Libertà di censura. Quando certe opinioni non sono gradite

Ave Socii

Quanto accaduto all’ultima Fiera del Libro di Torino è inaccettabile. Censurare qualcuno solo perché promotore di opinioni diverse da quelle di alcuni non è tollerabile. Specie in un Paese come il nostro che si professa “democratico”.

In questo Paese si dovrebbero condannare un po’ di più le tante (troppe) forme di violenza, piuttosto che le opinioni altrui. Uno Stato che censura le idee, che impedisce ad alcune penne di scrivere solo perché hanno un colore che non piace, non è uno Stato libero.

La nostra Costituzione, all’articolo 21, tutela espressamente il diritto alla libera manifestazione del pensiero. Perché dunque certe idee vengono censurate? Per di più con l’avallo di alcuni esponenti istituzionali? E’ davvero questa la libertà al tempo dell’antifascio?

La nostra Costituzione nasce dalle ceneri di una dittatura ventennale. Grazie alla Carta, la riorganizzazione sotto qualsiasi forma del “disciolto partito fascista” è tassativamente vietata. Se dunque alcune organizzazioni promuovono determinate idee giudicate “fasciste”, allora perché continuano ad esistere? Perché non sono state dichiarate “incostituzionali” ancor prima della loro venuta al mondo? Tacciarle ora di fascismo sembra, a nostro avviso, un tantino ipocrita.

E ci preoccupa ancor di più che il fatto in questione sia avvenuto a ridosso della più importante manifestazione di libri a livello nazionale. E’ evidente come in questo Paese sia in atto un grande e subdolo piano di censura, da parte di certa intellighenzia e di certi esponenti politico-istituzionali. A tutto svantaggio della libertà di espressione costituzionalmente tutelata.

Chi in questo Paese si riempie la bocca di Costituzione e poi si permette di non rispettarla, a nostro avviso non crede davvero nella democrazia. Il libero confronto fra le idee è ciò che maggiormente differenzia una democrazia da una dittatura. Quelli con la bocca piena di Costituzione dovrebbero saperlo. A Torino purtroppo non se lo sono ricordato.

Anche e soprattutto nella politica, la tentazione alla censura delle opinioni “scorrette” è molto forte. Cosa c’è da aspettarsi, ad esempio, da un movimento che raffigura cinque stelle sul suo simbolo, come sulla bandiera cinese, stringe accordi commerciali con la Cina e pretende di decidere chi è colpevole o no in base al mero sospetto (proprio come accade in Cina)?

E’ chiaro ed evidente a quale modello vorrebbe rifarsi una certa politica. Ma noi, al “modello Cina”, vogliamo contrapporre il nostro modello democratico garantito dalla Costituzione. Un modello per cui chi la pensa diversamente ha diritto di esprimere la propria opinione senza pericolo di censura. Un modello che tutela la divisione dei poteri e che consente a chi è indagato di difendersi prima di essere giudicato. Un modello che salvaguarda la nostra libertà impedendo la rinascita della dittatura.

L’impressione, da parte nostra, è che in realtà una dittatura si stia sviluppando. La “dittatura del retto pensiero”, quella che ci vorrebbe tutti appiattiti su certi valori e idee, dalla parte dei fascio-buonisti, senza possibilità di replica. Magari un giorno ci troveremo a dover cantare “bella ciao” perfino a Natale, senza ricordarci di aver scelto, fra tutte le possibili occasioni per ricordare i sacrosanti valori della Resistenza, quella forse più fuori luogo di tutte. Chissà cosa succederebbe se qualcuno osasse intonare “tu scendi dalle stelle” il 25 aprile!

Che una qualche forma di dittatura venga sposata pure da esponenti politici filocinesi e giustizialisti non ci pare un’ipotesi così remota. Perfino i cosiddetti “antifascisti” lo fanno. E neanche troppo di rado. Noi nel frattempo continuiamo a resistere e a manifestare liberamente le nostre idee. Che piacciano o meno. Nel nome della Costituzione e della libertà di opinione. E’ questa la vera forma di Resistenza oggi, al tempo dell’antifascio.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Per la cultura libera. Sempre

Ave Socii

Purtroppo nel 2019 c’è ancora qualcuno che odia le opinioni di chi non la pensa uguale. E che cerca addirittura di escluderle dal libero dibattito democratico.

Che siano bianchi, neri, gialli, rossi o verdi, nessuno può essere censurato per le idee che ha. La cultura non va mai imbavagliata.

Ogni penna, di qualsivoglia colore essa sia, ha il diritto di scrivere.

A volte una penna che scrive può far male, ma non ha mai ucciso nessuno.

Vostro affezionatissimo PennaNera