogna che i laici prendano coscienza del fatto che ciascuno di essi partecipa al sacerdozio, alla profezia e alla regalità del Cristo. I laici non sono dei preti mancati, né dei cristiani dimezzati.
Di fatto, questa moltitudine di sacerdoti, profeti e re è stata posta e mantenuta sotto una tutela eccessiva. Il clero non gli ha accordato mai tutta questa grande fiducia. Di fatto, e proprio agli effetti pratici, il clero non ha mai considerato il laicato alla luce della sua piena dignità teologica.
Può essere che una tale diffidenza avesse le sue giustificazioni, attesa la scarsa maturazione dei laici in genere, la loro scarsa preparazione dottrinale. Un laicato più maturo, meglio formato, più studioso e colto, soprattutto più santo avrebbe tutti i titoli per autogestirsi in maniera più adulta.
Gli stessi uomini che reggono la Chiesa finirebbero per riconoscere ai laici quell’autonomia giusta che corrisponde al loro esatto molo teologico. I carismi autentici sono stati sempre riconosciuti, prima o poi, dalla gerarchia, seppure tante volte a seguito di lunghi travagli.
Noi confidiamo che l’autorità legittima della nostra Chiesa vorrà alfine riconoscere la positività, almeno sostanziale, delle nostre ricerche e del nostro atteggiamento di fronte all’altra dimensione. Ma intanto bisogna che noi ci assumiamo tutte le responsabilità che ci competono.
L’autorità della Chiesa non ci smentisce, assume un atteggiamento di prudente riserva. Dobbiamo riconoscere che è molto saggio fare così quando le idee non si sono ancora ben chiarite, quando i frutti sono ancora in fase di maturazione e un giudizio prematuro potrebbe dimostrarsi avventato.
Intanto, però, sta di fatto che noi siamo lasciati senza un numero adeguato di sacer-doti. In tali circostanze il laico deve ricordare di essere anch’egli sacerdote della Chiesa in qualche modo e deve sapere assumere questo ruolo per se stesso e per gli altri.
Riconoscere a se medesimo un ruolo sacerdotale significa pure, nei giusti limiti, decidere da sé, proprio come membro attivo della Chiesa, come soggetto che può parlare e agire in nome della Chiesa stessa.
Tra i sacramenti c’è quello della “riconciliazione”, o “penitenza”, come viene chiamato più tradizionalmente. Ha conosciuto le forme più varie attraverso i secoli.
Sono da confessare i peccati: ma, poi, i peccati quali sono? La scelta che noi, in piena coscienza, abbiamo compiuto e manteniamo ci impedisce di considerare in modo negativo le comunicazioni medianiche, in quanto tali. Parlo del fatto in sé, come pura ricerca, motivata che sia da ragioni esistenziali o anche scientifiche; non parlo delle imprudenze, non degli abusi, che ci possono essere e vanno evitati.
Da sempre la Chiesa si attribuisce la competenza di determinare il lecito e l’illecito. Lo fa attraverso i suoi pastori di anime. Questi, però, non sono in grado di anticipare le decisioni che i loro successori assumeranno in futuro, sulla base di valutazioni che possono cambiare col tempo e dar luogo a valutazioni meglio approfondite e perciò diverse.
Ecco, allora, che tanti fedeli dovranno chiedersi, con tutta umiltà, se certe innovazioni non anticipino cose che la gerarchia oggi contesta ma domani approverà pienamente. Dovranno, ancora, chiedersi se non spetti a loro stessi decidere quelle innovazioni in piena autonomia. È quel che, appunto, farebbero proprio in quanto membri della Chiesa, investiti in qualche modo anch’essi di una funzione sacerdotale, oltre che profetica.
La presenza attiva dei sacerdoti nella Chiesa è e rimane elemento di importanza fondamentale. San Francesco d’Assisi, che non era un prete, e che molti vedono in una falsa luce di religioso del tutto libero da condizionamenti clericali, inizia il proprio testamento con queste parole: “Il Signore diede a me, frate Francesco, la grazia di cominciare a fare penitenza... E il Signore mi diede tale fede nelle chiese sue... E poi il Signore mi diede, e mi dà ancora, tanta fede nei sacerdoti, che vivono secondo le norme della santa Chiesa romana secondo il loro Ordine, che, anche se mi dovessero perseguitare, io vorrei ricorrere a loro. E se avessi tanta saggezza quanta ne aveva Salomone e trovassi sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle chiese in cui essi dimorano non vorrei predicare contro la loro volontà. E questi e gli altri tutti voglio temere, amare e onorare come miei padroni; e non voglio in loro considerare il peccato, perché vedo il Figlio di Dio in loro, e sono miei padroni. Faccio così, perché nulla vedo con gli occhi del corpo in questo mondo dell’altissimo Figlio di Dio, se non il santissimo corpo e sangue suo, che fanno scendere dall’altare e amministrano soli agli altri”.
È il momento di concludere questo discorso, che mi sono permesso di rivolgere ai miei correligionari, con ogni considerazione anche per gli altri e in modo particolare per i cristiani di confessione diversa. Dirò allora: noi non siamo protestanti, ma cattolici; e, in quanto cattolici, abbiamo un vivo senso dell’importanza fondamentale del clero per l’esistenza stessa di questa Chiesa visibile e militante sulla terra.
Noi amiamo i nostri sacerdoti, abbiamo un grande bisogno di loro e ce li teniamo ben stretti. Ne abbiamo alcuni, che ci sono vicini con affetto e carità, non solo, ma con vera comprensione. E vorremmo averne molti di più.
Ma anche ci rendiamo conto che ci troviamo a operare in un campo assai delicato, da autentici pionieri. Ci assumiamo, pertanto, le nostre responsabilità autonome, anche proprio di membri della Chiesa.
Così noi crediamo che, se siamo nel giusto, Dio è con noi e la stessa Chiesa di Dio finirà per accordarci il riconoscimento più aperto e pieno. Ci affidiamo intanto al Signore, che misteriosamente guida gli eventi umani per il meglio, fino alla piena attuazione del bene assoluto e totale.

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Commenti al Post:
non.sono.io
non.sono.io il 28/05/08 alle 16:22 via WEB
E che diffenza c'è tra il credere a una strega che fa incantesimi o a un uomo che cammina sulle acque?
 
 
Giles2004
Giles2004 il 28/05/08 alle 16:52 via WEB
Il guerriero della LUCE crede Poiché crede nei miracoli, i miracoli cominciano ad accadere ... ;)
 
xSanLazzaro
xSanLazzaro il 28/05/08 alle 17:24 via WEB
Eresie mascherate da sane intenzioni.
 
romina05
romina05 il 28/05/08 alle 17:38 via WEB
Scusa se sono passata in punta dei piedi...ma dire il vero ....quando ho visto quanto hai scritto ...(visto che mi fanno male anche okki,nn posso leggere e allora nn sapevo che dire )ahahhaha..cmq. grazie che sei passato tu e hai rotto il ghiaccio ....ti auguro una buona serata ...un mega sorriso e abbraccio...spero che passi ancora a trovarmi ..*_*/romy
 
 
romina05
romina05 il 28/05/08 alle 17:57 via WEB
Grazie ...molto bello lo appena ascoltato...peccato che nn conosco englese...*_____*
 
Adorare.Cristo
Adorare.Cristo il 28/05/08 alle 21:21 via WEB
"GILES2004" HO PUBBLICATO LA RISPOSTA AL TUO POST, VEDI NEL MIO BLOG, C'E' PURE IL LINK DELL'ARTICOLO UFFICIALE. SALUTI
 
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Anonimo il 28/05/08 alle 21:33 via WEB
Inviato da Adorare.Cristo il 28/05/08 @ 21:05 via WEB "Giles2004" rispondo al post pubblicato nel tuo blog. I QUADERNI DELLA SPERANZA L'ignoranza religiosa tanto diffusa oggi tra i cattolici non aiuta pero' a discernere il vero dal falso e cosi' un semplice fedele può pensare che l'approvazione delle pratiche spiritistiche da parte di alcuni sacerdoti sia segno evidente che la Chiesa, in fondo, non le condanna veramente, o che ci sia, al suo interno, un dibattito su questo tema. E invece non e' cosi'. Ti riporto questo articolo del GRIS: Lo spiritismo ha avuto una matrice laica, positivista e anticristiana; viene presentato come "scienza" e i suoi sostenitori come sir Arthur Conan Doyle (1859-1930) affermano che: "le religioni chiedono fede, lo spiritismo esibisce le sue prove", niente di più falso!!! Alcuni spiritisti inglesi sono anche fra i primi diffusori del marxismo. Lo spiritismo ottocentesco esibisce spesso un orientamento politico di tipo non soltanto laico e anticlericale ma anche socialista come mostra la storia dello "Spiritismo plebeo" inglese studiata da Logie Barrow, dove spesso le stesse persone dirigono sia società spiritiche sia organizzazioni socialiste. Sotto questo aspetto è molto interessante il libro di Richard Wurmbrand "L'altra faccia di Karl Marx" (ed EUN), (http://rassegnastampa.totustuus.it/modules.php?name=News&file=article&sid=1145) in cui è documentata l'involuzione del giovane Marx da cristiano ad ateo che vede l'uomo "come un intestino da riempire"; leggiamo una poesia del giovane Marx, esemplificatrice dei suo cambiamento "satanico": "Sorgono i vapori infernali e mi riempiono il cervello Sin che impazzisco e mi si cambia il cuore. Vedi tu questa spada? Me l'ha venduta il prìncipe delle tenebre. Per me batte l'ore e dà i segni. Sempre più audacemente suono la danza della morte". (Marx, Karl, Spielmann (« Il giocatore »), pp. 57-58) Dice Wurmbrand: "Interessante notare come nei riti della più alta iniziazione nel culto satanista viene venduta al candidato una "spada incantata" che garantisce il successo. Egli la paga firmando un patto col sangue estratto dai suoi polsi, per cui la sua anima, dopo morte, apparterrà a Satana"...ovviamente questa ed altre "performance" di Marx sono da contestualizzare rispetto al modo in cui veniva visto "satana" nell'ottocento, causa anche lo scontro su temi caldi come la "scienza", lo "spirito critico", la "democrazia", ecc., tra Chiesa e il positivismo; a conferma vediamo anche l'inno carducciano, "Salute a Satana...". Nascono nell'800 vere e proprie "chiese" spiritiste, ancora oggi operative specialmente negli Stati Uniti. Lo spiritismo francese di Allen Kardec (1846-1927) manifesta un carattere anticattolico, anticlericale e di costante sostegno alle campagne laicizzatrici della repubblica francese. In Italia tra gli uomini poltici anticlericali e spiritisti c'è anche Giuseppe Garibaldi (1807-1882). Interessanti i legami tra spiritismo e massoneria evidenti specialmente in Brasile (cfr. CESNUR, Enciclopedia delle Religioni, Torino, 2001, pp.835-839). I legami tra positivismo e spiritismo sono certamenti profondi, tanto che possiamo affermare che lo spiritismo è, principalmente e in ultima analasi, una sorta di reazione scomposta e sempre materialista agli esiti più radicalemente materialistici della mentalità positivista... In effetti l'immanentismo positivista dello spiritismo, nato come visione materialista persino degli spiriti dei morti, ha inciso notevolmente sulle nuove forme religiose contemporanee che sono caratterizzate dalla perdia totale della Trascendenza. Attualmente la materializzazione del divino rappresenta una condizione necessaria perchè un movimento spiritualista sia accettato dal moderno occidente: persino il dio dei testimoni di Geova ha una propria corporeità e risiede in un ben preciso della galassia: la stella Alcione della costellazione delle Pleiadi. CONTINUA.... VEDI LINK IN BASSO: (Rispondi)
 
xSanLazzaro
xSanLazzaro il 29/05/08 alle 14:07 via WEB
Spiritismo non è da Cristo.
 
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Anonimo il 02/10/08 alle 14:57 via WEB
Ciao io ho perso il mio migliore amico 3 anni fa e lui mi é venuto cercare:NON io ma LUI.Non é importante dirvi come, tanto chi crede crederà comunque e chi no non crederebbe comunque.Posso solo dirvi che mi ha cercato per tranquillizzarmi e per farmi sentire che lui c'era, e da quei suoi contatti io ho recuperato la fede che avevo perso tanti anni prima perchè ho capito che siste l'aldilà e quindi esiste DIO. Io non l'ho piu' cercato perché non ne ho sentito il bisogno, ma tra spiritismo e questi contatti bellissimi c'è una grossa differenza.Bibbia o no, Dio non siete certo voi che criticate queste cose per paura. ciao Patty
 
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