Un post insolito per me. Un tentativo di allentare un po’ l’aria medica e consorelle.
Mi piace immaginare la nostra vita come un lungo viaggio sul treno. Un treno che corre veloce sui binari per condurci a una meta che non conosciamo. Una stazione che non è a noi nota. E questo viaggio, non è mai solitario. Spesso ci accomodiamo col desiderio di stare tranquilli, di non essere disturbati. Molti viaggiatori sonnecchiano, alcuni leggono, altri fanno le parole crociate, e altri, ancora, intrecciano, in modo chiassoso discorsi e risate. Mettiamo che io, guardo il paesaggio che scorre sfuggendo al mio desiderio di fermarlo, ma esso è già scomparso, per dare il cambio ad altro paesaggio. MI siedo accuratamente in un posto dove potrò stare in tranquillità, lontano da disturbi alla mia quiete, ai miei movimenti. E si, perchè se uno mi sorridesse, poi, anch’io dovrei rispondere, e se mi parlasse, anch’io dovrei parlare. Io vedo gli altri, ma non intento guardarli, li sento, ma non è mia intenzione ascoltarli. Voglio starmene in pace. Apro il libro che ho scelto con cura prima di partire, e mi metto a leggere. Ma ecco che non mi sento tranquillo come pensavo. Gli altri a me accanto e di fronte, sembra che mi interpellano. Che fare ? E’ proprio necessario che io veda gli altri e sentirli ? E se io penso agli altri, a me chi penserà se non ci penserò io stesso ? Ma c’è quel libro che tanto desidero finire di leggere, mi dà buone idee, mi nutre con buoni sentimenti…., ho capito. Chiudo il libro e guardo: non sono solo ! Ci sono quelli del mio stesso scompartimento, del mio vagone e tutti gli altri. Sono presenti, vivi, in carne ed ossa, con risate, parole e silenzi, carichi di gioie e di dolori…mille libri aperti per me, ed a ognuno il suo capitolo. E siamo tutti quanti saliti sullo stesso treno, per lo stesso percorso, e viaggiamo insieme, allo stesso ritmo, insieme per due, quattro ore…cosa importa il tempo ? Tutti verso la stessa meta.
Nella vita, durante il percorso che intraprendiamo non scegliamo tutto indistintamente, spesso incrociamo altri viaggiatori e a prescindere dalle nostre immediate disponibilità, dai nostri progetti e dal nostro umore, siamo “costretti” a condividere. Specie in questa società che viviamo, folle al punto che talvolta ci va molto stretta, dobbiamo fare salti mortali, i funamboli per relazionarci e approcciare chi evidentemente ne abbia voglia e bisogno. Mio caro amico, se quel “treno” e quel viaggio ti alienano e ti inibiscono nei tuoi desideri e nel tuo intimo privato, allora avresti dovuto noleggiarne uno tutto per te e senza altri passeggeri evitando così il rischio di essere “disturbato”. Ma la vita non è questa, potresti sceglierla certo, ma solo per viaggi brevi laddove la stazione dove scendere non sia alla fine del viaggio. Capisci a’ mmè!!!!!!
Buona sera Peppe.
Carissimo Carlo, il significato di questo mio “monologo”; mettiamola così, ha voluto da me significare come siamo fatti noi uomini in questo enorme palcoscenico della vita. Il Signore Gesù ci ha dato un “comando”: “Ama tutti”. E da quì che è scaturito questo monologo, come dirGLI perchè mi hai detto di amare tutti i miei fratelli ? Non posso restarmene tranquillo nella mia quiete ordinata ? Non amo forse coloro che mi stanno accanto ? No, LUI mi dice tutti, perchè tutti devono trovare un posto libero dentro di me, anche se la mia porta è piccola e in molti sono carichi di pesanti bagagli e mi chiedono di aiutarli a reggerli. Caro Carlo, non sto facendo facile apologetica ma solo chiamare in causa ciascuno nella commedia della vita. Buona serata
Un viaggio in treno, immaginario: desiderio di libertà del proprio sentire, pensare, fare? Lo scompartimento di un treno è un’oasi molto affollata per conseguirla. Il voler estraniarsi cozza contro le esternazioni altrui, a cui non ci si può sottrarre e, seppure non si è personalmente chiamati in causa, costringono i nostri sensi all’attenzione. Si può chiudere gli occhi e fingere un riposo ma la mente elabora, si può guardare fuori dal finestrino ma il panorama si sfronderà dell’incanto dovuto. Un viaggio in treno, paragonato alla vita che rincorre una meta, non uguale per tutti ma per tutti importante… ognuno con la propria personalità, con i propri difetti e mancanze ma obbligatoriamente condivisibile, per quel senso di umana accettazione che è vincolo di sentimenti e speranze. Una difficile serenità planetaria, da conquistare, giorno dopo giorno. Buona serata, Peppe!
Mia cara Licia, mi inchino come spesso accade a questo tuo intervento. Tutto condivisibile assolutamente. La sostanza di questo mio articolo-monologo aveva un altro significato e cioè, che tutti siamo responsabili di tutti. Non possiamo, se vogliamo seguire i comandi di amore del Cristo, ignorare quello che ci sta di fronte, col volto segnato da rughe, lo sguardo teso, l’anima tesa, le mani tese con dentro di sè una storia dolorosa che chiede di venire liberata se qualcuno si offre di ascoltare. Ma non è così, purtroppo, perchè amiamo la nostra fortezza fino a che quella voce che chiamiamo “coscienza” ci costringe a socchiuderla perchè l’altro possa entrare.Buona serata a te Licia
Il concetto da te espresso, l’ho “descritto” nella seconda parte del mio commento. Mi ndispiace tu non l’abbia ravvisato. , Lieta serata.
Ciao Licia, hai ragione non me ne sono accorto o forse è più onesto da parte mia ammettere, di non avere capito. Cosa ho voluto significare in questo monologo, che è nato a seguito di un evento che involontariamente mi ha visto per certi versi protagonista, sia pure non per mia volontà. Come ho detto a Maria Teresa, credo che in questi versi che prendo in prestito scritti da un grande poeta presbitero ci sta ciò che desideravo comunicare. ” L’Umanità ha bisogno di te
Come la sinfonia ha bisogno di ogni nota
Come il libro ha bisogno di ogni parola
Come la casa ha bisogno di ogni pietra
Come l’oceano ha bisogno di ogni goccia d’acqua
Come la messe ha bisogno di ogni chicco
l’umanità intera ha bisogno di te, qui dove sei, unico, e perciò insostituibile!”- Un caro abbraccio e lieta domenica.
Ecco che il medico si è rivelato filosofo e ci offre un brano creativo, da vero scrittore. Mi congratulo con te, Dott. e ben comprendo che questo spunto ti è stato fornito dalla tua bella, profonda fede nel Vangelo e dal tuo fermo desiderio di aderire il più possibile al suo dettato di amore universale, secondo il quale, dovremmo sentirci tutti fratelli ed essere sempre pronti e disponibili verso gli altri. Sono quelli che, con una efficacissima metafora sono i viaggiatori con i quali condividiamo il treno per il viaggio della nostra vita e di cui sarebbe ingiusto non accorgersi e condividerne i bisogni. Il tutto, mio caro amico è veramente edificante ed un po’ spiega pure il tuo sostare qui ad offrirci, con generosità, la tua scienza medica. Come non esserti affezionati?… Sei grande, carissimo amico, e te lo dico col cuore. Felice domenica del Signore. Ciao
Maria Teresa, ma no che scrittore e filosofo, in me non c’è neppure l’ombra di tutto ciò. Questo monologo ha dietro di sè un evento che mi ha visto- diciamo così – protagonista( non su un treno che è solo immaginario ), ma che per motivi di privacy non sto a raccontare, anche perchè richiederebbe molto spazio e capacità descrittive che non posseggo. Allora chiudo questo dialogo con dei versi di un grande poeta presbitero dentro i cui versi ci sta dentro quello che volevo significare.”L’umanità ha bisogno di te
Come la sinfonia ha bisogno di ogni nota
Come il libro ha bisogno di ogni parola
Come la casa ha bisogno di ogni pietra
Come l’oceano ha bisogno di ogni goccia d’acqua
Come la messe ha bisogno di ogni chicco
l’umanità intera ha bisogno di te, qui dove sei, unico, e perciò insostituibile!”. Ciao cara e lieta domenica
Bene, sono versi bellissimi e mi fa piacere di aver giustamente interpretato il tuo pensiero : Siamo tutti umanità in cammino e non possiamo esimerci dal condividerne gioie e dolori.” Un sorriso e buona domenica. Ciao.
Grazie cara. Ciao