Creato da christie_malry il 25/07/2013

Empire Of slack

Un poeta non è nulla se non l'ombra di sè stesso

 

 

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I Moore XXIII

Post n°195 pubblicato il 03 Settembre 2016 da christie_malry

 






Aggirammo il meteorite mettendoci le gambe in spalla e dopo mezzora
di prudente deambulare Philip Stone mi arrestò prima di rientrare nell'alveo
seccato del fiumiciattolo. Dopo l'incontro con Gareth Hendrix non avevamo
più avuto segnalazioni da "Loro". Lo feci presente alla mia guida. "Non so
dove possano essere: forse ti stanno ancora seguendo nelle terre alte. Non
sospettano che che tu possa avere avuto l'idea balzana di ficcarti nella bocca
del leone." Proseguimmo alla luce della luna e scendemmo verso la casa dei 
Moore che si intuiva, un centinaio di metri più in basso. Qualche volta capitava
di mettere il piede in fallo ma stavamo seguendo il percorso giusto, e questo 
ci era sufficiente. Quando sbucammo alla destra della stamberga il cortile era 
illuminato da innumerevoli torce ma l'ambiente era totalmente deserto e questo
mi dava sia i brividi che una certa, sorprendente sicurezza. Restammo in disparte per alcuni minuti e chiesi a Stone: "Possibile che abbiano abbandonato la casa per mettersi tutti sulle mie tracce?" "Non mi stupirebbe. Sono molto confidenti nella loro potenza e nel fatto che in questi luoghi nessuna passa né per casoné per necessità." Facemmo immediatamente silenzio. Dall'abitazione ci era giunto il rumore di qualcuno che spostava un tavolo e ci azzittimmo nell'attesa che mettesse il becco fuori dalla porta. Non ci toccò aspettare tanto perché una feccia d'uomo, avvolto nel saio bianco del KLAN ma senza cappuccio,
scaturì dall'abitazione come fosse stato vomitato da un piccolo inferno. Io
e Philip Stone ci guardammo. Era proprio John Baptist Moore che avanzava 
a tentoni verso il gigantesco spiedo, tenendo nella sinistra una bottiglia piena
e nella destra una ciotola di terracotta. Sembrava particolarmente alticcio e 
parlava ad alta voce tra sé e sé, imprecando e intrecciando discorsi complicati.
"Nessun colpo...dopo quello...ma dove può essere scappato quel giovane 
bastardo...Tutti sono sguinzagliati sulle sue tracce e non può avere ancora 
molto tempo di libertà...Bene, Io mi metterò qui, vicino al fuoco ad attenderli
con la preda...Stasera si farà un'ultima, grande festa in Casa Moore!" "Gli 
faccio saltare la testa?" Sussurrai a Philip Stone "Da questa distanza, con 
tutta questa luce non sarebbe un problema. E in fondo è lui la causa di tutti
i miei guai. Forse di buona parte dei tuoi." L'essere che avevo di fianco 
prese a tremare vistosamente. Poi mi afferrò per il collo e mi trascinò a terra
in una confusa colluttazione. "Non capisci" Biascicava con il fiato grosso 
"John Baptist Moore non può morire. E Lui ci sta vedendo benché cieco.
Ha un'altra vista: quella della profondità!" Non feci fatica a liberarmene e 
a tenerlo sotto tiro del mio fucile a caccia a canne mozze. Chi avevo di fronte
non poteva definirsi uomo ma nemmeno mostro, e singhiozzava piano.
"Un tempo i Moore non si erano ridotti in questo stato. Certo erano furfanti
e contrabbandieri, ma fu da quando iniziarono a prendere materiale da quella 
Cosa per rivenderla ai geologi che la situazione andò a rotoli. Presero a 
tiranneggiare le altre famiglie, le stesse che subivano mutazioni orribili.
Il vecchio Moore ha la fissa dei libri e non gli è stato difficile trovare una 
giustificazione nella Bibbia a quello che stava succedendo. Il fatto che 
lui e sua famiglia restassero relativamente sani lo confortava nell'idea
di avere un ruolo guida per la comunità annientata dalla caduta dell'asteroide.
Non si accorgeva che anche la sua progressiva cecità era causata da quella 
immonda disgrazia."







(Continua)









 
 
 
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