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“Giù le Mani dai Bambini” ha amplificato le proteste di una parte della comunità scientifica e della società civile

Post n°4490 pubblicato il 19 Marzo 2011 da cile54

Per il diritto alla salute dei bambini

 

Dopo il via libera all’immissione in commercio e alla somministrazione sui bambini di psicofarmaci come il Ritalin e lo Strattera, ma anche il Prozac (dagli otto anni in su) sono stati approvati dall’Istituto superiore di sanità (Iss) e dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) i relativi protocolli che dovrebbero regolare la prescrizione e la somministrazione di molecole psicoattive ai bambini iperattivi, affetti della cosiddetta “Adhd” (Sindrome da iperattività e deficit di attenzione). Approfondiamo l’argomento con Luca Poma, giornalista e portavoce di “Giù le Mani dai Bambini”, associazione che da anni si occupa della salute dei minori.

“Giù le Mani dai Bambini” ha amplificato le proteste di una parte della comunità scientifica e della società civile. Su quali azioni verte il vostro lavoro?

Siamo da sempre convinti che la partita vada giocata non tanto sul “vietare” qualcosa, quanto sull’informazione per una scelta consapevole. Il grande lavoro che stiamo facendo da sei anni a questa parte è quello di sensibilizzare le famiglie, informarle dei rischi di queste terapie a base di psicofarmaci, dell’inutilità di strategie terapeutiche “tampone” che non risolvono nulla.

L’iperattività dei bambini o sindrome Adhd è una malattia?

Non esiste alcuna prova certa che l’essere distratti, agitati ed incontrollabili sia una malattia di origine biologica. Tutti gli studi che tendevano a provare questa circostanza sono stati successivamente confutati per grave pregiudizio editoriale. Un esempio tipico sono le ricerche effettuate con il supporto della “neuroimmagine” che volevano provare che la struttura cerebrale dei bimbi iperattivi sarebbe differente da quella dei bambini normali: peccato che si siano ‘dimenticati’ di evidenziare che i bimbi usati per questi esperimenti erano già in cura con psicofarmaci, con il risultato che non sapremo mai se le lievi differenze riscontrate a livello cerebrale siano imputabili alla presunta malattia od al farmaco stesso, che com’è noto altera l’equilibrio neurologico.

Quindi se non è una malattia, cos’è?

Vorrei precisare che non dobbiamo commettere l’errore di derubricare a semplice “vivacità” certi problemi di comportamento: un bambino che non sta seduto per più di 10 minuti, che prende a forbiciate i compagni, insulta la maestra, scappa dai genitori ad ogni occasione, urla al cinema e tira giù a calci gli scaffali dei supermercati non è solo “un po’ vivace”. Vede, chi sostiene questo, oltre che esporsi alle facili critiche degli ‘sponsor’ della soluzione farmacologica, non rende un buon servizio al bambino stesso: certi disagi vanno comunque presi in carico. La domanda seria da porci casomai è: “che tipo di risposta noi adulti diamo a questo disagio”. La scienza ha molto da dire senza bisogno di somministrare uno psicofarmaco ad un minore, e sono tanti i protocolli non farmacologici scientificamente testati e risultati efficaci.

Ci sono medici che prescrivono psicofarmaci ai minori ed altri no, secondo te perché?

Conosco numerosi medici e psichiatri che non li prescrivono e non li prescriverebbero mai. Sono tutti intelligenti i medici che li prescrivono e tutti ‘oscurantisti medioevali’ i loro colleghi che non li prescrivono? Non penso. Lo psicofarmaco è relativamente utile perché è una sorta di camicia di forza chimica, quindi soddisfa le esigenze di noi adulti, mette sotto controllo il comportamento del bambino e lo rende ‘socialmente più accettabile’. Qui non si parla di utilizzare un farmaco per ‘limitare un danno irreversibile’, per pochi giorni, e passare poi ad altre terapie, per indagare il disagio profondo del minore: qui abbiamo adolescenti che sono in cura da anni, perché i genitori dicono che “da quando prende lo psicofarmaco il sintomo è sparito”. Appunto, il sintomo, perché la verità è che questi prodotti non curano proprio nulla, sono solo dei sintomatici.

Come Comitato avete chiesto la revisione dei protocolli che regolano le diagnosi e le prescrizioni di psicofarmaci ai minori in Italia. Quali sono stati i risultati?

Non l’abbiamo chiesto noi, l’ha chiesto una parte significativa della comunità scientifica nazionale, alla quale noi diamo voce, e l’hanno chiesto anche molti autorevoli rappresentanti del Parlamento nella scorsa legislatura. Manca la volontà da parte dell’Iss e dell’Aifa. Sennò non si spiegherebbe perché all’ultima nostra richiesta di chiarimenti non abbiano ancora risposto. In qualunque paese civile per un simile ritardo nel rispondere alle istanze di un comitato d’interesse nazionale sarebbe stata aperta un’inchiesta, ma il nostro come sappiamo è un paese un po’ strano. D’altra parte ogni ritardo burocratico si traduce in un crescente margine di business per i produttori.

A proposito di territorio, in Emilia-Romagna fu presentato, nel 2007, dai Verdi un Progetto di Legge sulla tutela di bambini e adolescenti dall’abuso di sostanze psicotrope, mai approvato. Esistono Regioni dove invece sono state approvate legge simili

Diverse Regioni si sono mosse in tal senso, in Piemonte e Trentino ad esempio sono state approvate leggi restrittive, ed un progetto di legge è anche in discussione in Parlamento. Ma, ripeto, ciò che può fare la differenza è un’informazione davvero libera, indipendente ed equilibrata.

E’ stato messa più volte in risalto, nelle cronache nazionali italiane, la situazione della scuola e gli invadenti tentativi di “medicalizzazione del disagio”: sono sempre più frequenti i casi di bambini irrequieti e distratti che vengono etichettati “iperattivi” ed indirizzati dalle famiglie ai servizi di neuropsichiatria infantile per cure a base anche di psicofarmaci. Confermate queste circostanze?

Il fenomeno esiste, tanto che c’è stata un’inchiesta della magistratura anche a Bologna, ma il fenomeno interessa anche altri capoluoghi. Ci sono associazioni favorevoli alla somministrazione di psicofarmaci: sono genitori che li cercano e li danno ai propri figli. Questi genitori, presi dal sacro fuoco della “propaganda”, a volte si aggirano per le scuole o comunque coinvolgendo insegnanti nei loro “corsi di formazione”, durante i quali spiegano che “l’Adhd è una malattia e si cura con psicofarmaci”. La scuola è sempre stata un’anticamera della prescrizione, in tutti i paesi dove i produttori hanno avviato programmi di marketing sul territorio. Spesso, ma non sempre, si tratta di famiglie che sono approdate allo psicofarmaco per disperazione, in assenza di soluzione alternative efficaci. Ma ci sono anche tanti altri genitori che hanno trovato soluzioni differenti.

Quali sono gli obbiettivi futuri di “Giù le Mani dai Bambini”?

L’obbiettivo è quello della difesa del diritto alla salute dei bambini, ci confrontiamo settimanalmente sulle scelte e sull’estrema fluidità di questo scenario, che cambia ad ogni momento. Non vogliamo fare una campagna antipsichiatrica, non promuoviamo battaglie ideologiche contro le multinazionali. Il nostro Comitato rappresenta le istanze di oltre duecentotrenta enti consorziati, tra i quali undici Università, ordini dei medici, associazioni genitoriali e socio-sanitarie. Dialogare con realtà similari alla nostra è fondamentale, perché la grande battaglia resta da giocarsi soprattutto sul fronte culturale. Ciò che vogliamo è far comprendere che un bambino “diverso” nel comportamento non è necessariamente “patologico”: siamo noi adulti che spesso creiamo il problema, perché ogni diversità ci spaventa e ci fa sentire inadeguati.

Arianna Bianchi

su Informasalus

18 marzo 2011

 

 
 
 
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Roma, 12 maggio 1977

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