C'era una volta...
le fiabe sono solo dei ricordi d'infanzia o non sono piuttosto un codice da interpretare? Andiamo alla ricerca dei valori, dei miti, della storia profonda dell'umanità e dell'io che trasmettono.
Il mito delle Sirene è ormai, da tempo, diventato un grade tema nelle narrazioni di seduzione, essendo questo essere misterioso e ibrido -metà donna metà animale-diventato un simbolo del fascino femminile. Oltre alla nota storia di Ulisse, che per ascoltare le Sirene senza rischaire la vita si fece incatenare all’albero della nav, la mitologia greca nomina le Sirene anche nella leggenda di Giasone, nella narrazione di Apollonio Rodio. Di sirene parlarono, forse sull’onda dei viaggi e delle scoperte di nuovi mondi, Alessandro il Grande, Teodoro Gaza e Giorgio Trapezunzio. In tutti questi racconti vi sono alcuni elementi in comune: il rapporto con l’elemento acquatico, il racconto di un grande viaggio, l'abitazione delle Sirene su un'isola. L’accostamento del nome Sirena ad una donna pesce è però esplicito solo verso l’VIII-IX secolo, nel Liber Monstrorum. Nella mitologia greca l’unico appiglio sembra dato dall’appartenenza all’elemento acqua. |
Alla base stessa della narrazione c'è un implicito patto fra il narratore e l'ascoltatore, quello della "sospensione dell'incredulità", come la definì il poeta inglese Samuel Coleridge: "... venne accettato, che i miei cimenti dovevano indirizzarsi a persone e personaggi supernaturali, o almeno romantici, ed anche a trasferire dalla nostra intima natura un interesse umano e una parvenza di verità sufficiente a procurare per queste ombre dell'immaginazione quella volontaria sospensione dell'incredulità momentanea, che costituisce la fede poetica". Il lettore, l'ascoltatore, perciò, deve sapere che quella che gli viene raccontata è una storia immaginaria, ma non una menzogna. Siamo cioè disposti a credere che i lupi parlino, che i rospi si tramutino in principi, che le galline facciano uova d'oro, che un sonno duri 100 anni, che una zucca divenga una carrozza. Ma, sempre secondo Coleridge: Cioè, il fruitore non deve percepire soltanto la somiglianza tra narrazione e realtà, ma anche il suo opposto, deve cioè rimanere parzialmente cosciente della finzione. |
Post n°140 pubblicato il 21 Ottobre 2007 da regina_crimilde
La storia dell’amore tra una giovanissima e bella fanciulla e un essere mostruoso attraverso piccole varianti percorre le nostre cultura da secoli. Dai miti dell'antica Grecia, Amore e Psiche, in cui lo sposo è creduto mostruoso perché non vuole mostrarsi e arriva solo di notte e al buio completo; per poi continuare nelle fiabe col motivo dello sposo-animale: Biancaneve e Rossarosa, Il Re ranocchio, Il maiale fatato, L’allodola che strilla e saltella, Barbablù, L’uccello strano e naturalmente La Bella e la Bestia. In ognuna di queste fiabe (e in altre che potrebbero venire alla mente) coesistono vari motivi: Ma il tema centrale e comune a tutte le fiabe incentrate sullo sposo mostruoso è l'iniziazione femminile al sesso all'interno del matrimonio. |
Post n°139 pubblicato il 05 Ottobre 2007 da regina_crimilde
Gli ibridi col mondo vegaetale sono un numero minimo rispetto agli ibridi animali, nella mitologia e nel genere fiabesco. Più spesso sono trasformazioni salvifiche, mutazioni che gli déi accordano per salvarli ad alcuni mortali in pericolo.
Una eccezione è quella del personaggio di Barbalbero nell'epopea del Signore degli Anelli di Tolkien, definito l'essere più antico della Terra Mezzo, il pastore di alberi. Barbalbero (o Fangorn) e portatore di valori di saggezza, allontamento dalla approssimazione e superficialità della vita che vede scorrere intorno a lui, consapevole di un modo di vivere il tempo diverso. Lento. “sembrava vi fosse dietro le pupille un enorme pozzo, pieno di secoli di ricordi e di lunghe, lente, costanti meditazioni; ma in superficie sfavillava il presente, come sole scintillante sulle foglie esterne di un immenso albero, o sulle creste delle onde di un profondo lago”. |
L'idea di un essere che assommi in sé le caratteristiche di due diverse specie e, in particolare, di un essere in parte uomo e in parte animale, percorre tutta la storia dell'immaginario umano: strutturato in racconti mitologici o sublimato nella fiaba. Questi esseri immaginari vengono spesso rivestiti di poteri speciali, religiosi, maieutici, profetici o magici. Nella mitologia classica, basti ricordare che da una primigenia, mostruosa donna, Echidna, con la parte inferiore del corpo a forma di serpente, nacquero numerosi di questi ibridi: la Sfinge (volto di donna e corpo di leone), le Arpie (uccelli), l'Idra di Lerna (mostro a nove teste), la Chimera (risultata di una combinazione tra un serpente, una capra e un leone), Cerbero (cane con tre teste) e il Leone di Nemea. Nelle fiabe non c'è quasi mai la raffigurazione dell'ibrido come elemento abnorme delle natura, fisso e determinato e spesso malvagio, ma piuttosto l'ibrido è un essere che incarna il passaggio, la mutazione. In tutto l'immaginario dell'ibrido comunque si ritrova una compresenza tra il dramma esistenziale dell'essere spesso prigioniero in corpo in cui non si riconosce e una specie di consapevolezza dell'essere umano, che continua nel tempo a sentirsi imparentato con l'animalità. E questo di solito avviene nella perdita di controllo razionale sulla corporeità e gli istinti. Crisalide (di Giulio Orioli) |
Post n°136 pubblicato il 06 Settembre 2007 da regina_crimilde
Abracadabra è probabilmente la più famosa delle formule magiche che si ritrovano in fiabe e in trattati ermetici e che viene adottata in tutte le lingue senza traduzione o cambi nella pronuncia. |
Tra il mito e la fiaba. Il mio modo per augurarvi buone vacanze. Camminerò sulla spiaggia. (Thomas. S. Eliot) |
All’origine dell’orrore come genere letterario, alla radice della paura della narrazione c'è essenzialmente l'intrusione nel racconto di esseri ignoti, non spiegabili sulla base dell'esperienza della comunità narrante. Sono i cosiddetti MOSTRI: esseri fantastici come draghi, orribili come orchi, malvagi come streghe, seduttori come le sirene, portatori di poteri straordinari come i genii. Sono esseri creati e narrati all'interno di contesti che ispirano sentimenti contraddittori, repulsione ma anche attrazione, timore e di curiosità. Ulisse è attirato e respinto dal canto delle sirene: le teme ma ne vuole fare ugualmente l'esperienza.
Monstrum è qualcosa mai visto, raro, unico. |
Post n°133 pubblicato il 25 Luglio 2007 da regina_crimilde
"...Nascosto entro un albero ombroso c'è un ramo, d'oro le foglie e la verga flessibile, sacro all'inferna Giunone: e tutto il bosco lo copre, entro le oscure convalli protetto lo tengono l'ombre. Ma non prima è concesso scendere sotto la terra che si sia colto dall'albero l'auricomo ramo. Strappalo via, con la mano: da solo verrà, sarà facile se i fati ti chiamano; se no, né con forza nessuna, né con il duro ferro piegarlo o stroncano potrai." (Virgilio, Eneide, canto VI). |
Post n°132 pubblicato il 10 Luglio 2007 da regina_crimilde
“Le tradizioni popolari sorgono in una maniera che ci rimane oscura, eppure si perpetuano nei racconti che i genitori fanno ai figli, e i nonni ai nipoti, di generazione in generazione. Paolo Maurensig |
Secondo alcuni autori la credenza nel vampiro - ed in personaggi affini ma diversi, fra cui il licantropo - nasce in un ambiente religioso preciso, quello dello sciamanismo, in un'area geografica molto vasta. Nell'area sciamanica l'aldilà era un mondo parallelo e rovesciato rispetto a quello dei viventi, opposto ma complementare, spesso posto oltre un fiume che poteva essere oltrepassato soltanto al termine di un percorso iniziatico. Massimo Introvigne, La stirpe di Dracula |
Di solito si pensa alle fiabe come al regno della bellezza e della perfezione: le principesse sono sempre bionde e belle, i principi azzurri e aitanti. In questi casi l'elemento di diversità fisica è raccontato come una percezione di "bruttezza" della quale il personaggio si libera crescendo: il caso più paradigmatico è quello del Brutto Anatroccolo, destinato a diventare cigno regale e a riconoscersi nell'incontro con la propria specie. Ma di malformazione fisica vera e propria ci parlano per esempio i sette nani di Biancaneve e Enrichetto (o Riccardin) dal ciuffo, il giovane principe protagonista di una fiaba di Perrault, di rara bruttezza, gobbo, nano, guercio, ma estremamente intelligente. Se nell'analisi di queste fiabe si vuole leggere le tracce della memoria storica, allora bisognerà metterle in parallelo alla storia dell'handicap nelle società antiche. |
“...E la sposò, e lei visse contenta”. Roald Dahl, Versi Perversi |
Post n°128 pubblicato il 10 Giugno 2007 da regina_crimilde
Aderisco anche io all'iniziativa promossa da sussunchi, sandalialsole e la testata giornalistica epolis contro la giornata dell'orgoglio pedofilo. Ringrazio odioviacolvento per averla portata alla mia attenzione (sono una blogger poco presente, davvero, e me ne scuso con tutta la community). Poiché il mio blog è un po' particolare, monotematico, contribuirò con un post sulla pedofilia nelle fiabe, argomento che, qua e là, in post diversi, ho già trattato: ma certo pochi hanno letto. Secondo una delle (molte) possibili chiavi di lettura, "attraverso i racconti fantastici che sembrano narrare la vita di eroi leggendari, la potenza delle divinità della natura, lo spirito dei morti o gli antenati leggendari di una comunità, viene data un’espressione simbolica a desideri, paure e tensioni inconsce che sono alla base dei meccanismi coscienti del comportamento umano." (J. Campbell) Quindi questo viaggio di esplorazione e di lettura nella fiaba, alla ricerca di moniti, paure o racconti reali trasfigurati fino a farne simboli è ammissibile. Elementi di lettura in chiave di persecuzione pedofila si trovano anche in Cappuccetto Rosso, nella figura famelica e violenta del lupo che seduce la bambina per poi divorarla. Da Freud in poi (almeno), infatti, la figura del predatore sessuale e la fame smodata e sanguigna sono accomunati, così che niente meglio del lupo delle fiabe la rappresenta.
E infine tutte le figure di orco, nelle fiabe, contengono in sé anche la oscura figurazione della pedofilia, caratterizzati come sono dalla fame violenta indirizzata sempre verso i bambini indifesi. |
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Il dossier di questo numero è dedicato a "Fiabe di ieri e di oggi".
C'è anche un articolo di Regina Crimilde sulla figura della madre: UNA MADRE DA FAVOLA
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