Creato da rteo1 il 25/10/2008
filo aperto con tutti coloro che s'interrogano sull'organizzazione politica della società e che sognano una democrazia sul modello della Grecia classica

Area personale

 

Tag

 

Archivio messaggi

 
 << Giugno 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

I miei Blog Amici

- PAESAGGI DELLANIMA
- Donne
- back to black
- Van&igrave;...
- filtr
- annavera
- magica
- mediterranea
- ~ Anima in volo ~
- A= Amicizia
- Per me
- La mia dimensione
- Anna
- ASCOLTA IL TUO CUORE
- arcobleno blu
- Lampi di follia 2
- vita di una donna
- KRISTALL
- Silenzio
- L antro di Morgana
- TRIKELIA e dintorni
- Al di la del mare
- Ginevra...
- CREATIVECHARME
- CHE MONDO DI CARTA!
- MARCO PICCOLO
- putpurr&igrave;
- principessabionda
- Mary
- A LADYBUGS LIFE
- La Ballerina Triste
- pensa e sogna
- Cenerentolasiribella
- la vita mia
- DIAMONDS
- LA SCIENZA
- le mie giornate
- VOLARE...ALTO
- Da Bruco a Farfalla
- misteriosa
- SWEET WOMAN
- Calamity Jane
- Ariannaeil Minotauro
- Il bianco e il nero
- BLOG PENNA CALAMAIO
- MINICAOS IN LIBERTA
- Volto in pensiero
- anima libera
- Mi viene il vomito
- GOCCE DI CRISTALLO!!
- EMOZIONANDOMI.......
- ..MaNo NeLLa MaNo..
- Sale del mondo
- interrogativi
- Urlo di Farfalla
- SONO LIBERA.........
- VOCE IN CAPITOLO
- sciolta e naturale
- tuttiscrittori
- sognami
- La vita &egrave; meraviglia
- 3menda
- ...r&eacute;veil en Italie
- chioscofelice
- dagherrotipi
- Suggestioni effimere
- ARIA FRESCA...
- LADY NOTTE
- Origami
- Red Rose
- Rever
- DURA LEX, SED LEX
- La Specola
- buonagiornata
- C&egrave; stato un prima
- Anima on line
- my blog femminile
- La farmacia depoca
- IL MIO MONDO BLOG
- ...STREGATA...
- ADORO ROMA
- Angolo Pensatoio
- tsunami di emozioni
- ECHI
- UTOPIAPOSSIBILE
- antropoetico
- A R T E
- Le note dellAnima !
- VOLANTINAGGIO
- sous le ciel de ...
- omerostd
- PROLAK
 
Citazioni nei Blog Amici: 30
 

Ultime visite al Blog

rteo1aost55ElettrikaPsikebisou_fatalmonellaccio19luigicavallaromisteropaganopostivamorino11acer.250cassetta2studiolegalerussiprefazione09m12ps12
 

Chi può scrivere sul blog

Tutti gli utenti registrati possono pubblicare messaggi e commenti in questo Blog.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

« IL SENSO IN SÈ E LA COMPETIZIONEIL PRESIDENZIALISMO DEMOCRATICO »

MEZZI E FINI DELL'UOMO

Post n°1070 pubblicato il 08 Gennaio 2023 da rteo1

MEZZI E FINI DELL'UOMO

Gli uomini fin dal "fuoco" di Prometeo "inventano", realizzano e costruiscono ogni cosa per migliorare le condizioni di vita individuali e collettive. Essi ne hanno bisogno, soprattutto per la propria esistenza e difesa perché sono carenti di istinti naturali, posseduti, invece, fin dalla nascita, da tutte le altre specie animali. "L'intelligenza", l'ideazione, l'immaginazione, l'esperienza, costituiscono le fonti principali da cui attingono per concretizzare i propri strumenti atti a potenziare i propri sensi, talenti e abilità. Tutto, comunque, è "creato" sempre con lo scopo, almeno iniziale e dichiarato, di farne uno strumento, un mezzo, anche se poi spesso accade che tale "mezzo" diventi un "fine". In particolare, quando il mezzo, a causa della follia umana, venga "rivestito", ammantato, di finalità sovrumane, ultraterrene, tali da renderlo oggetto "sacro", da venerare. E ciò accade anche rispetto a delle "idee astratte" che, soggettivamente e relativamente trasformate in "simboli" reali e concreti, assurgono a emblemi, modelli, "principi" e "valori universali", assoluti, che devono essere doverosamente e obbligatoriamente "ossequiati" per ciò che è stato d'autorità o convenzionalmente stabilito che essi "rappresentino" e non invece guardati, analizzati, radiografati, per ciò che in realtà essi sono in senso materiale, ossia dei puri oggetti fisici. Certamente questi processi sociali di "sacralizzazione" di oggetti materiali (frutto di aggregazioni di atomi in vibrazione) hanno in sé stessi delle patologie, anche se sul piano psicologico hanno un effetto di collante delle società, delle identità "nazionali", che sono un bene ma anche un male perché generano conflitti e possono sfociare anche in guerre. Gli uomini, comunque, amano mascherare e travisare la realtà, anche mentendo a sé stessi. Si illudono, così, anche di garantire in perpetuo l'ordine quando, invece, tale "ordine" alimenta il "disordine", che scaturisce dall'inevitabile entropia del sistema proprio a causa dell'energia necessaria per mantenere l'ordine. La realtà, invece, è che "Il re è nudo", come disse il bambino della fiaba di Andersen "I vestiti nuovi dell'imperatore". E per questo forse aveva ragione Nietzsche nel ritenere che né il cammello né il leone fossero il "superuomo" bensì il bambino perché privo dei condizionamenti del "SuperIo", senza alcuna responsabilità, guidato solo dall'inconscio, dalla voglia di divertirsi e dai sensi della natura. In ogni caso, il rapporto "mezzo-fine" deve sempre costituire un vincolo indissolubile, la strada maestra da seguire, da parte di qualsiasi società che abbia raggiunto un elevato livello di civiltà e di rispetto dei diritti, della dignità e delle libertà fondamentali degli uomini e dei cittadini. Scambiare, infatti, l'ordine dei fattori, ossia far diventare "fine" il "mezzo", può trasformare gli uomini in schiavi, non solo dal punto di vista culturale, intellettuale, ma persino fisicamente; come ad es. mediante incarcerazione, per aver espresso una libera "critica" del "modello", del "simbolo", magari con lo scopo di stimolare la riflessione e la crescita culturale della collettività la quale deve essere sempre consapevole che tutto ciò che l'uomo "crea" è soltanto "mezzo", anche quando sia convenzionalmente posto come "fine". L'unico "fine", infatti, è "il fine in sé", il fine universale, che appartiene soltanto all'assoluto, rispetto al quale tutte le cose, uomini inclusi, sono solo un "mezzo", parte del "fine ultimo". Perciò tutti i "fini temporali" degli uomini sono soltanto delle fantasie, frutto dell'antropocentrismo, che bisogna sempre ridimensionare e portare al loro giusto ruolo di mezzi, per impedire il dominio degli uomini sugli uomini. Pertanto bisogna avere sempre ben chiaro che, a prescindere da chi governi temporaneamente la società, l'uomo deve essere sempre al di sopra di qualunque creazione, "istituzione", invenzione, o ideazione umana. Anche quando trattasi di principi e valori come la vita, l'esistenza, la libertà, la dignità, la democrazia, la solidarietà, perché anch'essi devono essere dei mezzi al servizio dell'uomo e del cittadino. Anche, e soprattutto, il denaro e la tecnica, che sono diventati, ormai, dei "totem" adorati dagli umani. Per questo bisogna sempre essere vigili affinché il "potere", principalmente politico, ma anche di qualsiasi altra natura, relativo a qualsiasi livello sociale e ordinamentale, locale, nazionale e internazionale, sia sempre e solo strumento al servizio dei cittadini e mai il "fine", tenendo anche ben presente che il "potere" s'incarna necessariamente nell'uomo e che questi rischia sempre di esserne deformato e assimilato tanto da identificarsi, confondersi, con lo stesso potere. E che il "fine politico" deve essere sempre il "benessere di tutti i cittadini" (neanche uno escluso, o emarginato) e la ripartizione di tutte le risorse prodotte dalla collettività deve essere sempre equa e solidale, intendendosi per "equa" soltanto la distribuzione "paritaria" o, a limite, contenuta tra un minimo e un massimo secondo un rapporto di uno a quattro (come sosteneva Platone), dal momento che nelle società contemporanee vige la "specializzazione" del lavoro (per cui nessuno basta a sé stesso). Così come avviene più in generale in natura, a partire dalle cellule di ogni organismo vivente che si aggregano e si specializzano, per poi andare verso la conclusione del proprio ciclo vitale. Un rimedio contro le "devianze" umane a causa delle malìe del potere potrà essere l'avvicendamento costante nei ruoli e funzioni e la prescrizione di limiti inviolabili di età (max 70 anni) per uscire di scena, per indurre gli umani "ammalati" di potere ad occuparsi di sé stessi in funzione del "dopo". E potrà essere utile anche sancire che il nome e cognome della persona fisica precedano il titolo della funzione (così si evita anche il "problema" dell'articolo e della vocale maschile o  femminile rispetto alla "neutralità" dell'istituzione e si rende chiaro che quest'ultima è un mezzo e non un fine). È il mondo della politica e delle sue articolazioni, infatti, l'ambito nel quale accade spesso che siano "venerati" e "osannati" anche degli umani, senza razionalmente considerare che trattandosi di umani sono per ciò stesso anch'essi parte della medesima specie animale, con tutti i vizi (tanti), difetti (molti), con limiti fisici, psichici e mentali, e qualche virtù, relativa al regime socio-politico di riferimento. Come innanzi accennato le spiegazioni relative ai comportamenti umani sono certamente molteplici, e spaziano dal campo della mitologia all'antropologia, dalla psicologia alla sociologia, dalla teologia alla genetica, dalla fisica alla chimica. La "sacralizzazione" e la "divinizzazione", sia degli umani che di tutte le loro "creazioni" materiali e concettuali, sono certamente una grave malattia da cui bisogna necessariamente guarire e fintanto che questo non accadrà l'uomo sarà sempre culturalmente un primitivo, un cavernicolo, "un ponte tra la scimmia e il superuomo", come sosteneva Nietzsche, anche se ha vinto la sfida contro la legge della gravità mettendo in orbita satelliti e stazioni spaziali e sta realizzando il teletrasporto con la fisica dei quanti. Eppure siamo giunti, ormai, nel terzo millennio d.C., per cui bisognerebbe iniziare a scrivere una nuova storia, diversa da quella finora scritta, che è stata soprattutto l'elencazione cronologica delle numerose battaglie epiche e della mitizzazione dei vari condottieri, spesso definiti "magni" per pura propaganda e limitazione mentale. E sarebbe sufficiente a far invertire e modificare la rotta della storia la riflessione sui dati dell'ultima guerra mondiale che ha lasciato "sul campo" europeo e dell'est asiatico oltre sessanta milioni di vittime; e pensare altresì alle conseguenze devastanti delle bombe nucleari sganciate dagli Stati Uniti su Hiroshima e Nagasaki che cancellarono le due città (oggi gli ordigni nucleari hanno una potenza distruttiva di migliaia di volte superiore e ci sono Stati che ne possiedono alcune migliaia). Eppure si continua a parlare con disinvoltura di "guerra nucleare", come se fosse una vacanza in crociera anziché una follia umana in grado di distruggere la terra. È fuori di dubbio, perciò, che l'uomo sia ancora un "minorato culturale", e non fa alcuna differenza che sia un comune cittadino o sia alla guida di potenze statali nazionali e mondiali (Non è l'abito che fa il monaco). Perciò è senz'altro terapeutico "metterlo a nudo", secondo Madre natura, anziché "sacralizzarlo", "venerarlo", idolatrarlo, perché tali "divinizzazioni" fanno sì che la sua follia diventi incontenibile, così come accadeva con i "Cesari pazzi" durante l'impero romano. E la cura deve necessariamente partire dalla diagnosi della patologia che ha come oggetto dell'analisi e della riflessione il processo aggregativo e disaggregativo, in generale e degli umani in particolare. Bisogna riconoscere che in natura tutto si aggrega, si "organizza", a partire dalle particelle subquantiche, per dare infinite forme a tutta la materia del mondo macroscopico, dal quale, poi, mediante il divenire dello spazio-tempo si verifica il processo inverso delle singole forme, le quali si disaggregano per ritornare ad essere pura energia. Perciò "nulla si crea, né si distrugge, ma tutto si trasforma". Molti "umani" lo hanno compreso; ne sono coscienti, consapevoli, e sono anche autocoscienti. Così come conoscono, ormai, il loro rapporto con le esigenze prioritarie della specie, di fronte alle quali l'Io soccombe sempre; così come crollano tutti i sogni, i progetti, le ambizioni a causa della "decretazione" della "fine del ciclo biologico" da parte della specie la quale, per la sua stessa esistenza, ha la necessità di rinnovarsi e perpetuarsi sempre e solo con "nuova vita"; mediante il costante avvicendamento delle generazioni che si passano il testimone come nella gara della "staffetta" (oggi i nati negli anni '40, subentrati a quelli degli anni '30, stanno "sgombrando il campo" per far "avanzare" in prima linea i nati negli anni '50, mentre si preparano "ai bordi" quelli nati negli anni '60 ancora per poco in "panchina"). Così come aveva intuito Schopenhauer: l'esigenza della vita è una sola: la vita; e aggiungeva: senza alcuno scopo! E di questo ne era convinto anche Leopardi. Trattavasi, però, di reazioni e delusioni dovute alla constatazione dell'inesistenza di alcun primato dell'uomo. Così come quando Blaise Pascal si doleva di fronte al cielo stellato perché l'universo ignorava la sua esistenza e Giobbe si lamentava verso Dio perché non lo premiava per la sua fede. Invece dovrebbe essere, ormai, proprio tale consapevolezza dell'insignificanza universale degli umani ad orientare tutte le loro scelte. A cominciare proprio fin dai fondamentali organizzativi delle società, sia formali che materiali. Nietzsche, a proposito della questione sull'esistenza della "dignità dell'uomo" e della "dignità del lavoro", sosteneva che "l'uomo in sé, in assoluto, non ha dignità, né diritti né doveri". Egli certamente aveva ragione, rispetto "all'uomo in sé", a cui bisognerebbe sempre ispirarsi nel corso della vita, ma con tale idea non sarebbe stato possibile tutelare l'uomo sociale, soprattutto se appartenente alle fasce emarginate, esempre preda degli altri uomini, come la realtà di tutti i giorni insegna. Ecco perché la teoria non può non tener conto dell'attuazione pratica in ambito sociale dove l'uomo è l'homo di Hobbes che vien "mangiato" dai sui simili pur protetto dalla "dignità". Figurarsi, cosa accadrebbe se non avesse neppure l'etichetta formale della "dignità". Ad ogni buon conto, però, secondo "natura" l'uomo non può che essere "uomo", e da questa consapevolezza ne deve necessariamente conseguire, senza alcun dramma né panico per il "senso del vuoto", l'accettazione che tutta la "produzione umana" è soltanto frutto delle convenzioni, per cui queste (relative a qualsiasi ambito ordinamentale) devono avere sempre il limite degli strumenti e mai diventare dei fini. Così come la miriade di enti giuridici, e anche gli organismi difensivi delle "alleanze" politiche e le organizzazioni internazionali. Dev'essere, perciò, sempre ben chiaro a tutti che nulla di ciò che viene concretizzato e istituzionalizzato è vero in assoluto. Così come neppure il pensiero e il giudizio umano che separano il "giusto e l'ingiusto"; e che anche il paradigma legale elaborato dagli organi preposti è soltanto un mezzo di disciplina della condotta dei cittadini che non può mai essere un fine, così come neanche tutte le regole derivanti dalle tradizioni, dall'etica e dalla morale. Va anche compreso che i "ricchi" e i "poveri" pur essendo presenti in ogni sistema sociale a causa della dinamica del conflitto (secondo Eraclito) tuttavia il divario, la diseguaglianza, è solo il frutto delle regole "politico-economiche" e giuridiche, perciò sempre modificabili. E va anche detto che gli uomini hanno la possibilità, mediante il costante controllo dei propri impulsi ancestrali, di valorizzare ed esprimere il loro potenziale di "esseri-umani", ovvero di trascendersi pensando all'Assoluto, di  collegarsi col "Tutto" e comprenderne la "molteplicità" e la "diversità". E tutto ciò è possibile realizzarlo durante il divenire. Eraclito sosteneva che nell'universo tutto è regolato dal conflitto. Ogni singolo organismo ne è pervaso perché ciò è "necessario" alla dinamica di trasformazione. Sono infatti le opposte polarità che impediscono la "stasi" e generano la dinamica nel senso irreversibile della "freccia del tempo". È perciò "cooperazione" nella "competizione" e "competizione" nella "cooperazione" e non "guerra". Freud ha individuato nel subconscio umano sia gli impulsi sessuali (Eros) che distruttivi (Thanatos), ma entrambi sono coessenziali, funzionali, in "cooperazione" e non in antitesi per annullarsi ma per alimentare la trasformazione. È, perciò, da questa consapevolezza che bisogna partire per trovare la migliore medicina possibile per guarire dal male. Occorre accettare il principio che ogni uomo è come "mezzo" fenomenicamente "unico" e che in assoluto nessun uomo è "migliore" né "peggiore" di nessun altro uomo; così come non lo è rispetto a tutte le altre e diverse forme e specie viventi che si manifestano nell'ecosistema e nell'universo. Per questo lo stesso Eraclito invitava a cercare di capire "le ragioni del governo del tutto, mediante il tutto". Nel "Tutto" non c'è, infatti, alcun primato di nessuna singola parte, mentre "il Tutto è più della somma delle singole parti". Perciò l'esigenza del primato umano è in assoluto del tutto fallace. Analogamente, come detto, anche tutte le convenzioni, le regole, che differenziano, distinguono, gli uomini dagli altri uomini sulla base dei ruoli o funzioni; oppure rispetto al c.d. "merito", il quale deve essere anch'esso inteso soltanto come mezzo in funzione del suddetto benessere generale di tutti i membri della collettività tenendo ben chiaro che chi ha "merito" in un campo non ha altrettanto merito in altri campi, e la società, da sempre, e soprattutto quella contemporanea, si fonda ormai sulle specializzazioni dei ruoli. E non ha alcuna giustificazione naturale e universale neppure il "primato" vantato dagli uomini sulle altre forme viventi, perché queste ultime hanno eguale importanza nel "Tutto" (anzi, semmai si potrebbe riconoscere a buon ragione il "primato" delle piante, perché sono le uniche autosufficienti capaci, mediante la fotosintesi, di trasformare l'energia solare in alimento). Bisogna, perciò, considerare tutto ciò che è produzione umana, sia materiale che concettuale, soltanto come "mezzo" e mai come "fine", soprattutto per quanto concerne il "potere di governo". Tutto, infatti, nel reale, e nella società in particolare, è soltanto mezzo perché l'unico fine è soltanto il "fine in sé" dell'Universo e dell'Assoluto, dove si ignora l'uomo, e la vita stessa, che ha avuto inizio senza l'uomo e continuerà comunque dopo di lui. 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Vai alla Home Page del blog
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963