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filo aperto con tutti coloro che s'interrogano sull'organizzazione politica della società e che sognano una democrazia sul modello della Grecia classica

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MEZZI E FINI DELL'UOMO

Post n°1070 pubblicato il 08 Gennaio 2023 da rteo1

MEZZI E FINI DELL'UOMO

Gli uomini fin dal "fuoco" di Prometeo "inventano", realizzano e costruiscono ogni cosa per migliorare le condizioni di vita individuali e collettive. Essi ne hanno bisogno, soprattutto per la propria esistenza e difesa perché sono carenti di istinti naturali, posseduti, invece, fin dalla nascita, da tutte le altre specie animali. "L'intelligenza", l'ideazione, l'immaginazione, l'esperienza, costituiscono le fonti principali da cui attingono per concretizzare i propri strumenti atti a potenziare i propri sensi, talenti e abilità. Tutto, comunque, è "creato" sempre con lo scopo, almeno iniziale e dichiarato, di farne uno strumento, un mezzo, anche se poi spesso accade che tale "mezzo" diventi un "fine". In particolare, quando il mezzo, a causa della follia umana, venga "rivestito", ammantato, di finalità sovrumane, ultraterrene, tali da renderlo oggetto "sacro", da venerare. E ciò accade anche rispetto a delle "idee astratte" che, soggettivamente e relativamente trasformate in "simboli" reali e concreti, assurgono a emblemi, modelli, "principi" e "valori universali", assoluti, che devono essere doverosamente e obbligatoriamente "ossequiati" per ciò che è stato d'autorità o convenzionalmente stabilito che essi "rappresentino" e non invece guardati, analizzati, radiografati, per ciò che in realtà essi sono in senso materiale, ossia dei puri oggetti fisici. Certamente questi processi sociali di "sacralizzazione" di oggetti materiali (frutto di aggregazioni di atomi in vibrazione) hanno in sé stessi delle patologie, anche se sul piano psicologico hanno un effetto di collante delle società, delle identità "nazionali", che sono un bene ma anche un male perché generano conflitti e possono sfociare anche in guerre. Gli uomini, comunque, amano mascherare e travisare la realtà, anche mentendo a sé stessi. Si illudono, così, anche di garantire in perpetuo l'ordine quando, invece, tale "ordine" alimenta il "disordine", che scaturisce dall'inevitabile entropia del sistema proprio a causa dell'energia necessaria per mantenere l'ordine. La realtà, invece, è che "Il re è nudo", come disse il bambino della fiaba di Andersen "I vestiti nuovi dell'imperatore". E per questo forse aveva ragione Nietzsche nel ritenere che né il cammello né il leone fossero il "superuomo" bensì il bambino perché privo dei condizionamenti del "SuperIo", senza alcuna responsabilità, guidato solo dall'inconscio, dalla voglia di divertirsi e dai sensi della natura. In ogni caso, il rapporto "mezzo-fine" deve sempre costituire un vincolo indissolubile, la strada maestra da seguire, da parte di qualsiasi società che abbia raggiunto un elevato livello di civiltà e di rispetto dei diritti, della dignità e delle libertà fondamentali degli uomini e dei cittadini. Scambiare, infatti, l'ordine dei fattori, ossia far diventare "fine" il "mezzo", può trasformare gli uomini in schiavi, non solo dal punto di vista culturale, intellettuale, ma persino fisicamente; come ad es. mediante incarcerazione, per aver espresso una libera "critica" del "modello", del "simbolo", magari con lo scopo di stimolare la riflessione e la crescita culturale della collettività la quale deve essere sempre consapevole che tutto ciò che l'uomo "crea" è soltanto "mezzo", anche quando sia convenzionalmente posto come "fine". L'unico "fine", infatti, è "il fine in sé", il fine universale, che appartiene soltanto all'assoluto, rispetto al quale tutte le cose, uomini inclusi, sono solo un "mezzo", parte del "fine ultimo". Perciò tutti i "fini temporali" degli uomini sono soltanto delle fantasie, frutto dell'antropocentrismo, che bisogna sempre ridimensionare e portare al loro giusto ruolo di mezzi, per impedire il dominio degli uomini sugli uomini. Pertanto bisogna avere sempre ben chiaro che, a prescindere da chi governi temporaneamente la società, l'uomo deve essere sempre al di sopra di qualunque creazione, "istituzione", invenzione, o ideazione umana. Anche quando trattasi di principi e valori come la vita, l'esistenza, la libertà, la dignità, la democrazia, la solidarietà, perché anch'essi devono essere dei mezzi al servizio dell'uomo e del cittadino. Anche, e soprattutto, il denaro e la tecnica, che sono diventati, ormai, dei "totem" adorati dagli umani. Per questo bisogna sempre essere vigili affinché il "potere", principalmente politico, ma anche di qualsiasi altra natura, relativo a qualsiasi livello sociale e ordinamentale, locale, nazionale e internazionale, sia sempre e solo strumento al servizio dei cittadini e mai il "fine", tenendo anche ben presente che il "potere" s'incarna necessariamente nell'uomo e che questi rischia sempre di esserne deformato e assimilato tanto da identificarsi, confondersi, con lo stesso potere. E che il "fine politico" deve essere sempre il "benessere di tutti i cittadini" (neanche uno escluso, o emarginato) e la ripartizione di tutte le risorse prodotte dalla collettività deve essere sempre equa e solidale, intendendosi per "equa" soltanto la distribuzione "paritaria" o, a limite, contenuta tra un minimo e un massimo secondo un rapporto di uno a quattro (come sosteneva Platone), dal momento che nelle società contemporanee vige la "specializzazione" del lavoro (per cui nessuno basta a sé stesso). Così come avviene più in generale in natura, a partire dalle cellule di ogni organismo vivente che si aggregano e si specializzano, per poi andare verso la conclusione del proprio ciclo vitale. Un rimedio contro le "devianze" umane a causa delle malìe del potere potrà essere l'avvicendamento costante nei ruoli e funzioni e la prescrizione di limiti inviolabili di età (max 70 anni) per uscire di scena, per indurre gli umani "ammalati" di potere ad occuparsi di sé stessi in funzione del "dopo". E potrà essere utile anche sancire che il nome e cognome della persona fisica precedano il titolo della funzione (così si evita anche il "problema" dell'articolo e della vocale maschile o  femminile rispetto alla "neutralità" dell'istituzione e si rende chiaro che quest'ultima è un mezzo e non un fine). È il mondo della politica e delle sue articolazioni, infatti, l'ambito nel quale accade spesso che siano "venerati" e "osannati" anche degli umani, senza razionalmente considerare che trattandosi di umani sono per ciò stesso anch'essi parte della medesima specie animale, con tutti i vizi (tanti), difetti (molti), con limiti fisici, psichici e mentali, e qualche virtù, relativa al regime socio-politico di riferimento. Come innanzi accennato le spiegazioni relative ai comportamenti umani sono certamente molteplici, e spaziano dal campo della mitologia all'antropologia, dalla psicologia alla sociologia, dalla teologia alla genetica, dalla fisica alla chimica. La "sacralizzazione" e la "divinizzazione", sia degli umani che di tutte le loro "creazioni" materiali e concettuali, sono certamente una grave malattia da cui bisogna necessariamente guarire e fintanto che questo non accadrà l'uomo sarà sempre culturalmente un primitivo, un cavernicolo, "un ponte tra la scimmia e il superuomo", come sosteneva Nietzsche, anche se ha vinto la sfida contro la legge della gravità mettendo in orbita satelliti e stazioni spaziali e sta realizzando il teletrasporto con la fisica dei quanti. Eppure siamo giunti, ormai, nel terzo millennio d.C., per cui bisognerebbe iniziare a scrivere una nuova storia, diversa da quella finora scritta, che è stata soprattutto l'elencazione cronologica delle numerose battaglie epiche e della mitizzazione dei vari condottieri, spesso definiti "magni" per pura propaganda e limitazione mentale. E sarebbe sufficiente a far invertire e modificare la rotta della storia la riflessione sui dati dell'ultima guerra mondiale che ha lasciato "sul campo" europeo e dell'est asiatico oltre sessanta milioni di vittime; e pensare altresì alle conseguenze devastanti delle bombe nucleari sganciate dagli Stati Uniti su Hiroshima e Nagasaki che cancellarono le due città (oggi gli ordigni nucleari hanno una potenza distruttiva di migliaia di volte superiore e ci sono Stati che ne possiedono alcune migliaia). Eppure si continua a parlare con disinvoltura di "guerra nucleare", come se fosse una vacanza in crociera anziché una follia umana in grado di distruggere la terra. È fuori di dubbio, perciò, che l'uomo sia ancora un "minorato culturale", e non fa alcuna differenza che sia un comune cittadino o sia alla guida di potenze statali nazionali e mondiali (Non è l'abito che fa il monaco). Perciò è senz'altro terapeutico "metterlo a nudo", secondo Madre natura, anziché "sacralizzarlo", "venerarlo", idolatrarlo, perché tali "divinizzazioni" fanno sì che la sua follia diventi incontenibile, così come accadeva con i "Cesari pazzi" durante l'impero romano. E la cura deve necessariamente partire dalla diagnosi della patologia che ha come oggetto dell'analisi e della riflessione il processo aggregativo e disaggregativo, in generale e degli umani in particolare. Bisogna riconoscere che in natura tutto si aggrega, si "organizza", a partire dalle particelle subquantiche, per dare infinite forme a tutta la materia del mondo macroscopico, dal quale, poi, mediante il divenire dello spazio-tempo si verifica il processo inverso delle singole forme, le quali si disaggregano per ritornare ad essere pura energia. Perciò "nulla si crea, né si distrugge, ma tutto si trasforma". Molti "umani" lo hanno compreso; ne sono coscienti, consapevoli, e sono anche autocoscienti. Così come conoscono, ormai, il loro rapporto con le esigenze prioritarie della specie, di fronte alle quali l'Io soccombe sempre; così come crollano tutti i sogni, i progetti, le ambizioni a causa della "decretazione" della "fine del ciclo biologico" da parte della specie la quale, per la sua stessa esistenza, ha la necessità di rinnovarsi e perpetuarsi sempre e solo con "nuova vita"; mediante il costante avvicendamento delle generazioni che si passano il testimone come nella gara della "staffetta" (oggi i nati negli anni '40, subentrati a quelli degli anni '30, stanno "sgombrando il campo" per far "avanzare" in prima linea i nati negli anni '50, mentre si preparano "ai bordi" quelli nati negli anni '60 ancora per poco in "panchina"). Così come aveva intuito Schopenhauer: l'esigenza della vita è una sola: la vita; e aggiungeva: senza alcuno scopo! E di questo ne era convinto anche Leopardi. Trattavasi, però, di reazioni e delusioni dovute alla constatazione dell'inesistenza di alcun primato dell'uomo. Così come quando Blaise Pascal si doleva di fronte al cielo stellato perché l'universo ignorava la sua esistenza e Giobbe si lamentava verso Dio perché non lo premiava per la sua fede. Invece dovrebbe essere, ormai, proprio tale consapevolezza dell'insignificanza universale degli umani ad orientare tutte le loro scelte. A cominciare proprio fin dai fondamentali organizzativi delle società, sia formali che materiali. Nietzsche, a proposito della questione sull'esistenza della "dignità dell'uomo" e della "dignità del lavoro", sosteneva che "l'uomo in sé, in assoluto, non ha dignità, né diritti né doveri". Egli certamente aveva ragione, rispetto "all'uomo in sé", a cui bisognerebbe sempre ispirarsi nel corso della vita, ma con tale idea non sarebbe stato possibile tutelare l'uomo sociale, soprattutto se appartenente alle fasce emarginate, esempre preda degli altri uomini, come la realtà di tutti i giorni insegna. Ecco perché la teoria non può non tener conto dell'attuazione pratica in ambito sociale dove l'uomo è l'homo di Hobbes che vien "mangiato" dai sui simili pur protetto dalla "dignità". Figurarsi, cosa accadrebbe se non avesse neppure l'etichetta formale della "dignità". Ad ogni buon conto, però, secondo "natura" l'uomo non può che essere "uomo", e da questa consapevolezza ne deve necessariamente conseguire, senza alcun dramma né panico per il "senso del vuoto", l'accettazione che tutta la "produzione umana" è soltanto frutto delle convenzioni, per cui queste (relative a qualsiasi ambito ordinamentale) devono avere sempre il limite degli strumenti e mai diventare dei fini. Così come la miriade di enti giuridici, e anche gli organismi difensivi delle "alleanze" politiche e le organizzazioni internazionali. Dev'essere, perciò, sempre ben chiaro a tutti che nulla di ciò che viene concretizzato e istituzionalizzato è vero in assoluto. Così come neppure il pensiero e il giudizio umano che separano il "giusto e l'ingiusto"; e che anche il paradigma legale elaborato dagli organi preposti è soltanto un mezzo di disciplina della condotta dei cittadini che non può mai essere un fine, così come neanche tutte le regole derivanti dalle tradizioni, dall'etica e dalla morale. Va anche compreso che i "ricchi" e i "poveri" pur essendo presenti in ogni sistema sociale a causa della dinamica del conflitto (secondo Eraclito) tuttavia il divario, la diseguaglianza, è solo il frutto delle regole "politico-economiche" e giuridiche, perciò sempre modificabili. E va anche detto che gli uomini hanno la possibilità, mediante il costante controllo dei propri impulsi ancestrali, di valorizzare ed esprimere il loro potenziale di "esseri-umani", ovvero di trascendersi pensando all'Assoluto, di  collegarsi col "Tutto" e comprenderne la "molteplicità" e la "diversità". E tutto ciò è possibile realizzarlo durante il divenire. Eraclito sosteneva che nell'universo tutto è regolato dal conflitto. Ogni singolo organismo ne è pervaso perché ciò è "necessario" alla dinamica di trasformazione. Sono infatti le opposte polarità che impediscono la "stasi" e generano la dinamica nel senso irreversibile della "freccia del tempo". È perciò "cooperazione" nella "competizione" e "competizione" nella "cooperazione" e non "guerra". Freud ha individuato nel subconscio umano sia gli impulsi sessuali (Eros) che distruttivi (Thanatos), ma entrambi sono coessenziali, funzionali, in "cooperazione" e non in antitesi per annullarsi ma per alimentare la trasformazione. È, perciò, da questa consapevolezza che bisogna partire per trovare la migliore medicina possibile per guarire dal male. Occorre accettare il principio che ogni uomo è come "mezzo" fenomenicamente "unico" e che in assoluto nessun uomo è "migliore" né "peggiore" di nessun altro uomo; così come non lo è rispetto a tutte le altre e diverse forme e specie viventi che si manifestano nell'ecosistema e nell'universo. Per questo lo stesso Eraclito invitava a cercare di capire "le ragioni del governo del tutto, mediante il tutto". Nel "Tutto" non c'è, infatti, alcun primato di nessuna singola parte, mentre "il Tutto è più della somma delle singole parti". Perciò l'esigenza del primato umano è in assoluto del tutto fallace. Analogamente, come detto, anche tutte le convenzioni, le regole, che differenziano, distinguono, gli uomini dagli altri uomini sulla base dei ruoli o funzioni; oppure rispetto al c.d. "merito", il quale deve essere anch'esso inteso soltanto come mezzo in funzione del suddetto benessere generale di tutti i membri della collettività tenendo ben chiaro che chi ha "merito" in un campo non ha altrettanto merito in altri campi, e la società, da sempre, e soprattutto quella contemporanea, si fonda ormai sulle specializzazioni dei ruoli. E non ha alcuna giustificazione naturale e universale neppure il "primato" vantato dagli uomini sulle altre forme viventi, perché queste ultime hanno eguale importanza nel "Tutto" (anzi, semmai si potrebbe riconoscere a buon ragione il "primato" delle piante, perché sono le uniche autosufficienti capaci, mediante la fotosintesi, di trasformare l'energia solare in alimento). Bisogna, perciò, considerare tutto ciò che è produzione umana, sia materiale che concettuale, soltanto come "mezzo" e mai come "fine", soprattutto per quanto concerne il "potere di governo". Tutto, infatti, nel reale, e nella società in particolare, è soltanto mezzo perché l'unico fine è soltanto il "fine in sé" dell'Universo e dell'Assoluto, dove si ignora l'uomo, e la vita stessa, che ha avuto inizio senza l'uomo e continuerà comunque dopo di lui. 

 
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Commenti al Post:
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 14/01/23 alle 09:12 via WEB
Da un lato, per quanto riguarda i processi sociali di "sacralizzazione" degli oggetti materiali,  non posso che concordare con te sul fatto che tali dinamiche sono e non possono che restare un pericoloso sovvertimento dei ruoli di "fine" e di "mezzo". Ed in questo caso il Nuovo Testamento - in molto assolutamente incisivo - riassume splendidamente il concetto espresso, nella frase "Il sabato è fatto per l'uomo, e non l'uomo per il sabato” al fine di palesare senza possibilità di equivoco  come qualsiasi mezzo - in questo caso la giornata adibita al riposo - per quanto utile o di per sè prezioso, non debba in alcun modo essere scambiato con lo scopo perseguito. Pertanto si legge "Il sabato venne dato a causa dell’uomo, ma non venne l'uomo a causa del sabato". E non possiamo sacralizzare o divinizzare alcuna creazione materiale o concettuale senza commettere un'evidente incongruenza logica; perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato. Dall'altro lato, invece, per quanto riguarda la "sacralizzazione delle idee", mi sento più vicina alla considerazione platonica delle stesse, con la separazione del mondo fenomenico da quello ideale, considerando la verità insita nel concetto piuttosto che nelle molteplici esemplificazioni dei valori umani.  Sintetizzando, quindi, al massimo ma senza scarnificare la dottrina delle idee, sono platonicamente convinta che il solo oggetto di ogni nostra conoscenza siano proprio le idee - vale a dire le ousie, enti autonomi immutabili e perfetti - esistenti al di fuori e al di là del mondo fenomenico, oltre la dimensione dell'esperienza e dei sensi.  Le cose del mondo quindi, platonicamente, non sono che l'imitazione - o la forma depotenziata - dell'incorruttibile perfezione delle idee e partecipano alla loro esistenza perché le idee sono l’universale che contiene in sè la totalità dei particolari. Pertanto, sebbene idee e cose fenomeniche corrispettive siano distinte e appartengano a due mondi diversi con caratteristiche ontologiche differenti, il loro rapporto è strettissimo ed è sia causale sia gnoseologico. Nel giudicare le cose del mondo, infatti,  noi facciamo riferimento alle sole idee ma, da parte loro, esse svolgono la funzione di criterio di giudizio di tutte le cose. Inoltre, tutte le cose fenomeniche nel mondo esistono esclusivamente ad immagine di quelle stesse idee perfette ed astratte. Per il resto, in merito ad un ipotetico "primato" vantato dagli uomini sulle altre forme viventi, non penso che una possa superarne un'altra in termini di importanza o che esista una sorta di gerarchia terrena in tal senso; ma proprio perché ognuna ha una eguale importanza nell'economia e all'interno del "Tutto" non penso neppure che possa esistere l'esistenza - nella sua forma infinita, eterna, trascendente, non manifesta e universale  - ma soltanto la vita - intesa invece nel suo aspetto finito, transitorio, immanente, manifesto e particolare  - senza l'una o l'altra forma del Tutto. Ed è anche per questo che non credo sia possibile un'esistenza - ma appunto, e ancora,  soltanto una vita - senza l'uomo. La vita come noi la conosciamo ha avuto inizio e potrebbe, al limite, continuare senza la forma uomo (sebbene anche questa sia solo una considerazione parziale e non totalmente esatta del quadro, dal momento che se l'esistenza è eterna, anche parlare di inizi di vita senza l'uomo non è  propriamente corretto, in quanto così facendo non si terrebbe conto della sua esistenza eterna al di fuori della dimensione fisica di tempo e spazio) ma l'esistenza - vale  a dire la condizione che non ha avuto inizio e che è, non potendo avere termine - è un tutto indisgiungibile dall'anima dell'uomo.
(Rispondi)
 
rteo1
rteo1 il 14/01/23 alle 09:59 via WEB
Apprezzo moltissimo i tuoi "credo". Meno i miei, perchè quando affermo "credo" al contempo "non credo". Citi Platone, anche per me un "mito". Mi sono abbeverato alla Sua fonte e ne ho apprezzato la profondità di pensiero. Dante, tanto celebrato, non avrebbe "immaginato" i suoi gironi senza il mito di Er. E neppure Virgilio con Enea nell'Ade. Lo affermo convinto, anche se mi dovessero smentire. Tuttavia col tempo ho cominciato a pensare che anche Platone era "un uomo", ossia un essere finito, relativo, per quanto "grande". E così il suo "mondo delle idee" ebbe bisogno del Demiurgo artefice per trasformare le idee in oggetti concreti. Senza dire, poi, della sua idea della Politeia con la comunanza di donne, anche se soltanto per i governanti e i "guerrieri" (i cani da guardia). In altri termini: grazie a Platone, ma non per averci dato la "verità" bensì un contributo per la ricerca della verità. Come Parmenide, Eraclito e altri, prima e dopo di loro. Circa l'esistenza della forma uomo non vi è dubbio che essa sia "realtà", oggi, così come quando non lo era all'inizio del tempo, o ai tempi dei dinosauri. E relativamente a questi a volte mi viene da chiedermi: ma i dinosauri hanno mai pensato di essere eterni ? E allora, che l'uomo passi, come credo, oppure rimanga, dipende soltanto dal Tutto, ossia dalla metà sensibile e visibile e dall'altra metà intelligibile, invisibile. Papa Benedetto XVI sosteneva che Dio è reale, pertanto l'uomo può anche venir meno ma Dio continuerà ad esistere. Sono convinto che avesse "ragione" ma a condizione che per "Dio" s'intenda il "Tutto" (ma non voglio conflitti per così poco). Circa il "Sabato fatto per l'uomo" "credo" che sia stato un ottimo precetto, ma avrei osato di più: tutta la settimana è fatta per l'uomo, ma anche per tutti gli altri esseri viventi.
(Rispondi)
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 14/01/23 alle 18:04 via WEB
Naturalmente, rteo, con il mio scrivere "credo", non mi sento affatto esente dall'essere, come te, anche io toccata da un "non credo". Penso che la "fede" intesa verso qualsiasi argomento - e non vista in ambito essenzialmente religioso o spirituale - sia una commistione di convinzione (soggetta comunque e necessariamente a continua revisione e mai considerabile come un punto di arrivo) e di volontà di scelta. Un po' come l'amore. Lo si avverte, se ne è invasi, si accoglie e si riconosce come tale e se ne diventa partecipe, ci si cade (e ci si immerge) dentro; ma al contempo si sceglie di alimentarlo e di rimanere all'interno del suo raggio oppure no...
(Rispondi)
misteropagano
misteropagano il 14/01/23 alle 16:57 via WEB
Signori Rteo e Elettrika mi trovo a fare una sorta di magico cross per aver letto insieme al nuovo post rteiano, e i suoi commmenti, quelli del precedente.
Dunque, premesso che stimo infinitamente il vostro linguaggio e le vostre esperienze della conoscenza, devo nesessariamente rendere sintetica la mia reazione ai contenuti. Offro in sintesi una supervisione del fine attraverso il mezzo e dei rituali tra scienza e mistero tramite "Il prodigio", film del 2020 con diverse candidature al British Independent Film Awards, tra cui sottolineo quella per la miglior colonna sonora (Matthew Herbert) che anticipo per riparlarne in fondo ai commenti.
(Rispondi)
misteropagano
misteropagano il 14/01/23 alle 17:14 via WEB
Senza entrare nei dettagli cine e del romanzo da cui è tratto, Il Prodigio è una storia ambientata nell'Irlanda di fine ottocento e di una bimba di undici anni, Anna O'Donnell, la cui famiglia sostiene che non mangi da mesi. Per questo una commissione di medici e religiosi vuole studiarla come miracolo. Le affiancano una suora e una infermiera laica. È quest'ultima che scopre perchè Anna sopravvivesse senza cibo. Mangiava Manna dal cielo!
(Rispondi)
misteropagano
misteropagano il 14/01/23 alle 17:22 via WEB
O almeno era questo che le faceva credere la madre, che la nutriva con un bolo di cibo tramite i baci del buongiorno e della buonanotte. Quando la commissione vieta che al di fuori delle due incaricate qualcuno si avvicini alla giovane, Anna denutrita, inizia lentamente a morire. E Anna voleva anche morire per il Paradiso, la suggestione materna era finalizzata a questo, liberarla dal peccato di incesto accaduto col fratello.
(Rispondi)
misteropagano
misteropagano il 14/01/23 alle 17:25 via WEB
O meglio: la ragazza rivela il motivo del suo digiuno: suo fratello maggiore l'aveva violentata ripetutamente da quando aveva nove anni, per poi morire di una malattia misteriosa. Ritenendo l'accaduto una punizione divina, la madre accusa Anna della morte di suo fratello e della sua condanna eterna all'Inferno; pertanto, Anna crede che, sacrificando la sua vita, salverà quella di suo fratello dalla dannazione.
(Rispondi)
misteropagano
misteropagano il 14/01/23 alle 17:36 via WEB
Si può immaginare il potere della suggestione mistica che la pragmatica infermiera "Lib" riesce però a trasformare in salvezza per Anna, dopo aver tentato professionalmente un'alimentazione forzata di cui non si era sentita in fondo autorizzata dal credo della giovane. Anna praticava anche dei piccoli riti comunitari presso un fiume e un pozzo sacro, Lib in quel luogo riesce a far immaginare e a "sovrascrivere" all'identità di Anna una diversa figura mentale: una giovane ragazza senza atroci tormenti; mentre lei morirà, vivrà una nuova bambina di nome "Nan" che riprenderà a mangiare.
(Rispondi)
misteropagano
misteropagano il 14/01/23 alle 17:52 via WEB
Non sono stata affatto sintetica ma penso di aver centrato la mia premessa con questo racconto. E il dipanarsi in più passaggi. Quanto alla colonna sonora di Matthew Herbert il compositore ha iniziato le sue performance musicali con Bodily Functions che conteneva suoni generati dalla manipolazione di peli e pelle umana, e di organi interni. Ad oggi, ha combinato anche commenti politici, situazioni legate al cibo. Ha registrato nelle fogne di Fleet Street, con i chicchi di caffè vietnamita, all'interno di allevamenti industriali di polli, ha registrato 3.500 persone che mordevano una mela contemporaneamente; ha registrato nei palazzi, nei musei e nelle discariche, nei cimiteri, nei rifugi, nei crematori e in un allevamento di maiali affinchè la sua musica incoraggi la gente ad "ascoltare il mondo con più attenzione".
(Rispondi)
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 14/01/23 alle 18:06 via WEB
Ne avevo sentito parlare, mist, e un'altra volta non posso che ringraziarti per averne parlato qui, perché non ho avuto modo di vederlo, ma avrei voluto; mi è dispiaciuto non poterlo fare.
(Rispondi)
 
 
misteropagano
misteropagano il 14/01/23 alle 18:09 via WEB
mi dispiace allora un po' di aver spoleirato...
(Rispondi)
 
rteo1
rteo1 il 16/01/23 alle 08:45 via WEB
Grazie, anzitutto, per il contributo. Ho poco tempo per i film ma li considero molto come manifestazione dell'arte e come strumento idoneo a "palesare" il pensiero. Uno però dei tantissimi mezzi. Nè il primo nè tantomeno l'ultimo, per dire che queste "graduatorie", a forma piramidale, o gerarchiche, di stampo militare, non mi affascinano. Tutto è in orizzontale, come mezzo per il fine, che è soltanto nel "Tutto". Anche gli "umani" (chiedo scusa per non associarli in automatico agli "esseri" perchè questo attributo è il risultato della ricerca della "verità" che non tutti fanno, per propria scelta, ovviamente) sono "mezzi", tra i mezzi. "Ascoltare il mondo con più attenzione" ? Si. E cercare di comprenderlo. Il suo messaggio non è incomprensibile, come quello degli umani, che spesso hanno lo scopo di "frodare il pensiero" dei molti, per trarne vantaggi materiali e orientare le menti delle masse verso mete autodistruttive. O. Splengler distingueva i popoli a seconda di come si rapportassero all'evento finale. Un termine "terribile", ma non per Socrate, che lo definiva "un sonno senza sogni". "Accettare" la vita (ovvero, per meglio dire, anzichè "accettare" bensì "vivere" la vita)come un ente transeunte, uscito temporaneamente dal Tutto, con equilibrio, con la pace interiore di chi non ama il suo corpo ma lo rispetta per il servizio che gli rende, come strumento necessario del pensiero, sincronizza il proprio "essere" con tutto ciò che ci circonda, visibile e invisibile. Il "mistero" non sarà più "mistero" ma si appaleserà come "Misteropagano", seppur come una cometa di transito. Ieri ho letto alcune pagine del saggio di Fukujama "La fine della storia". L'autore si era convinto che la "storia" fosse finita: niente più guerre e i diritti umani e le libertà finalmente condivisi a livello planetario, e ciò grazie all'America come paladino della liberaldemocrazia. Povero Fukujama, che ha dovuto correggere se stesso, poco dopo, quando altre guerre ne sono seguite. La "storia" non esiste, se non come "storiografia del passato", senza alcun senso se non il senso che umanamente le viene attribuito. Ma è pura follia. Anche perchè ci sono sempre dei vincitori e dei perdenti, due categorie che non esistono se non nella fantasia malata di chi non è capace di immaginare un modo diverso dall'uso delle armi e degli eserciti per confrontare la propria visione della vita. Il "ruolo" di ogni ente, micro o macro che sia, non è quello che la società, la scienza, le istituzioni o altri assegnano bensì quello, e soltanto quello, che è in sé. Nessuno lo comprende, pur avvertendo una conflittualità in sé medesimi tra la maschera e l'Io. E' possibile recuperare il sé ? Si, ma soltanto uscendo di scena, per lasciare lo spazio a chi dovrà, a sua volta, compiere lo stesso processo di conoscenza verso la verità. Tutti in fila, perciò. Uno dopo l'altro, e tutti diversi gli uni dagli altri. E che bello far parte di una tavolozza di infiniti colori. Buona giornata, Misteropagano, e grazie.
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misteropagano
misteropagano il 16/01/23 alle 20:58 via WEB
Sul fondo di The Wonder la Great Famine irlandese e la guerra di Crimea, un conflitto sul controllo dei luoghi santi.
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ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 18/01/23 alle 19:46 via WEB
Scusa, rteo, mi sono accorta di avere postato più in alto un commento credendo di averlo inserito al fondo. Era semplicemente una precisazione che ritengo comunque essenziale perché si parla di un punto di partenza importante per ogni approccio a qualsiasi argomento; difatti la penso come te sul fatto di non potersi mai dire "certi" in modo assoluto di alcunché. Non te lo riporto qui sotto per non occuparti altro spazio ma volevo solo avvisarti che avevo chiarito la mia posizione in tal senso. A misteropagano, invece, rispondo che non deve assolutamente preoccuparsi di aver spoilerato...tranquilla, in ogni caso non avrei potuto vederlo...:-( ed anzi mi hai fatto un favore a raccontarlo.
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misteropagano
misteropagano il 23/02/23 alle 16:42 via WEB
Ne sono felice, dell'averti procurato un'informazione. Ringrazio rteo per aver dato ospitalità a questo bisogno di raccontare passo passo un film che mi aveva emozionato. Così, è come essere in una serra di germogliazione futura.
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amistad.siempre
amistad.siempre il 16/02/23 alle 23:58 via WEB
Nell'infinità dell'universo, l'uomo è un trascurabile granello di sabbia, soloforse un po' più intelligente di altre forme di vita. Il fatto è che lo ignora credendosi lui il 'creatore'. Post esaustivo quanto interessante. :)
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rteo1
rteo1 il 17/02/23 alle 10:46 via WEB
Il tema trattato interessa soprattutto, o forse in modo esclusivo, coloro che, come me, hanno visto passare buona parte del proprio tempo-spazio, ormai, e si pongono la domanda sul "poi". Eraclito diceva che "tutti hanno il logos, ma non tutti lo usano". Non so se sia proprio così, ma se se ne avverta l'esigenza, questa va certamente soddisfatta mediante la ricerca. Per quanto mi riguarda, posso dire di essere ormai convinto dell'esistenza di un "ciclo", nel quale, però, "nulla si dissolve" perchè tutto è parte del "Tutto". Certamente la fine del ciclo dà inizio ad altro ciclo ma con forme diverse, perchè nulla può ritornare come prima, ovvero con la stessa forma. Ed è forse il terrore di non conservare la propria forma corporale che angoscia gli umani. Invece è "bello" proprio il poter diventare "altro"; che le proprie particelle subatomiche possano entrare a costituire altre e diverse forme dell'universo. Così sarà possibile anche diventare parte di una stella, da cui già proveniamo. Circa l'uomo più "intelligente" ho dei dubbi per il solo fatto che essendo un parametro tutto umano non so se corrisponda alla realtà. In altri termini, non so dire se i virus, ad esempio, siano più intelligenti perchè preesistono da milioni di anni all'uomo e sopravviveranno allo stesso.
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amistad.siempre
amistad.siempre il 16/03/23 alle 22:38 via WEB
... Credo che l'homo sapiens sapiens ne sa meno di tante altre creature, nonostante la conoscenza che sicuramente ha acquisito e tramandato nel corso dei secoli e dei millenni. E sono d'accordo sul fatto che i virus sopravviveranno al genere umano anche se ho la recondita speranza che una qualche cellula di un essere umano 'meritevole', con tutti i requisiti migliori possa in qualche maniera dare inizio a una 'umanità' davvero degna di chiamarsi così.
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rteo1
rteo1 il 17/03/23 alle 09:23 via WEB
Capisco "la recondita speranza", ma non mi curerei più di tanto. Tutto accade così come deve avvenire. Se qualche cellula umana, come auspichi, dovesse sopravvivere accadrà soltanto perchè ciò sarebbe strumentale alla vita, che tuttavia può fare a meno della forma umana. Cento milioni di anni fa homo sapiens non esisteva nè altre forme a lui riconducibili e tuttavia esisteva la "vita". Forse dobbiamo cominciare ad interpretare in altro modo, possibilmente senza troppi condizionamenti antropocentrici, quella che è la "vita" nel suo insieme e come la stressa "fluisce" (come diceva G. Simmel) mediante le "forme" che si succedono e si trasformano.
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amistad.siempre
amistad.siempre il 19/03/23 alle 00:37 via WEB
La forza della vita sta nel suo evolversi. Chissà, forse un giorno non ci saranno più 'umani' su questo pianeta e nell'intero universo. Chissà che non sia la giusta selezione naturale. Madre natura ne avrebbe, e ne ha, facoltà. Buonanotte, rteo, buona domenica, festa dei papà e di san Giiseppe! :)
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rteo1
rteo1 il 19/03/23 alle 11:12 via WEB
"la vita vuole solo la vita". E' questa la sintesi di Schopenhauer nell'opera il Mondo come volontà di vivere e come rappresentazione. Non so se la "giusta" selezione sia quella che conservi gli esseri umani oppure ne decreti la scomparsa. Il "giusto" e "l'Ingiusto" sono concetti troppo umani per valere qualche cosa nella dinamica universale. Credo, comunque, che se "vera" la ciclicità allora anche la specie umana, nella forma che oggi conosciamo, dovrà "sparire". E forse è proprio questo il "segreto della vita": tutto partecipa del Tutto. Immaginiamo di diventare "altro" (non so, una stella, una galassia, un fiore, una farfalla, oppure una semplice particella quantica, ecc.) e così scopriremo di quanto possiamo diventare "universali" rispetti agli angusti recinti nei quali siamo costretti a vivere la nostra misera esperienza di "umani". Grazie per gli auguri, che rivolgo a tutti i papà, in attesa di festeggiare le vere eroine sociali: le mamme!. Senza alcun intento dsicriminatorio, ovviamente. Lungi da me.
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amistad.siempre
amistad.siempre il 20/03/23 alle 23:45 via WEB
Ecco... È proprio la 'volontà' quella forza che fa andare avanti tutto, senza mai fermarsi, ininterrottamente. Se non avessimo 'volontà' nulla più succederebbe o si farebbe. che anche l'universo stesso abbia una 'volontà' che poi è di riflesso, la nostra. Se, come dici, prima o poi la specie umana scomparirà e si trasformerà in 'altro', a me piacerebbe diventare una stella. Se mai ci fosse qualcuno a guardare il cielo, mi piacerebbe restasse incantato come capita a me, specialmente nelle notti d'estate. :) Un saluto a te, rteo! *_* Ps: Le mamme (brave) non sono delle eroine. Le mamme sono molto di più. (Perdonami se tra parentesi metto sempre quel 'bravi/brave'. È solo che non è sempre scontato che i genitori siano tutti 'bravi') :)
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misteropagano
misteropagano il 23/02/23 alle 16:40 via WEB
Sorrido caro rteo, potremmo avere tutti, ognuno, un topos ma non lo sappiamo...perdona la latitanza. Vale anche per la cara Elettrika. Impegni. Tuttavia un benvenuto è possibile, a te. A prestoM^
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rteo1
rteo1 il 24/02/23 alle 10:39 via WEB
E' sempre un piacere ricevere i saluti. Grazie. Ma anche ricambiare. Circa gli "impegni" credo che essi abbiano priorità, sempre che non annientino l'essere; sempre che lo migliorino. Temo, però, che spesso gli "impegni" siano collegati alle esigenze lavorative e che, queste, non sempre liberino l'umano dalla condizione di schiavitù. Anzi, è spesso vero l'esatto contrario. E forse non è inutile porsi la domanda se lo "schiavo" abbia un "padrone" che non sia anch'egli, a sua volta, uno schiavo. L'umano ha l'esigenza di nutrirsi; ha bisogno delle materie per alimentare la sua esigenza di avere energia per muoversi, elaborare il pensiero, dare le risposte ai tanti perchè. Ma tutte le esigenze materiali hanno un limite, oltre il quale c'è il superfluo, l'inutile, il vacuo. E vivere e lavorare per queste banalità, futilità, rende la vita stessa inutile. Non vita. Anche se ci si illude di "vivere". Stavo, ora, per chiudere qui la mia breve riflessione sennonché mi è venuto da aggiungere: la "crisi" attuale che gli umani stanno vivendo, sul limite del baratro e del non ritorno, manifestando il peggio della psiche che sta facendo prevalere nella maggioranza degli ominidi la bramosia alla distruzione, alla tabula rasa, non deriva forse anche dagli "impegni", certamente per nulla culturali, mentali, spirituali ?
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misteropagano
misteropagano il 26/02/23 alle 10:17 via WEB
Da un lato e in un certo qual modo devo contraddire l'osservazione, è pensiero tormentato scegliere di alimentare l'idea culturale non schiava di un processo definito. Interiormente è nutriente e bastante pur essendo la ricerca infinita. Sulla sponda del suo impegno - a questo tipo di ardore, assiduità, dedizione, diligenza, fervore, passionegli impegni che riferivo - si affacciano i dinieghi, gli interlocutori fantasmi, i bramanti della tabula rasa e dei revisionismi; il mondo dei poteri e dei sussidi, macchine di cultura sevizianti. In quale posizione si starà poi così meglio? Si può essere ricchi e puri - purezza del tesoro - in maniera tale e tanta che si possa coltivare un processo in autonomia? Perciò scrivo a proposito l'iDea con un cuore, l'idea che batte con un cuore che crea un amalgama di relazioni costruttive, che fine fa...
In ogni caso buongiorno, il caso di ogni giorno dopo giorno con la notte che allevia M:)^
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