Economia tra incoerenza temporale e costruzione di aspettative

Ave Socii

La probabile apertura di una procedura di infrazione verso il nostro Paese, da parte della Commissione Europea, accende i riflettori sul problema generale dei Paesi con elevato debito pubblico. Di per sé non sarebbe affatto un problema, anzi un alto debito pubblico può rivelarsi perfino una risorsa all’interno degli intricati giochi dell’economia. Purché comportamenti di questo tipo siano agiti con moderazione. Se nel tempo dimostro di assumere degli atteggiamenti incoerenti (ho contratto un debito, ma preferisco rinegoziare invece che mantenere la promessa di restituirlo), alla fine sarò percepito dagli altri come incoerente. In futuro, con ogni probabilità, troverò molti meno soggetti disposti a prestarmi qualcosa in caso di bisogno. Se invece il mio comportamento è coerente nel tempo (ho contratto un debito e mantengo la promessa di restituirlo), sarò percepito come affidabile. Le aspettative che gli altri avranno di me si manterranno stabili. Anche per il futuro.

Vi siete mai domandati quanto potere può esercitare chi contrae un grande debito? Prima chiede prestiti assicurando che li restituirà, poi non adempie. Tipica assunzione di un comportamento incoerente, accompagnata da aspettative instabili verso chi ha assunto un tale comportamento. Tuttavia il debitore ha ottenuto quanto sperava di ottenere, almeno nel breve termine. Finché il debitore è un singolo e le somme prestate sono modeste, si può rinegoziare abbastanza tranquillamente. Ma immaginate se il debitore è uno Stato e i prestiti si aggirano attorno a diverse migliaia di miliardi! La rinegoziazione può diventare assai problematica, i creditori potrebbero essere costretti ad una pesante riduzione del credito vantato verso lo Stato inadempiente. Più il debito è grande, più il credito è a rischio se lo Stato si rivela inadempiente. E spesso i creditori non sono in grado di anticipare se uno Stato si rivelerà inaffidabile o meno.

Per questo esistono delle apposite regole di “tutela del credito”, anche nei rapporti fra Stati. Regole che, in genere, tendono a disincentivare i comportamenti “opportunistici” dei debitori. Regole finalizzate alla riduzione della loro incoerenza, tese a rendere più credibili i “giocatori” e più stabili le aspettative nei loro confronti. Sono tali regole a trasformare potenziali risorse in problemi da evitare. Eppure questi problemi si manifestano lo stesso… L’economia non è una scienza dura come la fisica. Non si possono stabilire delle relazioni di mera causa-effetto tra le grandezze coinvolte. Talvolta alcuni soggetti sono in grado di manipolare alcune grandezze per modificarne delle altre, anche se apparentemente le prime dipendono dalle seconde. Tra loro, in realtà, la correlazione non è mai perfettamente lineare.

Determinate “manovre economiche” modificano le aspettative altrui. Spesso usando intenzionalmente l’incoerenza temporale: comportarsi in un certo modo ora, sapendo già che in futuro assumerò un comportamento diverso. In simili casi riesco di fatto a sfruttare un’asimmetria informativa, poiché l’altro ignora che io sto mentendo. Finché una tale asimmetria perdura, posso convincere l’altro che gli eventi evolveranno come dico io, quindi spingerlo a comportarsi come voglio io senza che lui lo sappia. In pratica, io ho in mente l’effetto che voglio raggiungere e faccio di tutto affinché abbia luogo la causa che scatenerà l’effetto da me voluto. Se quell’effetto si realizzerà, la mia credibilità si rafforzerà nonostante io abbia simulato. Se invece le mie manovre si riveleranno troppo deboli per realizzare l’effetto sperato, la mia simulazione diverrà manifesta e io perderò credibilità.

Talvolta assistiamo a strane partite di calcio, dove chi vince sembra vincere non in base alla propria bravura ma in base a contratti di ben altra natura. Alcune partite, specie a fine campionato, sembrano un tantino pilotate. Magari per far conquistare determinati posti in determinate competizioni che garantiscano elevati e sicuri flussi monetari. A questo punto è lecito chiedersi: sono le vittorie a generare i flussi finanziari positivi, o piuttosto i flussi finanziari positivi a generare le vittorie? Ovvero: è così strano far vincere una squadra in base alla consistenza dei flussi scommessi su di essa, dato che scommettere su una squadra è indice di fiducia degli scommettitori sulla stessa? Meglio continuare ad alimentarla, questa fiducia, piuttosto che bruciare ora questa opportunità rischiando di trovarsi senza nuovi flussi per chissà quanto tempo… O no?

Tornando all’economia in senso stretto… Ipotizziamo che il governo decida di aumentare i trasferimenti alle famiglie, per poi ricorrere ad un aumento delle tasse. Alla fine dei giochi, le famiglie potrebbero sentirsi un tantino prese in giro dall’incoerenza di uno Stato che con una mano dà e con l’altra riprende. Indipendentemente che lo Stato abbia deciso, intenzionalmente o meno, di ricorrere a questa strategia. Ma le informazioni non sono sempre così complete e controllabili intenzionalmente. Chi mi assicura, ad esempio, che gli altri giocatori non sappiano che io sto simulando? Se pure loro simulassero, potrebbero anticipare le mie mosse. Le famiglie, prevedendo che lo Stato alla fine richiederà qualcosa indietro, potrebbero decidere di mettere da parte quanto ricevuto tramite i trasferimenti, salvaguardandolo dal “pericolo” di nuove tasse.

Il mondo, vediamo, è molto più caotico e imprevedibile di come i modelli riescano a descriverlo. Dove regna il caos informativo, le migliori strategie sono quelle improntate sulla casualità. In generale, la politica degli investimenti accoglie un numero indefinito di investitori e finanziatori. Nessuno può conoscere tutto di tutti e prevederne ogni singola mossa o intenzione, è inimmaginabile. Quale può essere, allora, la strategia vincente? Affidarsi al caso. Assumere una linea non prevedibile, in modo da ottenere il massimo rivolgendosi al maggior numero possibile di mercati finanziari. Facendosi vedere troppo a favore di una parte, si potrebbero scontentare altre parti. In simili situazioni, come anche in altre, Trump avrebbe molto da insegnarci. Fare prima dichiarazioni infuocate, per poi giungere a più miti consigli, potrebbe renderci affidabili senza tuttavia farci passare per incoerenti… Nella costruzione delle aspettative, infatti, l’ultima mossa conta più della prima. Anche nel complesso gioco dell’economia.

Forse l’atteggiamento apparentemente incoerente del nostro governo, in tema di economia, non è così deprecabile come alcuni dicono. Che lo spread si alzi a causa di certe affermazioni potrebbe certo essere un problema… Ma lo spread è sensibile al breve termine, pur facendo sentire i suoi effetti anche e soprattutto nel medio-lungo termine. Anche in passato avevamo un differenziale alto, però nessuno ne parlava e tutti erano più tranquilli. Se alla fine il nostro governo riuscirà a trovare una sintesi con le posizioni europee, per noi sarà sicuramente una vittoria. Non solo perché risulteremo finalmente credibili dinanzi all’Europa e al mondo. Ma anche perché, dopo anni di prostrazione e “compiti a casa”, potremo comunque dire di aver finalmente alzato la testa.

Vostro affezionatissimo PennaNera