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La manifestazione di oggi ci chiede questo: radicalità, nelle scelte, nelle posizioni, nelle battaglie. Senza se e senza ma!

Post n°4515 pubblicato il 27 Marzo 2011 da cile54

'SI SCRIVE ACQUA, SI LEGGE "KEFAYA"!'

 

Basta. Kefaya. Basta privatizzazioni. Kefaya nucleare. Basta "missioni di pace". Kefaya guerre. Oggi in piazza a Roma è stata semplicemente una bella giornata di acqua pubblica, di no al ritorno al nucleare, di pace. Una bella giornata di democrazia. E stavolta, la cosa bella, è che c'erano veramente tutti. Perché "di tutti" sono i comitati referendari per l'acqua pubblica. Perché "di tutti" è l'opposizione al nucleare. Perché "di tutti" è il no alla guerra imperialista. Di tutti meno che di chi dovrebbe rappresentare i cittadini italiani. Quanto si è respirato poche ora fa in piazza è quanto di più lontano esiste, oggi, dalla rappresentanza politica. Quanto di più lontano c'è da quella democrazia svuotata dal Parlamento italiano. Quanti sono gli italiani per l'acqua pubblica, per le energie verdi, per la pace? Milioni. E decine e decine di migliaia erano in piazza oggi a Roma. Quanti sono i parlamentari, quelli che dovrebbero essere i rappresentanti del popolo, per l'acqua pubblica, per le energie verdi, per la pace? Pochissimi. Anzi, per l'acqua pubblica e per le energie verdi e per la pace, per tutti e tre quelli che oggi in piazza sono diventati i capisaldi di una nazione democratica, nessuno. Non un voto a favore verrebbe espresso in parlamento qualora ci fosse una mozione per dichiararsi favorevole a tutti e tre questi punti. Punti che devono diventare centrali per la costruzione di qualsiasi alternativa politica a questa "non politica". Senza se e senza ma. La manifestazione di oggi ci chiede questo: radicalità. Nelle scelte. Nelle posizioni. Nelle battaglie. Perfino nel voto (per chi nel voto di rappresentanza crede). Radicalità perché la non-radicalità ha portato a questo sfacelo. Ha portato a forze di "opposizione" contrarie all'acqua pubblica. Ha portato a dirsi antinuclearisti molti esponenti politici solo dopo il disastro giapponese per non perdere consensi. Non ha portato nessun parlamentare a dichiararsi contrario a qualsiasi intervento fatto con le armi in Libia. E questo non è accettabile per un paese che si dice democratico e che invece si sta dimostrando sempre più "non rappresentativo". Non rappresentativo almeno del milione e quattrocentomila persone che hanno votato per il referendum in difesa dell'acqua pubblica e che, scommettiamo?, sono contrarie al nucleare come all'intervento militare in Libia. Perché il motivo dell'intervento nel paese, speriamo ancora per poco, governato dal Gheddafi al quale il "nostro" premier ha addirittura riservato un imbarazzante baciamano parla la stessa lingua energetica di chi si dice a favore del nucleare. Parla dello stesso modello di sviluppo di chi si dice favorevole alle privatizzazioni dei beni comuni. Per questo è il momento della radicalità. Per questo è il momento di conquistare un nuovo modello di sviluppo. Per questo si scrive acqua, si legge "Kefaya"! Basta!

Daniele Nalbone

26/03/2011

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