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Un desiderio pericoloso...

Post n°992 pubblicato il 16 Febbraio 2012 da padmaja
 


Jack aveva 400 anni e lo avevo incontrato per caso, durante una delle mie passeggiate notturne. Ovviamente non era mia abitudine girare di notte, ma durante il plenilunio mi piaceva uscire nel bosco vicino a casa mia. Mi sedevo ai piedi della grande quercia e miravo il cielo, dove la luna mi abbracciava con i suoi fili argentei.

La notte che ci conoscemmo, fu l’evento che cambiò per sempre la mia vita. Lui mi osservava da un bel po’, finché decise di avvicinarsi per conoscermi. Quando me lo trovai davanti mi spaventai: era notte fonda, ero da sola e quindi vi lascio immaginare la paura! Per fortuna furono solo attimi, in quanto lui si presentò subito, rassicurandomi. Certo era stato bravo a celarmi la sua vera identità, che io però scoprii non molto tempo dopo, poiché mi venne qualche sospetto: ci vedevamo solo dopo il tramonto, aveva la carnagione pallida, non mangiava mai in mia presenza e ogni tanto il colore dei suoi occhi prendeva le sfumature della notte, anzi del buio totale!


Un giorno presi coraggio e gli chiesi, senza tanto girarci intorno, se fosse un figlio delle tenebre, un vampiro. Era stato facile da sgamare, in quanto io ero sempre stata un’appassionata di vampiri, non certo per il loro lato sanguinario, ma bensì per la vita eterna, per il fatto che non si ammalavano mai, per i loro poteri (potevano trasformarsi in chi volevano, prendendo le sembianze di persone o animali) e per la loro forza incredibile. Insomma, li avevo sempre visti come una sorta di supereroi in versione dark. Certo, il prezzo da pagare era altissimo, ma per sopravvivere non serviva solo sangue umano…

Lui a quel punto cercò di arrampicarsi un po’ sugli specchi, ma io azzardai una cosa abbastanza pericolosa per la mia persona, ma dovetti fare quel gesto per smascherarlo: mi tagliai “accidentalmente” la mano con un pezzo di ramo che si trovava vicino a me (i nostri incontri avvenivano sempre in quel bosco e poi decidevamo dove passare la serata). Appena vide la prima goccia di sangue i suoi occhi si spalancarono, diventando enormi; in quel momento mi sentii veramente come cappuccetto rosso davanti al lupo cattivo. Cominciò a tremare, il suo corpo iniziò a fremere; si allontanò da me di qualche metro, come fosse superman davanti alla criptonite, ma al contrario. Vidi i suoi canini allungarsi, sporgendo dalle labbra, passandosi la lingua tra i denti. Ecco, lo avevo beccato in flagrante e non avrebbe potuto negare l’evidenza. Si coprì il viso, quasi imbarazzato per essersi lasciato andare così; ma il fatto che lui provasse una forte attrazione per me, lo aveva disarmato e distratto, perdendo così la concentrazione. Io, dal canto mio, ero al settimo cielo, in quanto ero sempre stata affascinata da questo mondo oscuro. Se i vampiri usassero i loro poteri a fin di bene, il mondo, forse, sarebbe migliore. Ma i vampiri sono sempre stati temuti e disprezzati, ritenuti una sorta di non-morti, quindi chi avrebbe dato loro retta? Col bigottismo e le discriminazioni che ci sono nel nostro Pianeta, direi che le speranze sono meno di zero.

Jack, da quel momento, si sentì libero e più a proprio agio in mia compagnia. Ormai ci frequentavamo da parecchi mesi e io avevo un unico desiderio: essere trasformata. Lui mi mise davanti tutte le cose più brutte: l’eterna sete, il fatto di non poter uscire di giorno, la solitudine, la paura di venire scoperti... Ma lui non sapeva chi aveva davanti…io ero convinta di ciò che chiedevo…Eravamo straordinariamente e dolcemente innamorati l’una dell’altro. Lui di certo non poteva ritornare umano, ma io potevo diventare come lui, bastava non farsi scoprire dai suoi amici, famelici vampiri senza scrupoli.

Jack aveva accuratamente tenuto segreta la nostra storia, proprio perché i suoi amici mi avrebbero vista solo ed esclusivamente come un succulento pasto.

Io vivevo sola da molto tempo; avevo lasciato la mia città e mi ero trasferita lontano per cambiare la mia quotidianità. Scrivevo racconti fantasy e le mie storie venivano pubblicate mensilmente dalla rivista “Mezzanotte e dintorni”.

Nessuno avrebbe sentito la mia mancanza; volevo diventare un vampiro e ora che ne avevo l’occasione, non mi sarei arresa facilmente. Quindi sfoderai le mie armi seduttive e una sera mi misi un bel vestito che metteva ben in evidenza le forme  del mio corpo e soprattutto il mio collo. Ci incontrammo al solito posto e fui più affettuosa del solito, aggiungendoci anche un po’ di malizia. Baciarlo fu una cosa fantastica, avevo il cuore che andava a mille, come se stesse per uscirmi dal petto e Jack mi stringeva forte, in modo appassionato. Sarei rimasta avvinghiata a quell’abbraccio per sempre. Il sangue era lavico nelle mie vene e lui iniziò ad accarezzarmi la schiena, a sfiorarmi una guancia, per poi fermarsi sul collo, dove volevo che arrivasse. Sentivo il suo alito caldo e profumato, sentivo la bramosia delle sue labbra, sentivo la sua fame; con la lingua disegnò piccoli cerchi e sentivo i brividi scendermi lungo la schiena, una cosa indescrivibile.

Poi il suo abbraccio divenne più forte, quasi doloroso, ma cercai di sopportare. Mi guardò negli occhi, erano neri come una notte senza stelle e io gli diedi il mio consenso. Sentii affondare i sui canini nella carne; il dolore fu intenso, ma durò pochi secondi e il tutto si trasformò in puro piacere. Sentii la mia vita fluire in lui, vidi le vene delle sue tempie che pulsavano di piacere, sentii le sue labbra morbide procurarmi un’estasi deliziosa.

Ad un tratto mi sentii debole e cominciò a girarmi la testa; quello era il segnale che doveva fermarsi e così fece. Mi accasciai a terra esausta, stordita, con una strana sensazione, un misto tra terrore e piacere. Lui si sedette accanto a me e mi prese fra le sue braccia, coccolandomi, ma le sue parole furono come una pugnalata.

Mi disse che da li a pochi istanti sarei morta. Morta? Caspita! Certo che si! Sarei morta per poi trasformarmi in vampiro. Ma trovarsi realmente in quella situazione, dava alle sue parole un che di oscuro. Poi sentii un forte dolore allo stomaco, come se qualcuno mi avesse dato un pugno. Era un dolore insopportabile, quasi come un morso. Lui mi mise una mano davanti alla bocca per impedire che qualcuno sentisse le mie grida…Poi ad un tratto sentii i rumori ovattarsi, sentii che stavo abbandonando il mio corpo, non  prima di aver visto Jack procurarsi un taglio al polso e porgermelo come un calice scarlatto.

Appoggiai le mie labbra e appena la mia lingua toccò la prima goccia di sangue, il mio corpo ebbe un fremito. Mi attaccai al suo polso e iniziai a bere come fosse la cosa più buona che io avessi mai assaggiato. Riuscivo persino a sentire i suoi pensieri, ero in estasi, ma il dolore allo stomaco aumentò a dismisura, mi sembrava di impazzire...poi sentii un forte dolore alla testa e fu il buio.


Al mio risveglio, mi trovai in una stanza, non riuscivo a mettere a fuoco. Come ero finita li? Dov’era Jack? Riuscii solo a pormi queste domande e poi svenni di nuovo.

Passarono molte ore e finalmente riuscii a ridestarmi da quel sonno infernale. Stavo malissimo, avevo una sete assurda, ma sete di sangue!

Ad un tratto sentii la porta aprirsi ed entrò un ragazzo dallo sguardo severo.

Provai ad alzarmi ma mi accorsi di essere stata legata mani e piedi. Lui si avvicinò a me e disse: “Sciocca ragazza, pensavi che ti avremmo lasciata tutta per Jack? La tua trasformazione non è stata completata, quindi sei ancora un po' umana. Lui fa parte del piano, lui è uno di noi e ti ha tratta in inganno, facendoti credere di amarti. Avevamo bisogno di carne fresca e tu facevi proprio al caso nostro; quindi rassegnati al tuo nuovo destino, sarai la nostra cena finché non ci stancheremo di te. Sappiamo che il tuo sangue è davvero molto gustoso; Jack ci ha parlato molto di te e non vedo l’ora di assaggiarti…anzi quasi quasi potrei fare uno spuntino proprio ora.” Mi azzannò il collo, strappandomi via la pelle, bevendo il mio sangue, come se mi stesse succhiando la vita stessa. In quel momento mi sentii morire. Avevo desiderato così tanto diventare un vampiro e non di certo un pasto. Come avevo fatto a cascarci? Jack mi aveva illusa, ingannata, mi aveva usata. La rabbia mi avvelenò il sangue, bruciavo di odio. Lasciai che il mio aguzzino si cibasse di me; per fortuna saziò velocemente la sua fame e mi lasciò abbastanza sangue per poter respirare ancora.

La mia prigionia non sarebbe durata a lungo; non mi conoscevano così bene e non sapevano che la mia vendetta sarebbe stata per loro fatale.

Conoscevo i vampiri e quindi anche i loro punti deboli.


Non ero del tutto indifferente a Jack e una sera, quando fu il suo turno, gli chiesi di baciarmi. Lui fu stupito da questa mia richiesta, vista la situazione, ma non aveva nulla da perdere (che sciocco!) Lo baciai fingendo molta passione e nell’enfasi del bacio gli chiesi di slegarmi, così avrei potuto soddisfare al meglio i suoi desideri. Lui non seppe resistere e imprudentemente mi liberò. Continuai a baciarlo e ad avvinghiarmi a lui, finché non arrivammo al culmine della passione. Lui mi morse in modo famelico il collo; poi fu il mio turno e feci altrettanto.

Era troppo eccitato e non si ricordò che io avevo già bevuto un po’ del suo sangue, quindi sarebbero bastati solo pochi sorsi e la mia trasformazione sarebbe stata completata. Iniziai a bere e a bere ancora. Lui stava gemendo per il piacere e poi cadde stremato sul letto. Io gli dissi che sarebbe stato meglio che se ne andasse subito, prima che i suoi amici lo scoprissero. Uscì velocemente dalla stanza, ma era talmente intontito che si dimenticò di amanettarmi e di chiudere la porta a chiave. Aspettai che il silenzio avvolgesse quel posto dannato; uscii piano piano e mi trovai davanti un lungo corridoio. Approfittai di quel momento e me la diedi a gambe levate, non prima di essermi avvolta completamente, fino alla testa, con una coperta. Aprii la porta e la luce mi ustionò la mano, velocemente la coprii. Ero ancora per metà umana e per metà vampiro…

Corsi più veloce che potei, non ero lontana dal mio appartamento, ma di certo non avrei potuto farvi ritorno in quelle condizioni. Aspettai il tramonto e intanto mi procurai dei vestiti puliti, ovviamente rubandoli in una casa li vicino.

Bene, l’ora era giunta e mi incamminai velocemente. Il mio appartamento era come lo avevo lasciato, per fortuna non c’era stata nessuna infrazione.

Era ora di attuare un piano.

Un dolore improvviso mi attanagliò lo stomaco, morsi un cuscino per non far sentire le mie grida, sembravano quasi delle convulsioni: mi stavo trasformando.

Persi i sensi e caddi a terra. Mi svegliai nel cuore della notte, gocce gelide mi rigavano il volto e avevo tanta tanta sete. Per fortuna in freezer avevo messo del sangue di gallina, me lo ero procurato sgozzandone un po'.

Avevo creato dei ghiaccioli e appena ne misi in bocca uno, sentii il piacere diffondersi in tutto il mio essere.

Sapevo che Jack mi avrebbe trasformata quella famosa e magica notte, ignara del tranello che mi avrebbe teso successivamente.

Certo non era molto, ma quella notte sarei sopravvissuta. Pensai al piano che avrei attuato. Il potere dei miei sensi era esploso, sentivo gli odori e i rumori anche a km di distanza...Ora ero forte, immortale e soprattutto incavolata nera, insomma ero davvero pericolosa.


Quella notte mi nascosi in una vecchia casa diroccata che avevo scovato in periferia e intanto mi ero procurata delle taniche di benzina il giorno prima. L'abitazione era disabitata da anni, un posto sicuro per quella notte. Ero decisa più che mai ad incendiare quel covo di stramaledetti vampiri senza scrupoli. Ero conscia di essere una di loro, ma la vendetta era al di sopra di ogni cosa; farsi beffa dei sentimenti di una donna non era stata per loro una mossa saggia.

Fu una notte lunga, anche perché vivevo ogni secondo con la paura di venire scoperta. Sembravo un ninja, ero completamente vestita da capo a piedi e avevo portato un paio di occhiali fascianti che mi avrebbero protetta dal sole. Ultimai la mia vestizione indossando i guanti e appena l’alba fece capolino, mi incamminai verso il covo.

Era ormai giorno e sapevo che loro erano già nei rispettivi sarcofagi.

Sparsi la benzina su tutto il perimetro dello stabile. Era un vecchio magazzino in disuso e si trovava in mezzo ad una strada disabitata, quindi non avrei ferito nessun altro. Gettai il fiammifero e corsi via come il vento.

Le fiamme divamparono alte, avevo le mani che mi tremavano. Se il mio piano non avesse funzionato, sarei stata io a morire per mano loro.

Lo stabile cominciò ad ardere e nessuno uscì dal portone, nessuno. Ad un certo punto sentii gridare, erano grida strazianti, urla acute, suoni stridenti, voci agoniche, segno che il mio piano stava funzionando. Ad un tratto il portone si spalancò e uscirono di corsa: grosso errore! Il sole diede loro il colpo di grazia disintegrandoli all’istante.

Dei loro corpi rimasero solo piccoli cumuli di cenere fumante…

Provai soddisfazione, la missione era stata portata a termine, ed ora ero un vampiro libero e avrei potuto vivere come avevo sempre desiderato.

Ritornai al mio appartamento, preparai le valigie e presi il primo volo per il Messico, usando i miei risparmi.

Forse li, avrei potuto ricominciare una nuova vita, con una nuova identità, ma non intendevo rimanere sola: la caccia era aperta!

(Immagini tratte dal web)

 

fla

 


 
 
 
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