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Stereotipi di genere nei libri delle elementari

Post n°4550 pubblicato il 05 Aprile 2011 da cile54

Educazione sessista

  

Una bambina, un bambino, fanno i compiti nella loro cameretta, leggono e scrivono sul libro di testo della scuola primaria: che immagine idilliaca, vero? Li pensiamo finalmente “in pausa” dall’influenza pervasiva dei media, che ormai sappiamo essere divulgatori/produttori di stereotipi di genere. Eppure...

 

Forse anche quei libri di testo non sono così irreprensibili come sembrano. Abbiamo controllato, recentemente, come raffigurano uomini e donne? Quali immagini propongono delle relazioni di genere? Abbiamo esaminato chi fa che cosa nelle storie riportate? E il linguaggio, abbiamo verificato che non riproponga il consueto neutro/maschile?

 

Lo ha fatto per noi Irene Biemmi che, in Educazione sessista, riporta una minuziosa analisi di dieci volumi, editi dalle maggiori case editrici italiane e in vigore nella scuola elementare. Biemmi dimostra che – a quarant’anni di distanza dal volume di Elena Gianini Belotti Dalla parte delle bambine – circolano ancora materiali didattici che non prestano alcuna attenzione ai modelli identificativi di genere presentati a bambine e bambini, e neppure al linguaggio utilizzato.

 

Ad esempio, il 51% delle volte il protagonista delle storie è un bambino/ragazzo/uomo, solo il 34% delle volte la protagonista è una bambina/ragazza/donna (le restanti percentuali riguardano i gruppi). Questo nel caso migliore: i volumi di alcune case editrici sono totalmente sbilanciati, tanto che i protagonisti maschili sono più del doppio di quelli femminili.

 

Sconfortante l’esempio della professione di questi personaggi, quando sono raffigurati come adulti: il 70 % degli uomini presenti nei “sussidiari” lavora, contro il 56% delle donne; ma è l’elenco dei mestieri a riservare le maggiori delusioni: cinquanta professioni per gli uomini raffigurati (le più varie: dal maestro al dottore, dallo scultore al meccanico, fino al re e al cavaliere), solo quindici per le donne (maestra, casalinga, principessa e via andare). Conclude Biemmi che: “E’ evidente che i testi da me analizzati non forniscono pari opportunità lavorative agli alunni dei due sessi”. Non comunicano che c’è la possibilità di scegliere, suggeriscono, invece, che alcuni mestieri possano essere intrapresi esclusivamente da uomini, e altri da donne.

 

Deprimente, poi, l’area di azione delle donne: ancora raffigurate in interni, più spesso in cucina, sono impegnate nei lavori domestici. Per non parlare degli aggettivi utilizzati per definirle (premurose, vanitose, affettuose…) totalmente diversi da quelli utilizzati per gli uomini (sicuri, coraggiosi, seri…). Tra l’altro, nota Biemmi, alcuni volumi offrono controstereotipi, parlano di bambine “alla Pippi calzelunghe” - avventurose, amanti dello sport e del computer - poi propongono immagini di donne adulte di una povertà esistenziale demoralizzante: “Ma che valore può avere, mi chiedo, presentare alle lettrici modelli di bambine intraprendenti, coraggiose e intelligenti se poi quelle stesse bambine sono destinate a diventare delle mamme-donne di casa, dipendenti economicamente dal marito?”

 

Nei dieci testi per la scuola primaria presi in esame, Biemmi riscontra che le storie raramente si allontanano dagli stereotipi sessisti e le immagini, accostate ai racconti come didascalie, sono ancora più noncuranti. Ad es., un brano parla di una donna insegnante che alla fine della storia rientra a casa ma l’immagine, collocata accanto al testo, mostra una casalinga con i bigodini che sta per passare lo straccio sul pavimento!

 

Eppure, non tutti i libri esaminati sono al medesimo livello, alcune case editrici dichiarano di aderire al Progetto Polite (Pari Opportunità nei Libri di Testo), e una in particolare raggiunge livelli quantitativi e qualitativi di sufficienza nella gestione delle questioni di genere. Che cos’è il Polite? (O meglio: che cos’era?) Un importante progetto europeo di autoregolamentazione per l’editoria scolastica che ha impegnato gli editori firmatari (negli anni 1996-2000) a mantenere alta l’attenzione sui temi inerenti l’identità di genere e la cultura delle pari opportunità. Biemmi ci dimostra con la sua ricerca che l’adesione di alcuni editori al Progetto Polite è stata solo formale, e non è servita a pubblicare un libro di testo rispettoso delle regole pur sottoscritte. In ogni caso, questo strumento di autoregolamentazione oggi tace.

 

Il volume di Biemmi è adatto ad insegnanti in servizio, a chi sta studiando per divenire professionista dell’educazione e ai genitori, che cercano di comprendere gli infiniti rivoli da chiudere per non continuare con la solita, rigida, irrealistica Educazione sessista che ancora sopravvive nella cultura e nella società italiana.

  

Silvia Leonelli

Ricercatrice Dipartimento di Scienze dell’Educazione Università di Bologna

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Irene Biemmi, Educazione sessista. Stereotipi di genere nei libri delle elementari, Rosenberg & Sellier, Torino

 
 
 
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