Jinpa Mondo Cinema quando Un sogno può essere il percorso intrapreso

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Mondo cinema

A Dream can be the path taken.   Quando un sogno può essere il percorso intrapreso. Un  film che ci porta ancora più lontano.

Il fascino della macchina cinema non è solo la versione occidentale dell’intrattenimento, si sarebbe detto Hollywood nei fasti del primo divismo e l’industria attuale o quello intimista e più intellettuale della nouvelle vague francese che sulla nuova onda idealistica ha sfornato cinefili recensori calibrando gli eccessi del racconto cinema, ormai patinato e lontano dall’arte dello scrittore di cinema. Saltando la grande storia del cinema italiano e i maestri autori  e ogni pietra miliare e di genere cui le distribuzioni ci hanno abituati possiamo ampliare lo sguardo  agli spettacoli che provengono dal mondo. Da Oriente precisamente. Anche se la Mostra del Cinema di Venezia 2018, anche quest’anno è (piuttosto) scarna di film asiatici (ndORIENT EXPRESS MOVIES) tra i premi Orizzonti va segnalato  quello  assegnato alla migliore sceneggiatura del tibetano  Pema Tseden  per il film JINPA di Pema Tseden (Cina) film prodotto da Wong Kar-Wai, una storia sui temi del doppio e dell’ambiguità. Permettendoci di entrare geoemotivamente in luoghi e strutture distanti dalle nostre percezioni.

Un cast di tre protagonisti,  il guidatore Jinpa (migliore attore golden horses award di Taiwan), l’ assassino Genden, (entrambi formatisi alla Beijing Academy), l’Ostessa Sonam (diplomata alla  Shangai TheatreAcademy) in destini legati a doppio filo nel rarefatto e polveroso altopiano del Tibet, dove gli incontri non possono essere più casuali .

Nel proverbio tibetano citato la chiave di lettura del film.

Se ti racconto il mio sogno potresti dimenticarlo
Se agisco seguendo il mio sogno potresti ricordarlo
ma se ti lascio entrare nel mio sogno allora potrebbe diventare anche il tuo

 

 

Dizzly
Jinpa Mondo Cinema quando Un sogno può essere il percorso intrapresoultima modifica: 2018-09-13T11:09:19+02:00da Dizzly

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2 Comments

  1. Premessa: non ho visto il film. Ma…Sacrosanto il proverbio tibetano…Un sogno, in qualsiasi forma sia, se raccontato si può dimenticare, sia esso una visione, l’ideale di un progetto eternamente statico o in crescita, oppure il nostro giardino segreto. A mostrarlo, vivendo fedelmente secondo la sua logica, si può realmente diventare ciò che si è, ed essere ciò che si vorrebbe vedere al di fuori di noi stessi e, per conseguenza, così facendo si può anche arrivare a mettere radici nella memoria di qualcuno o di molti…Ma solo facendolo vivere – aprendolo agli altri come un passaggio e mescolando gli spazi (i nostri con i loro) – si regala. Saltare dentro al sogno o ad un fumetto – mi viene in mente un video di quando ero una bambina, la canzone era Take on me degli A-HA e il tema del post me l’ha fatto tornare alla mente – non può essere casuale. Anche la stessa frase “take on me”, utilizzata come ritornello incisivo del brano, pare fosse senza senso e che fosse stata scritta solo allo scopo di rendere più figo il testo. In realtà non è che una versione grammaticalmente scorretta di “take me on”…La logica e il potere dell’onirico … dove tutto quello che non ha un senso, magicamente funziona di più e anche meglio di quanto un senso ce l’ha da vendere…Ed allora viene da dire solo… “prendimi”.

  2. Cara Elettrika Psike Ti rispondo con un’estensione del “sogno”, un sogno pro die
    https://blog.libero.it/wp/dizzly/2018/09/16/sit-webzinetake-on-me-sogno-pro-die-formare-una-narrativa/
    Buona domenica^_^

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