Share on Facebook

  MAESTOSI

vibrazioni e graffi nell’affioro di condizioni epiche – Le tele di Penelope – svelano condizioni contemporanee di una trama che necessita forzatamente dell’ordire

DANILO MAESTOSI. LE TELE DI PENELOPE
Partitura a schema libero in 5 movimenti
a cura di Erminia Pellecchia

 

Dal 30 settembre al 29 ottobre 2023 apre al pubblico la mostra Danilo Maestosi. Le tele di Penelope. Partitura a schema libero in 5 movimenti a cura di Erminia Pellecchia, negli spazi del Museo Hendrik Christian Andersen di Roma, lo scultore urbanista che lavorò al progetto di una perfetta World city, una “Città-Mondiale”, colma d’arte. Spazi che si prestano all’arte e al contemporaneo come una quinta di quella città.

Maestosi dal suo canto è “vibrazioni e graffi”, nell’affioro di condizioni epiche – Le tele di Penelope – svela condizioni contemporanee, di una trama che necessita forzatamente dell’ordire.

Il titolo dell’esposizione richiama la scansione in cinque movimenti – La Notte Armata, Io Siamo, Com’è profondo il mare, La Notte, Penelope – della narrazione voluta dal pittore romano, lontana dalla seduzione della figurazione ma costruita in una sequenza comunque riconoscibile e marcata. L’attualizzazione dell’arcaicità del mito, fino a renderlo potentemente contemporaneo, è realizzata attraverso alcuni temi simbolo: il tempo, rappresentato dalla tela della filatrice Penelope che tesse il destino; le donne, quelle del passato che come quelle di oggi possono essere vittime della violenza, elette a icona di tutte le persone che subiscono sopraffazioni; la guerra, intesa come conflitto geopolitico ma anche come ferita non rimarginabile dell’umanità. La mostra, scrive la curatrice Erminia Pellecchia, “è un viaggio tra l’età omerica e il nostro presente lacerato, attraverso la figura di Penelope, presa in prestito da Danilo Maestosi per raccontare, insieme alla storia della sposa di Ulisse, la sua, la nostra storia. Un viaggio nel tempo, come tutte le mostre dell’artista romano, e la chiusura di un ciclo iniziato tre anni fa e che ora lo porta verso altre scene, cercando il contatto con le opere del Museo Andersen e la «città ideale» sognata dal pittore norvegese”. In mostra 35 opere (tecnica mista su tavola, per lo più nel formato minimalista del quadrato) e Penelope è la pittura, lo strumento attraverso il quale l’artista romano, volendo fare una riflessione sul senso dell’arte, prova a demolire le nostre prigioni e immagina un futuro possibile disfacendo e cercando forme, proprio come fa l’eroina greca che, nel rito creativo di tessere e scucire la sua tela infinita, prova a impadronirsi del proprio destino. “Il progetto di Danilo Maestosi  è avvincente e misterioso – sottolinea Maria Giuseppina Di Monte, direttrice del Museo – la sua rilettura del mito  di Penelope, che rinvia allo scorrere del tempo nelle due dimensioni sincronica e diacronica di tempo umano e tempo mitico, è un’affascinante viaggio nella storia e nella memoria ma al contempo una riflessione sul momento presente, afflitto da molti mali: dalla guerra in Ucraina al conflitto fra l’uomo e la donna, che è sempre più spesso vittima di soprusi e violenze,  alla riflessione sulla politica e sulla società che rivelano il suo interesse verso la contemporaneità  di cui si è sempre occupato  come giornalista.  I temi che Maestosi affronta con sensibilità e talento creano la trama e l’ordito della sua pittura in cui il colore assume connotazioni simboliche contribuendo a sbrogliare quella matassa che Penelope aveva così sapientemente tessuto”.

Io siamo Penelope
«…Ci vogliono miti, universali fantastici, per esprimere a fondo e indimenticabilmente quest’esperienza che è il mio posto nel mondo…» Cesare Pavese

Cenni biografici

 Danilo Maestosi, classe 1944, romano, giornalista, ha lavorato per varie testate: Tempo, Paese Sera, Rai, Ansa, Messaggero. Ha diretto la rivista Cinema del silenzio e scrive come cronista e critico d’arte per i quotidiani on line Succede Oggi e Striscia Rossa. Ha cominciato ad esporre dal 1998, a Ravello, Palazzo della Marra, con la mostra «Come ombre sui muri». Ha alle spalle oltre quaranta personali in varie città italiane e un centinaio di partecipazioni a collettive. Lavora e sviluppa la sua ricerca per cicli. Il primo, «Lunario», è stato esposto nel 2004 al Museo del Vittoriano di Roma e poi a Napoli, Salerno e Potenza. Il secondo, «Le Mille e una seta», nel 2006, sempre al Vittoriano e poi è stato portato a Berlino. Il terzo, «Parabole», con Alexander Jakhnagiev, è stato presentato nel 2007 al Macro di Roma e poi nella Galleria «Studio S» di Carmine Siniscalco, che lo ha portato al Cairo e in altre città egiziane e riproposto nel 2010 in una nuova versione a Tel Aviv. Il quarto, dedicato alla «Musica», è iniziato nel 2007 a Viterbo (Palazzo Comunale), poi ripreso a Salerno (Palazzo Genovese), Lodi (Convivio artistico), Ravello (Palazzo Sasso) e, infine, approdato nel 2010 al Museo del Vittoriano. Il quinto, «Migrazioni» ha preso avvio nel 2010 alla Galleria «Ca' d’Oro» di Roma. Il sesto, «Era glaciale/Innesti» è stato presentato alle Carceri papaline di Montefiascone nel 2011 e poi ripreso nel 2013 alla Villa comunale di Frosinone e alla Pinacoteca Provinciale di Salerno.
 Nel 2009 e nel 2013 è stato invitato al premio Sulmona; dal 2008 al 2013 al festival di Giffoni. Nel 2009 è stato invitato a Bari al concorso «Dipingi i Silos». Nello stesso anno è tra i vincitori del concorso «Un mosaico per Tornareccio». Nel 2010, con altri pittori dell’Associazione «In tempo», ha partecipato ad un libro e una mostra intitolati «Noi credevamo». E ha preso parte, con altri cento pittori, ad una mostra ad Hangzhou in Cina. Nel 2016 ha presentato la mostra «Atlante inquieto» al Centro Plus Arte Puls di Roma. E ha presentato il ciclo «Le terre dei ricordi» alla Galleria «I Preferiti» di Roma, riproposta nel 2017 al Centro Culturale «Ailikit» di Minori. Dalla fine del 2019, nel clima di restrizioni della lotta al Covid, lavora ad un ciclo dedicato a «Penelope e alle sue Tele, fatte e disfatte». Da un decennio partecipa alle attività dell’Associazione «In Tempo», fondata da Ennio Calabria, con la quale ha collaborato alla stesura di due manifesti sulla pittura e a una serie di mostre collettive a Roma, Milano e Varsavia. La galleria Purificato-Zero ha incluso le sue opere nella mostra «Extravanguardia» che sta portando in giro in vari spazi pubblici d’Italia.
 Hanno scritto, tra gli altri, di lui: Massimo Bignardi, Renato Civello, Carla Mazzoni, Ennio Calabria, Danilo Eccher, Patrizia Fiorillo, Gianni Garrera, Roberto Gramiccia, Ida Mitrano, Marcello Napoli, Erminia Pellecchia, Vittorio Sgarbi, Gabriele Simongini, Claudio Strinati, Carmine Siniscalco, Marco Tonelli, Stefania Zuliani.

SiTNews feel
Maestosi il giornalista artista al Museo Hendrik Christian Andersenultima modifica: 2023-09-23T13:42:38+02:00da Dizzly