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« SOMMARIO SETTIMANALE 19/...Crescita e produttivismo... »

Sardegna. Riesumati tre corpi, esperti della procura al lavoro. La straordinaria partecipazione popolare

Post n°4625 pubblicato il 25 Aprile 2011 da cile54

Quirra, corre l'inchiesta sul poligono dei veleni

La Procura di Lanusei sta scoperchiando il pentolone di Quirra e una valanga di veleni ben occultati emerge dalla terra del poligono interforze. Dal 13 gennaio scorso, data d'inizio dell'inchiesta, il Pm Domenico Fiordalisi non si è più fermato. Il fascicolo fu aperto dopo la notizia, apparsa il 4 gennaio su Liberazione e L'Unione Sarda, che rendeva conto di uno studio veterinario choc. L'ennesimo segnale di allarme dopo gli innumerevoli lanciati da popolazione e associazioni. I medici avevano contato gli animali malformi e i pastori malati nel territorio attorno alla base militare giungendo a risultati allarmanti.

Nei tre mesi successivi è accaduto di tutto. A partire dalla riesumazione del corpo di pastori e militari, diciannove morti sospette tra il 1980 e il 2009. Le prime tre bare sono state scoperchiate giovedì scorso. Contenevano i resti del marinaio Paolo Muccelli, fulminato da una leucemia, e dei pastori Vittorio Lai e Ugo Orrù, morti 31 anni fa travolti da un incendio misterioso, scoppiato probabilmente in seguito all'esplosione di un ordigno nel poligono. Gli esperti nominati dalla Procura dovranno analizzare campioni fisiologici delle salme alla ricerca di tracce di contaminazione. La tesi è nota: le particelle di metalli pesanti diffuse nell'aria in seguito alle attività addestrative e sperimentali del poligono possono essere all'origine della schiera di morti registrata tra la popolazione residente attorno alla base.

Tra gli esperti chiamati dal procuratore Fiordalisi spiccano studiosi di fama internazionale: Evandro Lodi Rizzini, Massimo Zucchetti, Mauro Cristaldi, Maria Antonietta Gatti. E proprio Zucchetti ricorda che nelle ossa di un agnello nato con due teste nel 2003 in un ovile vicino al poligono si è trovata traccia di uranio impoverito, ossia la sostanza non presente in natura ma scarto del processo di arricchimento dell'elemento chimico, in grado di scatenate linfomi. Si tratta dello stesso agnello che, grazie soprattutto all'attività del comitato "Gettiamo le basi", approdò in laboratori del continente per essere analizzato. Adesso i referti sono stati acquisiti dalla Procura.

Sempre giovedì Fiordalisi ha interrogato uno dei primi indagati: il generale Tobia Santacroce, accusato di omicidio plurimo, disastro ambientale e omissione d'atti d'ufficio. L'alto ufficiale sarebbe responsabile delle attività di esplosione di munizioni di scarto provenienti da tutta Italia. Queste operazioni avrebbero causato inquinamenti significativi nell'aria e nel terreno, allo stesso modo delle discariche di rifiuti militari ritrovate e sequestrate sottoterra e sott'acqua nelle scorse settimane. Assieme al generale Santacroce sono indagati anche due certificatori della società Sgs accusati di aver dichiarato il falso nei risultati di un'indagine ambientale promossa dal ministero della Difesa. I due avrebbero valutato superficialmente e senza opportuni accertamenti la presenza di una serie di metalli, quali piombo o alluminio, ritrovata nei licheni di Quirra, attribuendola alla natura del suolo.

Gli sviluppi dell'inchiesta di Lanusei sono frutto anche di una straordinaria partecipazione popolare. I pescatori accompagnano gli inquirenti a scovare i missili sommersi in mare; i pastori indicano le discariche militari; i familiari dei morti forniscono referti e analisi mediche. «È il segno di un forte antagonismo di popolo che qui è sempre esistito - dice Mariella Cao di "Gettiamo le Basi" - ma adesso la politica deve dire basta e bloccare subito le attività del poligono. Non capisco che cosa stiano aspettando». Cao aggiunge: «Quando si scopre che a seminare la morte è un cecchino o si attende che faccia altre vittime o si cerca di eliminarlo. Stesso discorso vale per il poligono: basta con gli accertamenti infiniti e con l'uso della scienza come pretesto se vogliamo spezzare la catena delle morti». "Gettiamo le basi", nel caso sulla vicenda di Quirra si arriverà a processo, si costituirà parte civile.

Ercole Olmi

24/04/2011

 
 
 
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