Chiara Mancuso, fisioterapista ed ex calciatrice: “Il ritorno allo sport dopo la quarantena.”

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr

Chiara Mancuso, classe 1989, ha un passato importante da calciatrice in Serie B e C. A causa dei suoi infortuni, si avvicina al mondo della fisioterapia. Consegue la laurea nel 2012 e, oggi, è iscritta al primo anno di osteopatia. Scopriamo insieme a Chiara, quali sono le difficoltà motorie per un atleta amatoriale e professionista che riprenderà l’attività dopo questo periodo di stop forzato.

IMG-20200511-WA0003
Chiara Mancuso con la maglia della Valpo.

ASCOLTA L’INTERVISTA AUDIO ↓

https://www.spreaker.com/episode/27167723

Chiara,raccontaci la tua storia per farti conoscere al nostro pubblico: come nasce la tua passione per il calcio? In quali squadre hai giocato?
“La mia passione per il calcio è nata da quando avevo 12/13 anni. Ho sempre seguito il calcio grazie a mio nonno e mio fratello, grandi genoani. Ho sempre avuto una grande curiosità per gli sport in generale, ma nessuno come il calcio. Feci un provino per il Genoa calcio femminile a 13 anni. Grazie a Luca de Guglielmi e Luca Luxoro andai a giocare nella loro Under 16 e da lì iniziai la mia carriera calcistica. Ho giocato nel Genoa, nella Culmv Polis,  Bogliasco Pieve con cui abbiamo ottenuto una storica promozione in Serie A2, Valpolcevera Serra Riccò con cui vincemmo il campionato che ci permise di andare in Serie B. Poi ho smesso con il calcio a 11 a causa di brutti infortuni. Ho giocato nel Campomorone nel campionato UISP a 7 per alcuni anni, ma dopo l’ennesimo incidente ho deciso di appendere le scarpette al chiodo.”
Quanto hanno influito i tuoi infortuni nella scelta di intraprendere un percorso di fisioterapia?
“In 15 anni di calcio, ho subito innumerevoli infortuni, dovuto anche al fatto di giocare a calcio in modo irruento. I più gravi sono stati la rottura del legamento crociato anteriore destro, sinistro e la frattura scomposta del perone. Durante gli allenamenti, nonostante fossi piccola, mi capitava spesso di “distruggermi” qualcosa, da lì mi è nata la curiosità di curarmi da sola e cercare rimedi per tornare a giocare. La scintilla di voler fare la fisioterapista mi è nata da lì.”
In che anno ti sei laureata?
“Nel 2012, adesso ho intrapreso una nuova carriera da studente, mi sono iscritta alla scuola osteopatica di Madrid, sono al primo anno.”
Tutte le attività sportive si sono dovute fermare a causa di questa pandemia, in questa fase 2 si è tornati a fare sport, quali sono i consigli che daresti per riprendere l’attività sportiva, sia a livello amatoriale che professionista?
“Faccio una premessa: sono uscite delle linee guida governative riguardo al rientro degli allenamenti. Si chiama “Lo sport riparte in sicurezza”. La priorità è quella di evitare assembramenti e qualsiasi situazione che possa favorire il contagio del coronavirus. Il rientro ad un’attività sportiva sarà resa possibile al 100% grazie al lavoro d’equipe tra medici, fisioterapisti, preparatori atletici, osteopati e allenatori.”

Chiara Mancuso al Genoa nel 2017.
Chiara Mancuso al Genoa nel 2017.

Quanto è importante affidarsi a professionisti del settore?
“Credo che questo aspetto sia fondamentale, ognuno ha le proprie competenze e il proprio percorso di studi ed è giusto che ci si aiuti a vicenda. Molti argomenti, come la riatletizzazione di uno sportivo è un campo border line che riguarda più figure, per questo sono convinta che sia importante un lavoro di squadra. Affidarsi a professionisti del settore  è fondamentale per la propria salute e per la prevenzione di problemi futuri.”
Da professionista, quali sono stati i maggiori infortuni post quarantena?
“Non si parla di veri e propri infortuni, ci sono problematiche che possono essere conseguenti ad una quarantena. L’assenza di movimento porta ad una perdita di tono muscolare, una minore efficienza cardiovascolare e una minore elasticità articolare. Questo, con una ripresa dell’attività, può portare ad infortuni muscolo scheletrici, ed è qui che entra in gioco la prevenzione. Un post quarantena può portare a problemi a disfunzioni di colonna: mal di schiena dovuto a posture sbagliate, sedentarietà ed un aumento di peso, da qui aggiungo che sia fondamentale prestare sempre attenzione all’alimentazione. E’ importante che in questo periodo vengano fatti allenamenti mirati ad esercizi di mobilità e un mantenimento dell’elasticità accompagnato ad uno streching dinamico, permette un rientro allo sport migliore rispetto a chi non ha fatto nulla.”
Sai come le società abbiano gestito questo lockdown?
“Ho contattato degli allenatori, mi hanno parlato di questo momento di difficoltà. C’è stata una gestione con programmi di allenamenti  a casa, ogni preparatore ed allenatore ha deciso i carichi in base alla possibilità di ripresa dei campionati. Hanno gestito allenamenti submassimali, senza forzare eccessivamente, volti a mantenere uno stato di forma con esercizi a corpo libero, senza attrezzi, velocità, forza e resistenza. Erano sedute più brevi da 30/40 minuti. Il problema grosso era il rischio di incappare in infortuni per un’esecuzione scorretta dell’esercizio, il collegamento con gli allenatori è fondamentale per ogni atleta. Nel momento in cui un esercizio è eseguito in maniera scorretta, l’allenatore corregge il gesto. Un’altra cosa importantissima è la mancanza del gesto dello sport specifico, fondamentale nella prevenzione degli infortuni. E’ un aspetto neuro muscolare importantissimo. Ci sono delle tecniche di visualizzazione motoria, ma sono difficili da mettere in pratica in questa circostanza.”
Senza dimenticare l’aspetto psicologico delle atlete..
“Certo, molti allenatori mi hanno detto che, nonostante avessero la sicurezza di non ripartenza dei campionati, avevano la priorità di condividere con gli atleti di mantenere alta la motivazione, seppur difficile. Un atleta senza obiettivi fa molta più fatica.”
Al di la della quarantena, quanto è importante prevenire gli infortuni durante una preparazione atletica?
“Questo è un punto che sta prendendo più piede. Prima era un aspetto che veniva dimenticato, non c’erano nemmeno le competenze da parte degli allenatori. In tutte le discipline sportive ci sono stress a livello muscolare ed articolare che non vanno presi sotto gamba. Un post infortunio non risolto, può portare a delle recidive ed a infortuni ancora più disabilitanti.”
Come pensi che sia cambiato il calcio femminile negli ultimi anni?
“Dopo che ho smesso di giocare, mi sono staccata dall’ambiente per una mia reazione psicologica. Ho seguito, ovviamente, i Mondiali. Ho notato grosse differenze fisiche delle calciatrici. La grossa differenza è considerare la donna atleta diversa dall’uomo in termini di allenamento. La biomeccanica della corsa di una donna è diversa da quella di un uomo. Questo aspetto è molto più preso in considerazione. Non entro nel merito della cosa perchè spetta ai preparatori atletici, ma a livello di infortuni, questo tipo di allenamento differenziato è fondamentale.”

Chiara Mancuso, fisioterapista.
Chiara Mancuso, fisioterapista.

Qual è un infortunio frequente nel calcio femminile?
“Le distorsioni delle caviglie, sia traumatiche che accidentali. Poi la lesione del legamento crociato anteriore del ginocchio.”

Cosa ne pensi di una possibile ripartenza dei campionati?

“Sinceramente, la vedo molto difficile da mettere in atto. Le linee guida di cui parlavo prima, vengono citati degli studi che per una ripresa degli allenamenti e degli eventi sportivi in generale sarà il corretto distanziamento degli atleti e da mettere in pratica non sarà semplice anche perchè il Coronavirus è molto contagioso. L’emissione delle goccioline di saliva durante lo sport fisico, il soggetto in scia di chi cammina a 4 km/h dovrebbe rimanere lontano 5 metri, a differenza del metro standard di chi è a riposo. ”

Denise Civitella

Ph Credit: Fazzari Ramella/ Facebook Chiara Mancuso

 

 

 

 

Intervista a Noelia De Luca: “La mia vita tra calcio, nuoto e fumetti…”

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr

Noelia de Luca, classe 1991, attualmente milita nel Campomorone Ladies, campionato di Serie C. Nel suo passato due esperienze in Serie B con il Lagaccio (2014-2015) e Genoa Women(2018-2019) e tanti anni trascorsi con la maglia del Vado. Noelia è un concentrato di entusiasmo, passione e grinta. Come è nella vita, così è in campo. Laureata in Scienze Motorie, terzino dotato di grande corsa, ha nella velocità uno dei suoi maggiori punti di forza. Noelia racconta per “Stelle in Campo” le sue emozioni vissute sul rettangolo verde nel corso di questi anni e l’amore verso il suo paese di origine: l’Uruguay. Sognando, un giorno, di vestire la maglia della “Celeste”…

IMG-20200430-WA0057
Noelia De Luca, terzino del Campomorone Ladies.

ASCOLTA L’INTERVISTA AUDIO:

https://www.spreaker.com/user/7082423/noelia-de-luca

Riavvolgiamo il nastro della tua vita, come è nata la tua passione per il calcio?
“L’ho avuta da quando ero bambina. Ho cugini più grandi maschi, ho sempre vissuto intorno all’ambiente calcistico. Ho sempre visto le loro partite. E’ una passione che ho sempre avuto anche a scuola, giocavo a calcio a ricreazione con le altre bambine. Con il tempo, è diventato il mio sport a livello agonistico.”
A 12 anni sei arrivata in Italia, sei subito andata a giocare in una squadra?
“Sono arrivata in Italia nel 2003. Sono nata a Montevideo, capitale dell’Uruguay. Un posto bellissimo. Appena arrivata in Italia, a Cairo Montenotte (SV), avevo chiesto se avessero squadre femminili, ma mi è stato risposto che le squadre esistenti avevano tutte ragazze molto più grandi di me e non mi è stato possibile giocare con i ragazzi perchè la società non vedeva bene questa cosa. Prima di entrare in una squadra, ho dovuto aspettare i miei 15 anni, nel mentre ho praticato il nuoto agonistico. Ho iniziato con il calcio nel 2006, anche se nei precedenti 3 anni facevo i tornei con le scuole superiori. Durante uno di questi tornei mi videro Mauro Aprea e Marco Marenco, suo secondo, mi chiesero di giocare a Bragno nella loro squadra e da lì ho iniziato”
Hai iniziato subito a giocare come terzino?
“I mister del Bragno, la prima volta che mi hanno vista, è stato durante una corsa campestre, da lì hanno potuto vedere le mie capacità atletiche nella corsa. Sono mancina, inizialmente ero in un modulo 3-5-2, quindi mi occupavo sia della fase difensiva che di quella offensiva. La scelta di terzino è nata quando ho iniziato a Vado.”
Tuo fratello ha giocato a calcio fino allo scorso anno…è stato un esempio per te?
“Un grande esempio, siamo molto uniti e ci sosteniamo. Lo andavo sempre a vedere ai tornei, è stato di ispirazione. Lui era una prima punta.”
Tra i big, quale giocatore ti piace ora come ora?
“Alexander Harnold, del Liverpool, un terzino che attacca e difende tantissimo. Da quando ho iniziato a giocare a calcio, il mio modello ideale era Bale. Ho in mente la partita tra Tottenham e Inter, quella cavalcata sulla fascia in cui si è “mangiato” Lucio, Maicon e Zanetti come fossero niente e da lì ho stravisto per lui.”

De Luca in azione.
De Luca in azione.

Quale allenatore/allenatrice ti ha dato di più in questi anni di carriera?
“Quella che mi ha dato di più, è quella che ho avuto per buona parte della mia carriera calcistica e sto parlando di Raffaella Fracchia che, oltre ad essere stata la mia allenatrice è anche un’amica. E’ una persona che stimo tantissimo e penso che stia dando molto al movimento del calcio femminile. E’ la tipica allenatrice che ti “cazzia”, ma ti fa capire quanto ci tenga alla squadra e alle sue giocatrici. Per me è stato un onore essere allenata da lei.”
Qual è la tua gioia sportiva più grande fino a questo momento?
“Sono state tre: la vittoria di Coppa Liguria con il Vado nel 2016. E’ stato un traguardo che ho sempre desiderato, averla vinta dopo quattro finali è stata una gioia immensa. Il secondo episodio è stato il mio primo allenamento dopo l’infortunio al ginocchio, lo ricordo tutto ancora oggi. Ero nel Lagaccio l’anno della fusione con l’Arenzano in Serie B, un’emozione incredibile. Ho avuto la fortuna di essere allenata da Cesare Errico, un grande allenatore, papà di Emma, attuale giocatrice del Sassuolo. Aver avuto lui nel mio ritorno in campo, è stato fantastico. Per ultimo, è stato l’anno nel Genoa Women, il più bello di tutti.”
..la delusione?
“Il mio infortunio al ginocchio in un anno così bello al Lagaccio, nel 2013 ho rotto il legamento crociato anteriore ed il menisco. E’ stata una delusione che mi ha resa più forte, dai per scontato tante cose, poi ti accadono le cose brutte che ti fanno apprezzare di più quello che hai. Poi c’è stata la retrocessione dello scorso anno con il Genoa Women.”
L’anno scorso avevate una squadra fortissima in B, il Genoa Women era una squadra che poteva ambire ad una salvezza tranquilla, cosa è andato storto?
“E’ stato un anno strano. Era una squadra che doveva salvarsi, abbiamo sottovalutato il campionato di B nazionale. Era difficilissimo, 12 squadre e per salvarti devi vincerne il più che puoi con gli scontri diretti. Abbiamo avuto tantissimi infortuni, siamo arrivate a fine anno stanche. Personalmente, non ho saltato un allenamento. Per 4/5 volte a settimana facevo Millesimo-Rapallo ed ho giocato tutte le partite 90 minuti. Sono arrivata allo spareggio con la Novese che ho avuto i crampi. Un’altra cosa che non ha funzionato è stata la poca trasparenza dei presidenti, una cosa che, purtroppo, nel calcio femminile capita e la mancanza di soldi. Tanti rimborsi non sono stati dati. Siamo state senza prenderli fino alla fine. Abbiamo dovuto chiedere alla FIGC di accedere ad un salvadanaio per i giocatori che non prendono i rimborsi. Si giocava con tanta pressione addosso e anche il cambio di allenatore non ha aiutato. Sarebbe stato meglio mantenere Mara Morin fino alla fine per evitare di destabilizzare troppo a squadra, senza nulla togliere a Stefano Piazzi che, anzi, ha fatto il miracolo. Ci ha portato fino allo spareggio quando nessuno ci credeva più. E’ stata un’esperienza, comunque, che ripeterei altre mille volte.”

IMG-20200430-WA0058
Il “mancino” di Noelia.

Sono tante le giocatrici con cui hai giocato l’anno scorso che oggi militano in alte categorie…
“Ho giocato con Alice Cama (Milan, Inter in Serie A), Alice Pignagnoli che ha vinto campionati di serie A ha esordito anche in Champion’s, Federica Cafferata del Napoli, Eleonora Oliva nel Cesena, Teresa Fracas nel Sassuolo, Silvia Nietante che ha giocato in A con il Cuneo,tutte persone con grande esperienza calcistica, è stato un vero peccato non esserci salvate.”
Di cosa ti occupi nella vita?
“Ho lavorato in Posta, prima ero in piscina in Val Bormida. Tre volte a settimana do una mano a Nadia Galliano, allenatrice del Vado, con le bambine dell’under 14, curo la parte motoria delle bambine, sono laureata in Scienze Motorie. E’ un progetto che mi sta dando tante soddisfazioni.”
E’ vero che, ad un certo punto della tua carriera, c’è stato un contatto con la nazionale dell’Uruguay?
“Sì, quando pubblicavano i risultati del Genoa Women, un giorno, venni contattata da un giornalista uruguaiano che mi chiese di condividere un video di me che giocavo, ad un certo punto mi accorgo che questo filmato venne visto da Ariel Longo, mister della nazionale dell’Uruguay femminile e mi ha contattata una delle dirigenti della squadra chiedendomi di inviare ulteriori video. L’Uruguay non era riuscito a qualificarsi ai Mondiali di Francia e non fecero più convocazioni, ma nel 2022 ci sarà la Coppa America, speriamo in bene!”
Il tuo gol più importante in carriera?
“Uno contro la Lavagnese, un mio gol al 94 esimo che ci fece vincere la partita a Vado. L’altro è stato il mio primo gol in Serie B nel Genoa Women.”
L’avversaria più forte che hai incontrato?
“Federica Cafferata è una delle poche che puntandomi, riesce a superarmi in velocità. Ha una forza pazzesca, sono rimasta sorpresa.”
La compagna più forte con cui tu abbia giocato…?
“Chiara Merler, una vera leader. Abbiamo giocato insieme nel Lagaccio. Un vero Capitano.”

IMG-20200430-WA0060
In cosa è cambiato il calcio femminile rispetto a quando hai iniziato a giocare?
“La presenza dei settori giovanili, vedo sempre più Primavere. Ho giocato in Primavera tardi ,a 20 anni. Lanciare una ragazzina in prima squadra non è sempre produttivo. La presenza dei pulcini, dell’under sono alla base di tutto per creare delle buone giocatrici. Vedere la Sampdoria, il Genoa, Juventus, Fiorentina che puntano sul femminile è una cosa importante. Anche le competenze sono aumentate, a Vado e nel Genoa Women ho avuto dei preparatori atletici laureati in Scienze Motorie e non mi era mai capitato.Si punta sempre su chi ha le competenze.”
Quest’anno come stava andando il campionato con il Campomorone Ladies?
“Stava andando bene, ma non come ci aspettavamo. Volevamo puntare più in alto, lo spareggio per salire in B lo fa solo la prima di ogni girone. Alcune partite sono andate bene, in altre, l’inesperienza ci ha punite. Siamo quarte. Stavamo vincendo tanti scontri diretti, potevamo recuperare tanti punti. Avevo trovato tanto spazio, proprio sul più bello si è dovuto interrompere.”
Pensi che possano riprendere i campionati?
“A livello dilettantistico non riprenderanno, siamo troppo a rischio sia da un punto di vista di salute che da un punto di vista economico. Le squadre di Serie A  riprenderanno il campionato, ci sono troppi interessi economici dietro. E’ ovvio che ci siano altre priorità in questo momento.”
Come ti stai allenando durante questo periodo di riposo “forzato”?
“Mi sto allenando più di prima. Ogni giorno mi alleno, prima della quarantena, a dicembre, avevo avuto un brutto infortunio alla caviglia. Devo utilizzare la tavola propriocettiva. Faccio dei workout che seguo su Youtube e seguo una tabella che mi ha dato il Campomorone Ladies.”
Tre aggettivi per descriverti…
“Altruista, pazza, sorridente.”
Quali altri hobby hai?
“Mi piacciono tantissimo le serie tv, mi rilassa nuotare e mi piace molto leggere, soprattutto fumetti. Una mia amica è piena di fumetti giapponesi e mi ha contagiata. Ogni mese mi compro un manga. Adesso sto leggendo Lamù.”

Denise Civitella

Ph.Credit: www.repubblica.it, Facebook Noelia De Luca, Andrea Nieddu, Keith-Kirk

Intervista a Fabiana Comin, allenatrice del Cittadella: “Il calcio: la mia passione, la mia vita.”

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr
Questa settimana, Stelle in Campo va in Veneto nella terra natale di Fabiana Comin, classe 1970 , attuale allenatrice del Lady Granata Cittadella società che milita nella Serie B femminile ed ex portiere della Nazionale di calcio italiana. Fabiana ha partecipato al Mondiale del 1999 in America e all’Europeo del 2001 in Germania.  Ha inoltre vinto 3 scudetti, 1 Coppa Italia e 3 Supercoppe Italiane ed è stata eletta miglior portiere italiano per tre anni consecutivi dal 2002 al 2005. E’ stato emozionante intervistarla, dalle sue parole si percepisce quanta passione e quanto lavoro ci sono stati dietro alla sua carriera prima da giocatrice ed oggi da allenatrice. Simpatica, vivace, una vera trascinatrice.
Fabiana Comin, allenatrice del Lady Granata Cittadella.
Fabiana Comin, allenatrice del Lady Granata Cittadella.
Ecco l’intervista integrale che potrete ascoltare anche a questo LINK:
Raccontaci quando è nata la tua passione per il calcio..
“E’ nata grazie a mio fratello. Lui era portiere, mi sono innamorata di questo sport. Ho iniziato a praticarlo tardi, a 12 anni. Nella provincia di Treviso non c’era ancora una squadra femminile, grazie a mister Roberto Gambassin che mi ha portata con lui, ho iniziato in una società prima giocavo solo al circolo del paese.”
La tua carriera è iniziata come portiere o avevi un altro ruolo?
“Quando ho cominciato, ho iniziato come attaccante. Giocavo esterno destro. Ho subito un infortunio muscolare dopo poche partite che mi ha costretta a star fuori dai campi per un periodo abbastanza lungo. Dopo due mesi di tribuna, pur di non rimanere ferma, ho chiesto al mister di farmi giocare in porta, anche se come ruolo non mi piaceva molto inizialmente. Da quel momento, non mi hanno più tirata fuori dai pali.”
Hai avuto tanti allenatori, ne ricordi uno in particolare?
“Ci tengo a citare Anna Mega che è stata la prima allenatrice capace di valorizzare un gruppo di donne. Ci ha insegnato come stare in campo. Poi, ho avuto la fortuna di avere Milena Bertolini che mi ha allenata nel Foroni, al tempo era il secondo di Leonardo Donella e, già al tempo era una grande allenatrice e si faceva valere. Il terzo nome che vorrei fare è quello dell’ex CT della Nazionale azzurra Sergio Guenza, scomparso pochi giorni fa, il quale, ci ha trasmesso tanta passione, anche se ci urlava contro, ci sapeva valorizzare sempre al massimo.”
Qual è stato il ricordo sportivo più bello vissuto da giocatrice?
“Sicuramente il primo scudetto con il Foroni. Era stato favoloso. Era una gran squadra, la parte più dura era stata sostituire Giorgia Brenzan, avevo molta pressione addosso. Tutti facevano un paragone tra me e lei,ma eravamo due portieri completamente diversi. Era un onore per me essere paragonata lei, ma non era giusto, nè per me nè per lei. Nell’uno contro uno o nelle scelte su un tiro avevamo movimenti diversi. Io volavo, lei magari riusciva a tenere una posizione diversa dalla mia e riusciva a prendere la palla stando in piedi. Anche caratterialmente eravamo due persone diverse, lei era più calma e pacata, io molto più esuberante. Lo dico sempre alle mie ragazze che se fossi stata un portiere “normale” non sarei arrivata dove sono.”
Il portiere è un ruolo in cui si ha una visione di gioco  completa, quanto ha influito la tua esperienza in questo ruolo sul diventare un’allenatrice professionista? Quando giocavi eri un’allenatrice in campo?
“Quando fai il portiere, una delle prime cose che ti vengono insegnate è quella di guidare la difesa. Devi sempre farti sentire ed il ruolo ti impone sempre di essere presente. Il portiere bravo è anche quello che in 88 minuti non fa niente, ma nell’unico tiro della partita deve essere pronto e preparato per fare la magia. Se non sei concentrata, è un problema. Il portiere che fa strada è quello che segue le compagne, le incoraggia. Questo fa sì che quando passi dall’altra parte come allentrice o preparatore dei portieri, sei già impostato nel guidare una squadra o un gruppo. E’ più semplice per noi ex portieri provare questa strada.”
Comin in azione tra i pali.
Comin in azione tra i pali.
Come è cambiata la preparazione delle calciatrici negli ultimi anni?
“E’ cambiata tanto soprattutto nel campo della prevenzione degli infortuni. Ci sono molto meno infortuni. Le società si sono attrezzate meglio. Ad esempio, se il mio preparatore non fa prevenzione, “lo alzo”. La stessa squadra dell’anno scorso ha subito molti meno infortuni quest’anno rispetto al precedente. Questo perchè abbiamo messo come prassi una scheda preventiva che le ragazze seguono nei giorni in cui non vengono al campo.”
Fino al momento in cui si è giocato, sei soddisfatta del campionato giocato dalla tua squadra? In cosa bisognerà lavorare in futuro?
“Posso solo parlare bene delle mie ragazze ed elogiarle per quello che stavano facendo, anche se la posizione in classifica non è quella che si meritano. Chiunque abbia giocato contro di noi, un po’ di timore lo aveva. La squadra ha un gioco, non buttiamo via un pallone e partiamo sempre dal fondo. La difficoltà che c’è stata è che le mie ragazze non hanno tanta esperienza nella categoria, sono molto giovani, l’età media è di 22 anni e tante sono arrivate dalla Serie C. Il livello della Serie B si è alzato molto, è difficile dire anche cosa potrebbero fare il prossimo anno, credo che il livello  si alzerà ancora. Voglio vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, nonostante la situazione generale di oggi sia molto difficile, credo che, mantenendo il gruppo, la mia squadra potrà fare più che bene.”
Quali sono le giocatrici che ti hanno impressionato di più nel campionato di Serie B?
“Codecà, l’attaccante della Riozzese, la volevo in squadra. Mi ha sorpreso Barbieri del San Marino, attuale capocannoniere del campionato cadetto, sta mantenendo una media gol molto alta. A livello di portieri, non voglio cadere nel giochino che facevano con me e non voglio paragonare nessuno alla sottoscritta. Voglio però spendere parole di elogio per Laura Giuliani sta facendo veramente bene. Anni fa, era “piantata” tra i pali, ma da quando è approdata alla Juve, è migliorata tantissimo ed ha fatto dei notevoli passi in avanti. Come portieri stranieri, voglio citare Öhrström della Fiorentina che ho allenato e so le qualità che ha, però anche il portiere del Sassuolo, la belga Lemey, anche se ha una statura bassa come Ohrstrom è sempre sul pezzo, sono portieri che comandano. Senza nulla togliere al Sassuolo, mi auguro che nel suo futuro possa esserci una grande squadra perchè se lo meriterebbe. Di giovani ti cito Forcinella del Verona che è una dei portieri del futuro. Dovrei citarle tutte le giovani, stanno lavorando molto bene.”
Come tieni unito il gruppo delle tue ragazze del Lady Cittadella in questo periodo di emergenza sanitaria?
“Facciamo delle web conference con i programmi settimanali. Le ragazze mandano quotidianamente i loro video di quello che stanno facendo. C’è da dire che se ci fosse una ripresa del campionato, sarebbe improponibile partire domenica con la partita, bisognerebbe avere almeno due settimane di allenamenti sul campo per rimetterle in sesto.”
Comin, insieme alla sua inseparabile cagnolina.
Comin, insieme alla sua inseparabile cagnolina.
Saresti favorevole ad una ripartenza dei campionati?
“Sono divisa a metà. Da un punto di vista sportivo ti direi di sì, da un punto di vista della salute no perchè è ancora un po’ pericoloso per le squadre del Nord. Con la squadra parliamo di questo, le ragazze vorrebbero giocare, c’è stato uno stop improvviso, c’è la voglia di stare insieme e questo, purtroppo, crea un contrasto di sentimenti perchè abbiamo visto cosa ha portato questo virus, a me dispiace molto per le famiglie che hanno perso i propri cari.”
La Presidente del Pink Bari, Alessandra Signorile, ha dichiarato qualche giorno fa che il calcio femminile è a rischio estinzione dopo questa emergenza sanitaria, qual è il tuo punto di vista su questo argomento?
“Tante aziende hanno bloccato le sponsorizzazioni e certe società, senza questi introiti, non avranno un sostentamento. Bisognerebbe che le amministrazioni dessero una mano a queste squadre perchè non è facile andare avanti. Nell’hinterland veneto tante aziende stanno facendo fatica a ripartire. Ci sarà un rallentamento del nostro sviluppo, quello che abbiamo ottenuto fino ad ora, teniamolo stretto. La mia paura è che certe società che non hanno affiliazioni con squadre professionistiche, certi standard non potranno tenerli.”
Quali saranno i tuoi prossimi obiettivi professionali?
“Riprendere in mano la mia squadra e fare sempre meglio, nell’immediato. Voglio migliorarmi sempre e prima o poi, arrivare come primo allenatore in una squadra di Serie A. Difficile, ma non impossibile. Bisogna andare con calma e dimostrare che si è capaci. Nel femminile, noi donne dobbiamo sempre dimostrare qualcosa in più, anche se siamo preparate. Anche quando si è vinto tanto.”
Quali sono i tuoi hobby quando non alleni?
“Leggo , guardo film e passeggio con i miei cani. Una di loro è cieca,mi prendo molto cura di loro.”
Denise Civitella
Fonte foto:
Facebook pagina personale Fabiana Comin
www.ladygranatacittadella.it
www.calciodonne.it

Calcio femminile: ripresa del campionato, favorevoli o contrari? A cura di Denise Civitella.

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr

Sono giorni decisivi per la FIGC e tutto il movimento del calcio italiano. Dopo lo stop delle gare del Settore Giovanile Scolastico e della Primavera Femminile, bisogna capire se sarà possibile riprendere l’attività per i campionati di Serie A,B, C e del calcio femminile. Quest’ultimo, sembra essere il più colpito dalla crisi Coronavirus, sono a rischio tante squadre non legate al maschile.
Questo ed altri temi, li potrai ascoltare a questo indirizzo:

Podcast 17 aprile 2020

Ti aspetto sulle mie frequenze!

Denise Civitella
Il primo podcast dedicato al calcio femminile.

Intervista a Mister Antonio Genovese, allenatore UEFA A:”Sono la voce di chi non ha voce”

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr

L’intervista con Mister Antonio Genovese, allenatore qualificato UEFA A con una grande esperienza alle spalle come osservatore dell’Inter maschile e collaboratore/Vice allenatore di squadre di Serie A e B femminili, è stata un viaggio attraverso racconti e aneddoti non solo sul calcio femminile italiano, ma anche su quello inglese.  Gli spunti sono tanti, i sogni anche e, tra questi, quello di poter tornare a collaborare con una grande squadra, magari nel Milan femminile. Vi invito a leggere ed ascoltare l’intervista a questo grande uomo che ha sempre vissuto la sua vita come attore protagonista, rimboccandosi le maniche e studiando per quella che è la sua grande passione: IL CALCIO!

ASCOLTA L’INTERVISTA AUDIO

https://www.spreaker.com/user/7082423/antonio-genovese

Genovese, in uno stadio inglese.
Genovese, in uno stadio inglese.

Come nasce la tua passione per il calcio?

“Come tanti bambini, sognavo di diventare un calciatore. Avevo fatto un provino per una società satellite del Milan che mi aveva preso. La vita, poi, ti pone davanti degli ostacoli e tocca a noi decidere come superarli. Ho subito un incidente automobilistico nel 1991 che mi ha cambiato la vita, da lì ho cercato di ottimizzare le mie capacità residue e guardare che cosa potessi dare ancora al calcio.”

Ti va di raccontarci come è avvenuto l’incontro con Massimo Moratti?
“E’ stata una fortuna nella sfortuna. Ero all’ospedale Niguarda per due broncopolmoniti nel 1996 e Moratti venne a trovare il mio compagno di stanza. Parlammo di calcio per un’ora e lui mi disse di chiamarlo una volta uscito dall’ospedale. Pensavo fosse una frase fatta, invece fu di parola. Feci un colloquio con Sandro Mazzola e per 10 stagioni sono stato l’osservatore delle giovanili dell’Inter”
Per 10 anni sei stato il talent scout dell’Inter maschile, quali caratteristiche ti colpivano particolarmente in un giovane giocatore?
“Il carattere, il saper gestire le emozioni e le qualità come la tecnica. Osservavo i ragazzi sotto ai 15 anni, erano quindi da formare, ma se un ragazzo eccelleva in qualcosa, te ne accorgevi. Purtroppo, spesso, dovevamo guardare anche gli spalti. Spesso, capitava di osservare dei ragazzi bravissimi in campo, ma non potevi segnalarli per colpa dei genitori che si sentivano troppo protagonisti e a rimetterci era sempre il ragazzo. Genitori che urlavano di tutto all’allenatore o all’arbitro e, per l’immagine di una società, questi comportamenti non erano accettabili.”
Com’è nato l’amore verso il calcio femminile dopo tanti anni in cui sei stato nel mondo maschile?
“E’ nato per caso. Prima non conoscevo il calcio femminile. Ho un’amica che giocava a calcio, curiosando sul suo profilo, la vidi con la maglia del Milan. Scoprii in quel momento che era una giocatrice di calcio dell’allora ACF Milan, nonostante lei fosse romana e romanista. Andai a vederla contro l’Alessandria, dove giocava Roberta Antignozzi l’attuale allenatrice delle giovanili del  Milan, a San Donato Milanese e da lì mi appassionai tantissimo a questo mondo. Ho avuto la fortuna di vedere da giovanissime, quando giocavano nell’Atalanta, anche Valentina Giacinti e Giorgia Spinelli , a cui faccio i miei auguri di pronta guarigione da questo brutto virus. Dopo una partita, feci i miei complimenti a Valentina dicendole di continuare così, insieme alla sua compagna di squadra. Ho avuto occhio per entrambe!”
Nel 2018 è uscita la tua biografia: “L’allenatore in carrozzina” scritta da un tuo caro amico Artemio Scardicchio, quale messaggio vuole lanciare questo libro?
“Artemio è un amico, con lui ho collaborato nella Res Roma insieme a Fabio Melillo. E’ nato per caso, una battuta fatta con lui, raccontando gli aneddoti vissuti insieme. Vorrei che questo libro fosse “la voce di chi non ha voce”. Quando volevo fare l’allenatore qualificato con patentino, mi informavo e mi veniva sempre risposto che in carrozzina non sarebbe stato possibile. Un’estate guardai tutti i bandi dei corsi e trovai un corso Uefa B e lì vidi che un disabile poteva partecipare.Per il corso Uefa A devi portare dei punteggi. Il mio messaggio è: se una persona disabile vuole fare l’allenatore, lo può fare. Sono sicuro che, ancora oggi, in molti, non sanno che esiste questa possibilità.”
La biografia di Genovese.
La biografia di Genovese.
Qual è stata la tua soddisfazione più grande?
“Ce ne sono state molte. Ricordo il primo anno in cui allenavo la Rappresentativa studentesca, una classe “prima”. Siamo arrivati in finale contro una classe di quinta. Avevamo vinto tutte le partite, tranne la finale, ma il premio di miglior allenatore fu dato a me. Non dobbiamo mai sentirci arrivati, bisogna stare sempre in continuo aggiornamento. In tutte le società in cui sono stato, ho sempre raggiunto con anticipo gli obiettivi che la società mi aveva richiesto: le salvezze con Napoli e Trani sono alcuni esempi. L’obiettivo è sempre stato quello di far divertire le ragazze, mettendoci sempre il cuore, la passione e le mie conoscenze.”
La tua delusione, invece?
“La delusione fa parte di un risultato che mi ha reso felice. Lo scorso anno ho ottenuto la promozione in Serie A con l’Empoli Ladies, un risultato che mi ha reso felice e che è difficile da descrivere. Ero Vice allenatore e Responsabile della tattica. Mister Pistolesi ha ottenuto anche la Panchina d’argento per la tattica e il bel gioco espresso dalla squadra. Eravamo in tanti nello staff e c’ero anche io che, per l’appunto, ricoprivo il ruolo di Responsabile della tattica. La piccola amarezza avuta è il fatto che nei ringraziamenti non sia mai stato citato e, quest’anno, sia stato costretto di essere fermo ai box. Ne ho approfittato per studiare inglese 5 mesi a Londra. Voglio migliorarmi continuamente nella mia cultura calcistica.”
C’è un allenatore a cui ti ispiri?
“Carletto Ancellotti è riuscito a trasformare il calcio. Ha una passione incredibile. Una volta vinta la Champion’s contro la Juve, lui fu uno dei primi a far partire un coro che seguirono insieme i tifosi. Questo ti fa capire anche la persona, un vero leader dentro e fuori dal campo.”
Come studi la squadra avversaria prima di una gara?
“Quando ero a Napoli e Trani mi mettevo a studiare gli avversari, studiando non solo i punti deboli, ma vedere come affronta diverse partite. Vedere l’approccio alla partite. Quando affronta le big e quelle più semplici. E vedere le giocatrici come si comportano con le compagne, se cerca di spronarle o se le sgrida, cosa che è sbagliatissima. Nessuno deve sentirsi superiore alle altre compagne.”
Qual è la tua squadra del cuore?
“Il Milan”
Antonio Genovese insieme a Giacinti, capitano del Milan femminile.
Antonio Genovese insieme a Giacinti, capitano del Milan femminile.

Qualche mese fa sei tornato in Italia dopo aver trascorso qualche mese in Inghilterra per seguire da vicino il calcio inglese, cosa ti ha insegnato questa esperienza? Come trascorrevano le tue giornate?
“Sono andato a vedere molte partite, ho imparato l’inglese, ho avuto la fortuna di conoscere il grande Les Ferdinand, grazie ad un mio amico della Mapa Sport Agency. Les Ferdinand mi ha fatto vedere le metodologie utilizzate nel calcio maschile e nel femminile. La metodologia di allenamento è diversa. I campi sono spettacolari, sono erba naturale misto al sintetico. L’organizzazione, l’impostazione dell’allenamento, la suddivisione in base allo staff è tutto diverso. Bisognerebbe fare la stessa cosa in Italia. La metodologia dell’Head Coach con gli altri Coach distribuiti per aree ottimizzerebbe al meglio le conoscenze di ogni allenatore. Farebbero esercizi mirati in quel settore, con i difensori, portieri, centrocampisti, attaccanti per poi amalgamarli con il resto della squadra. Questo discorso è molto importante per il portiere che possiamo considerare come un libero moderno e deve sapersi muovere con tutta la difesa. Vedere una partita senza barriere, è davvero uno spettacolo. Hanno voluto liberarsi degli Hooligans e ci sono riusciti, le cose basta volerle. Le giocatrici sono semi professioniste, ci sono investimenti importanti. Lo vedi anche dal mercato del Chelsea: Kerr, Melanie Leupolz. Sono convinto che lotterà per vincere.”

Qual è la giovane più promettente del calcio femminile italiano?
“Giada Greggi, centrocampista fortissima classe 2000 della Roma. Abbiamo debuttato insieme in Serie A, contro il Mozzanica. Mister Melillo ha visto bene e ha creduto in lei.Se rimarrà umile com’è, sicuramente farà strada.”
Quali sono le tue passioni oltre al calcio?
“Musica, uscire con gli amici, mi piace imparare inglese guardando i film in lingua originale e con i sottotitoli in inglese. Adesso, mi piace studiare l’impatto delle barriere archittettoniche nei vari paesi. Vivo a Milano ed è la prima città in Italia, ma nonostante tutto siamo indietro rispetto a Germania ed Inghilterra. Nel Regno Unito mi muovevo con estrema facilità ovunque e mi piace studiare come loro vedono lo sport ed il loro approccio. Ad oggi, collaboro anche con il Seattle e lì è tutta un’altra cosa. Lo sport è fondamentale nella crescita, qui abbiamo ancora tanto da lavorare.”
Collabori con un sito www.antoniogenovese-calcioinrosa.it di che cosa ti occupi?
“Parlo prevalentemente di calcio femminile, in collaborazione con l’amico Artemio ed i suoi fantastici colleghi. Mi fanno interviste o analizzo giocatrici e moduli. “
C’è una squadra con cui ti piacerebbe collaborare/allenare?
“In Italia, la squadra del cuore che è il Milan. Non nascondo che mi piacerebbe collaborare per loro. Quando ho seguito il corso UEFA B abbiamo fatto 15 giorni di apprendistato nel settore giovanile del Milan che è ad 1 km da casa mia. Poter collaborare con Ganz sarebbe bellissimo e sento di essere preparato per farlo. Il Milan non ha la categoria Primavera, mi candido per dare una mano, anche perchè sarebbe il serbatoio della Prima Squadra dando una mano alla crescita delle future giocatrici. Sarebbe bello anche andare all’estero, sarei orientato in Inghilterra, QPR,Chelsea, ma ci sono tante piazze.A gennaio sono andato a Madrid a studiare le metodologie ed anche lì non sarebbe male, anche se è molto difficile.Bisogna continuare a sognare, come dice una canzone dei Negrita e quello che dico spesso è che bisogna continua a vivere la vita e non essere spettatori passivi.”
A cura di Denise Civitella
PH credit: www.calcioinrosa.it

Intervista a Valentina De Risi, allenatrice UEFA A del Sant’Egidio: “La mia vita è nel calcio femminile”

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr
Il viaggio di “Stelle in Campo” continua e arriva in Campania. In compagnia di una ragazza che, per il calcio femminile, sta dando tutta la sua vita. Sto parlando di Valentina De Risi, allenatrice del Sant’Egidio calcio femminile, Dottoressa in Archeologia,Responsabile del settore femminile per le regioni Campania e Basilicata, organizzatrice di eventi concentrati sulla promozione del calcio femminile e, dulcis in fundo, Valentina è allenatrice professionista qualificata con patentino UEFA A…
Valentina De Risi, allenatrice del Sant'Egidio
Valentina De Risi, allenatrice del Sant’Egidio
 ASCOLTA L’INTERVISTA AUDIO INTEGRALE
Come nasce la tua passione per il calcio?
“Nasce da quando ero molto piccola,ho iniziato con mio fratello, gli serviva un portiere. Da quel momento, non ho più smesso di avere un pallone tra i piedi. Appena mi sono fatta male, mi sono iscritta al corso Uefa A ed ho sentito meno la nostalgia del non giocare a calcio”
Quando hai capito che da giocatrice saresti diventata allenatrice?
Per alcuni anni, sono stata allenatrice-calciatrice del Sant’Egidio, poi un grave infortunio al legamento crociato anteriore che mi ha fatto smettere con il calcio giocato ed ho cominciato con gli studi per diventare allenatrice.
Com’è nato il progetto Sant’Egidio calcio femminile?
“Il progetto ha una storia molto lunga,insieme a Giulia Olivieri, l’altra allenatrice, giocavamo in Basilicata e, nel frattempo, avevamo creato una scuola calcio a Sant’Egidio, in Campania. Non ci siamo subito iscritte alla FIGC, facevamo solo allenamenti e amichevoli. Una volta terminata l’avventura calcistica di me e Giulia in Basilicata, le bambine erano sufficientemente grandi per poter essere iscritte alla FIGC. Abbiamo così creato l’Under14, poi Under17 e, il terzo anno abbiamo partecipato al campionato di Serie C regionale. L’anno successivo siamo riuscite a vincere il campionato ed, ora, eccoci nella Serie C Nazionale. Ad ottobre, la società compirà 10 anni e siamo molto felici di questo progetto.”
De Risi durante un allenamento
De Risi durante un allenamento
Non solo calcio, ma anche una laurea in Archeologia, come mai la scelta di questa facoltà?
“Avevo questa passione per l’archeologia nata grazie ai programmi di Piero Angela, poi la vita mi ha portato a percorrere altre strade.”
Come si svolgevano le giornate a Coverciano quando hai seguito il corso UEFA A?
“L’emozione che ho provato è stata enorme. Ero l’unica donna e,all’inizio, venivo guardata con diffidenza. Purtroppo è tipico degli ambienti troppo maschili, poi mi hanno conosciuta e c’è sempre stato grande rispetto. I docenti erano di altissimo spessore. Le lezioni erano dal lunedì al giovedì, otto ore al giorno. E’ stata un’eperienza molto impegnativa che rifarei subito.”
Quali consigli daresti ad una ragazza che vorrebbe intraprendere il percorso da allenatrice?
“Non deve scoraggiarsi ed essere testarda, bisogna seguire il proprio sogno senza farsi abbattere dalle difficoltà”
Come è nata l’idea dell’evento da te organizzato “Allenare nel calcio femminile”?
“Tra le tante cose sono anche Responsabile del Calcio Femminile in Campania e la Basilicata per l’associazione allenatori. Milena Bertolini mi diede questo incarico sei anni fa, decisi così di svolgere questo ruolo non solo in maniera formale, ma anche in maniera pratica, soprattutto per il territorio. Nel 2019 siamo giunti alla quinta edizione e dà spunto per altri eventi anche in ambito nazionale. Ho avuto ospiti di altissimi livello: Manuela Tesse, Betty Bavagnoli, Renzo Ulivieri, Milena Bertolini e Rita Guarino. Quest’anno, purtroppo, non so se riusciremo a farlo. L’idea era quella di coinvolgere più personaggi del mondo del calcio femminile e di farlo a giugno, ma è ancora tutto in stand by, speriamo che tutta questa brutta situazione possa risolversi il prima possibile.”
De Risi con Guarino, durante il convegno "Allenare nel calcio femminile"
De Risi con Guarino, durante il convegno “Allenare nel calcio femminile”
Raccontaci del tuo ricordo più bello da allenatrice…
“Ce ne sono tanti, cito il più recente. Due anni fa,quando abbiamo vinto campionato, Coppa Campania,  Coppa Disciplina e siamo arrivate alle semi finali nazionali di Coppa Italia e siamo uscite contro la squadra di Mister Ulivieri.E’ stato un anno dei record. Sapevo di avere una buona squadra, ma quell’anno abbiamo fatto qualcosa di eccezionale. La cosa più bella è che l’ossatura di quella squadra era composta dalle ragazzine della squadra di under14 creata qualche anno prima. Una grossa emozione”
Come mai il calcio femminile fa fatica a crescere nelle regioni del Sud Italia?
“Faccio anche i corsi allenatori e spesso parliamo di questo tema. Purtroppo, si fa fatica ad immaginare una donna calciatrice ed una donna emancipata, è un problema culturale. E’ giusto dire, però, che rispetto a quando ho iniziato a giocare, le cose sono cambiate in meglio. Adesso, ci sono le partite di calcio femminile su Sky ed i Mondiali ci hanno dato una grossa mano. Le nuove generazioni guardano al calcio femminile in maniera positiva.”
Cosa rispondi alle persone che sostengono che il calcio non sia uno sport da donne?
“Sbagliano,il calcio è uno sport per tutti.In Campania, grazie al supporto delle squadra professionistiche, c’è il Napoli del Presidente De Laurentiis e il Napoli femminile che hanno avuto un boom di iscrizioni e un settore giovanile eccezionale.”
In questo periodo di emergenza sanitaria, come mantieni unito il gruppo delle tue ragazze?
“Ogni due giorni facciamo una videochiamata. Le ragazze hanno avuto un programma di mantenimento per questo periodo. Devo dire che ho un gruppo di ragazze molto serie, sono sicura che si stiano allenando. Sono delle professioniste anche se non lo sono giuridicamente.”
Hai mai pensato di allenare una squadra maschile?
“No,non ne vedo il motivo. Sono cresciuta nel femminile, lo conosco bene. Nel maschile, non saprei come approcciarmi. Sto bene in questo mondo e mi fa piacere rimanerci.”
Hai dei rimpianti?
“Avrei voluto avere le opportunità delle ragazze di oggi. Oggi ci sono tante opportunità, ci sono i Centri Federali, ci sono le squadra maschili, anche il modo di allenarsi è cambiato. Le ragazze della mia generazione si autogestivano, eravamo un po’ lasciate a noi stesse. Sono contenta per le giovani di oggi, spero che possano rendersi conto della fortuna che hanno”
Quali sono i tuoi hobby quando non alleni?
“Quando non alleno, a parte il lavoro, tutto il mio mondo riguarda il calcio. Faccio i corsi allenatori, insegno all’università, faccio l’allenatrice ai Centri Federali. A volte mi sembra che il lavoro sia l’hobby ed il calcio il lavoro”
Progetti futuri?
“L’idea è quella di portare avanti il progetto Sant’Egidio, abbiamo creato un ottimo settore giovanile, puntiamo a far crescere le ragazze. Con la prima squadra vogliamo continuare così. Oggi siamo terze in classifica, noi siamo il paese più piccolo a livello nazionale di squadre che partecipano ad un campionato nazionale.”
Denise Civitella
PH Credit:
www.youtube.com video di Giuliano Pisciotta (2 foto)
www.sportcampania.it

Martina Angelini, la voce di Sky Sport:”Ho realizzato il mio sogno,ancora non ci credo!”

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr

Martina Angelini, giornalista sportiva, voce di SkySport con un passato nelle redazioni di Tuttosport ed Eurosport, ha il calcio femminile nel sangue. Dalle sue parole, fuoriesce tutta la sua grande passione per questo sport e per il suo lavoro che l’ha portata a commentare la finale dei Mondiali di Francia 2019 tra Stati Uniti ed Olanda, il sogno che, già da piccola, conservava nel cassetto…

Martina Angelini-politicafemminile
Martina Angelini, voce del calcio femminile su Sky.

ASCOLTA L’INTERVISTA AUDIO:

https://www.spreaker.com/user/7082423/martina-angelini

Partiamo dalle origini, da cosa nasce la tua passione per il calcio?
“I miei cugini giocavano a calcio. Ho sempre voluto giocare a calcio, ma nella mia città, Livorno, non esisteva una squadra femminile. Lo seguivo in tv, ho sempre detto che avrei voluto fare la giornalista sportiva per entrare gratis allo stadio. Andavo di nascosto a vedere le partite del Pisa quando giocava in serie A”

In che ruolo ti sarebbe piaciuto giocare?
“Attaccante, sicuramente! All’inizio i bimbi non volevano farmi giocare, poi hanno cambiato idea grazie ai miei gol!”

Qual è stata l’esperienza lavorativa che ti ha fatto crescere maggiormente come donna e come giornalista?
“Gli anni di Tuttosport, ai tempi di Giancarlo Padovan. Giancarlo è stato un Direttore che mi ha insegnato tanto. A volte, mi distraevo e uscivano dei pezzi con errori banali di superficialità. Grazie a lui e al suo modo di essere molto esigente, ho imparato la cultura del lavoro ed a mantenere la concentrazione. Quando Giancarlo si arrabbiava, ti poteva chiamare anche il sabato sera a mezzanotte tenendoti mezz’ora al telefono e aveva quasi sempre ragione lui. Poi è arrivata la tv quasi per caso ed ho accantonato la carta stampata.”

Quando sei passata a fare le telecronache?
“In realtà non volevo farle. Quindici anni fa circa, ero a vedere una partita della Nazionale di calcio femminile, facevo già la giornalista ed il cronista di Rai Sport, mi disse: vieni con me  così mi racconti qualche aneddoto, in questo modo, ho cominciato con le telecronache, ma non pensavo potesse diventare il mio lavoro. Nel 2007 è arrivato Eurosport, c’erano i Mondiali femminili ed io mi proposi, volevo che il pubblico a casa cominciasse a conoscere l’argomento. Sapevo che il cronista non fosse molto a conoscenza della materia.”

Raccontaci la partita o l’evento che ti ha fatto più emozionare in questi 20 anni di carriera…
“Il sogno della mia vita era quello di raccontare la finale di un Mondiale femminile e ce l’ho fatta! Ancora non ci credo. Siamo stati una squadra eccezionale, speravo di riuscire a commentare quella partita con Gaia Brunelli e quando ce l’hanno detto è stata un’emozione grande. I primi cinque minuti della finale di Lione ci davamo le gomitate con Gaia come per dire parla tu Eravamo molto emozionate.”

Come ti prepari prima di una telecronaca?
“Studio molto. Non sono una commentatrice tecnica, il mio ruolo è quello di raccontare il calcio femminile, mi piace raccontare le storie delle giocatrici e le loro curiosità.”

Quanto è importante l’apporto di Gaia Brunelli, tua collega di Sky, nelle telecronache?
“Ho sempre avuto la fortuna di lavorare con dei colleghi fantastici, ho trascorso dieci anni ad Eurosport insieme a Federico Zanon  che è un telecronista eccezionale. Con il passaggio a Sky, è arrivata Gaia Brunelli che già conoscevo e da quando abbiamo cominciato a lavorare insieme, è nata una bella amicizia. Il feeling tra telecronista e commentatore è fondamentale, cominci a conoscerti anche durante il lavoro e subentri quando senti che l’altra è in difficoltà o magari lo sei tu e interviene lei. Gaia è bravissima nel suo lavoro, glielo dico sempre. Il feeling che abbiamo ci porta ad essere “leggere”  non ci prendiamo mai troppo sul serio, penso che nel nostro ambiente, questo sia fondamentale”

Martina insieme a Gaia Brunelli.
Martina insieme a Gaia Brunelli.

Ti sei mai sentita “snobbata” da altri colleghi per commentare le partite di calcio femminile?
“I colleghi si rispettano molto tra loro. Ti racconto questo: spesso mi è capitato di essere su un aereo o un treno con in mano un giornale sportivo. Venivo fermata da qualche personaggio che per attaccare bottone mi diceva ah, leggi Tuttosport ed io con fierezza rispondevo: Veramente ci scrivo. Nella redazione di Sky, ho conosciuto cronisti che erano i miei idoli i quali si sono appassionati tantissimo al calcio femminile, è davvero un bell’ambiente lavorativo.”

Secondo te, siamo realmente vicini al professionismo nello sport femminile?
“Non dobbiamo avere fretta. E’ importante ribadire a tutti che quando si parla di professionismo non significa dire che Cristiana Girelli vuole guadagnare gli stessi soldi di Cristiano Ronaldo. Si parla di avere le tutele: pensione, maternità, non dover più scegliere se lavorare o giocare a calcio.”

Cosa ti piace del calcio femminile rispetto a quello maschile?
“Seguo anche il maschile, spero che il calcio femminile conservi la purezza e la correttezza. Credo che nel femminile ci sia meno la “cultura” della simulazione. Cito sempre Carli Lloyd che è una delle calciatrici più forti del mondo la quale dice: per me il successo di un contrasto non è farti vedere che riesci a farmi cadere a terra, ma che riesco a mantenere la palla e segnare.

Qual è la tua calciatrice preferita?
“Le mie calciatrici preferite sono le bambine del Livorno calcio”

Martina insieme alle bimbe del Livorno Calcio
Martina insieme alle bimbe del Livorno Calcio

La tua vita non è fatta solo di giornalismo, ma anche di calcio vissuto sui campi. Sei infatti la responsabile del settore femminile del Livorno calcio. Raccontaci di cosa ti occupi.
“Quest’anno ho dovuto lasciare, a settembre 2019, a causa del trasferimento a Milano. Ho creato il calcio femminile a Livorno. La società mi aveva chiesto di creare una squadra, (grazie alla possibilità offerta dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio ai club professionistici maschili di acquisire società dilettantistiche femminili, n.d.r.), eravamo partiti da zero e adesso ci sono quasi ottanta iscritte. Ho lasciato le chiavi della mia mia “creatura” ad un altro responsabile, Juri Cavallini che è bravissimo. Mi definisco Presidente onorario e continuo a seguirle quando posso.”

Quali sono i tuoi progetti futuri?
“L’avventura con Sky è iniziata l’anno scorso e spero che continui. Il progetto è quello di ricominciare il prima possibile a fare le cronache sui campi da calcio e che questo periodo di difficoltà passi presto.”

Come occupi il tuo tempo libero?
“Sono molto fortunata. Amo il mio lavoro ed è anche la mia passione. Sono felice di alzarmi presto alla domenica mattina per andare a fare la cronaca di una partita. E’ davvero una fortuna. Adoro seguire gli sport, non a praticarli!”

Cosa diresti alla Martina di 20 anni fa?
“Le direi di non mollare, quando ci sono stati dei momenti di difficoltà. Ho fatto tanta gavetta, quando mi ha chiamata Sky, la cosa più bella è stata quella di ricevere tante chiamate dai colleghi i quali mi dicevano: Finalmente raccogli quello che hai seminato. Vent’anni fa quando dicevo che mi occupavo di calcio femminile la risposta era: Perchè, le donne giocano a calcio? Invece, le soddisfazioni sono arrivate!”

Sei scaramantica?
“Ti direi di no, ma un po’ sì, soprattutto da tifosa. Magari non cambio posizione sul divano se seguo una partita che mi interessa o mi vesto alla stessa maniera se il risultato è stato positivo per la mia squadra.”

Sul tuo profilo Instagram, citi una frase bellissima di Roberto Vecchioni “Sogna ragazzo sogna”, cosa rappresenta per te ? “”Lasciali dire che al mondo quelli come te perderanno sempre… perché hai già vinto lo giuro, non ti possono fare più niente”
“E’ una delle mie preferite, ci sono delle frasi in questa canzone che, a seconda della situazione, mi ripeto sempre nella mente. Questa può essere la frase che direi alla Martina di 20 anni fa.”
Grazie a Martina Angelini per la sua disponibilità e la  passione che è riuscita a trasmettermi in questa intervista. La sua voglia, determinazione e passione nei confronti di questo sport devono essere d’esempio per tutti.
Denise Civitella

PH credit:

www.livornosera.it ,

www.quilivorno.it,

https://politicafemminile-toscana.blogspot.com/

Storti: “La sinergia tra FIGC e LND sarà fondamentale per la crescita del calcio femminile”

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr

Debora Storti,livornese, classe 1974,è Responsabile del Settore Femminile per la Lega Nazionale Dilettanti della Regione Liguria. Ci racconta quanto siano importanti i ruoli dirigenziali all’interno del calcio femminile. La sinergia tra FIGC e LND sarà fondamentale per aumentare i numeri di questo sport che può ancora regalarci tante soddisfazioni…

debora_storti

ASCOLTA L’INTERVISTA AUDIO:

https://www.spreaker.com/user/7082423/debora-storti

Di che cosa ti occupi all’interno della LND?
“Rivesto l’incarico di Responsabile femminile della Regione Liguria,il mio obiettivo principale è sviluppare l’attività, mantenendo i contatti con le società e allo sviluppo del calcio femminile.”

Come sono i tuoi rapporti con gli altri responsabili regionali in territorio nazionale?
“Negli ultimi anni siamo riusciti ad instaurare una bella rete di collegamento tra i vari responsabili, grazie ad una chat che riesce a diminuire le distanze tra di noi. Grazie all’impegno del Presidente Morgana, riusciamo a vederci a Roma ed a presentare le problematiche per sviluppare al meglio le nostre attività anche su territorio nazionale.

Ogni quanto avvengono gli incontri?
“Indicativamente, sono 2 incontri a Roma all’anno. La terza possibilità di incontro è durante il Torneo delle Regioni. Torneo che verrà spostato a data da individuare.”

E’ possibile, quindi, che il Torneo delle Regioni possa essere spostato in autunno?
“Non sappiamo ancora, stiamo navigando a vista. Hanno spostato anche le Olimpiadi di Tokyo2020. Nel nostro piccolo, anche noi non abbiamo ancora individuato un periodo preciso, ma non vogliamo saltare l’appuntamento, solo posticiparlo.”

Settore giovanile scolastico: come si sta svolgendo questa attività?

“Sia a livello regionale che nazionale, è fondamentale che ci sia sinergia tra il Settore Giovanile Scolastico e i Comitati Regionali. Questo perchè le attività vengono svolte insieme. Sia la FIGC che la LND devono collaborare”

Quali sono stati gli aspetti positivi che hanno rilanciato il calcio femminile?
“I Mondiali di Francia 2019 sono stati importantissimi per il nostro movimento. Era un’estate dove tutti avevano voglia di calcio,dovuto anche all’assenza degli Azzurri agli Europei e tutta l’attenzione si è riversata sulla nostra Nazionale femminile, destando non poco stupore. Grazie anche a Rai e Sky che hanno trasmesso le partite, è stato un apporto fondamentale. Sull’onda di questo successo, dopo è importante incrementare e mantenere l’interesse avuto l’estate scorsa”

Che clima hai respirato a Montpellier?
“E’ stata una festa dentro e fuori dal campo, una bellissima giornata di sport. A fine partita, ricordo una foto scattata insieme ai tifosi cinesi. Il calcio femminile è entusiasmante per chi si avvicina per la prima volta a questo mondo”

Denise Civitella

Ph.Credit: Fazzari/Ramella

Un sito amico: www.sportdonna.it e la mia prima intervista!

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr

Sono molto lieta di farvi leggere la mia prima intervista sul sito http://www.sportdonna.it

L’intervista è stata fatta a Giorgia Priarone, campionessa italiana del mondo del Triathlon che porta con orgoglio il nostro tricolore in giro per il mondo.

Se volete ascoltare il podcast, è possibile cliccare PLAY sul fondo dell’intervista scritta a questo link  —>

https://sportdonna.it/triathlon-giorgia-priarone-testarda-e-sognatrice-amo-la-cucina-e-luncinetto-un-po-meno-il-nuoto/

A presto con altre novità!

Denise Civitellacivi2

Benvenuti sul blog di Stelle in Campo,il primo podcast dedicato al calcio femminile.

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr

Nasce oggi il blog di “Stelle in campo”, il primo podcast dedicato al calcio femminile.

Il progetto nasce dalla mia grande passione per il calcio femminile, dopo aver calcato i campi per 25 anni, è giunto il momento di unire la mia passione per questo sport con quella per i racconti.

Nell’estate del 2019 è nato il podcast, dopo che le nostre #ragazzemondiali hanno disputato un grandissimo Mondiale di Francia facendo esplodere la passione per il calcio femminile in Italia.

Grazie a queste ragazze continuo ancora a sognare, raccontandone le loro gesta…

Per ascoltare il blog—> https://www.spreaker.com/show/stelle-in-campo

INSTAGRAM—> Stelle in campo

EMAIL—> stelleincampo@gmail.com

Logo
Logo

A presto!

Denise