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Forse è l’inedito a richiamarci, ed è il ruolo dell’immaginario nell’Arte che ha questo compito, di traghettarci nell’assoluta in-certezza, di ribaltare paradigmi del quotidiano e permettere la costruzione di un pensiero di bellezza, al contempo critico e di possibili risposte all’esistenza. Al vissuto, a ciò che impregna un luogo di presenze, delle quali vorremmo essere tutti almeno Orme in direzione di una assise artistica quali attori, osservatori e partecipanti.

Il Festival di Arte a Terni che torna dopo 13 anni di assenza ha un preciso compito, da queste Prove di Trasmissione come le ha volute chiamare il Direttore artistico Franco Profili in attesa di analizzare con i suoi collaboratori, tra cui l’emergente Associazione Thyrus con un gruppo di 27 artisti, e come conviene ad ogni progettazione (in particolare questo numero zero), metodi e risultati; se l’elargizione di Arte, nel baccanale visivo del Cantiere di voci urbane di Cavour Art (codiretto da Isabella Cruciani), sia propiziatoria della semina culturale (e di nuovi racconti).

Di fronte ad un vasto programma di attività culturali realizzato sulle principali direttrici delle vie del centro, Via Cavour, Via Roma, via XI Febbraio e Corso Vecchio che si intersecano con Piazza della Repubblica, e Palazzo Spada il percorso espositivo è racchiuso dai luoghi di culto altamente simbolici e suggestivi de Il Duomo, La chiesa di San Francesco e il Tempio del Sole – San Salvatore. Gli artisti dialogano in connubio con lo spirito vivo del luogo – Valentina Angeli con il prisma Kathartirio nella cappella di Santa Maria Assunta: opere intense, e maxi, 200×200 incernierate tra loro, sapiente olio su tela con la visione dei tre canti Inferno, Purgatorio, e Paradiso nella tangibilità degli stati ultraterreni ispirati dalle escursioni in luoghi impervi, e risignificati da un profondo immaginario visivo; Gianluca Murasecchi con l’installazione Resurrectio nella navata laterale; Lauretta Barcaroli Ogni possibile mondo sotto le volte romaniche a crociera di San Francesco – eloquenza della materia, la mistica della cura. Un rapporto tra l’arte, la commozione, il vedere così mirabile cosa, la luce tra la materia scabra: 10 quadrotte di tela, terre, gessi, tessuto e trame del tempo ricomposte nel corpo unico del crocefisso.

Infine Sandro Tomassini con un inedito allestimento all’interno di San Salvatore e alle finestre ad arco a tutto sesto della rotonda del complesso preromanico.

Tra i palazzi, come perle incastonate, le case, quella di Alberici Paparoni e il suo unico giardino rinascimentale che ospita i nuovi corpi primordiali di  Esco Rosa Primus clamor e le Karpüseeler givemefive realizzate con Valentina Angeli. Luigi Paparoni guida gli ospiti con l’abilità del curatore di eventi e d’immagine quale è stato per Confindustria in 40 anni di professione tra la piccola collezione di opere tra cui figurano quelle del padre e anche un Ceroli. Ed è Karpüseeler, artista non nuovo a collocare opere in siti industriali o in musei di arte antica di cui ricordiamo l’inedita Vivavoce presso il museo archeologico Caos a cura di Aldo Iori nel 2018, a chiamare in causa linguaggi tecnologici e le galassie (e boschi e ghiacciai) inesistenti di Angeli: per “cinque coppie di lavori tese a coniugare la memoria del paesaggio alla purezza dell’astratto di Valentina, e insieme quello verosimilmente necessario all’ennesima trasfigurazione in puzzle di colore; meccanomorfa composizione, quasi pixel, un ponte tra passato e presente per un esercizio alla pittura non retinica, che solleciti piuttosto – come nell’intuizione di Duchamp che l’autore indica – la materia grigia della nostra comprensione.”

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Spazi e vetrine ancora, senza contare la BCT, palazzo Mazzancolli dell’Archivio di Stato con Albatros di Luca Finistauri, o il Fat club Caos; le letture nei Caffè storici con Saverio Bafaro, l’allestimento di scultura al Cityplex di Marco Diamanti autore del modello di Thyrus il Drago per Terni in acciaio, reading letterari di Leonardo Martellucci e Leonelli Riccardo con richiami al parallelo week end di Umbria Jazz, si può parlare di un itinerario esplorato per combinazioni di tempo e distanza, tra intuizioni e suggerimenti, non avendo il dono dell’ubiquità per gli oltre 200 artisti e gli innumerevoli eventi programmati fino al 15 ottobre, tra cui è bene ricordare le Annunciazioni di Stefano Grilli cultore di paesaggi e vigneti e degustazioni ardite di Vini La Palazzola presso Matteo Ostili 1983, che già ospita DI SOSTANZA SFERZANTE, la mostra fotografica di Laura Priami e Simone Vannelli. Casa I Franchini, e la raccolta di   Altarini Pop. Arte e oggetti d’arte, una sfida alla narrazione e al display d’arte.

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E forse anche una bell’opera nel cortile di Palazzo Spada (che ospita il Thyrus in travertino dal 2020), a dialogare con il contemporaneo, avrebbe completato il percorso del Festival come  luogo appartenente, casa, dei cittadini.

Perchè c’è una specifica operazione che svela l’attitudine alla raccolta di arte, al collezionismo dei Ternani e della città, già nelle sculture diffuse con lasciti importanti e un substrato di artisti, scultori e architetti prolifici che hanno indirizzato l’immaginario collettivo  – Aurelio De Felice, fondatore  dell’Istituto statale d’arte di Terni, Agapito Miniucchi o Orneore Metelli –  con un repertorio di Opere anche rinominate da una interpretazione profana e popolare,  eppure affetto e bagliore di critica che si frappone tra l’opera e lo spettatore, il cittadino o l’ospite all’arrivo in città. L’intento artistico che non è mai del tutto manifesto alla gente comune; se l’arte, soprattutto contemporanea, sia ben contestualizzata sul fondo di intere porzioni di storia uniche della città dell’acqua e dell’acciaio, e altro, conca magica: in tempi fervidi dell’immaginazione artistica – quando si proponeva l’ambizioso obiettivo di far diventare il capoluogo ternano un centro all’avanguardia nel mondo dell’arte –  la presenza di Mario Schifano con una vasta produzione e le raccolte Tonelli, Giulio Argan presidente di Torre Orsina e Oberdan Di Anselmo fautore della prima galleria d’Arte inaugurata a Terni con la personale di Carla Accardi del ‘68, la Galleria Poliantea.

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Proprio Fabiano Di Anselmo apre la poliedrica casa di Oberdan, artista e mecenate scomparso nel 2019, e della signora Emilia durante il CavourArt. Un flusso di cimeli, opere d’arte, maioliche e arredi di design ci investe. Ecco apparire il modello di “SINERGICA” a Libero Liberati di Carlo Lorenzetti (opera visibile in area Stadio) e in contraltare, nel patio, i Riccioli di Eliseo Mattiacci; tra pop art e iperrealismo un Luciano Crisostomi a cui il museo Caos ha dedicato ICASTICO POP nel 2022, opere di Agapito Miniucchi, di Schifano, Mercuri, Fattori, Giampiero Nucciarelli e innumerevoli altre opere del fondo di Atelier Liberi (di Babocci e Profili 1988). Soprattutto il valore dello stesso edificio costruito a ridosso della romanica S’Alò mantenendo la facciata in pietra al suo interno. Rigenerato con un dipanarsi di pareti in cemento a vista e mattone romano crudo a facciavista in contrasto con i laccati turchesi delle porte tra trouvailles, objets retrouvés e delizie di frammenti di affreschi, lo scenario è vertiginoso per citare la vertigine della lista di Umberto Eco, che oscilla tra la poetica del tutto qui e dello eccetera con i limiti fisici della casa che obbligano a tacere di un resto immenso. E della casa opera d’arte per dirla alla Edmond de Goncourt, Paparoni come Di Anselmo, case autobiografiche in cui, per il tramite di oggetti e opere d’arte, si racconta dell’artista e della propria famiglia, una vita attraverso le cose. Nicchia d’Arte. Collezioni di famiglia.

Così se è l’inedito a richiamarci, anche queste storie inattese quasi sotterranee e parallele, spesso incomplete, o invisibili, a tacere di un resto immenso che attende il colpo d’ala.

Resta impresso l’insieme come una gigantesca opera psico-didattica, nel contempo un Ciclo delle ipotesi di Salvatore Fiume, una città di quelle trasparenti di Alberto Savinio. Insieme alla moltitudine festante di persone che in questi giorni partecipa al Festival di Terni.

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Annunciazioni e scoperte inattese | Karpuseeler all’Alberici. La vertigine di Casa Oberdan. Al CavourART Una Terni parallelaultima modifica: 2023-09-30T20:03:21+02:00da Dizzly