Creato da lumiss il 11/07/2005

Petali di parole

Un sentiero cosparso di petali colorati

 

 

Una rondine non fa primavera

Post n°257 pubblicato il 11 Febbraio 2007 da lumiss

A pensarci bene non sono mai stata una viaggiatrice. Sono solo una rondine che va e viene da nord a sud, e che non ha mai tempo di riposarsi, un poco, dalle fatiche di un lungo viaggio: c'è sempre un nido da costruire, uova da covare, rondinotti da scaldare e da nutrire. Guardo le mie città dall'alto, e se solo potessi, se solo avessi magiche dita al posto di queste ali che incatenano, disegnerei la più bella mappa del mondo che sia stata mai disegnata. Ed ogni città avrebbe tutte le nuvole e tutti i soli, tutte le Alcyone che ci sono nel cielo, e anche tutte le lune e tutte e loro fasi. Tutte avrebbero i rondinotti che qualche tempesta mi ha ucciso, tutti i compagni morti perchè catturati da qualche bambino maleducato. E su ogni città disegnerei un mio autoritratto, ogni volta diverso, a seconda della città.
Ho incontrato, ieri, nella città a sud, il panettiere che la scorsa stagione lasciava per me le briciole sul marciapiede, nella città a nord.
"Che ci fai qui?", gli ho chiesto.
"Viaggio, guardo il mondo, cerco risposte in un posto diverso dalla nostra città, piccola rondinella. Spero di trovarmi qui".
Gli ho sorriso e sono volata via. E' un brav'uomo, e non ho voluto dargli una delusione.
Io non sono una viaggiatrice, ma ho viaggiato, ho percorso chilometri e chiolometri, senza trovare nulla se non altre città, altri punti, altri capi del mondo. Me ne intendo di viaggi. E come avrei potuto spiegare al mio amico panettiere che sta guardando nella direzione sbagliata? Come avrei potuto dirgli: "Le risposte che cerchi sono lì, nel mio nido, proprio due metri sopra la porta del tuo negozio?". Lascio che si goda almeno la vacanza, lui che può.
Non sono una viaggiatrice, perchè nulla cerco. Mi muovo spinta dall'istinto, dal freddo e dal cattivo tempo che incombono. Sono solo una piccola rondine.
Gli uomini, invece, il mio amico panettiere, viaggiano, ciechi, senza capire veramente che tutto quel che fanno è un percorso a ritroso, un itinerario all'indietro, dal luogo in cui si recano a quello in cui sempre, prima o poi, in qualche modo, ritornano. Non sono che echi, lettere, corrispondenze lanciate da un luogo perchè giungano ad un altro e tornino indietro. Come se la loro vita fosse una valle e la loro voce nient'altro che l'anima.  

 
 
 

One (in the name of...

Post n°256 pubblicato il 08 Febbraio 2007 da lumiss

Senti, fammi un favore, eh? Non me ne parlare. Non voglio saperlo che quello ti sta dietro e tu lo tratti di merda. E sai perchè non voglio saperlo? perchè più me lo dici più mi rendo conto che sei una stronza, e più mi rendo conto che sei una stronza, più mi fai schifo, meno ti voglio vedere. 

Per piacere, non dirmelo che odi i gay e che voti Berlusconi anche alle primarie della sinistra, perchè un uomo così potente ti provoca turbamento sessuale. Non dirmelo che ti faresti Rutelli e Casini in una botta sola, ché a me non me ne importa un accidenti. E meno me ne importa, meno ti ascolto, meno ti ascolto, meno ti parlo, più il nostro rapporto non ha motivo di esistere.

E se metti le corna al tuo ragazzo, per cortesia, non venirlo a raccontare a me. Perchè più me lo dici, più mi viene voglia di dirlo a lui, al povero cornuto, e se lo dico a lui, ti salta la carta di credito, il giretto in porche e tutte le allegre cenette. E più ti saltano porche, visa  e cenette, più sei di cattivo umore. E già non ti sopporto quando sei di buon umore, figurati quando hai le scatole girate. E se le fai girare a me, io ci metto poco a mandarti a quel paese.

E non raccontarmi, ti prego, l'ultimo libro di Rosamunde Pilcher che hai letto (circa due estati fa), ché vivo meglio senza. Non raccontarmi tutto Dawson's creek e neppure tutto the O.C. . Non dirmi quanto ami spendere soldi in giro per negozi inutilmente costosi, non descrivermi il milione di scarpe che hai in armadio. Fammi il favore. Cerca di capirlo: non me ne importa. Non farebbe altro che farmi capire quanto diverse siamo e quanto mi da fastidio il tuo modo di vivere.

E invece io ho solo voglia di recuperare un po' di stima nel genere femminile. Ho solo voglia di trovare un amica dolce e semplice, con cui parlare di cose vere e belle, importanti. Una che, come me, vede un ragazzo maltrattato e le viene voglia di abbracciarlo. Una che quando gira per negozi dopo dieci minuti le viene mal di testa. Una che alla politica prima ci pensa e poi vota. Una che non ha solo cazzi e segatura in testa. Una come me, una che se le dico che mi manca casa capisce di cosa sto parlando. Una che sono una come come lei.

 
 
 

Grazie

Post n°255 pubblicato il 08 Febbraio 2007 da lumiss

Volevo ringraziare le persone che hanno lasciato commenti al post precedente, perchè non hanno scritto le solite fesserie, hanno cercato di capire ciò che io ho inteso per davvero. Questo è il mio modo di intendere il blog.

Grazie.

 
 
 

AsSolo, Blue(s)

Post n°254 pubblicato il 07 Febbraio 2007 da lumiss

Vivo con due ragazze straniere, una francese ed una serba. Sono più piccole di me e mi sento un po' la loro sorella maggiore.
Sono brave ragazze, davvero.
Ieri mi hanno chiesto perchè, in Italia, le persone non ti rivolgono mai la parola se sei straniero.
Avrei voluto rispondere loro che le persone non ti rivolgono la parola e basta, a prescindere che tu sia straniero o meno.
Dopo un lungo e meditabondo sopiro ho detto: "Sarà perchè sono persone". Loro, povere, non hanno capito, e tutte siamo tornate alle nostre occupazioni.

Come posso spiegare a due ragazze che sono venute qui nella speranza di fare mille nuove esperienze e conoscere mille nuove persone che i loro sogni sono destinati ad infrangersi?
Chi sceglie di allontanarsi di casa per un lungo periodo irmane così, con un pugno di mosche in mano. Partendo sei lasciato, e arrivando sei escluso. Sempre e comunque solo. E allora perchè partire? Cosa sppinge a lasciare la propria terra, la propria casa, i propri affetti, per un posto che solo per coincidenze riuscirà a regalarci qualcosa?
Non credo di essere la persona più adatta a rispondere a questa domanda.
In questo non sono diversa dalle mie sorelline.
Sola e lontana.

Disprezzo la gente, lo ammetto. Non la sopporto. E' irritante, stupida, superficiale. Odio gli altri: io che per una vita ho fatto degli altri il mio più grande amore, adesso, ora che li conosco così bene, adesso li odio.

Più sei solo, più diventi un lupo. Solitario.

 
 
 

If only...

Post n°253 pubblicato il 06 Febbraio 2007 da lumiss

Se solo si potesse profumare il blog!
Vorrei solo che potesse arrivare a tutti voi il profumo di novità che sento io nelle narici.
Sta per iniziare una nuova primavera per me. Fremo di curiosità.
Fatemi un grosso in bocca al lupo.

 
 
 

POST scriptum

Post n°252 pubblicato il 05 Febbraio 2007 da lumiss

(ridete pure)

La prossima volta che leggo di una donna che dice di sè di essere sensibile, sfascio il pc. Con cattiveria. Ma non perchè sono cattiva. E' solo che sono sensibile alle idiozie.

 
 
 

Ma la sera a casa di Lupa...

Post n°251 pubblicato il 05 Febbraio 2007 da lumiss

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Dice che sono una lupa spelacchiata che si aggira per i boschi, che ringhia a qualsiasi cosa si muova. Non una lupa cattiva, solo affamata e ferita.
Mi chiama "Lupa" e mi piace tanto. Mi si addice: il lupo è un animale tipico delle mie zone (dove ci sono pecore ci sono anche lupi). Non mi fido: mai fino in fondo. Sono sospettosa, come un lupo che è stato troppe volte attirato con un pezzo di carne e poi picchiato fino a stramazzare a terra privo di sensi.
Ma la sera, a casa mia, mi insegna a fidarmi di lui, mi insegna a vivere un po' meglio, a stare bene al mondo. E mi addolcisce con la sua voce calma e ferma, con le sue idee romantiche e contro corrente, con il dialogo sulle cose davvero importanti della vita.  Mi stupisce ogni giorno con un discorso nuovo, con una nuova scoperta, con un ricordo significativo e alla sera, a casa mia, mi lascio cullare in questo mondo di tranquillità, un'isola felice in cui c'è posto solo per noi due. Insomma, mi addestra come i primi cacciatori hanno addestrato i lupi selvatici fino a farli diventare fidi compagni di avventure: cani.
La sera, nella mia tana.


 
 
 

LiberO nos a malo

Post n°250 pubblicato il 05 Febbraio 2007 da lumiss

Cacchio, avevo scritto un bellissimo post e Libero me l'ha cancellato. Dovrò decidermi a traslocare.

 
 
 

Suicidal dream

Post n°249 pubblicato il 02 Febbraio 2007 da lumiss

Cari Tutti,

Sono lieto di comunicarvi che siamo alla definitiva resa dei conti.
Vi vedo, con quelle facce imbalsamate a fingervi dispiaciuti, commossi, a parlare con giornalisti idioti delle mie indiscusse qualità che forse per troppo tempo ho tenuto nascoste o che voi avete ignorato.
Che stupidi! Io non avevo qualità alcuna, mai conosciuta perosna più inetta di me, che consapevole quantomeno della mia intettitudine muoio per mia mano e per vostra.

E' il vostro mondo che lentamente mi ha ucciso, il vostro mondo che giorno dopo giorno mi ha dissanguato, voi, parola dopo parola mi avete tolto il pensiero, sguardo dopo sguardo mi avete tolto anche l'anima.

Ed io me ne vado, e vi lascio al vostro vuoto, che del mio sono stanco. Stanco della voragine che giorno per giorno mi fa collassare, implodere verso un centro che sento di non avere, verso un punto che la mia auto-gravità non coglie più.
Più non posso rimanere sospeso in questo limbo di caotico decadimento.
E pèpiù non sopporto di rimanere a guardare il mondo che finiisce, aspettando che arrivi anche la mia fine.

E anticipo i tempi, chissà poi di quanto, e vi lascio, cari Tutti, alle vostre vite povere e sole, senza obiettivi, senza scopi, senza valori e senza ideali. Vi lascio alle vostre scatole vuote, alle vostre televisioni e alle vostre belle copertine.

Me ne vado con fragore, così come con fragore ho vissuto, vociando come al mio solito, contro l'insulsità delle nostre esistenze.
E me ne vado come un inetto, con un flaccone di sonniferi, che solo gli eroi e gli stolti se ne vanno con un coltello, una spada, o un colpo di pistola.
Mi ostino, anche nel mio ultimo momento, a voler contraddire il destino, a ripiudiare il dolore, e muoio dormendo, così come un lungo sonno senza sogni è stata la mia vita. Senza il coraggio di morire come ho vissuto, soffrendo. Prima la solitudine, poi l'apatia, poi l'inettitudinie, e ora tutto.
E ora che sono la vita, posso morire. DEVO morire.

A voi tutti,
A mai più.

 
 
 

La domanda del giorno

Post n°248 pubblicato il 31 Gennaio 2007 da lumiss

Ma non è che Libero sta diventando un sito porno?

 
 
 

Compagna di scuola (per Maria)

Post n°247 pubblicato il 30 Gennaio 2007 da lumiss

Stamattina mi sono svegliata presto. Doccia, trucco, parrucco, università [alle volte è davvero vergognosa la quantità di tempo che si impiega a rendersi più simile ad un essere umano che ad uno zombi].
Fare tutto questo mi ricorda i tempi delle superiori, quando dovevo svegliarmi presto, prendere un autobus e farmi almeno un quatro d'ora di strada a piedi per arrivare a scuola. Sono sempre stata una ragazza di periferia.
Allora arrivavo già angosciata per qualche interrogazione incombente, e la frase classica era del tipo: "Non so niente", che se per un'esercitazione di filosofia socratica sarebbe andata anche bene, poco si accordava con lo spirito della prof. di matematica. E poi c'erano le lezioni del prof. M. e del prof. D.I. 
Io e Maria vicine di banco, ad ascoltare e impregnarci lo spirito e la vita di scienze sociali, tanto da avere difficoltà ancora adesso a vedere i nostri rapporti al di là di spiegazioni psico-sociologiche. 
Oggi ho inziato a studiare per il primo esame della specialistica, Sociologia.
E ancora Comte, Marx, Weber, Durkheim e compagnia bella. Il pensiero è volato sulle pagine come sul tempo e mi sono ritrovata seduta ad un banco dell'ultima fila, Maria accanto a me, a conversare sul senso della vita su un foglio strappato a qualche quaderno che è stato scritto sempre troppo poco. Mi sono trovata a ridere come una matta, e un po' il cuore lacrimava, al pensiero che non avrei più scritto il suo nome sul mio compito di storia, copiato spudoratamente (fino alla firma...) da lei. 
E di nuovo alzavo gli occhi al cielo per l'ennesima interrogazione del prof. M., che paradossalmente, per evitare una delle mie frequenti assenze, mi interrogava "due giorni sì e due pure".  E così le ore trascorse in un pomeriggio su una pagina di Heiddeger, sull' Abbagnano-Fonero. O il tè coi biscotti, o il gelato, a seconda delle stagioni. E fare le lucertole al sole, durante la ricreazione. E sorridere della stupidità di qualche compagna di classe e ritenerci fiere e orgogliose dei nostri cervelli bene allenati alla speculazione, dopo ore e ore di conversazioni esistenzialistico-metafisiche. E il coraggio della propria opinione, il coraggio di una solitudine scelta, per non cadere in compromessi e la coerenza e l'integrità come valori, e i visi giovani ed il fondotinta per coprire le "imperfezioni", e il cellulare nascosto nell'astuccio delle penne, e le penne profumate, e le irruzioni in profumeria, e le lezioni saltate, la paura del giorno dopo. Il compito in classe di latino e il "ma che cacchio è il gerundivo?" e i "... dunque f di x uguale a ..? Boh!". Fragorose risate soffocate, musica ascoltata di nascosto. Sguardi complici ad ogni canzone "saliente (vedi il concetto di salienza) o pregnante (vedi il concetto di pregnanza). Ma lo sai che 'pregnant' in Inglese vuol dire 'incinta'? L'ho sempre detto io che gli Inglesi sono ad un altro livello!". E sognare viaggi, conoscenze, gruppi di lettura e amici, amici veri, con cui poter condividere interessi e sentimenti, e non "quelle quattro oche sgallettate che ascoltano i bsb e si vtb e porca miseria perche non esplodono tutte e ci lasciano capire un po' meglio che cosa pensa Arturo Schopenhauer del linguaggio?".
Leggevo del conflitto sociale e della società organica o meccanica e ricordavo le movenze e i gesti del prof. D.I. e di Maria che lo adorava e io che le dicevo:" Sembra Alberto Angela!" e lei "Ma io voglio sposare Alberto Angela! E anche Piero, se è possibile!!". E le risatine e i musi lunghi, e i vaaquelpaese a qualche professore troppo rompiscatole. E il sacrificio per la massa, andare volontario all'interrogazione di diritto e prendere 5 perchè tutti gli altri non prendessero un impreparato. E i cartelli dall'ultima fila all'indirizzo dell'agnello sacrificale, e il sorriso che ho stampato sul viso nel raccontare queste cose.
Il righello, la matita, l'evidenziatore, l'appuntamatite. Tutto in fila, perfettamente in ordine, sul banco. Su quello di allora e su quello di oggi.
Mi manchi tanto, amica mia.

 
 
 

 E dopo la filosofia del martello, abbiamo preso a martellate la filosofia

Post n°246 pubblicato il 25 Gennaio 2007 da lumiss

La tv mi annoia. I giornali mi annoiano. Persino girare per strada mi annoia.
Perchè non so se qualcuno l'ha notato, ma per strada, quando vuoi fare solo una passeggiata in centro, o all'Università, a lavoro, tutti sembrano usciti da un programma di prima serata.
Donne (e uomini) intorcolati nelle pettinature più astruse, nei più bizzarri capi d'abbigliamento,  come se un abito avesse anzitutto l'imperativo MORALE di fare moda, fasciòn, e non di coprire le nudità (anche perchè a ben vedere certi capi coprono ben poco) o di riparare dal freddo. E non sto facendo la solita predica moralista, non sto dicendo che dobbiamo girare col burqa e neppure che i giovani d'oggi sono tutti marci.
Dico semplicemente, che, come al solito, si perde di vista il punto.
Sono una ragazza, ho 24 anni, e ci tengo anche io a non sembrare l'abominevole donna delle nevi. Mi piace sentirmi apposto, pulita, pettinata, ben vestita, profumata.
Questo è normale.
Quello che però mi sembra di vedere in strada, ovunque ormai, è solo un tentativo costante, poco celato, e anche molto volgare di provocare il numero più alto possibile di erezioni ad un uomo.
Ora, è orribile dover scrivere certe cose del proprio genere, ma più si va avanti, più mi rendo conto che il mondo è cosparso, mi si passi il termine, di puttanelle in fasce.
Se non è l'orlo di una gonna a fare affascinante e sensuale una donna, allora stiamo sbagliando strada.
Ricordatemi, per favore: perchè la donna è tale? Cosa la distingue da un uomo?
La capacità di procreare, l'avere insito un mistero di natura, irripetibile per qualsiasi altro essere della specie. Il miracolo di una donna è la maternità, la cura, il fianco largo, il viso gentile e la parola garbata.
Io lo ammetto, sono una camionista: dico parolacce e bestemmio, pure. Ma solo per necessità. La volgarità, per una donna, non dovrebbe essere un intercalare, la sensualità DEVE essere necessariamente una dote innata, non un artificio costruito ad hoc per attirare un numero n di maschi pronti all'accoppiamento.
Non si tratta di astinenza o neo-puritanesimo. Ognuno fa quel che vuole del proprio corpo. E' l'ostentazione della promiscuità ad essere davvero fastidiosa.
La mia compagna di stanza è filiforme. Non mangia. Si tiene su ingurgitando quadretti di cioccolata, di tanto in tanto. Poi viene da me, quasi piangendo e mi dice: "Guarda! Sono piena di brufoli! E non riesco mai a svegliarmi al mattino!". Ha diciannove anni e la camera cosparsa di sue foto supertirata, insieme alle sue amiche supertirate, in varie occasioni.
E Dio quella volta deve aver risparmiato sul cervello, perchè guardacaso, gli ometti ci cascano come allocchi.
Orbene, orsù, mi chiedo: è nato prima l'uovo o la gallina, prima il vilipendio del corpo femminile o la superficialità maschile?
E sì, faccio di tutta l'erba un fascio, perchè sono sicura che sono molti più gli uomini che si girano a guardare una ragazzina col culetto di fuori, che ad aiutare una donna incinta a portare la spesa a casa.
Ebbene, io ho profonda nostalgia di quegli uomini che una ragazzina col culetto di fuori la prenderebbero a ceffoni in piena faccia.
Una donna, una ragazza, una bambina, una mamma, una nonna, sono cose belle, sono miracoli, sono le preferite di Dio, se dio esiste. E sono belle perchè sono diverse dall'uomo, perchè hanno una funzione bella, perchè sono importanti.
Non perchè vanno in giro in reggiseno.
Sì, sono all'antica, sono bacchettona, sono invidiosa dei corpi perfetti delle stelline della tivvù. Dite quel che volete.
A me importa solo che mia nonna sarebbe fiera ed orgogliosa di me.
Lei che ha cresciuto tre figli con nulla, lei che ha cresciuto anche i suoi nipoti, lei che è rimasta accanto al suo unico marito fino al giorno in cui è morto, lei che ha tenuto unita una famiglia.
Adesso, prendete una ragazzina col culo di fuori e fatele fare questo. Poi, ne riparliamo.

 
 
 

BiancaNeve

Post n°245 pubblicato il 25 Gennaio 2007 da lumiss

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Sapevo che sarebbe arrivata. L'ha detto la tv, me lo sentivo nelle vene.
Oggi, finalmente, a Trieste, nevica.
Sono uscita di casa prestissimo,  c'era molto freddo, scendeva qualche fiocchetto, ma sembrava quasi uno sbaglio del cielo che vera e propria neve. Poi, sull'autobus, il 39, quello che va sul carso, ero quasi arrivata all'università, che le colline, improvvisamente sono diventate bianche e gli alberi null'altro che bastoncini di zucchero filato.
Esplodevo di gioia e non avevo nessuno accanto con cui condividerla, e mi sono messa prima a fischiettare e poi a cantare, così, in mezzo alla strada, da sola. Tutti sprofondavano nei loro cappotti, ed io, invece, sciarpa e cappello me ne andavo allegra e posare i libri in aula studio.
Il mio Principe delle Stelle era felice di vedermi e io l'ho abbracciato forte forte. Sono sicura che ha colto il mio stato d'animo, e un poco, solo un poco, l'ho contagiato, anche se lui non lo ammetterà mai.
Spero che continui a nevicare fino a stasera: mi piace tornare a casa col buio e la neve. Mi ricorda quando due inverni fa il mio amico Ghaleb mi accompagnava sempre a casa, dopo aver trascorso ore a studiare arabo, perchè non voleva che facessi la strada da sola con quel tempaccio.
Ho conosciuto davvero delle brave persone a Trieste, e sono contenta di esserci venuta. Sono contenta di rimanere qui almeno per altri due anni. Sono contenta di poter dire che la mia vita da adulta sia incominciata qui.
Heidi diventa BiancaNeve.

 
 
 

Cagna

Post n°244 pubblicato il 22 Gennaio 2007 da lumiss

La mia cucina non mi era mai sembrata così squallida prima. Improvvisamente riuscivo a vedere le ragnarele pendere dalle pareti, la montagna di piatti ancora da lavare nel lavello, sacchi di immondizie abbandonati vicino al secchio, anche quello ricolmo. Mi parlava come se fosse la cosa più normale del mondo, come se non potesse che andare così. Io a malapena lo ascoltavo. le sue parole non mi interessavano affatto. Anzi, pensavo ad altro. Non mi interessavano i suoi motivi, le sue spiegazioni, le sue giustificazioni. Io, semplicemente non riuscivo a realizzare, a capire, a rassegnarmi. Non potevo credere che lui, di li a poco, sarebbe uscito dalla porta di casa mia per non farci mai più ritorno, che non avremmo più trascorso serate a bere tè. Giocare a scacchi, guardare film, o fare l'amore. "Finita, per sempre". Che colpo basso, mamma mia. Chi se lo sarebbe mai aspettato? Io di certo no. Io avevo già programmato la mia vita in funzione di lui, in funzione di noi: aspettavo solo che quella vita arrivasse. E invece è finita, finita per sempre.
Tutto quello che riesco a chiedermi ora è di cosa riempirò la mia vita. E alla fine la risposta che mi dò è sempre la stessa: lui tornerà da me. E sbaglio, lo so, ma tanto lui tornerà da me, perchè mi ama, perchè si accorgerà che quell'altra è solo un fuoco di paglia, non è nulla di sensato, nulla di costruito con sudore e fatica. Si renderà conto che non fa per lui e tornerà da me.
E invece no. Non tornerà, me lo sta ripetendo, deve entrarmi in testa. Non tornerà. Come posso accettare questo? Come posso pensare che non vivrò con lui, che non avremo figli, che non ci trasferiremo assieme in un'altra città, come avevamo progettato? Devo arrendermi, è finita.
Si sta rivestendo, per andare via definitivamente. Mi vesto anche io, in fretta, e prima ancora che lui abbia potuto chiudersi il giaccone io sono già fuori di casa. Corro, scappo, non voglio vederlo uscire da casa mia. Voglio ricordarlo seduto alla sedia della cucina, mentre mi implora di non piangere, chè comunque mi vuole bene e non vuole farmi sorffrire.
E scappo veloce come il vento di questa città, rotolo per discese e mi affanno per salite. Le strade sono deserte.
Dopo tanta corsa, inizio a guardarmi inotrno, mi chiedo se mi stia seguendo, se sia rimasto a casa mia, se sia tornato a casa sua. Sono all'incorcio che abbiamo fatto ogni giorno per anni, una via porta a casa mia, l'altra, a casa sua. Mi blocco lì. Non so andare avanti. Mi siedo sotto la statua di Rossetti, dove metri e metri di sigari dolciastri sono stati consumati. Mi guardo in giro. Non una macchina, non una persona, non una luce alle finestre dei palazzi. Anche i semafori sono spenti.
Lì, sconsolata, torno a parlare con la mia solitudine.
Mi alzo, esausta, per tornare a casa. Un cagnetto, un randagio, si guarda intorno spaurito: è sbucato fuori da un angolo e dopo avermi vista, viene di me con passo spedito. Ha il guinzaglio ancora legato al collo. E' un guinzaglio logoro, quindi il cane deve essere stato abbandonato da parecchio. Si para di fronte a me. Ci risediamo l'uno accanto all'altra.
- Sei stato abbandonato, piccolo? - gli chiedo.
Il cane abbassa la testa, poi, sospirando leggermente, guarda lontano, oltre il giardino.
- Anche io sono stata abbandonata. Io che non chiedevo altro che potergli stare accanto tutta la vita.
La bestiola si accuccia accanto a me, senza smettere di guardarmi.
- Hai mangiato, cucciolo? Sarai stanco, povero. Chissà quanto hai avuto paura! Chissà quanto hai aspettato che il tuo padrone tornasse a prenderti. Povero, povero, piccolo.
Il cane si alza, fa un piccolo giro, intorno alla statua, come se l'aria fosse divenuta improvvismanete troppo pensante per lui. Poi, torna davanti a me e mi fissa dritta negli occhi. Io ricambio sinceramente il suo sguardo, e allungo una mano per accarezzargli la testa. Mi accorgo che è ferito, sanguina sul costato.
Povera bestia! Chi può aver avuto il coraggio di abbandonare una cosa così piccola ed indifesa a sè stessa, al mondo? Chi?
Mi viene in mente di cercare una medaglietta, o un tatuaggio. Trovo la prima appesa al collare. Mi aspettavo che ci fosse scritto il nome del cane. C'è, invece, incisa una frase: "Il vero amore è quello dei cani!". Mi lecca la mano, il mio piccolo amico.
Quasi mi sento mancare. Sento che le forze mi stanno abbandonando. Decido così di salutare il mio compango di solitudine e di tornare a casa.
Proprio mentre mi alzo, il cane prende il suo logoro guinzaglio in bocca, e si avvicina a me. Mi guarda, aspetta.
Gli sorrido, lo prendo in braccio e lo stringo forte mentre lui mi lecca il viso bagnato. Lo rimetto a terra, prendo il suo guinzaglio e, assieme, ci avviamo verso casa.
Avrà fame, povero cucciolo.

 
 
 

Mi sono persa qualcosa

Post n°243 pubblicato il 16 Gennaio 2007 da lumiss

Ma dove siete finiti tutti?

Che fine avete fatto? Dove sono i vostri blog? Patah, sophia1982, jabawack, isotropico, so_sensitive...

Beh?! Su, ragazzi, animo.

"E nonostante le bombe vicine, la fame, malgrado le mine,
sul foglio lasciò parole vere di vita:
"la guerra è finita, per sempre finita, almeno per me!"

Baustelle, "La guerra è finita"

 
 
 

Alle volte (quasi sempre) ritornano

Post n°242 pubblicato il 15 Gennaio 2007 da lumiss

Stamattina, andavo in aula studio a posare i libri, prima di andare in segreteria a consegnare la domanda di laurea. Ho incontrato Cinghio. Ovviamente "Cinghio" non è il suo soprannome, io lo chiamo così perchè è un po' selvatico. Lui si chiama Francesco, e abbiamo vissuto sotto lo stesso tetto per un anno. Sembrava anche lui felice di vedermi e ci siamo salutati con due baci ed un abbraccio. L'ho invitato alla mia laurea, e penso che verrà.
In segreteria, mentre aspettavo il mio turno ho incontrato Monique, la Monica, amica ai tempi della casa dello studente. Abbiamo fatto quattro chiacchiere, e con la scusa ho recuperato il numero di Omar, una vecchia conoscenza, che adesso vive a Padova, e che nella mia primavera patavina non ho potuto contattare, proprio perchè non avevo il suo numero. gli ho scritto e subito mi ha risposto. forse farà presto un salto a Trieste e ha promesso di esserci per la mia laurea.
Tra le visite sul mio blog ho trovato quella di Beppe, il mio guru. Sono andata sul suo, di blog e gli ho lasciato un commento, e lui ha risposto. Mi ha fatto piacere risentirlo. Mi farà piacere anche rivederlo. So che Trieste gli è molto cara, per certi versi.
Mentre aspettavo che il mio ragazzo finisse lezione, davanti alla mensa ho incontrato Raed.
"Amichetta!"
"Ciao!!!"
"Come stai, piccolina?"
Adesso, non so a voi, ma quando qualcuno mi chiama piccolina e mi accarezza la testa, io mi sciolgo completamente. Mi ha abbracciata di nuovo, poi è scappato via. E' sempre di fretta, Raed. 
Studiavo, in aula studio, quando mi arriva un messaggio sul cellulare: è Francesca, compagna di corso, l'unica persona con cui abbia legato un minimo all'Università. forse ci laureeremo assieme. Sarebbe bellissimo. 
Proprio ora, mentre stavo ultimando di scrivere questo mio post è arrivato Hamza. Mi ha chiesto come sto e mi ha invitato a prendere un caffè. Purtroppo ho dovuto declinare. Sono di fretta anche io oggi.
Ma domani sarò di nuovo qui.
Sono tornata.  

 
 
 

Preghiera di un'atea bambina

Post n°241 pubblicato il 14 Gennaio 2007 da lumiss

Dio,
Ti parlo senza sapere se davvero esisti, se sei un punto o sei un immenso, o addirittura l'infinito.

Dio,
Se hai tempo, per favore, ascoltami un poco, ché sono sola qui e posso parlare, e solo tu puoi sentirmi.

Dio,
Dimmi, dimmi che esisti e smetterò di chiedertelo, dimmi che hai fatto tu, che sei tu il sole, le stelle, l'universo e l'acqua. Dimmi che sei tu che hai inventato l'amicizia e l'amore, perchè io ho bisogno di crederlo.

Dio,
l'hai creata tu mia madre? Tu l'hai fatta così semplice ed ingenua? Hai plasmato tu Maria ed i suoi occhi solitari che sanno abbracciare il mondo intero? Mi hai donato tu il mio Principe delle Stelle, Dio, perchè io conoscessi l'amore, e l'amassi ancora più dell'aria che tu, Dio, fai entrare nei miei polmoni?

Dio,
Santo Dio, sei stato tu a darmi i sensi, l'intelligenza, le mani, il giudizio e l'utero che mi porto dentro?

Ascoltami, Dio,
Se tutto puoi sentire, ascoltami e capisci le mie parole, che sono parole di Grazia e Misericordia.

Dio,
Non ti chiedo la fede, perchè so farne a meno. Non voglio la salvezza, ché non credo di meritarla.

Dio, Padre,
Ascoltami, ti prego. Ti prego, e non l'ho mai fatto prima, di non togliermi ciò che mi hai dato, e di continuare a darmi tutto ciò che dai a tutti i figli tuoi.
Io che un padre quasi non ce l'ho, ti prego di poter essere tua figlia.

Amen.

 
 
 

Take me home

Post n°240 pubblicato il 29 Dicembre 2006 da lumiss

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Di nuovo la valigia aperta sul letto. Di nuovo in partenza. VVorrei essere Paris Hilton solo per non aver bisogno di preparare la valigia ogni volta che parto. Basterebbe, una volta arrivata, entrare in un paio di negozi e fare lo shopping necessario per la durata del viaggio.
Sono contenta, ad ogni modo, di partire: in fin dei conti questa non è più casa mia. Pochissime cose mi legano ancora a questo posto, nascita a parte.
Ho perso un padre, senza averlo mai avuto per davvero. E non mandatemi condoglianze, non è morto. Semplicemente, è un uomo che vive in casa con mia madre e che mi somiglia vagamente, purtroppo.
Ho perso la mia gente, i miei posti, il mio dialetto. Ho dimenticato strade e nomi. Ho cancellato persone e situazioni ormai inutili per la mia mente così pragmatica.
E ora sono qui, in questa camera che non mi appartiene più, che contiene cose che mi appartengono ancora, chissà poi per quanto, ancora. E proprio non riesco a godermele queste ultime ore di Abruzzo e a dirla tutta non mi sono goduta neppure queste vacanze. Canto a squarciagola "The blower's daughter" e penso già a Trieste che mi chiama da giorni e a lui che mi aspetta in quella stazione, e mi chiedo la stessa domanda che mi faccio da quando ho compiuto quindici anni: "che diavolo ci faccio qui?". La risposta è sempre la stessa: "Io non appartengo a questo posto". Ascolterò quella canzone quando sarò pronta. Adesso no.
Buon Anno Nuovo a tutti voi.

 
 
 

Riderà, riderà, riderà

Post n°239 pubblicato il 20 Dicembre 2006 da lumiss

Un paio di estati fa Stefano mi ha regalato una cartina (una rizla lunga, mica scherzi!) sulla quale era scritta una poesia per me. "Riderà, riderà, riderà", si chiamava. Ero sempre allegra e rifuggevo come la peste le persone tristi e malinconiche. Mi divertivo ed ero divertente.
Le persone stavano allegramente con me.
Adesso sono più stanca, non reggo più l'alcol, rido poco, mi annoio subito di luoghi e persone.
E' inutile, ho perso la mia verve, la mia ironia. Eppure la mia indole è quella del clown. E lo sanno tutti che non c'è nulla di più triste di un clown che non fa ridere.
Così mi tolgo il mio costume da supereroe e me ne rimango in dispart a vedere cosa succede.
Si beve per rilassarsi, per dimenticare, per non pensare, per ridere, per lasciarsi un po' andare.
Stasera uscirò, e berrò per tutti questi motivi.
Proverò a divertirmi, per dimostrarmi di non essere così vecchia come penso.
E se non ci riuscirò, sarà un'enorme sconfitta.

 
 
 

Moon river

Post n°238 pubblicato il 19 Dicembre 2006 da lumiss

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Chieti ha delle bellissime vie, che lo si sappia. E' una cittadina stupenda, che si sappia anche questo. L'inverno le dona, la sera le dona. Possiede una quieta grazia, come quelle pudiche vecchine che, vestite di nero, nei pomeriggi estivi rimangono sulla soglia di casa a ricamare. Ha un fascino antico la mia Chieti, con i suoi lampioni che diffondono luce calda, i suoi muri di mattoni e le sue strade di porfido. Sotto Natale indossa una bella maglia di luci e una lunga sciarpa di bambini festanti. E poi il freddo che fa ti fa sprofondare nel cappotto e t'arrossa le guance è un minuetto nelle orecchie d'una bambina, un notturno di Chopin nei Maggio degli innamorati. Il freddo a Chieti è come l'acqua frizzante quando hai sete. E poi a Chieti ho trascorso gli anni più belli della mia vita, quelli di Moon River e Singing in the rain, delle manifestazioni natalizie delle scuole medie. Penso di essermi innamorata per la prima volta sulle note delle canzoni che il mio coro preparava ogni anno, come White Christmas e La Vie en Rose, o L'Hymne a l'amour. Chieti è la città delle illusioni ancora intatte, la città dell'innocenza, delle emozioni e dei ricordi.
Dei ragazzi,qualche pomeriggio fa, rappresentavano in strada, la dove i portici del Caffè Vittoria e del palazzo della Provincia finiscono, Mary Poppins. Avranno avuto la mia età delle illusioni, ed illusi, me lo auguro per loro, erano. Mi sono fermata per qualche minuto a guardarli recitare. Soprattutto guardavo un ragazzino dai grandi occhi castani, ancora troppo mingherlino. Se avessi avuto dodici o tredici anni me ne sarei innamorata, ci scommetto. Lui ricambiava il mio sguardo incuriosito, quasi inorgoglito. Adesso, per le strade della mia città ci sono altri ragazzi che si struggono, che cantano vecchie canzoni, che si emozionano a passeggiare sotto le luci di natale, e che come me, alla loro età, sfidano il freddo e qualche genitore troppo apprensivo, e rimangono in strada a guardarsi, a studiarsi, a capirsi. Come vorrei che si potesse vedere il segno tangibile della mia presenza nella mia citta. Come vorrei che il corso Marrucino fosse un canyon, sul fondo del quale scorrono le vite delle persone e ogni passaggio lascia un segno, una striatura sulla parete. Come vorrei che quei ragazzi sapessero che io ho trascorso come loro ore ed ore a percorrere quelle vie, a cercare altre persone con lo sguardo come loro fanno, ad occuparmi in mille pensieri tornando a casa da scuola! Vorrei sapessero com'ero io, che loro fossero uguali, per sentirmi meno lontana, meno cresciuta, per una volta.
Un anno che finisce è un anno in più sulle spalle: vecchiaia.

 
 
 

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