Che valore hanno gli altri per me ?

Vittoria Assicurazioni

L’uomo,  per  sua  natura  è  relazione.  Non  potrebbe  vivere   senza  relazionarsi  con  gli  altri.  Ci  sono  molte  persone  che  “investono”  in  relazioni.  E  che  poi  naturalmente   vorrebbero  avere  indietro  qualcosa;  possibilmente   un  profitto,  un  guadagno.  Quì  non  si  tratta  solamente  di  aiuti  materiali,  ma  anche  di  sentimenti.  Assumendo  questo  atteggiamento   di  attesa   il  più  delle  volte  la  delusione  è  dietro  la  porta;  non  solo,  ma  non  si  lascia  neanche  attendere  a  lungo.  Vi  sono  persone  che   misurano  il  valore  di un  altro   soprattutto  in  base  al  modo  in  cui   fa  salire  il  loro  benessere  interiore  e  può  essere   utile  alla  loro  carriera  professionale.  Ci  sono  poi,  le  relazioni  cordate,  legami  network  che  funzionano  in  questo  modo.  E  ci  sono  manager  che  parlano  di  “capitale  umano ”  quando  si  riferiscono   al  valore  dei  collaboratori  per  la  propria  azienda  o  impresa.  Ebbene,  questa   dinamica  modernizzata   dove  l’uomo  è  e  deve  essere  uomo,  giammai  un  capitale  da  valorizzare  la  trovo  uno  svilimento  dell’essere  umano   il  cui  valore  è  basato   sulla  sua  utilità:  “mi  sei  utile,  ti  valorizzo. Appena  non  mi  servirai  più  sarai  come  un  piatto  di  plastica;  ti  ho  usato,  e  adesso  ti  getto  nella  spazzatura “.  Molte  persone  valutano  in questo  modo   le  relazioni  con  gli  altri:  quello  che  faccio  per  l’altro,  me  lo  aspetto  in  cambio  anche  da  lui.  Ma  santo Iddio,  questo  sistema  rende  impossibile  qualsiasi  relazione  vera.  Gli   altri  non  sono  preziosi  per  me  solo  quando  mi  aiutano  sul  mio  cammino,  quando  mi  aiutano  a  stabilire  nuove  relazioni,  quando  favoriscono  la  mia  carriera  professionale.  In  questo  modo  l’uomo  diventa  uno  strumento,  un  violino  che  prima  o  poi  sarà  destinato  in  soffitta.  Quì   va  valutata   la  relazione  in  ordine  alla  dignità  umana.   Se  io  rispetto  l’altro,  rendo  di  conseguenza   me  stesso  degno  di  rispetto.  Se  li  umilio,  svaluto  sempre  qualcosa  anche  dentro  di  me.  Per  questo  è  necessaria  la  sensibilità  per  il  valore  degli  altri  per  vivere  come  persona  di  valore.

Si,  ma  la  domanda  resta  ancora  inevasa.  “Quanto  valgono  per  me  gli  altri?”

Che valore hanno gli altri per me ?ultima modifica: 2021-08-03T13:27:23+02:00da un_uomonormale0

8 pensieri riguardo “Che valore hanno gli altri per me ?”

  1. La domanda, gentile Dottore,spinge ad una riflessione ben ardua. In realtà, è difficile che si pensi agli altri in termini di valore assoluto,anche se spesso ci si trova a considerare l’altro da noi come supporto ai nostri bisogni di natura pratica.Detto questo, personalmente, ho sempre attuato rapporti di stima e di rispetto per coloro con i quali ho stabilito un qualsiasi tipo di confronto. Ho cercato , tuttavia, di privilegiare sempre quelli basati su una certa affinità di pensiero, di comportamento e sono riuscita così a dare un indirizzo piuttosto favorevole alle mie scelte, persino con qualche sottoposto che, nel tempo, mi ha particolarmente apprezzata e dimostrato affetto. Mai, comunque, ho pensato di vedere l’altro come un oggetto da cui poter trarre vantaggio e, a volte, mi è capitato di verificare, a mie spese,l’esatto contrario. In conclusione, non sono una persona molto partata a rapportarmi facilmente con gli altri, ma quando ciò avviene, posso affermare, con piena onestà, di essere una persona affidabile e rispettosa delle altrui libertà e dignità umane, così come cerco di fare, assiduamente, nei confronti di me stessa.

    1. Buon giorno carissima, credo sia un’impresa possibile ma sicuramente improbabile; almeno per me. Vedi cara Stella, io credo che sarei capace di compiere una volta, qualche atto straordinario. Un’azione che impegnerebbe tutto me stesso, se fossi sconvolto da una sventura, se mi ribellassi a una ingiustizia, se uno dei miei cari fosse in pericolo. Si, certi giorni credo che sarei persino capace di rischiare la vita, anzi, di donarla tutta, d’un solo colpo, per un mio ideale, per colei che amo, per mio figlio e chissà, fors’anche per gli altri. Ebbene, se questo pensiero, ahimè, in segreto, mi permette di ammirarmi un po’ mi rassicura ugualmente. Ma ciò che mi umilia e spesso mi scoraggia è che non sarò mai capace di donare la mia vita pezzo a pezzo, a piccolissimi pezzi e ogni giorno, sempre, donare o darmi. Mi verrebbe di urlare al Signore sul perchè ha inventato la durata e la fedeltà nelle piccole cose e l’amore che non smette mai di esigerne ! Buon pomeriggio a te carissima.

  2. Argomento interessante e complesso. Il mio atteggiamento nei confronti del ‘prossimo’ è cambiato col trascorrere delle fasi della vita, com’è ovvio che sia per tutti. Da giovani si ha bisogno di essere ‘accettati’, per cui si cerca di piacere e compiacere per avere in cambio attenzioni, simpatia, affetto, amore. Se caratterialmente sei forte e vivi in un contesto familiare sano, qualche delusione la metti in conto e non ti rovini la vita dopo qualche sberla ricevuta. Io ho dovuto sempre lottare per avere queste attenzioni e, allo stesso tempo, facevo di tutto per allontanarle da me. E’ un argomento lungo e complicato. Ognuno di noi ha un background che lo ha reso più o meno aperto verso gli altri. Dopo varie vicissitudini ho imparato a bastarmi. E anche se la solitudine a volte pesa, non la baratto con legami di infimo valore, tanto per essere ‘una del gregge’. Quanto a cercare un tornaconto personale nei rapporti con gli altri, no! Questo mai, non ne sarei capace. Nessun ‘do ut des’. Se posso aiutare lo faccio volentieri. Cosa mi aspetto in cambio? un po’ di rispetto e gratitudine mi sembrerebbe equo. Un cordiale buona serata

    1. Interessanti considerazioni le tue; davvero. Da quello che esponi, si evincerebbe; cosa buona, un dispiacimento quello di non incrociarsi più frequenti con volti luminosi ( lasciami poetare una volta tanto ). E quì, non c’entra affatto se quel volto è appartenente a un ceto nobile o la sua bellezza, come non c’entra l’età nè il censo, quindi, non si tratta nè di ricchi nè di poveri, nè di sapienti nè di dotti, nè di poveri, nè preti o laici, ma solo di quei volti che rivelano la propria anima. E le anime buone generalmente son quelle che hanno conosciuto la sofferenza, in modi diversi. Spesso misteriosi. Hanno sofferto e si sono lavorate.E così, nella sofferenza e nel travaglio hanno sempre capito gli altri. A parte i difetti e le miserie , retaggio di tutti i mortali, si tratta di anime limpide, chiare, ed ardenti.
      Peccato che se ne incontrano poche.
      E poi, il tuo dire:” la solitudine talvolta pesa”. Non mi trovo molto daccordo, nel senso che la solitudine non è qualcosa di cui essere tristi, bensì gioiosi. A mio parere chi riesce a trovare la solitudine la considero una persona che sa e conosce il linguaggio del silenzio.
      Invece quello che pesa come macigno è l’Isolamento; non sono affatto sinonimi.
      Cordiale buon pomeriggio

  3. Siamo nati come individui, ma siamo “condannati” ad essere comunità. Questa potrebbe essere la ragione della ricerca di qualcuno con il quale vincere l’assillante senso di solitudine.
    Ma ci sbaglieremmo nel pensare che ciò sia solo frutto di cambiamenti momentanei o peggio sensazioni superficiali. I sentimenti, sono i reali punti di riferimento sopra i quali si forma la nostra morale e il nostro modo di essere. Quindi si tratta di un sentire tutto speciale. Il consumismo ha cambiato le regole all’interno dei rapporti personali. L’amicizia vera nasce nei banchi di scuola delle elementari, dopo tutto è frutto di piccoli o sempre più importanti interessi nel crescere. Il moto “usa e getta” è lo spreco indistinto delle risorse naturali e ancor di più delle risorse umane. L’altro motto familiare alle imprese è: “o ci si espande o si muore” in questa logica il rullo compressore elimina uomini e cose. Ma ritorniamo a quanto citato all’inizio dobbiamo essere comunità se vogliamo sopravvivere altrimenti, il giorno in cui la grande bolla del “mercato” scoppierà assisteremo a una moltitudine di individui disperati.

    1. Analisi, la tua caro Diego, che pressochè non fa una piega e fra le tue righe mi ritrovo col pensiero. Non concordo sul “siamo condannati a essere comunità”. Siamo stati creati per essere “relazione sussistente”, solo che non siamo ancora uomini completi e perfetti. Sono sempre quasi certo che dobbiamo formarci progressivamente in una relazione di conoscenza di rispetto e di amore con tutti gli altri uomini e prima di tutto coi suoi congiunti. Uno dei drammi più importanti – a mio avviso – del mondo attuale è la rottura dei legami fra di noi uomini individualmente e collettivamente. Ci ammassiamo nelle città, nei caseggiati, sui mezzi di trasporto…ma spesso ci sfioriamo senza mai incontrarci nel profondo. Ecco, da quì, la solitudine cui facevi cenno, di molti di loro, e in modo particolare di alcune categorie, come anziani, ammalati, handicappati, carcerati. Tutto ciò è molto grave perchè l’uomo senza relazioni si annulla, si distrugge lentamente e può morire di solitudine; termini che oserei cambiare col suo quasi sinonimo “isolamento”. In conclusione, chi aspetta che qualcuno si unisca a lui, nel “profondo della sua solitudine” rischia di aspettare a lungo. Se vuole vincerla deve uscire da se stesso e andare verso gli altri.
      Grazie del commento, e buona serata

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