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Nella vertigine della vita siamo mortali e conosciamo la preziosità della vita e il miracolo degli incontri. Paolo Asaro.

Una tre giorni di arte a palazzo Velli di Roma, nella vertigine del quartiere di Trastevere a piazza di Sant’Egidio, l’emozione delle opere in presenza. La stessa dell’artista soddisfatto di un display in cui appaiono insieme la  produzione pittorica su Tela di iuta e quella grafico artistica delle 78 Lame del Regno di Sicilia (Dal Negro), una splendida macchina per immaginare (Luigi Scapini), e una piccola ma intensa sezione figurativa.

Calarsi nel cuore Trasverino di Roma dal vicolo della Frusta è una vertigine che culmina nella piazza di Sant’Egidio con la grandiosa edicola settecentesca della madonnella del Carmelo della Roma segreta. Qui Paolo Asaro artista siciliano con la sua prima personale d’arte nella capitale, 17 – 18 – 19 marzo Palazzo Velli, apre ‘Visioni di Frontiera‘. Non solo delle miscellanee mediterranee cui è investita la sua formazione ma quelle reali e fisiche tra Italia e Sicilia e Oriente. Col pathos di una terra capace di generare visioni mistiche,  opere volutamente non prospettiche con un aumentato senso simbolico, abbagliate da luce oro: come  l’unica via di fuga fosse riuscire a stampare nello sguardo il tratto più noto del sentimento, la spina, la sedimentazione, la sagoma di rocce taglienti, la spuma incauta e illimitata delle onde; la fiumara o la Dea da cui tutto ha origine. Un taglio d’icona che fa emergere le cose, dai cassetti,  quasi  Gnoli nell’affezione, nell’eminenza del dettaglio,  il cristallo terso delle acque e dei cieli di frontiera, intesa questa come ogni limite sia una finestra da cui osservare, sporgersi, e spaziare. All’occhio il numero delle tele presenti è rilevante, ma gli incontri con questa arte sono un’altra cosa: l’incenso brucia per lasciare il suo profumo – dice Asaro.  L’amore per la decoratività  non soffoca le figure, non è amore per  la ricchezza se non delle relazioni che si innescano alle visioni.  Come per la lettura degli arcani maggiori e il vaticinio delle questioni alte e la divinazione degli arcani minori nelle faccende del quotidiano, altre.

La metafora assoluta della luce è ricorrente e icona di quell’energia che scorre sottesa, c’è un livello del linguaggio dell’artista esplorabile solo in presenza delle opere stesse. Il fondo di iuta che rende caotica la stesa di colore e  la muove di materia organica è il disciplinare, la sanzione normalizzatrice del segno pittorico. La meditazione solitaria. La superficie intesa come lo spirito su cui inscrivere l’uomo assorbito – come il colore – dal dolce supplizio, la sorveglianza di un’offesa, l’esercizio. Le cuciture della tela sono rimarginazioni del sub strato da cui si è aperto il bouquet pittorico. Tagli di tessere. Acriliche e ad Olio che permangono nel ciclo di lettura come astrazione geometrica di Cordoli temporali. Sequenza dunque dello sguardo d’artista che ripercorre storie normanne, e le influenze bizantine delle sue radici a Mazara del Vallo; la scoperta del ‘metodo’ nel periodo vissuto al nord. L’applicazione col ritorno in Sicilia, e dei sentori minerali costellanti la vita privata e artistica che ci conducono al margine di un mondo, alla frontiera di un narrato oltre il quale spazia un mare in attesa.

SITFEEL

Asaro Nella vertigine di Trastevere

Visioni di Frontiera Arte a Palazzo Velliultima modifica: 2023-03-19T15:51:11+01:00da Dizzly