Conoscere Gesù

conoscere Gesù

MERCOLEDÌ 31 GENNAIO 2024

SAN GIOVANNI BOSCO, PRESBITERO – MEMORIA

L’onnipotenza di Gesù si svela solo nell’impotenza umana. Tutti i compaesani di Gesu dicono di conoscerlo, ma possono esprime soltanto qualcosa di Lui: il falegname, il figlio di Maria….

Per dire chi è Gesu bisogna accoglierlo nella nostra vita e sarà la nostra fede ad ammetterci a questo incontro, straordinario. Partire dal presupposto che sappiamo tutto di Lui, non ci permette di andare oltre l’apparenza; conoscerlo nel profondo è incontrarlo nelle pieghe della nostra umanità, dove ci sentiamo piu feriti, più deboli, e riconoscere che è Lui la nostra forza.

Lui è il Figlio di Dio che si fatto prossimo a ciascuno di noi, e quanti lo cercano con cuore sincero lo possono trovare. Consegnamogli la nostra povertà, difficoltà, fatica, il nostro dolore, la nostra impotenza e Lui ci risponderà con l’onnipotenza del suo amore. Non cerchiamo un dio diverso, non ci risponderebbe. Per conoscere Gesù dobbiamo passare per la sua umanità, dove il cardine centrale della nostra salvezza è proprio la carne crocifissa e risorta di Cristo.

Come sarebbe bello dire a tutti, io Gesù lo conosco, mi ama e ha dato se stesso per me, per te; non c’è nulla di scandaloso in questo amore “folle”: l’onnipotenza fatta amore per la mia impotenza.

“Signore,

cosa so di Te?

Sono qui, e Tu dove sei?

Non lasciarmi mai,

anche se dovessi farlo io.

In fondo l’ho già fatto ogni volta che ho peccato,

e Tu senza esitazione mi ha detto:

Ti perdono.

Fosse solo questo il problema,

il vero problema è credere

che Tu mi hai già salvato,

che Tu mi ami,

proprio qui, proprio così,

nella mia incredulità.

Mi conosci e io conosco Te,

ma che cosa?

Nulla… solo tutto quello che hai detto a me,

quello che c’è tra me e Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

“Chi mi ha toccato?”

Chi mi ha toccato

 

30 GENNAIO 2024

MARTEDÌ DELLA IV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

I due miracoli di oggi, ci raccontano la fede di un padre per la vita della figlia e di una donna per la propria vita. La fede non è qualcosa di astratto, ma riguarda il senso del nostro vivere, del nostro agire e in ultima analisi, anche del nostro morire.

È proprio la fede della donna a spingerla a toccare Gesù, e sebbene ci sia tanta folla, lei è convinta che quel tocco potrà salvarle la vita.

Toccare è un’esperienza fondamentale per la vita, permette di entrare in relazione con le cose, di sentirne la consistenza, la temperatura, di entrare in relazione con le persone, dove il tocco dice fiducia, sostegno, amore, vicinanza, aiuto.

C’è quindi un toccare esteriore, ma anche un toccare interiore, quello che non si vede e tuttavia va dritto al cuore. Questa donna non ha toccato solo Gesù al lembo del mantello, ma la sua fede ha toccato Gesù dritto nel cuore. Gesù si prende cura di tutti, e come il Padre conosce persino tutti i capelli del nostro capo, come non poteva Egli accorgersi di quella donna che lo toccava, anche se era stretto da tanta folla?

La fede tocca il cuore e fa entrare in relazione di comunione di amore. La relazione ha sempre una duplice direzione: Gesù si fa toccare e tocca, prende la mano della bambina e le dice di alzarsi. La fede l’ha risvegliata dal sonno della morte per rimetterla sul cammino della vita.

Egli non è un Dio lontano, inarrivabile, anzi è vicino alle sofferenze umane, che ben conosce e comprende. Lasciandosi toccare e toccando, entra nella vita dell’altro e l’altro entra nella sua, e questa comunione di vita dell’uomo con Dio non verrà sconfitta nemmeno dalla morte.

“Signore,

tocca il mio cuore,

guariscimi da tutte quelle perdite che sono solo dolore.

Sii Tu la mia speranza,

ora, sempre.

Mio Dio, quanto è puro il Tuo amore!

Semplice bello,

ed io, mi sento così lontano da Te,

con un vestito sporco.

Eppure Tu, voltandoti verso di me

dici: “chi mi ha toccato?”,

perché il mio cuore

è arrivato prima dei miei piedi

ed ha toccato il Tuo,

e Tu mi hai risanato.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Molti

molti

 

29 GENNAIO 2024

LUNEDÌ DELLA IV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Riconoscere e ringraziare Dio per i grandi miracoli, è sicuramente più facile che riconoscere e ringraziarlo ogni giorno, perché fa della nostra vita un grande miracolo.

L’indemoniato che si riconosce guarito dal Signore, desidera stare con Lui; nessuno era mai riuscito a sanarlo, a liberarlo da quel male che lo distruggeva, per restituirlo a se stesso rivestito finalmente della dignità di uomo, in grado di amare, di gioire, di esultare  di testimoniare subito agli altri con tutta la sua vita, la grandezza del Signore.

Gesù non lo prende con se nel suo cammino, ma lo invia come testimone, gli affida una missione:

“Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te”.

Quell’uomo è chiamato a testimoniare la sua esperienza di vita nuova, a raccontare di un amore che lo ha incontrato, liberato, restituito sano e salvo, perché tutti possano vedere in lui le meraviglie di Dio.

Non un Dio di cui temere, ma da accogliere, per scoprire ogni giorno quanto fa per ciascuno di noi. Impariamo a scorgere anche solo piccoli segni, a ringraziare per quanto ha fatto, per la misericordia che ci ha elargito e che continua a donare senza misura, cosi che la nostra vita rifiorisca quale miracolo di grazia e di umanità.

“Signore,

siamo molti

quando il cuore è spezzato

e siamo divisi in mille pezzi.

Molti a chiedere pietà, un rifugio,

un conforto.

Molti dentro ciascuno,

che attendono il Signore,

ma di tutti questi molti,

Tu Dio, te ne prenderai cura.

Fascerai, benedirai,

curerai le ferite di quei molti,

così che diventino uno con Te.

Eccomi, abbi pietà di me,

abbi cura di me,

solo il Tuo amore

può guarirmi”. (Shekinaheart eremo del cuore)

 

 

“Che è mai questo?”

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28 GENNAIO 2024

IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

A ogni forma di male, il bene dà proprio fastidio, perché sa che lo può vincere. Emblematico e l’episodio di oggi nella Sinagoga di Cafarnao, dove Gesù con il suo potere e la sua autorità, scaccia uno spirito impuro.  Se prima tutti i presenti erano presi da stupore, per l’autorità con cui Gesù parlava, ora invece sono colti dal timore: “Che è mai questo?”.

Chi è davvero Gesù?

Egli è il Maestro che ci introduce a comprendere i segreti di Dio, ci svela il vero volto del Padre: chi conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare? (cf. Lc 10,22). Gesù è colui che ci libera dalle inside del male che opprimono il nostro cuore; ha il potere di sottrarre l’uomo all’influenza del male e di rimetterlo nella luce di Dio.

Quel maestro, affascinante e nello stesso tempo temuto, con l’autorità della sua parola comunica se stesso, fa cogliere all’altro la novità di essere un figlio di Dio amato. Ogni persona umana è una novità di Dio, una sua creazione unica, e ciò che la rende “divina” non è il sapere o il fare, bensì il creare comunione vera, che è l’opposto di quanto fa il male, ovvero dividere.

L’insegnamento dato con autorità da Gesù, è nuovo, perché attinge dalla comunione di vita con il Padre che ama i suoi figli e Gesù ce lo rivela nella potenza dell’amore che guarisce dal male.

Stupore e meraviglia colgono anche il nostro cuore, quando andiamo a Lui con il nostro male e Lui ci restituisce il bene, ci fa commensali al suo amore e alla sua gioia, cosi che noi accogliamo il bene per farlo crescere: sarà il lavoro di tutta la vita, ma sarà veramente la nostra nuova vita.

 

“Signore,

libera il mio cuore

così da poterti amare.

Crea in me un animo docile,

che sappia ascoltarti

e sappia riconoscere la Tua Parola tra le parole.

Vaso di creta con qualche crepa,

per alcuni un male,

per me scandalo del bene,

perché la Tua luce

si è fatta spazio in me,

ha trovato la via

così che nulla di me vada perduto e tutto di me,

sia unito a Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Nella tempesta

nella tempesta

27 GENNAIO 2024

SABATO DELLA III SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Gesù chiama i suoi discepoli ad attraversare il lago di notte, eppure alcuni di loro essendo pescatori, avrebbero potuto dirgli di fare attenzione, di essere più prudente, perché una traversata di notte può risultare pericolosa, ma lo seguono, si fidano di Lui, fino a quando non sono colti dalla tempesta e completamente presi dalla paura più grande, quella di morire.

La nostra vita è come questa traversata siamo con Gesù, ma siamo anche travolti da tante vicende che ci spaventano, angosce, situazioni che non sappiamo come risolvere, malattie, paure dentro e attorno a noi, fino alla paura di morire.

Gesù dorme a poppa, nella parte più bassa della barca, dove nella tempesta è il primo a morire; Gesù dorme come il sabato Santo nel profondo della terra. Allora vogliamo svegliarlo: “Maestro, non t’importa che siamo perduti?”. Ma Gesù non perderà nessuno di quanti il Padre gli ha affidato, scende nella morte per riportare la vita. Risvegliatosi sgrida il vento e il mare e ritorna la bonaccia; quella situazione di paura, di caos, di morte, riprende l’ordine della vita.

Gesù ci conosce, per questo ci domanda: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”. Perché in fondo, viviamo sempre tra la fede e la paura, saliamo sulla barca con Gesù, ma nonostante questo temiamo le tempeste, eppure Lui le attraversa con noi, fino a condurci all’altra riva, ad un approdo sicuro.

Siamo chiamati ad avere fede, a fidarci. La fiducia è un atto fondamentale dell’amore, di questo Dio che si prende a cuore la mia vita, tanto da morire e risorgere per me.

“Signore,

quando ho paura

vorrei una fede capace di rispondere,

ed invece il mio cuore è come la tempesta.

Tu, dormi, perché?

Perché la tempesta è fuori

e non dentro, non disturba il Tuo sonno.

Allora Signore ti prego, entra in me,

così che in ogni tempesta

Tu stia con me

ed io la viva la mia fede,

ogni giorno, in ogni tempesta,

nella certezza di Te. “

(Shekinaheart eremo del cuore)

“E li inviò a due a due davanti a sé”

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VENERDÌ 26 GENNAIO 2024

SANTI TIMOTEO E TITO, VESCOVI – MEMORIA

 

“E li inviò a due a due davanti a sé”.

I settantadue inviati dal Signore, sono chiamati a preparare il terreno in ogni città e luogo dove stava per recarsi, ed essendo davanti, Egli garantisce che nessuno dei suoi si perda.

La nostra chiamata prima di essere una scelta di vita, è una chiamata a metterci dinanzi a Lui, a tirare fuori dal di dentro ciò che abbiamo e metterci allo scoperto.

Se immaginiamo la scena: un Gesù che invita ad andare come agnelli in mezzo ai lupi, non dev’essere stato per loro molto “allettante”, ma è detto, e lo sappiamo, da Colui che per primo si è reso un agnello, e da quel sacrificio ci ha permesso di non  rimanere in quella condizione di “lupi”, ovvero, basati sull’istinto o sul bisogno, ma ci ha insegnato la docilità dell’agnello.

Il Signore ci aiuti a sentire la Sua voce, a percepirlo come pastore che ci indirizza, che è accanto a noi. Il Signore ci aiuti a comprendere che l’amore è pace: “pace a questa casa”, sacrificio, ma allo stesso tempo un dono per cui vale la pena offrire la vita, perché sarà un dono per tutti.

Oggi rivolgiamo la nostra preghiera ai sacerdoti, in città o missione, a chi nutre il desiderio di consacrarsi al Signore, affinché la Sua opera iniziata in loro porti frutti buoni, e siano segno di misericordia per tutti.

“Signore,

guida i miei passi,

fai della mia vita

quel dono che Tu da sempre hai desiderato,

perché so che il mio bene è con Te.

Non c’è nessuno uomo o donna,

che possa sentirsi escluso

e se ciò fosse,

libera i cuori

affinché sappiano che il Tuo amore è per sempre.

La mia vita, la pongo dinanzi a Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Andate e proclamate

andate e proclamate

 

GIOVEDÌ 25 GENNAIO 2024

CONVERSIONE DI SAN PAOLO APOSTOLO – FESTA

“Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura”. Il Signore ci invita ad annunciare un messaggio di salvezza a tutti, un messaggio di bene, di bello. Si! Perché quando qualcosa di bello pervade il tuo cuore e ti senti conquistato, non puoi tenerlo per te, devi comunicarlo. La grandezza del messaggio è tale che non solo le parole devono raccontare, ma tutta la vita impara a vivere e a manifestare il dono di salvezza.

Ed è proprio lì, quando l’esperienza di Dio diventa personale, che le gambe camminano: “andate”, e la voce si fa chiara: “proclamate”, ed il Signore ci invita a farlo, perché tale dono non è solo nostro ma diventi per tutti: “ogni creatura”.

Andate  e proclamate sono gli imperativi di Dio, partono dal suo desiderio di bene per noi, e allo stesso tempo chiedono il nostro assenso, la nostra responsabilità per accogliere l’invito e partire, così che ciascuno possa sentirsi dire: Tu creatura di Dio non piangere, lascia che sia Dio ad asciugare le tue lacrime.

Egli che ti ha creato mai ti lascerà, Egli che ti ha formato mai si allontanerà da te, perché sei parte del Suo cuore, sei il Suo amore, sei Suo Figlio e se soffri fallo con Lui, se ridi Egli gioirà con te, ma mai passerà un giorno o un ora, senza che Lui non ci sia.

Io fratello in cammino con te, sono partito per dirti questo: non smettere di credere, continua la tua corsa e se puoi vieni con me, abbiamo altri cuori per cui Dio ha bisogno di te. E in quell’andare non saremo mai soli: Egli è qui accanto a me e te.

“Signore,

il mio cuore ha una certezza: Tu mi ami,

anche quando non ti sento,

perché sono io che non ti sento,

e Tu sei qui a sentirmi parlare della mia sordità.

Credo nel Tuo amore,

un amore che senza sosta mi viene sempre a cercare,

lo so ed è per questo che ti proclamo,

perché Tu ami per me e per Te.

Non passerà ora, notte e giorno

in cui io camminerò

per dire a tutti l’amore vero

di un Dio buono e Padre come Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Seminare

seminare

 

24 GENNAIO 2024

SAN FRANCESCO DI SALES, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

Seminare, significa fare un investimento per vivere il futuro. Il seminatore sa benissimo che se non semina, l’anno sucessivo non avrà il raccolto e quindi il sostentamento per la vita.

Gesù usa questa similitudine per dirci che la parola seminata in noi ci porterà vita. Allora come il seminatore poniamoci con pazienza, attesa e fiducia a preparare il terreno che è il nostro cuore, per accogliere quel seme della parola.

La pazienza ci insegna l’attesa del germoglio dove, come il contadino, non siamo noi i protagonisti, non possiamo accelerarne la crescita; entriamo in un rapporto con il tempo che richiede forza nei confronti di noi stessi, perché questo ci lavori e avvenga una traformazione invisibile, quanto efficace.

La fiducia in tale trasformazione diventa un atto generante, che consente la possibilità di crescere e di divenire.

Il seme della parola gettato nel nostro cuore, deve riposare in esso, venire interiorizzato, ascoltato con perseveranza, sopra tutte quelle parole che lo distraggono dall’essenziale. Solo cosi questa parola diviene principio di discernimento concreto, darà frutti secondo la propria misura, di carità, di misericordia, di giustizia e di verità. Il cuore di chi l’ha conservata sarà rigenerato a vita nuova, una vita che vive il mistero del regno di Dio.

“Semina nel mio cuore la Tua Parola.

Abbi cura di me,

di ogni parola che ascolto,

affinché sappia discernere

per tenere o lasciar andare.

Liberami dal peso delle parole inutili,

dette, ascoltate

e fa che sappia seminare anch’io come Te,

spighe d’amore,

per nutrire chi è accanto

di quella misericordia che ha bisogno

e nel nutrirsi non pensi più a me,

ma pensi a Te,

questo solo mi basta.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

 

 

Famiglia

famiglia

 

23 GENNAIO 2024

MARTEDÌ DELLA III SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Gesù è sempre attorniato da tanta folla che lo cerca, dove passa guarisce, lascia segni di amore e di Misericordia. Anche sua madre e i suoi fratelli lo stanno cercando, e Gesù non perde occasione per insegnare una parentela differente da quella di sangue, basata sull’ascolto della parola. Egli rivolgendosi a quelli che gli erano intorno e lo ascoltavano afferma: “chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre”.

La Parola genera vita, per questo chi l’ascolta entra in un processo di generazione. Mettersi in ascolto dell’altro significa fargli spazio, accoglierlo nel cuore, perché si trovi bene, così com’è, anche con quello che ancora non comprendi, ma lo custodisci, così gli dai vita.

La volontà di Dio si realizza mettendosi all’ascolto di Lui. Da lì si impara il suo modo di pensare, il suo stile di amare, si apprende una nuova parentela riferita a Gesù: “costui per me è fratello, sorella e madre”.

Dove passa Gesù fiorisce vita nuova, un sogno di maternità e di fratellanza per ciascuno di noi, e per ogni donna e uomo di tutti i tempi.

“Tu che sei padre e madre e fratello,

vieni nel mio cuore,

scendi e insegnami ad esserlo per altri.

Vieni, perché possa essere casa,

non solo io, non da solo,

ma perché Tu faccia la differenza

in questo mondo indifferente.

Una famiglia Tu sei per me,

per chi non ce l’ha,

per chi l’ha persa, per chi sospira.

Una famiglia, in cui poter essere noi stessi.

Una famiglia, ecco tutto,

in quel tutto, che pieno ancora non è! “

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Amore che unisce

amore che unisce

 

22 GENNAIO 2024

LUNEDÌ DELLA III SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Nel Vangelo di oggi gli scribi non riconoscono la potenza di Gesù che libera dal male, scaccia i demoni, e arrivano ad affermare che Lui stesso è posseduto da Beelzebùl. Gesù non si lascia provocare da un simile giudizio e chiamatili a sé, spiega loro con parabole che il male non si vince mai con il male, solo l’unità può cambiare il destino degli uomini, solo l’amore può portare un anelito di vita.

Gesù è venuto a perdonare, per unire ciò che il peccato ha diviso, perché tutto sia salvato, redento, torni a vivere. Ci dice infatti, che quanto è “diviso in se stesso” non può stare in piedi. La divisione parte da dentro, ma lo Spirito unifica il nostro cuore, lo rende capace di verità e di accogliere tutta la misericordia che il Signore vi riversa, per rialzarlo alla dignità di figlio della luce, che guarda a tutto il bene possibile.

Quando rifiutiamo di riconoscere il nostro essere peccatori e di credere alla misericordia, ci escludiamo da soli dal perdono, perché Dio ha bisogno che crediamo in Lui, che la nostra fede sia viva, che il nostro cuore batta di desiderio di Lui.

“Signore,

sei Tu la mia casa,

aiutami a non crollare,

a non vivere diviso.

Abita con me, rimani nel mio cuore,

T’invoco: resta! Così non crollerò!

E sarò capace di rispondere con il bene

ad ogni provocazione o dolore

e sarò capace di portare amore,

dove le crepe sono il segno di un vuoto,

che a Te ora ho affidato.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Buona giornata a tutti!

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